IL FORUM DI ERIDANO SCHOOL - Astrologia e dintorni |
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DISCUSSIONE: suggerire i passaggi dell'anima |
Mi piacerebbe
in questo salotto sul cinema parlare anche del " cinema fatto da donne" non per rigurgiti di femminismo..anzi.. ma in vista anche del tema del congresso di eridano "maschile e femminile" mi sembrava interessante scambiarci emozioni,pareri,riflessione su film fatti da donne Propongo intanto una regista che io amo molto Jane Campion.....una donna la cui scrittura di regista sento intensa... di una forte fisicità unita all'acume psicologico... acume che però nulla concede allo psicologismo anzi da quella ipersensibilità e vulnerabiltà coniugata a " occhi asciutti e sapienti per vedere"riesce a emozionarci per la ARTE DI SUGGERIRE SOLTANTO I PASSAGGI DELL'ANIMA di lei in particolare due film -lezioni di piano -un angelo alla mia tavola il primo forse è più popolare il secondo,vi assicuro è altrettanto bellissimo e pur proponendoli alla discussioni entrambi volevo regalarvi qualche suggestione sul secondo-ha girato poco-aime-e non so se in molti l'avete visto comincio dunque con UN ANGELO ALLA MIA TAVOLA ( storia vera tratto da un libro titolo-uguale) "Dapprima un'infanzia e un'adolescenza vissute in Nuova Zelanda negli anni Venti e Trenta in una famiglia modesta: il padre impiegato delle ferrovie e la madre con un solo vestito per la domenica e la segreta aspirazione a scrivere versi. Poi, con la maturità, la sospirata indipendenza e le letture - soprattutto Virginia Woolf - ma anche l'incubo dell'internamento psichiatrico. Quindi il viaggio liberatorio in Europa, a Londra, e poi a Ibiza, con il primo amore...La complessa e dolorosa formazione di una scrittrice, l'itinerario psicologico e affettivo di una bambina-ragazza-donna, in tre volumi di esemplare compiutezza e uniformità narrativa" questa la trama autobiografica del romanzo UN ANGELO ALLA MIA TAVOLA" Trama del film Janet Frame, appartenente ad una numerosa e povera famiglia di contadini della Nuova Zelanda, è una bambina grassa, sgraziata e timida che non riesce a socializzare. Janet sa raccontare belle storie e scrivere poesie: è questo il suo solo piacere, mentre la famiglia soffre per le crisi di epilessia del figlio Bruddie, e lei con le sue tre sorelle dormono strette in un solo letto. Timida, solitaria ed insicura, Janet s'informa curiosa sui misteri della vita: amore e sesso. Mentre alcune sue poesie vengono pubblicate, la giovane studia moltissimo, per raggiungere i corsi superiori. Dopo la tragica morte della sorella Myrtle, Janet e la sorella Isabel vanno a vivere in casa di una zia; qui soffrono la fame, e successivamente vengono scacciate per aver rubato dei cioccolatini. Per ricevere il titolo di maestra Janet deve subire un'ispezione, ma, messa davanti alla lavagna, si paralizza e fugge piangendo. Va allora a lavorare come sguattera, ma continua a studiare psicologia all'università, dove il suo professore, John Forrest, loda con entusiasmo i suoi scritti. Dopo un maldestro tentativo di suicidio, Janet viene ricoverata per "riposare" in ospedale, e finisce poi rinchiusa in manicomio, dove, dichiarata schizofrenica, resta otto anni durante i quali viene sottoposta a moltissimi elettroshock. La pubblicazione di un suo libro le procura un premio letterario e la salva dalla lobotomia, cui stava per essere sottoposta. La scrittrice esce così dal manicomio, andando a vivere con la sorella June, sposata e madre di alcuni bambini. Un anziano e famoso scrittore, Frank, prende poi a proteggerla, le offre un alloggio in campagna, dove può scrivere in pace, e, quando un altro suo libro viene pubblicato, le fa ottenere una borsa di studio per l'estero. Cosicchè Janet parte per Londra, dove conosce Patrick, un uomo gentile, che s'interessa a lei, e in seguito raggiunge la Spagna, si stabilisce a Ibiza, e vi conosce un giovane poeta americano, Bernard, suo primo e tardivo amore. Dopo una breve relazione, l'americano riparte, e lei si trova incinta, ma, tornata a Londra, perde il bambino. Respinta come infermiera, a causa del suo passato ricovero in manicomio, la donna sente riaffiorare le sue ansie e il pensiero del suicidio: si fa perciò spontaneamente ricoverare in ospedale, dove viene dichiarata sana di mente, perchè non è mai stata schizofrenica, mentre i suoi attuali problemi derivano dal lungo periodo trascorso in manicomio. Intanto, ricevuta notizia della morte del padre (la madre è spirata da tempo), Janet torna in patria, nella povera casa, che trova in grande disordine: ormai è famosa e importante, e viene intervistata e fotografata. Trasferitasi in una roulotte presso l'abitazione della sorella, Janet riprende a scrivere, parlando del magico fruscio prodotto dall'erba, dal vento e dal mare del suo paese. Vi allego una testimonianza di una spettatrice del film: "Cosa potevo fare al mondo, per guadagnami da vivere restando me stessa, quale sapevo di essere? Questi versi di Janet Frame mi hanno colpito più di altri, e credo che in fondo questa domanda ci rincorra spesso, in questo periodo delle nostre vite.. E alla vita di questa trascurata poetessa neozelandese è dedicato, con sapienza e amore, questo film; solo premio della giuria alla Mostra di Venezia e poi subito dimenticato.. ma per chi lo guarda resta nella memoria come un dipinto a tinte rosse e verdi, nonostante il grigio dei drammi che imperversano nella vita della ragazza. regista e protagonista sono donne.. Vi risparmio la lode scontata della capacità tutta femminile di cogliere le emozioni.. non di descriverle, ma anche già solo di carpirle.. Ci vuole abilità per raccontare una storia, ma prima ancora c’è l’abilità di vedere per poi mostrare.. di ascoltare per poi suggerire.. Questo film, lento, sfuocato e un pò malinconico, come sono i ricordi della protagonista, mi ha riportato a rivivere episodi della mia infanzia, riassaporando il mio passato semisepolto, dolce e amaro come il cioccolato che consuma i denti… Consigliato per chi crede che un film sia bello se ci sono le nuvole, la poesia, un incontro d’amore, anche se impacciato e sbagliato, e se ci si può vedere tutto il dolore che si può scontare in una sola vita. vi assicuro...vale la pena di vederlo..a me è rimasto nel cuore |
a cura di naja |
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RISPOSTE |
del 20/01/2008 11:43:06 |
carissima naja,
non ho visto il film "un angelo alla mia tavola" per un puro caso, ma mi sarebbe piaciuto vederlo anche perchè invece ho letto il libro, da cui è tratto il film, se non sbaglio. E' un libro toccante e non facile, mi aveva colpito il fatto che una persona, solo perchè "diversa" potesse essere stata rinchiusa per tanti anni in manicomio, rinchiusa solo per una diversità che le era data da un'estrema sensibilità; era una persona che manifestava il suo disagio con comportatamenti non accettati nella società in cui viveva, ma potrebbe essere l'esempio di altre situazioni simili in altre società. Il romanzo è il vissuto in un'epoca in cui non c'era molta attenzione per i problemi psicologici dovuti al disagio dell'ambiente, della famiglia, della formazione del bambino... ( Janet Frame è nata nel 1924) e i manicomi erano pieni di persone che non avevano niente a che fare con la malattia psichiatrica, ma erano considerate "strane" " difficili" e non " socialmente" accettabili. Per noi nati in tempi in cui c'è stata un'evoluzione molto importante in questo senso, c'è più attenzione ai problemi psicologici e possibilità di "recuperare" i disagi infantili che una volta facevano optare per scelte disastrose. non è tuttavia scomparso il pregiudizio nei confronti del "diverso", per fortuna si sono chiusi i manicomi ( veri e propri gironi danteschi), ma c'è ancora un percorso molto lungo da fare..., si riesce a comprendere però che le persone "sregolate" spesso nascondono interiormente aspetti "geniali" e molto, molto creativi..., possono essere difficili da capire, ma sanno dare al mondo cose molto toccanti...come la scrittrice Janet Frame un caro saluto lilli |
a cura di LILLI |
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del 21/01/2008 11:34:07 |
care amiche,
purtroppo non ho visto questo film ma mi impegnerò per trovarlo e vederlo. Ho visto invece diverse volte lezioni di piano.. film che, fin dalla prima volta mi piacque per questo modo strano.. diverso di raccontare un amore.. o meglio, una seduzione.. tutta vista attravergli gli occhi femminili.- Anche in quel caso si parla della vita difficile di questa donna che è costretta ad un matrimonio non scelto da lei.. e che poi, trova l'amore vero in un uomo del posto.. cosa che le costerà un prezzo altissimo. Un film che parla di sentimenti, della difficoltà di poterli esprimere in modo vero.. senza costrizioni.. Un film splendido.. Lidia |
a cura di LIDIA |
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del 21/01/2008 12:48:48 |
Ricordo anch'io questo film meravigliosamente intenso.
Cinema al femminile...un argomento interessante sicuramente, un mondo che le stesse donne si trovano 'sorprese' a guardare come a una rarità. Anche 'Lezioni di Piano' (stessa regista) è un esempio dell'indomita passione della protagonista e della sua volontà di non piegarsi al silenzio della mediocrità...Film intenso anch'esso. Questi film quasi si propongono come 'rivelazioni' di qualcosa che è in noi sepolto dalle convenzioni, dalle aspettative, dalle convinzioni che arrivano da 'altrove'. Per questo, alla fine, ci sono familiari e le riconosciamo Devo dire però che l'emozione è qualcosa che non tinge necessariamente e maggiormente il femminile. Ricordo con molta intensità anche il film "Le regole della casa del sidro" il cui regista (credo sia danese) ha saputo con una scrittura straordinaria e una 'poesia magistrale' raccontare la scabrosità e il dramma dell'aborto. Tema dolorosamente femminile. Un saluto evi ![]() |
a cura di EVI |
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