I Tarocchi sono una perfetta macchina filosofica, uno strumento complesso di origine sconosciuta che si sviluppò parallelamente all’alchimia, non solo negli aspetti iconografici e simbolici, ma anche nella sottile funzione speculativa di trasformazione interiore assimilabile alla Grande Opera.
In questa ottica, una delle più grandi difficoltà di interpretazione del linguaggio dei Tarocchi consiste nella decifrazione degli antichi codici, sia perché protetti dalla cultura esoterica degli iniziati, sia per la stessa struttura dei simboli, che sono plurivoci per loro intrinseca natura.
La tradizione alchemica cominciò a diffondersi in Europa probabilmente fra il 1100 ed il 1200 grazie alle prime traduzioni dei trattati magici, astrologici e spagirici dall’arabo, che, a loro volta, tramandavano la tradizione degli antichi testi greci ed egizi.
La simbologia esoterica iniziava a svilupparsi nello stesso tempo, anche iconograficamente, nelle cattedrali gotiche così come nei sodalizi iniziatici, e, poco dopo si ebbero le prime notizie documentate dei Tarocchi in Italia.
Il termine “alchimia” significa “fondere le due parti”, cioè “colare e trasmutare”.
Il concetto si riferisce, nel profondo, all’innata dicotomia implicita nell’essere umano, che deve tendere alla riunificazione, ma innumerevoli altre strade interpretative si aprono alle menti curiose desiderose di viaggiare verso l’eternità.
Il XIV Tarocco esprime bene questa fusione delle due parti distinte: la Temperanza è, infatti, considerato l’Arcano della moderazione e delle soluzioni che si ottengono unendo, miscelando, modulando diverse sostanze, ovvero diverse qualità dell’essere.
Ciò che per uno spagirico è un’abilità tecnica di fusione o di trasmutazione di metalli, per il vero alchimista è la realizzazione della Grande Opera.
La leggendaria Pietra Filosofale si manifesta anche per le virtù che questa lama dei Tarocchi esprime in modo così sublime:
“Un’abile miscela contro il vizio
di vini e d’acqua è il mite stemperare,
che sobriamente all’uomo è assai propizio:
un’alchimia modesta e salutare.
E’ con la diluizione che si acquista
la dolce qualità del moderare:
così serenità alla calma è mista
e la trasmutazione quotidiana
si adatta alla virtù dell’ametista”.