"Giornate, giornate intere, dalla sera al mattino, quante se ne sono dovute consumare per arrivare a questo pomeriggio. Niente da fare. Niente a portata di mano. Solo il mare sempre uguale. Si crede sempre che sia oggi il giorno in cui si è più soli. Ma non è vero, lo si è ogni giorno di più. Ci si dice ogni mattina che è impossibile fare un altro passo su una simile strada e la sera ci si accorge che abbiamo ancora percorso un nuovo tratto di solitudine. Non si pensa a niente di importante, a niente di diverso da ciò che si pensava, ma anche quei pensieri diventano dei fantasmi, buoni soltanto ad essere pensati dalla testa quando la testa non pensa a niente. [...]
"Dopo giorni e giorni di solitudine si finisce per esser contenti di stare nella propria ignoranza, prender fuoco con lei in un'improvvisa, bella fiammata. Allora non bisogna più turbarle, quelle lente fiamme dritte, non bisogna più dire niente, niente che riveli un qualche parere su qualsiasi cosa. Rinnovarsi nell'ignoranza.
"Si guarda il mare. A forza di vedere solo lui ci si consuma contro di lui, si consumano del tutto i pochi ricordi che si hanno. Chissà quale delirio di ignoranza ci trascinerà con sé. Si potrebbe impazzirne, ne sono sicura. Ma si resta sempre chiusi fra queste quattro membra, queste braccia, queste gambe così impregnate di timidezza, sempre. E tuttavia, a forza di vedere solo lui, il mare ti invita sempre più chiaramente, nel suo linguaggio da sordomuto, a fare qualcosa di definitivo. Forse gettare all'aria tutto il tuo pudore, tutta la tua dignità come un vestito sporco. Bisognerebbe osare di guardarsi, guardare se stessi fino a ballare una danza solo per sé; uscire da me stessa fino a ballare me stessa, ballare davanti ai miei occhi il trionfo della mia ignoranza assoluta di me e di tutto. [...]
"I miei pensieri. Più li tengo in disparte, più assordanti che mai ritornano, come comari ciarliere. Eccoli qua, tutti al loro posto, non ne manca uno. Li riconosco. Robaccia, e se ne mancasse qualcuno ne soffrirei. [...]
"Una voglia, una sola, sempre la stessa. Vorrei ricominciare ancora tutto, lasciare dietro a me una scia perfetta, farlo presto, presto, prima della vecchiaia, prima di non averne più voglia. Ma, contemporaneamente, so già che non ne ho più voglia, che forse non ne ho mai avuta. E' terribile. Ci si può consolare del fatto di non riuscire a raggiungere l'impossibile, ma non di non volerlo. L'impossibile stesso, mi annoia anticipatamente. Non posso nascondermelo. [...]
"No, niente è del tutto precluso a chi ancora non è morto. Entro domani avrò anche io il mio posto. Che lo voglia o no. E dove mi porteranno, attraverso giorni e giorni, lo ignoro. Potrei cercare di fermarmi qui sotto la pioggia e rifiutarmi di andare avanti, ma non servirebbe a niente. Sarebbe sempre un posto per me, una specie di posto. [...] Mi sono sovraccaricata di drammi, sono esplosi ovunque, da tutte le parti. E ne sono responsabile. O comunque si potrebbe crederlo; quanto a me so che la cosa mi è indifferente. Non c'è niente da fare contro la noia e io mi annoio, ma un giorno non mi annoierò più. Presto. Saprò che non ne vale la pena. L'avrò, la vita tranquilla".
Da "La vita tranquilla" di Marguerite Duras
Ho riportato qui qualche stralcio tratto dal libro della Duras, perchè rispecchia molto bene il mio stato d'animo attuale, alcuni pensieri ricorrenti circa la solitudine, forse tipici del capricorno. Contiene riflessione, sconforto, ma anche speranza in qualcosa di migliore. Certa che in tanti capiranno...
Se qualcuno è ancora in tempo... evitate di chiudervi nella solitudine. Uscirne non è sempre così semplice anche quando lo desidera fortemente.
Un abbraccio