Durante le sue passeggiate nei boschi Bach iniziava a vedere sempre più chiaramente il tipo di piante che cercava. Dovevano essere piante “superiori”, non primitive, non velenose e nemmeno commestibili. Solo piante da fiore particolarmente evolute, il cui grado di evoluzione fosse uguale o superiore a quello dell'uomo medio. Riteneva infatti che le piante velenose avessero una vibrazione troppo animale e grossolana, e che rendessero l'uomo confuso, sonnolento e sordo, abbassandone le vibrazioni del corpo, rendendolo infine non più idoneo ad ospitare l'Io spirituale. Bach era convinto che le piante “inferiori” fossero incomplete e non corrispondessero all'uomo nella sua interezza, perché non potevano esprimere pienamente l'armonia dell'archetipo della pianta originaria. Pensava che con le piante incomplete non si può curare tutto l'Uomo: solo l'unità vegetale intera può corrispondere all'intera unità Uomo. Inoltre dovevano essere usati solo gli esemplari più sani di ciascuna specie, in quanto le piante danneggiate, mal cresciute, mangiucchiate dalle lumache o cresciute in posti poco adatti, non potevano essere dotate di quella forza eterica necessaria per riarmonizzare nell'essere umano le vibrazioni negative. Era convinto insomma che l'archetipo della pianta non potesse manifestarsi perfettamente in esemplari non perfetti.
Camminando camminando, in Bach cresceva sempre più la consapevolezza dell'opera che andava costruendo. Capì che i suoi nuovi rimedi dovevano essere preparati con fiori freschi, non con erbe secche, vecchie o triturate. Nei fiori vi è l'apparato seminale, nel quale è concentrata tutta l'energia rigeneratrice della pianta. I fiori più adatti sono quelli che fioriscono nel pieno dell'estate, intorno al giorno di san Giovanni, perché allora il Sole è al massimo della sua forza. Nella tradizione celtica, il solstizio d'estate era il momento migliore per la raccolta delle erbe. Mességué dice: «Le piante vogliono molto sole e poca luna. Mai raccogliere dopo le notti di luna piena, perché la luna toglie alle piante qualsiasi energia… Qualche giorno prima della notte di san Giovanni è il momento migliore».
Bach era comunque molto metodico e non si abbandonò mai a fantasticherie o illusioni. Nel corso del suo lavoro di ricerca, non trascurò nemmeno le condizioni ambientali, che sapeva influivano sulle energie strutturanti della pianta. Così come considerò l'analisi astrologica, in seguito abbandonata per amor di semplicità.
Più si immergeva nelle profondità del bosco, e quindi nel suo lavoro di moderno sciamano, più diventava ricettivo, sensibile alle energie sottili; la sua coscienza si allargò fino ad avere doti di chiaroveggenza. Egli comprese che i sensi di ciascuno di noi sono più sensibili dei più sofisticati strumenti scientifici (ed è vero ancora oggi!). Ma la sua mente doveva rimanere lucida, poiché egli era consapevole che emozioni negative avrebbero oscurato e distorto le sue capacità. Bach divenne sensibile al punto che gli bastava mettere un petalo sulla lingua per avvertirne la vibrazione, e perché il suo corpo reagisse. Spesso sapeva in anticipo di quale male soffriva il suo prossimo paziente, prima ancora che questo si presentasse nel suo studio iniziava a sentirne i sintomi su di sé. Il nostro cervello setaccia i miliardi di stimoli vibrazionali che riceviamo in ogni istante, lasciando passare solo quelli simili ai nostri schemi. Nel sensitivo o nel veggente c'è una porta aperta in più, e passano molti segnali con i quali la maggioranza degli esseri umani non è sintonizzata.
In una mattina soleggiata di maggio del 1930, il nostro eroe scoprì il metodo più semplice e naturale per trasferire all'acqua l'informazione della pianta. Una fresca rugiada gli bagnava le scarpe e i calici dei fiori erano affollati di gocce scintillanti, allora capì che le gocce di rugiada, esposte alla piena luce solare, si caricavano dell'energia guaritrice dei fiori. Raccolse la rugiada, e verificò che quella proveniente da piante esposte al sole aveva più forza rispetto a quella delle piante più in ombra. Erano i raggi del sole che trasmettevano all'acqua il potere dei fiori! Ovviamente sarebbe stato troppo faticoso e lungo raccogliere la rugiada. Così ideò il primo sistema per ottenere i suoi preparati. Usò delle bacinelle di vetro piene di fresca acqua di fonte, nelle quali mise i fiori freschi, e successivamente, esponendole al sole durante le ore di massima intensità, verificò che l'acqua si era caricata della vibrazione del fiore. Niente pestelli, niente essiccatoi, nessun trituramento, tutto all'insegna del massimo rispetto e dell'integrità di quel meraviglioso essere vegetale che è il fiore. Bach aveva inoltre trovato il modo di coinvolgere tutti i quattro elementi del mondo della natura, senza trattamenti che violassero l'integrità della pianta.
Le piante, che per metà sono rivolte all'oscurità della terra e per metà al sole e alle altre stelle, sono mediatrici fra il regno minerale e il regno dell'uomo e degli animali, fra corpo e anima.
Bach aveva scoperto come le piante comunicano al microcosmo le forze del macrocosmo. Esse hanno il potere di rafforzare le vibrazioni dell'Anima nel corpo, così che l'uomo possa ripristinare il contatto col suo Io superiore.
Nel suo viaggio di ricerca, Bach compiva le proprie osservazioni in due direzioni: sugli uomini di qualsiasi età e condizione sociale, osservandone le fattezze e il comportamento, e sulla natura, contemplando alberi, arbusti e semplici piantine di campo. All'inizio pensò che ci dovessero essere 12 rimedi di base (e in effetti è così), ma in seguito ne aggiunse altri sette, i cosiddetti “sette aiuti”. Infine raddoppio il numero dei primi 19 rimedi portandoli a 38. La scoperta degli ultimi 19, i più spiritualizzati, porto Bach a vivere in prima persona le sofferenze di ogni quadro floreale, finché non trovava il rimedio adatto, lo assumeva su di sé, e tutto spariva.
Nel giorno del suo cinquantesimo compleanno, stremato dall'intensa ricerca, tutta vissuta in prima persona, tenne un'ultima conferenza nella quale descrisse accuratamente il suo metodo. Poco più di due mesi dopo, ormai compiuta la sua missione, lasciò questa dimensione senza alcuna malattia il 27 novembre 1936, nel letto di olmo da lui stesso costruito.
La floriterapia di Bach avrebbe aiutato milioni di esseri umani in tutto il mondo a divenire più consapevoli di loro stessi e a portare sulla Terra il loro personalissimo dono.