Riprendo il tema proposto da Berenix qualche giorno fa.
Parlare del rapporto tra arte ed astrologia potrebbe sembrare un'impresa ardua, per quanto affascinante, e questo perché sia l'arte che l'astrologia, per complessità e raffinatezza, non si prestano ad essere ridotte a due semplici termini da mettere in relazione. Eppure la relazione esiste ed è semplice, perché naturale; in fondo l'astrologia non fa che indicare, o se vogliamo "tradurre", ciò che è la naturale corrispondenza tra i diversi piani della vita, in particolare tra eventi celesti e terrestri.
E ciò vale a livello sia individuale che collettivo, proprio come la "causa" significante di un'opera d'arte, che può essere diversissima ma che sempre cerca e trova il proprio "effetto" nel significato che esprime.
Da questo punto di vista, la loro relazione diventa quasi un'analogia, laddove l'arte non è altro che la conseguenza di un naturale istinto verso la comunicazione. Fin dai tempi in cui gli uomini tracciavano la figura di un bisonte sulle pareti di una caverna, l'arte è stata la verifica del legame dialettico ma inscindibile tra realtà oggettiva ed immagine soggettiva, e nel classico dilemma che vede "riproduzione" ed "interpretazione" della natura alternarsi alla guida del gradimento artistico, riconosciamo l'eterno bisogno dell'uomo di spiegare la propria.
Come la terra, il cielo è sempre in movimento, ma in tale movimento i pianeti formano tra loro aspetti più o meno importanti e frequenti: basti pensare alle grandi congiunzioni, che vanno dal ciclo di 20 anni di quelle tra Giove e Saturno, al ciclo di 180 tra Urano e Nettuno, fino a quello tra Nettuno e Plutone, in cui si parla di secoli. Quando si verificano, il contatto tra i diversi valori planetari forma un risultato potente, che si rispecchia nel vissuto esistenziale.
È ovvio che in questo spazio non è possibile dilungarsi troppo, ma per riflettere sui collegamenti di cui abbiamo detto sarà sufficiente fare una specie di racconto a grandi tappe, a partire da quel fondamentale "giro di boa" culturale che segnò l'inizio della cosiddetta epoca moderna, vale a dire il Rinascimento.
Tutto cominciò con il concorso di scultura per la seconda porta del Battistero di Firenze, nel 1401, a cui parteciparono, tra maestri già noti, anche due artisti giovanissimi: Lorenzo Ghiberti (che fu poi il vincitore) con il suo aiutante Donatello, e Filippo Brunelleschi. In quello stesso anno, Nettuno si congiungeva a Plutone nel segno dei Gemelli.
La corrispondenza di questi due eventi (quello celeste e quello terrestre) segna il preludio di una svolta radicale nella cultura artistica. La congiunzione durò circa sedici anni (caratterizzando anche a livello di tema individuale artisti che diedero un contributo basilare al Rinascimento, quali Masaccio e Leon Battista Alberti), al termine dei quali anche il rigoroso Saturno si congiunse a sua volta ai due pianeti. In un certo senso, il "colpo di coda" finale amplificò il valore di quell'aspetto, raccogliendone i frutti: un altro concorso fiorentino, nel 1418, passò infatti alla storia come ancor più importante, e fu quello per la Cupola di Santa Maria del Fiore, vinto questa volta da Brunelleschi.
Ma perché proprio quest'opera - pur splendida - passò alla storia?
Nettuno ci parla di ispirazione e metamorfosi, Plutone di rielaborazione. Non fu infatti una costruzione ex-novo; la stessa basilica era di impianto preesistente, e la famosa capacità "autoportante" della cupola fu, strutturalmente parlando (ecco lo zampino di Saturno), non altro che un'integrazione delle diverse spinte dell'edificio. Insomma, in netta antitesi al colossale sforzo costruttivo delle cattedrali gotiche di toccare il cielo, Brunelleschi seppe interpretare in un geniale risultato le forze terrestri a disposizione: forze materiali, fisiche, formali... ed umane.
E iniziò così, con l’Umanesimo rinascimentale, da una parte quell'affrancamento dell'artista dal committente che vide l'arte da manuale (mechanica) diventare intellettuale (liberalis); da un'altra anche quella separazione dalla dimensione trascendente, per cui l'opera divenne una scelta creativa, fatta dall'uomo per l'uomo.
L'invenzione della xilografia e delle tecniche di incisione risalgono a questi tempi. Ma fu un'altra invenzione a restare nella memoria di tutti come tipicamente rinascimentale: la teoria della prospettiva, formulata da Brunelleschi e teorizzata ufficialmente da Leon Battista Alberti. Anche in questo caso, non si trattò di un'invenzione vera e propria, perché non solo era stata anticipata dal plasticismo giottesco, ma pare ormai certo che già gli egizi ne conoscessero la tecnica, ma evitassero di applicarla per scelta religiosa. Si dirà: che c'entra la religione con la prospettiva? C'entra eccome, perché il cosiddetto "appiattimento" figurativo antico dipendeva dall'accettazione di un unico fondamentale rapporto: quello tra Uomo e Dio, tra Terra e Cielo. La diffusione della tecnica prospettica, invece, dichiarò la molteplicità dei rapporti esistenti in terra: il "più lontano" o "più vicino", per intenderci, divennero realtà materiali e non più spirituali, in cui erano gli uomini (o i loro cagnolini, o case, o gli alberi intorno...) ad essere messi in reciproca relazione.
Pare che il primo a togliere l'aureola ai santi sia stato Leonardo. E pare che lo stesso Leonardo sia giunto a Firenze intorno al 1472, proprio mentre Urano si congiungeva a Nettuno: adesso possiamo cominciare a parlare di "invenzioni"!
Con la comparsa di Leonardo (e di Urano) sulla scena della storia, la renovatio è ormai sancita. Più di ogni altro artista egli infatti incarnò il valore di una ricerca nuova, libera ed eclettica, in cui l'arte comprendeva e precedeva la scienza. Stimolato dalla scorpionica congiunzione Urano/Nettuno (in opposizione al proprio Sole natale in Toro), ne divenne il rappresentante più evoluto ed intenso: né la fecondità della sua mente si fermò di fronte a nulla, ostacoli tecnici o tabù morali o religiosi che fossero, e lui sezionò cadaveri e investigò sul mistero della vita intrauterina, con la stessa volontà conoscitiva con cui studiava gli insetti per carpir loro il segreto del volo.
Anche questa congiunzione, che durò fino al 1478, segnò il tema di personaggi importanti e, appunto, "innovatori". Citiamo ad esempio Dürer o Michelangelo.
Nei secoli successivi ci furono altri aspetti planetari importanti: la congiunzione di Saturno a Plutone coincise con la Riforma luterana, e con l'inizio della crisi dei valori rinascimentali; la triplice congiunzione del 1524, tra Giove, Saturno e Nettuno, accompagnò il nascere del Manierismo. Ci fu poi la quadratura tra Nettuno e Plutone, che concluse il periodo della Controriforma, quando un nuovo potere si impossessò dell'arte, censurandola da una parte e dall'altra caricandola di un oscuro immaginifico fatto di martiri, miracoli o estasi contemplative. Ci fu il trigono, che segnò un'epoca contraddittoria, spianando la strada al Barocco, mentre l'Europa cattolica bruciava Giordano Bruno sul rogo, ammirava con disagio le inquietanti provocazioni di Caravaggio, e contemporaneamente dava i natali ad artisti come Bernini e Borromini, o come Rembrandt. E ci fu l'opposizione, sempre tra Nettuno e Plutone. In tutto questo lungo periodo, dal Barocco al Rococò ed oltre, Plutone rese l'arte scultorea, fastosa, decorativa e scenografica.
Quando, verso la fine del settecento, fu Urano ad opporsi a Plutone, l'arte si distaccò ulteriormente non solo dalla diretta religiosità ma anche dall'umanità più comune, diventando una questione più stilistica e in un certo senso ideologica (Urano è anche questo). L'arte aulica lasciò il posto a quella più borghese, a tratti intimistica; in particolare la forte tensione di tali aspetti planetari, nonché la scissione in corso tra i valori individuali e quelli sociali ed ufficiali, si ritrova nell'espressione di alcuni intensi ma isolati personaggi, quali ad esempio Goya, nel suo periodo "nero", o Blake, visionario poeta e pittore.
Saturno divora i suoi figli di Goya, 1919/22
Ma fu l'ottocento il secolo più fortemente segnato da Urano, e da grandi fermenti rivoluzionari: politici, sociali e culturali. La Rivoluzione francese era scoppiata durante l'opposizione tra Urano e Plutone, mettendo l'uno di fronte all'altro l'urgenza di rinnovamento e il potere consolidato, ma poi la quadratura tra Nettuno e Plutone accompagnò le illusioni imperiali napoleoniche, con la diffusione del neoclassicismo, e a seguire le altre rivoluzioni europee. La rivoluzione industriale, per altro, acuì il distacco tra arte ufficiale e popolare, ed anche tra arte e artigianato.
Più o meno in quel periodo, una nuova congiunzione tra Urano e Nettuno favorì la scoperta della fotografia, mentre diventavano popolari tecniche rapide come il pastello o l'acquarello, e si diffondeva l'Impressionismo. La diffusione della fotografia acutizzò questa crisi del realismo, e il bisogno di un'arte che non si limitasse più a "riprodurre" il mondo, i ritratti nobiliari o i paesaggi naturali. Negli anni in cui Urano transitò in trigono a Nettuno e poi a Plutone, molti artisti, pur partiti dall'impressionismo, cominciarono a cercare altro. Questo accadeva mentre in Inghilterra Morris e Ruskin, ribellandosi alla produzione in serie ed alla tradizione occidentale, intraprendevano quella riforma delle "arti e mestieri" che doveva sfociare nell'Art Nouveau di fine secolo, quando una nuova grande congiunzione tra Nettuno e Plutone (che non avveniva dai tempi del primo concorso fiorentino), segnò il passo della storia.
Furono gli anni di Cézanne, di Van Gogh e di Gaugin, artisti diversi ma accomunati dall'insoddisfazione, dalla ricerca smaniosa, dalla solitudine e dal genio (gli ultimi due nacquero durante la congiunzione Urano/Plutone tra il 1848 e il 1854). Furono loro ad aprire la strada, rispettivamente, alle nuove forme artistiche del cubismo, dell'espressionismo e del simbolismo.
La congiunzione tra Nettuno e Plutone durò tredici anni, fino al 1900. Aspetti collaterali, come l'opposizione di Saturno a Nettuno o quella di Urano a Plutone, resero il periodo particolarmente intenso e "gravido": nacque il cinematografo, nacque la psicoanalisi, e quando Urano si oppose a Nettuno, nacque anche il primo aereo a motore, mentre era in corso una rivoluzione del gusto che tendeva a rifiutare l'intellettualismo a favore di un'arte più spontanea, di sapore onirico e quasi infantile. Prima Rousseau e poi Chagall furono artisti ben rappresentativi di questo periodo.
Il desiderio ribelle di "staccarsi dalla terra" non fu comunque placato dalla conquista del cielo, né dalla poesia di certe opere (la precedente opposizione tra Urano e Nettuno, non dimentichiamolo, precedette la Rivoluzione Francese): è del 1909 il Manifesto del Futurismo, che, esaltando la città nuova, proponeva la distruzione dei nuclei storici e dei musei, disprezzando i vecchi valori tradizionali ed esaltando la guerra come "igiene del mondo". E guerra fu, quando Saturno si congiunse a Plutone in Cancro, nel 1914/15.
Il periodo post bellico fu caratterizzato da una necessità, non solo pratica, di generale ricostruzione. Dal '17 al '35 Urano fu coinvolto in un aspetto di opposizione a Saturno, poi di trigono a Plutone e di quadratura a Nettuno, e scusate se è poco. L'Art Nouveau era stata effettivamente un'innovazione, ma non da essa nacque l'arte moderna: bisognava liberarsi anche dagli stili, dalle decorazioni e dagli ornamenti. A questo pensarono gli artisti che ebbero il massimo splendore nel periodo tra le due guerre.
Proprio durante il trigono di Urano e Plutone, nel 1919, Walter Gropius fondò la Bauhaus, una scuola che si propose di riunificare l'arte manuale ed intellettuale, e che grazie all'utilizzo di nuove forme e materiali costruttivi, creò nuovi ambiti artistici come il design industriale, l'arredamento, la grafica pubblicitaria, la scenografia. Il primo "astrattista" fu Kandinskij, ma moltissimi furono i suoi amici e colleghi, da Klee, a Moholy-Nagy, a Mondrian. Anche l'architettura e la scultura vissero un periodo analogo: citiamo solo l'organicismo di Wright ed il razionalismo di Le Corbusier, e gli scultori Calder e Moore, nati entrambi durante l'opposizione tra Saturno (pietra, struttura...) e Nettuno del 1898.
Il Terzo Reich prese il potere nel 1933, in piena quadratura tra Urano in Ariete e Plutone in Cancro: aspetto a dir poco rappresentativo, in cui l'aggressività arietina sostenne la voglia di rinnovamento uraniano, sfogandola con il dominio plutoniano proprio sui valori cancerini di casa, famiglia, etnia. Giove si congiunse a Saturno nel 1940, e l'anno dopo Saturno si congiunse ad Urano... l'esplosivo Urano. In quello stesso anno, Roosvelt firma un documento segreto in cui ordina che lo sviluppo della bomba atomica abbia inizio.
Non fu inizio, come sappiamo, ma fine; o meglio l'inizio della fine. I nazisti avevano già bandito l'arte moderna ed esiliato o perseguitato gli artisti che la rappresentavano; la guerra fece il resto. E la seconda guerra, a differenza della prima, fu davvero "mondiale", perché scosse, offese e ferì l'anima del mondo, e non solo l'esistenza collettiva.
Abbiamo cominciato questo "racconto" dal Rinascimento, considerandolo come il punto di partenza dell'epoca moderna, ma in tale epoca non c'è più stato un periodo di valore artistico e culturale pari a quello appena citato. Fu, in un certo senso, un nuovo Rinascimento, che in comune con il primo ebbe il recupero dei valori "classici" intesi non come imitazione ma come corrispondenza al proprio tempo, ma che proprio per questo fu anche qualcosa di assolutamente diverso. Il Rinascimento, con la scoperta della prospettiva, aveva introdotto un nuovo modo di guardare la realtà; ora, l'arte suggeriva l'esistenza di una nuova realtà, esprimibile solo attraverso simboli: "forme di pensiero" o "emozioni musicali", così come è stato detto dei quadri di Mondrian.
Già Picasso aveva parlato di un'arte che "costruisse" e non più "copiasse", invocando la necessità di guardare il mondo con "gli occhi della mente"; e in effetti fu un'arte squisitamente mentale, la sua, così come ultra-mentale, si potrebbe dire, fu l'arte di Dalì e il surrealismo in genere. L'astrattismo fu invece un'arte spirituale, che andando oltre l'apparenza sensibile investigava sul mistero dell'essere e sul suo senso più profondo. Questo è il testimone che quella generazione di artisti consegnò alle generazioni future, ma che poi fu disperso, dimenticato o accantonato nell'illusione progressista degli ultimi cinquant'anni.
Ora, all'alba di una nuova Era, ci si accorge che manca qualcosa, e lo si cerca. Auguriamoci che una nuova arte sappia ritrovare quel testimone, e portarlo avanti.