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IL FORUM DI ERIDANO SCHOOL - ASTROLOGIA E DINTORNI
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Opinioni a confronto |
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REALTÀ SINCRONICA: COME SOPRA, COSÌ SOTTO
discussione inserita da Evi |
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Ho appena finito di leggere l'articolo di Sandra Zagatti. Bello, bello davvero. E condivido a pieno struttura, contenuti e conclusioni.
Riporta ancora in evidenza il tema del 'destino' e del ruolo che ogni singolo è chiamato a interpretare per esserne - come dire - attore consapevole.
Certo Sandra ha una visione estremamente reale e concreta della vita e non lascia molte maglie 'aperte' alle fughe che in molti si concedono per indulgenza o malcelata pigrizia.
Continuo le mie peregrinazioni sul 'destino' e più procedo e più scopro come i livelli di lettura cambino e aprano orizzonti di cui prima non conoscevo l'esistenza.
Qualcuno sta affrontando lo stesso percorso di riflessioni? Cosa state sperimentando?
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RISPOSTE A QUESTA DISCUSSIONE 4 - Inserisci una risposta a questa discussione |
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A CURA DI |
inserita il 28/03/2007 13:50:30
- cara Evi,
ovviamente tu sai che questo argomento è per me interessantissimo e l'articolo della Sandra è particolarmente appropriato a certe riflessioni.
Infatti, lei sottolinea il fatto che noi possiamo scegliere sul "come" e non sul "cosa" e tu sai, che pur non essendo assolutamente "determinista" sono d'accordo, anche se voglio fare un chiarimento.
In effetti, sicuramente il tema natale propone in maniera chiara con quali contenuti dovremo impegnarci; questo significa che il COSA in qualche modo è legato alle energie che sono presenti.. esattamente come il COSA, a livello biologico è stabilito dal nostro DNA con i quale dobbiamo necessariamente fare i conti.
Quindi, voglio far comprendere che se io ho una quadratura Plutone Marte, quella quadratura ce l'ho.. e non ho, per intenderci un più soft Marte Nettuno... quindi vuol dire che io quella energia l'ho dentro e con lei dovrò fare i conti..essa rappresenterà un determinato tipo di contenuto che io dovrò impegnarmi a comprendere, elaborare per poi poter esprimere nel modo migliore.. e non in maniera istintiva e compulsiva, in quanto questo mi potrebbe portare a vivere in maniera distruttiva questo contenuto.
Quindi va da sè che il COME è un mio libero arbitrio... esattamente come, sul piano biologico, il fatto che io abbia i DNA di un assassino.. non fa di me un assassina.
Quindi, indubbiamente noi siamo in un certo senso "condizionati" da certi contenuti.. che sono sicuramente ereditati, che giungono dalla nostra cultura e dalle nostre famiglie.. ma questo non vuol dire che noi saremo condizionati a vivere quello come una determinazione in cui non abbiamo alcuna chance.. anzi, voglio dire che abbiamo tantissime potenzialità di poter comprendere e trasformare (intendo nel senso di vivere al meglio) e in maniera cosciente proprio i contenuti che abbiamo avuto in eredità.
Un saluto Lidia
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Lidia |
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inserita il 28/03/2007 21:06:26
- Care amiche, condivido pienamente quanto avete detto. Sul "destino" rifletto spesso, soprattutto quando mi trovo di fronte a situazioni che, anche se forse non riguardano me direttamente in quel momento, mi spingono a riflettermi e a chiedermi il perchè. E in quelle situazioni mi chiedo cosa avrei fatto io al loro posto, anche se non è possibile perchè ognuno di noi ha esperienze diverse alle spalle. Però sono sempre più profondamente convinta che non è COSA ci capita, ma COME noi affrontiamo quella cosa. E il libero arbitrio diventa sempre più "libero" man mano che conosciamo noi stessi. Poi penso anche che la scelta del singolo condiziona la collettività. Cosa ne pensate?
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Maurizia |
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inserita il 28/03/2007 23:19:46
- E' particolarmente difficile inserire un commento ad un quesito così complesso, si teme di cadere nel banale e di puntellare le proprie riflessioni su cliché di pensiero oramai così dilaganti da scoraggiare la formulazione di opinioni personali.
La strada è duplice: o si fa ironia spicciola o si fa riferimento ai massimi sistemi di menti illuminate che ci hanno preceduto...
Ciò che è innegabile è che ognuno nasce con un bagaglio, un fardello genetico, culturale e sociale di cui non ci si separa mai nella propria vita. Il condizionamento familiare è poi un retaggio così forte che lascia segni profondi anche in coloro che si sentono molto emancipati e che enfatizzano un ego che in quel momento invece ha solo bisogno di una misura, di un limite per crescere, confrontarsi e maturare.
Che poi ogni essere umano sia un homo faber fortunae suae ho i miei dubbi...e non tento neanche di nasconderli...
Sarà personale e si appellerà al principio di responsabilità la modalità in cui si intraprende o si risponde ad un evento, talvolta sarà causato dalle nostre scelte, talvolta (ed è questo il passaggio doloroso) si attribuirà la responsabilità a qualcosa di esterno a noi e questa sembra la strada più percorsa, c'è sempre qualcosa che 'rema contro' per chi rifiuta l'incontro col proprio fato, destino, libero arbitrio o come lo si voglia chiamare.
Credo (ma su un terreno così minato le certezze sono minime) che non bisogna guardare alla causa di un evento, spesso esterno, ma al modo in cui si gestisce interiormente l'evento, anche quando ci si sente agiti e non 'agenti'. Ogni nostro comportamento risponde a delle energie interiori che possono essere recuperate con grinta o al contrario 'messe a riposo' e anche in quel caso c'è una motivazione che solo la profonda lealtà verso noi stessi può mettere in luce; talvolta il ripiegamento su se stessi è solo preludio di energie e motivazioni più valide di quelle adottate fino a quel momento.
In questo cammino di crescita e di claudicante maturazione penso che l'unico limite reale deve essere rappresentato dalle altre persone, dalla loro libertà d'essere, di pensare e di sentire.
Preferirei mille volte misurarmi con me stessa e con quella Moira che governa la mia vita che non governare io la vita e/o i pensieri degli altri, il limite di demarcazione è labile...
Non è senso di compassione o generosità d'animo...a mio avviso è un banale, primordiale ma rassicurante ed etico rispetto per gli altri che hanno il diritto di esprimere se stessi.
La lealtà verso l'esterno aiuterà a quel punto ad essere leali con noi stessi e con il sociale che ci circonda e che prende vita anche dalle nostre azioni quotidiane, per quanto personali ed intime ci possano sembrare.
Un saluto
Barbara
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Barbara |
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inserita il 29/03/2007 09:38:57
- care amiche mie,
personalmente ho una visione particolare del "destino" e credo che sia direttamente da collegarsi al nostro adattamento.
Purtroppo noi nasciamo con un bagaglio intrinseco che poi deve confrontarsi con domande che giungono dall'ambiente esterno e che, indubbiamente ci forgiano: possiamo addirittura dire che persino i tratti somatici si forgiano in base all'ambiente; il colore della pelle, il sistema di respirazione che negli esquimesi è diverso da quello del resto del mondo; il tutto per avere la maggior possibilità di sopravvivenza e quindi, è indubbio che questo è un condizionamento che,nel tempo, ha portato anche i più "adatti o i più adattati" a sopravvivere meglio degli altri. Così, già i neonati presentano caratteristiche strutturali che sono assolutamente adatti all'ambiente in cui andranno a nascere.
Sul piano psicologico (fisico e psichico non viaggiano sempre appaiati come due binari) la parola adattamento viene utilizzata per segnalare le capacità del soggetto di entrare in relazione con elementi a lui esterni..ma anche con elementi interni e alla possibilità che entrambi possano venire elaborati.
E' lì che la nostra "soggettività" viene investita da molteplici richieste che il bambino sente come pressanti e che, se non venissero soddisfatte, potrebbero mettere a rischio la sicurezza, cosa fondamentale per lui.
E così che impara prestissimo.. forse a volte già ancor prima di nascere ha percepito che la sua soggettività non sarebbe stata premiata e così, si adopera per soddisfare le richieste esterne, spesso a scapito dei bisogni interni che, in parte deve comunque soddisfare, soprattutto quelli primari quali la sete, la fame, ecc.
Tra le richieste primarie possiamo anche annoverare l'esplorazione dell'ambiente e la manipolazione degli oggetti; poi ci sono altre richieste che provengono dalle figure parentali e dall'ambiente sociale e queste comportano l'accettazione di norme, valori, dicktat che, una volta interiorizzati, andranno a strutturare il nostro delicato mondo interiore.
La madre, matrice.. è per ogni bambino il nutrimento nel quale affonda le radici e da cui trae sostentamento e andrà a formare la nostra "materia" psichica... E' proprio l'interiorizzazine di quel mondo che si trasfomerà nel "nostro mondo".
Quando la contrapposizione tra esterno ed interno è troppo forte.. allora li' cominciamo a forgiare il nostro "destino" in modo strano, eludendo passaggi importanti, contrabbandando valori e assumendo comportamenti che, non essendo autentici, ci porteranno a situazioni non autentiche in cui non ci riconosceremo e a cui daremo il nome "destino".
Continuerò.. Lidia
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Lidia |
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