Prefazione: Affronteremo in questo escursus le 12 fatiche di Erakles (Ercole) che, simbolicamente, rappresentano il viaggio di Marte alla ricerca di una sua evoluzione.In questa prima parte viene spiegato il significato di questo viaggio mitico, nelle parti successive si parlerà delle fatiche che l’eroe affronta per salvare la famiglia da un destino tragico che avrebbe compromesso anche la sua vita.
I racconti mitici legati alla figura di Herakles costituiscono una sequenza inesauribile, molte imprese sono collegate alle famose dodici fatiche imposte da Euristeo, altre sono anteriori, altre posteriori.
L'eroe è, nell'interpretazione mitologica, colui che deve -senza possibilità di scelta- superare prove difficili alle soglie dell'agire e del potere umano, prove che lo pongono dinanzi a se stesso e ai suoi limiti.
Nel mondo classico ogni eroe deve dimostrare agli dei immortali dell'Olimpo di meritare un tale epiteto: Ulisse deve peregrinare molti anni prima di raggiungere Itaca, patria vagheggiata e desiderata. Enea deve abbandonare Ilio e fondare, lontano dalla sua terra, una nuova stirpe che si rivelerà illustre e invincibile, i romani. Herakles deve combattere e superare la sua follia, provocata dalla gelosa Era, e affrancarsi dalla schiavitù, ma per raggiungere questo premio ambito deve vivere e affrontare un'iniziazione spirituale, un percorso che dall'esterno lo condurrà all'interno, all'interno di sé, delle sue capacità, dei suoi confini.
Nessuno, né dio né uomo, può indietreggiare dinanzi al volere del Fato, all'eroe classico non è dato capire il perché, deve soltanto assecondare la missione affidatagli e portarla a compimento.
Prendiamo, quindi, avvio dalla nascita di Herakles per comprendere le dinamiche del mito a lui collegato.
Zeus, invaghitosi della bella Alcmena, approfittando dell'assenza del marito, Anfitrione, assume le sue sembianze e si unisce a lei per una notte. Herakles è così concepito, è figlio di un dio e di una mortale, ma frutto di un adulterio anche se inconsapevole: la donna pensa di giacere col marito non col potente e seduttivo Zeus.
Il segno della frode del dio, perpetrato ai danni di Alcmena, lascia un marchio indelebile su Herakles, marchio che troverà il suo culmine e la sua giustificazione nelle dodici fatiche dell'eroe.
E' come se il semidio debba scontare il prezzo di un reato precedente alla sua nascita, a questa colpa “originale” lui aggiunge la sua personale hybris (colpa): Herakles ucciderà la moglie Megara. Il semeion (segno) della violenza di Zeus diviene in lui quasi una “tara genetica” da cui affrancarsi, soprattutto quando l'eroe ripete e amplifica la colpa paterna, ispirata comunque da Era che induce l'eroe alla follia.
Nella fase iniziale del mito Herakles ha le stesse difficoltà del genitore nei confronti dell'universo femminile (ancora neonato ferisce il seno di Era durante l'allattamento), una volta divenuto adulto l'eroe non sa relazionarsi con la parte femminile che è in sé fino a culminare con l'uccisione della propria compagna. Solo dopo aver emulato e valicato la “tara paterna” l'eroe può intraprendere il suo cammino, da questo punto e solo da questo punto inizia la sua personale evoluzione. Si consideri poi che la ricaduta della colpa del genitore sul figlio è sempre un locus antropologico, basti pensare al peccato originale di Eva e Adamo. Il battesimo diviene, allora, il necessario rito di iniziazione la cui intensità e validità è sancita dalla forza sacramentale dell'acqua.
L'eroe, a causa della follia provocata da Era, si reca presso l'oracolo di Apollo a Delfi per sapere come espiare l'omicidio della moglie e dei suoi discendenti.
Nel pellegrinaggio all'oracolo più famoso del mondo ellenico Herakles perde i connotati dell'eroe che basta a se stesso, si spoglia della sua personalità autocentrata e comincia lentamente ad essere eterodiretta. Dinanzi al dio Apollo Herakles torna uomo, uomo fragile, supplice che abbandona la sua forza e chiede aiuto e sostegno: l'eroe sa di non avere più tutte le risposte e si affida al responso divino di cui conosce e riconosce la grandezza e l'autorità, indiscusse presso tutti i greci.
Le dodici fatiche imposte ad Herakles da Euristeo, figlio di Zeus e fratello maggiore dell'eroe, sono le tappe di un'iniziazione in cui l'eroe/uomo deve imparare a conoscere la propria energia, calibrarla, darle un senso, ponderare la propria aggressività, limitare la propria istintualità, conoscere il limite (non a caso le colonne delle conoscenza sono definite le colonne d'Ercole), elaborare l'impulsività per diventare un individuo, un individuo nuovo.
In realtà Herakles aspira non solo all'appropriazione di sé ma al premio più ambito: la libertà!
Per ottenere questo riconoscimento finale deve affrontare e integrare le sue energie più violente e più aggressive, in tal modo Herakles, simbolo dell'uomo di ogni tempo che cerca e trova la propria identità e la propria ricchezza interiore, inizia il suo cammino.
Un'ultima curiosità del mito: secondo Euripide, l'ultimo grande tragediografo, Herakles sarebbe impazzito solo dopo avere compiuto le dodici fatiche, dunque nel momento culminante della sua gloria e celebrità.
Questo raffigurerebbe per certi versi più atroce e misterioso il destino dell'eroe e dell'uomo.
Vorrei, allora, in conclusione proporre un verso delle “Trachinie” di Sofocle, i versi sono pronunciati da Herakles pochi istanti prima della sua dolorosa e ineluttabile morte, la morte di un eroe, la morte di un uomo:
“Sarà questo il riposo dei miei mali, sarà questa la mia fine, l'estrema fine, l'ultima compiuta da Eracle.”.
INTERPRETAZIONE PSICOLOGICA DEL MITO DELL'EROE
Il mito dell’Eroe in psicologia corrisponde al viaggio verso “l’individuazione”: diventare individui , dice Jung, significa non “essere più divisi”; questo simboleggia il viaggio che ognuno di noi deve fare per riuscire ad integrare le sue parti che, altrimenti, vengono proiettate sul mondo esterno e sugli altri.
Mentre Freud si è interessato molto delle crisi dell’infanzia e delle difficoltà che un bambino incontra per formare una sua identità, Jung si è invece interessato più della seconda parte della vita, di quella parte che lui chiama “viaggio dell’eroe” in cui ognuno di noi deve lasciare andare qualcosa, staccarsi da qualcosa… in pratica, deve affrontare la “morte”, quel simbolo che abbiamo incontrato al momento della nascita e che dobbiamo reicontrare… per poter “rinascere” giacchè, noi siamo esseri spirituali che fanno un percorso terreno.
Qualunque essere umano deve quindi affrontare il suo “viaggio eroico” che consiste simbolicamente nell’uscita dall’ egocentrismo, nell’affrontare le crisi (le prove) che sono rappresentate dalle passioni e dagli istinti regressivi che, in ogni momento ci seducono, e, infine superare la vecchia legge per poter portare al mondo “qualcosa di nuovo”.
In pratica l’eroe affronta il viaggio in tre stadi:
- separazione
- iniziazione
- ritorno
L’uomo “riceve una chiamata” in seguito alla quale abbandona il mondo normale per avventurarsi in un regno diverso.. che è magico; in questo mondo incontra cose meravigliose ed affronta delle prove terribili in cui lui, per diventare “eroe” deve riportare una inequivocabile vittoria dopo di che potrà fare “ritorno” non più da uomo semplice ma come colui che ha trovato un potere straordinario e che può, di conseguenza, rappresentare il simbolo di chi ha vinto sulla “morte”.
In questo viaggio gli antichi vedevano il percorso del Sole.. che, al mattino si levava, saliva al culmine, iniziava la sua discesa nel cielo per sparire..dietro i monti o nel mare..
In ogni “tramonto” gli antichi immaginavano che il Sole dovesse affrontare una grande battaglia contro gli inferi per potersi ripresentare vittorioso e luminoso il giorno dopo nel cielo.
TEMI DELL'EROE
- L’eroe ha sempre un genitore carnale ed uno divino: simbolo dell’indissolubile unità tra terra e cielo, tra materia e spirito;
- l’eroe riceve una chiamata: è il momento in cui scopre di non essere assoggettato al destino collettivo, ma di dover trovare sé stesso e il senso della vita;
- l’eroe si mette in viaggio e riceve alcune cose in dotazione: in pratica lascia la “casa genitoriale” e parte alla ricerca di sé stesso; siccome tutti sono interessati al suo viaggio, alcuni Dei gli danno dei piccoli aiuti.. sotto forma di talismani che l’eroe dovrà usare solo in caso di estrema necessità;
- l’eroe deve affrontare le prove: in caso estremo il genitore divino può intervenire con i suoi doni soprannaturali, segno che l’eroe sta facendo il giusto cammino;
- l’eroe incontra l’ombra..ovvero l’altra parte di sé e la combatte; il viaggio agli Inferi comporta uno stato di nudità che serve a “eliminare le maschere e trovare la vera identità”;
- se esce vittorioso da questo combattimento conosce molto di più di sé stesso e sa che la sua parte istintiva può aiutarlo nelle scelte e può suggerire il vero valore delle cose; è qui che l’eroe la integra e impara a gestirla;
- l’eroe si riconcilia dunque con i suoi istinti e il suo passato (con la Grande Madre) e non la vede più come nemica da combattere;
- l’eroe deve fare l’ultimo atto della sua impresa: combattere il vecchio Re (padre – legge) che tiene sotto scacco qualcosa di importante per sé e per il collettivo;
- l’eroe deve vincere e prendere il “tesoro” che sarà chiaramente il ritrovamento dell’unità per sé stesso (individualità) , ma anche qualcosa che serve al collettivo per crescere;
- l’eroe non deve uccidere il Re, ma deve riconciliarsi con esso (superarlo mettendo la sua nuova legge), altrimenti assumerebbe nuovamente l’ombra su di sé e il viaggio sarebbe inutile;
- l’eroe può fare ritorno a casa;
- nell’ultima tappa l’eroe si reinserisce nella società da cui si era allontanato; l’eroe non può farsi sedurre dal restare in quel luogo magico…(deve restituire qualcosa al mondo), solo allora si compie veramente.
Quest’ultima tappa è fondamentale in quanto l’eroe deve anche consentire la circolazione dell’energia spirituale nel mondoe quindi, nel momento in cui ha trovato questo lato e quindi ha trovato il “senso della vita”, non potrà tenere solo per sé questa conquista, ma dovrà necessariamente reintegrarsi nel mondo perché sarà proprio questo che instillerà in ognuno la speranza di poter affrontare il viaggio.
Se l’eroe non compie l’intero viaggio – ovvero se ruba con l’inganno o con la frode il tesoro – ruberà qualcosa che è fondamentale per la società (inconscio collettivo), infrange l’equilibrio e verrà distrutto.
In pratica l’eroe non può tornare prima di aver compiuto tutte le prove, non può rubare nulla ma deve prendere a prestito i poteri dell’inconscio collettivo, vincere sull’ombra e poi restituire alla comunità ciò che ha preso, pena la sua distruzione.
Quando compie l’intera impresa diventa “il signore dei due mondi”.. ovvero riconcilia materia e spirito.. ombra e luce.
Il mondo può dunque continuare con il suo contributo individuale.
ASTROLOGICAMENTE
Il viaggio dell’eroe in astrologia è rappresentato simbolicamente dal SOLE che, nel tema natale, indica le potenzialità che un soggetto ha alla nascita: il Sole è un “seme” che potrà esprimersi e brillare, conquistando veramente il senso della vita; per farlo però dovrà affrontare parecchie prove: nessuno nasce eroe: eroi si diventa.
Il Sole ha una sua dotazione: possiede infatti i tre pianeti personali che lo aiutano nel suo viaggio: Mercurio che simboleggia le sue capacità intellettuali e il suo orientamento nel mondo; gli strumenti per riconoscere e riconoscersi e per varcare la soglia; Venere che simboleggia la sua capacità di entrare in relazione con sé stesso e con gli altri.. la capacità di dare senso e valore alle cose e di affidarsi ad un ideale nobile e speciale; Marte, il suo braccio destro, la parte istintiva che lo rende abile nel fiutare le cose; Marte è anche il guerriero che lo aiuta nelle battaglie, che lo difende quando avrebbe voglia di perdersi; Marte è la “forza” che serve all’eroe per non cadere nelle trappole collettive che lo vorrebbero “uguale agli altri”, integrato nei valori collettivi.
Marte aiuta l’eroe a partire, a separarsi e a non restare schiavo delle dinamiche del passato e di un destino familiare e sociale.
Solo così l’eroe si compirà e troverà la sua “unicità e specialità”.
Le chiamate sono rappresentate in astrologia dalle “crisi esistenziali” che spesso accadono in occasione di grandi transiti sul Sole: quello è il momento in cui l’eroe è chiamato a combattere contro le forse regressive (lunari – istintive – passive) che lo vorrebbero imprigionare ad una vita senza luminosità e senza significato.
Le 12 fatiche di Ercole sono state affrontate anche in un bellissimo testo di Alice Bailey fondatrice della scuola Teosofica; nel suo testo la Bailey dice: “ Ercole percorre i dodici segni dello Zodiaco ed esprime in ognuna delle sue fatiche uno di essi, conseguendo anche una rinnovata coscienza di sé stesso e mostrando i poteri del segno e i doni da esso conferiti”.
Questo è l’intento attraverso il quale affronteremo una alla volte le 12 fatiche.. nell’ordine preciso del viaggio inziatico teosofico.