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Opinioni a confronto
   
  IL MITO DELLE SIRENE
discussione inserita da Chiara Inesia
 
Mi incuriosisce molto questo mito ...ho letto qualcosa in merito, ma mi piacerebbe conoscere il vostro parere e se c'è per caso un segno zodiacale, un pianeta o un aspetto a cui possiamo collegare questa figura.
Cari saluti!

Chiara Inesia

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 RISPOSTE A QUESTA DISCUSSIONE 4 - Inserisci una risposta a questa discussione
 
A CURA DI
inserita il 16/03/2009 11:55:21

- cara Chiara Inesia,
il mito delle sirene è legato al segno dei Pesci..Le sirene sono creature incantatrici ma sfuggenti, impossibili da afferrare e, soprattutto da trattenere.
Sono creature che vivono in mare e che hanno sempre bisogno di libertà.. per questo, credo siano state da sempre legate ai Pesci segno in cui si riscontrano queste particolarità.
E' bellissima questa forma.. parte superiore donna bellissima e seducente.. ma ciò che è fantastico è il "canto".. che può incantare.. se lo si ascolta.. può trascinare nell'abisso; la parte inferiore del corpo invece è quella di un Pesce con le squame.. ed indica questo mondo femminile in cui ci si può perdere.. se ci si lascia incantare.. il che vuol dire se non si hanno "confini" sufficienti e capacità di capire dove inizia l'incantesimo che, in psicologia, è sempre uno stato personale in cui si è fermi, in regressione e si ha un grande desiderio di "perdersi dentro a qualcosa". Li' c'è il rischio di ascoltare troppo la sirena.. ovvero di non filtrare e di lasciarsi incantare dalle forze transpersonali (inconscio).
Un saluto Lidia

Lidia
 
inserita il 16/03/2009 15:30:26

- Cara Lidia,
ho trovato degli aspetti interessanti riguardo a questo mito, è correlato in qualche modo alla CONOSCENZA, alla MORTE e all'INIZIAZIONE ....ti lascio qui di seguito un pezzo dell'articolo che ho trovato.

"Nell’Odissea (XII) Ulisse, partito dall'isola di Circe, per sottrarsi alla seduzione perfida delle Sirene, contro le quali era stato messo in guardia dalla maga, si era fatto legare all'albero maestro della nave dai suoi marinai, ai quali aveva preso la precauzione di otturare le orecchie con la cera.
Aveva potuto cosi ascoltare il letale canto delle Sirene senza pericolo, ed aveva potuto conoscere le loro irresistibili armi seduttive, basate non sul sesso (come quelle delle Sirene che oggi conosciamo), seduzioni contro le quali a poco sarebbe servito chiudere le orecchie dei marinai, sfiancati da anni di guerra e di peregrinazioni; ma sull’intelletto, sulle lusinghe di una conoscenza senza limiti, che il loro canto offriva.
Anche Ulisse soccomberebbe all'irresistibile richiamo, se gli stretti nodi che lo avvincono all’albero non fossero più forti del suo corpo provato dalle fatiche; solo grazie a questa costrizione fisica riesce a scampare ad un pericolo contro il quale anche il suo intelletto sempre pronto naufragherebbe miseramente.

Meno conosciuto è l’episodio narrato da Apollonio Rodio ne Le Argonautiche (IV, vv 89l-92l).
Dopo aver conquistato il Vello d'oro, Giasone e gli Argonauti, dopo numerosissime avventure, e dopo aver toccato anch’essi l’isola di Circe, giungono al Mare delle Sirene, di fronte al cui canto resterebbero inermi se Orfeo, il mitico cantore, imbarcato proprio con questo scopo, non suonasse ancora più dolcemente di loro, e non impedisse così che tutti i marinai si gettino in mare per raggiungerle.
Solo uno di loro, Bute, soggiace al fascino delle seduttrici, ma viene salvato da Afrodite.
Secondo alcune versioni, dopo questo smacco le Sirene si gettano dalla loro rupe uccidendosi.
Secondo altre, con maggiore coerenza, questo suicidio avverrebbe solo una generazione dopo, al passaggio di Ulisse, che costituisce per le Sirene il secondo grave smacco.

In tutti i miti vi sono alcuni elementi in comune: vi è sempre un rapporto con l’elemento acquatico, le loro imprese sono innestate nei grandi cicli di viaggio, il loro luogo di soggiorno è un isola e la loro ascendenza rivela caratteri acquatici sia che la si ascriva a Phorkys e Keto, sia ad Acheloos.
Altro tema fondamentale è quello della conoscenza, evidenziato tanto nelle parole che Ulisse riesce ad ascoltare, quanto nella loro presunta discendenza da una delle Muse.
La conoscenza a carattere profetico è una delle attribuzioni costanti delle divinità marine; ed il fatto che questo sapere venga comunicato attraverso la musica e il canto, induce a pensare che si tratti di una conoscenza segreta, iniziatica, aperta a pochi.
Lo stesso Orfeo, vincitore delle Sirene, è l'iniziatore di una religione misterica; ed il suo potere di comandare, tramite la musica, agli animali ed alla natura, ci ricorda che la musica terrestre riflette un’altra musica, quella cosmica, divina, che è nello stesso tempo legge cosmica, potere creativo e vita: non a caso Platone sceglie proprio le Sirene come simbolo delle sfere.

Un terzo aspetto fondamentale è la correlazione con la morte; sia attraverso i riferimenti al ratto di Proserpina negli inferi; sia attraverso lo stesso comportamento mortifero delle Sirene che, se non riescono ad uccidere, si uccidono esse stesse.

Questa correlazione con la morte si evidenzia soprattutto nella loro forma più antica di uccelli dal viso umano, pervenuta certamente attraverso l'Egitto, dalle raffigurazioni del Ba, l'anima uccello del defunto.
Le stesse Sirene greche sono rappresentate molte volte sui sarcofaghi, con in braccio una figura umana minuscola che è l'anima del defunto.

Queste tre tematiche non sono scisse tra di loro; il mondo acquatico rimanda da un lato al sapere, comune a tutti gli esseri dell'acqua, ma dall'altro ha stretti rapporti con la morte; oltre ad essere mortale e pericolosa di per sè, l’acqua è anche il tramite necessario per l’aldilà, sia che si vada verso una nuova vita (Isola dei Beati), sia verso la morte definitiva degli inferi.
L’attraversamento dell’acqua è la prova necessaria per il passaggio tra due livelli di realtà, quello profano e quello sacro.

Questa connessione molteplice tra i temi, porta anche ad una loro interscambiabilità. E così nel tempo, accanto a quella progressiva umanizzazione che si produce nell’iconografia delle Sirene, si verifica parallelamente uno spostamento delle valenze dal mondo propriamente infero dei modelli egiziani, a quello marino, legato alla conoscenza iniziatica. Dal concetto oggettivo di morte materiale si passa cioè a quello simbolico della morte-rinascita, ottenuta attraverso l’iniziazione.

.....

Concludendo, il mito della Sirena nasce, sia in ambiente greco che ebraico, come simbolo dell’impossibilità, e delle pericolosità, di giungere ad una conoscenza totale, cioè ad una pienezza di vita, se non si è ad essa preparati, iniziati.

Successivamente avviene una traslazione di contenuto, contemporanea a quella di forma. E cioè mentre la forma iniziale, derivata dall'Egitto e fortemente connessa al tema della morte, che diventa collaterale, si adegua ad una nuova prevalenza di contenuto (pesce=conoscenza), il contenuto stesso, in ambito cristiano, si evolve verso un nuovo sfondo erotico, cui peraltro la nuova forma può adeguarsi senza forzature (conoscenza = pesce = sesso)."

Cosa ne pensi?
Un caro saluto!

Chiara Inesia

Chiara Inesia
 
inserita il 16/03/2009 16:58:52

- cara Chiara Inesia,
in effetti, la Sirena rammenta le infinite profondità dell'inconscio e le sue grandissime suggestioni.. seduttive.. E' vero, non ci si può avventurare senza avere la debita struttura.. o senza utilizzare strumenti quali la ragione e i filtri che essa sa mettere per comprendere le mille trappole che possono verificarsi quando le ambivalenze sono troppo evidenti.
Un saluto Lidia

Lidia
 
inserita il 17/03/2009 10:04:46

- Dunque cara Lidia,
tu intendi la conoscenza come l'accesso all'inconscio .....qua si parlava di conoscenza profetica, legge cosmica e a me sembrava poter intendere altro ...ma forse in effetti ....anche se ci fosse una capacità di conoscenza profetica questa comunque prima passa dalla conoscenza dell'inconscio?

Ma anche nella realtà troviamo persone "nettuniane" tanto capaci di penetrare la conoscenza dell'altro, di rivelare la realtà dell'altro ...mi riferisco a quelle che sono definite "sensitive" ....che poi però spesso per se stesse non sono così capaci di conoscenza, di indagare così a fondo il proprio animo .....forse proprio coloro che fanno più fatica a indagare se stessi sono più bravi a indagare l'altro?
Cioè .....la necessità/capacità di indagare l'altro nasce forse da una necessità di indagare se stessi che però spesso non viene riconosciuta?
E qui allora ...siamo tutti coinvolti ...eheheh ....

Cari saluti!

Chiara Inesia

Chiara Inesia
 
 
 
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