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  IN NOME DELLA MADRE
discussione inserita da naja
 
per caso mi sono imbattuta in questo libro e ne sono rimasta folgorata

IN NOME DELLA MADRE
Mai titolo fu più azzeccato. Erri De Luca nell'intento di riportare la centralità dell' evento nascita di Gesù alla forza femminile e grazia materna ci racconta l'adolescenza troncata bruscamente di Miriam-Maria, l'amore smisurato di Iosef- Giuseppe per la sua sposa promessa, la gravidanza avventurosa, la fede, il viaggio, il parto.

Il racconto, dall'annunciazione alla nascita di Ieshu-Gesù emerge attraverso i pensieri di Maria, la vergine, la Madonna, ...."una madre incudine, fabbrica di scintille". Ogni frase di questo racconto è espressione della sua grazia, della sua femminilità, ed anche della sua forza, di un'arrendevolezza ed una accettazione dell'ignoto che diventano il suo potere.

E' commovente leggere il timore ed il pudore, ma anche la decisione con cui comunica il suo stato a Joseph suo promesso sposo, ed è commovente quest'uomo in confusione, che la ama e che le crede, accogliere e proteggere la sua donna senza accusarla, senza discutere mettere il suo maschile al servizio del femminile e diventare un baluardo una figura eroica, qualcosa di grandioso.

Miriam-Maria e Giuseppe-Iosef nel loro viaggio in Galilea seguendo la stella cometa divengono sempre più due archetipi di maschile e femminile: da una parte ricettività, accoglienza, intuizione, grazia, creatività, e dall'altra protezione, forza, azione, accettazione.

E' un piccolo libro, potete leggerlo in un'ora vi lascerà commossi e grati di fronte al mistero della nascita, di fronte al divino che si manifesta, di fronte all' amore, alla paura ed al dolore di ogni ogni madre che teme per suo figlio.
vi posto un piccolo

vi posto un timido squarcio su questo libro ( da leggere)

"In nome del Padre" inaugura il segno della croce. In nome della madre s'inaugura la vita.


Il vento di Marzo l’avvolse e lasciò in lei un seme, in pochi minuti Miriàm da ragazzina diventa donna senza conoscere uomo.Erri De Luca, che ha lungo e da autodidatta studiato l’yddish e l’ebraico per tradurre la Bibbia, in questo libro è riuscito, da uomo non credente e soprattutto da uomo, a rendere la storia di Giuseppe e Maria con parole estremamente delicate e reali.
Miriàm non è la donna sacra ma la consacrata, una ragazza che d’improvviso si trova a dover affrontare le severe leggi ebraiche circa l’avere nel grembo un bambino al di fuori del matrimonio.Per la legge ebraica i fidanzati erano già sposi con la promessa pur non vivendo ancora sotto lo stesso tetto, quindi la sua gravidanza era illegale, era adulterio punibile con la morte per lapidazione. Giuseppe “bello da baciarsi le dita” racconta Maria, cerca un motivo qualsiasi pur di evitare la lapidazione che l’avrebbe costretto a tirare lui la prima pietra contro la donna che ama e in cui crede, ma motivo non c’è e Maria nell’accettazione tace.Tutta la comunità è contro di lui ma Giuseppe sfida tutte le leggi per l’amore viscerale che sente verso la sua donna. Durante il viaggio verso sud per il censimento,Miriàm capirà che quel viaggio lungo e lontano da Nazareth sarebbe avvenuto lo comunque, per far nascere quella creatura lontano da sguardi cattivi e sputi dietro i suoi passi. Miriàm dopo il parto, sola in una capanna con l’asina e il bue, racconta al suo bimbo che il bue li ha ospitati. Miriàm partorisce sola, senza sapere come e perché le sue mani sanno, con il coltello di Giuseppe taglia il cordone ombelicale, lava il bimbo e lo allatta. Miriàm anche durante il viaggio , come ogni madre, parla al suo bambino ancora in grembo, gli spiega l’alto e il basso, la luce e la notte, cosa sono le stelle, cosa vedrà alla sua nascita. Dopo il parto, stringendo il bambino al petto sazio di latte ha delle immagini, come preveggenza, di ciò che sarà il futuro di suo figlio, ma non ne vede la morte.
Figlio nato a Bet Lèhem:casa di pane. Miriàm prega Dio impaurita
“ Sia nessuno questo tuo Ieshu, sia per te un progetto accantonato, uno dei tuoi pensieri usciti di memoria. Ti pregano già tanto di ricordare questo e quello. Scordati di Ieshu”. Da madre teme che il figlio subisca il male, parla col bambino che conosce i suoi pensieri “Aspetto il tuo primo sorriso per coprirlo, che non abbagli il mondo e ti denunci”.
Toccando il corpo della creatura Miriàm ha una visione, una festa di nozze ma non è Ieshu lo sposo, loro sono invitati. Lei, nella visione, gli chiede qualcosa e il figlio la guarda arrossendo, confuso, non vuole ma ubbidisce.Miriàm non sa cosa gli chiederà né cosa lui farà ma sa che sarà in quel momento che lo consegnerà a Dio.”Non dico così sia, dico:non sia prima di così” invoca pregando.

“ in nome della madre” è un racconto di una bellezza e di un amore immenso, viscerale, di Giuseppe verso Miriàm e un legame unico e assoluto tra madre e figlio fino al distacco dal corpo, attraverso la nascita.
Erri De Luca riesce in poche pagine a descrivere la forza, il silenzio e la difficile accettazione di Miriàm di un destino che da madre sente implacabile, destinato, al quale non può opporsi ma solo chiedere che avvenga il più tardi possibile.
Una storia vera perché narrata in prima persona dalla donna, dal suo punto di vista e non da quello degli uomini.
Erri De Luca la rende vera, carne e sangue, donna impaurita ma forte, forte da sfidare leggi e villaggio senza mai abbassare la testa. Una donna che difende suo figlio, solo suo, da tutti e che per quel figlio non teme nemmeno la morte per lapidazione, come la legge comandava.

Il prodigio della notte di Natale, è per Erri De Luca, il parto della vergine è la festa della madre. E’ un racconto tradotto, il più fedelmente possibile, dalle scritture.


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