IL FORUM DI ERIDANO SCHOOL - Astrologia e dintorni
 
FORUM DI ASTROPOESIA
Inserito il su Eridano School - Astrologia e dintorni
 
DISCUSSIONE: L'INFINITO
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
De l'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminato
Spazio di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo, ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e 'l suon di lei. Così tra questa
Infinità s'annega il pensier mio:
E 'l naufragar m'è dolce in questo mare. GIACOMO LEOPARDI
a cura di nunzy
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RISPOSTE
 
del 04/01/2008 01:11:38
In questo spazio così sacro mi sembrava doveroso onorare la grandezza dei versi di uno dei più grandi poeti mai esistiti,e da me molto amato.
cancro doc,nasce a recanati
il 29 giugno1798
IL SUO DOLORE,COSMICO,IL SUO AMORE,ETERNO
arrivo ad odiare la vita a tal punto da scrivere un canto...

A SE STESSO

Or poserai per sempre,
Stanco mio cor. Perì l'inganno estremo,
Ch'eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
In noi di cari inganni,
Non che la speme, il desiderio è spento.
Posa per sempre. Assai
Palpitasti. Non val cosa nessuna
I moti tuoi, né di sospiri è degna
La terra. Amaro e noia
La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.
T'acqueta omai. Dispera
L'ultima volta. Al gener nostro il fato
Non donò che il morire. Omai disprezza
Te, la natura, il brutto
Poter che, ascoso, a comun danno impera,
E l'infinita vanità del tutto.

SAREBBE DAVVERO INTERESSANTE STUDIARE IL SUO TEMA NATALE..
a cura di NUNZY
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del 04/01/2008 01:33:23
Ho pensato più volte al caro giacomo...ma non mi sono mai permesso di aggiungere la sua immancabile e stentorea presenza nelle nostre cartelle...

sebbene sia uno dei più grandi,(a certe altezze sono tutti esseri di luce che giocano coi simboli)le sue poesie-filosofie sono davvero toccanti, floride, narrative, quasi mistiche...e sempre desiderose di un accoglienza che gli fu sovente negata..quel ricongiungimento con la natura che spesso vede matrigna, e soprattutto con quell'ambiente che non gli dà le possibilità per esprimere tutte le sue sensibilità, che davanti ai libri sembrano davvero limitate ad uno spazio angusto.

Ed anche per un sole-saturno e luna capricorno come lui, è stato davvero difficoltoso, rapportarsi con una sensibilità generosa e desiderosa di contatto umano raffrontata ad un impianto familiare ligio alle usanze spesso troppo bigotte e tese al freddo uso della litania cattolica, non alla sua messa in uso del grande insegnamento della compassione e dell'empatia cristiana.

In tutta la sua tristezza si vede una dolcezza esistenziale che trasporta verso mondi lontani, verso una malinconia accettata che solca con l'ineffabile pensiero immagini e suoni, toccandoli delicatamente...finchè, esausto e franto, non si riversa con amarezza e disillusione nella poesia A me stesso, usando tutta la durezza levigata di disincanto del sole saturnino.

Grande leopardi
arcangelo

ps ci sarebbero praticamente tutte le opere da riportare sul forum..un lavoro utile e nutriente, indubbiamente
a cura di ARCANGELO
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del 04/01/2008 01:48:18
ci avrei giurato, caro arcangelo che tu avresti raccolto PER PRIMO la magia di questa poesia e dell'opera tutta del GRANDE POETA..
L'HO AMATO DA SEMPRE E E I SUOI VERSI MI SONO NELL''ANIMA...
Io non so a che ora sia nato ma ho sempre immaginato avesse un sole in 12à...se proietti la domificazione in tal senso..io ci ritriovo tutto(o quasi)LUI..
DOMANI TI DICO DI PIU'....(I MIEI NEURONI..AHIA!!!
)
UNA DOLCE NOTTE
NUNZY
a cura di NUNZY X ARCANGELO
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del 04/01/2008 08:43:39
Ciao Nunzi,
concordo con voi per la scelta ed avevamo infatti cominciato sotto il post di Pablo Neruda a parlare di Leopardi...la sua ora di nascita sono le 19. Cancro, asc.sagittario con luna in capricorno in I casa. Me lo ricordo molto bene perchè ho gli stessi valori...

Ciao Ale
a cura di ALE70
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del 04/01/2008 09:23:55
cari amici,
sono in partenza ma devo dire due parole su Leopardi, mio poeta preferito.
La cosa che mi lascia di stucco è l'ascendente Sagittario. Sono poco convinta, anche dato il suo fisico molto segnato a livello di ossatura, che sia questo l'ascendente. Io avrei dato per certo un ascendente Capricorno...
Che ne dite voi?
Che fosse Cancro non ci piove.. uno che ha scritto "alla Luna".. di che segno poteva essere?
Però la sua sofferenza anche fisica.. era un po' deforme.. come se avesse avuto un'artrite deformante.. mi fa specie che abbia un ascendente gioviale.
Che ne dite?
Un bacio Lidia
a cura di LIDIA
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del 04/01/2008 10:01:18
Le tue parole, cara lidia, cascano a proposito. mi viene da pensare..come data di nascita di Leopardi ho trovato le 20h00 di sera, cosa che segnerebbe l'ascendente ai 13°34" del capricorno.
Richiamando così quel "fragile" saturno in cancro, congiunto al sole (Come a dire che leopardi saturno ce l'aveva proprio nelle "ossa", tautologicamente parlando)

Senza ora di nascita, proviamo ad identificare un indizio che possa portarci alla data corretta...

Se nato alle 19,00 l'ascendente è sagittario, il maestro è Giove in Toro in 4a (costituzione senz'altro robusta)l'immagine iniziale che avrebbe della vita sarebbe cmq più gioviale, anche se l'ascendente prosegue per tutto il capricorno per finire in acquario. Senza contare che questo giove è congiunto a venere, e questo sarebbe un indizio ancora più forte di salute perlomeno continuativa, a parte qualche sbalzo stagionale. L'opposizione con Nettuno la vedo meno castrante per la salute che neanche l'avere un saturno importante per la propria immagine, come l'asc tutto capricorno-acquario richiede.

Inoltre con un asc solo capricornino acquariano acquista importanza anche urano, che si trova proprio opposto a marte, provocandogli spesso febbri, doloretti, e cronicizzando la situazione impostagli da saturno inizialmente.
Come se non bastasse, saturno sarebbe appiccicato al Dsc e opposto radicalmente all'ascendente...con il Sole in 6a.

Mentre, parlando di sensibilità creativa sensibile all'essenza simbolica, Nettuno nato alle 20 è proprio congiunto al grado al MC.

non vorrei aver scritto cavolate o eccessive illazioni, a me sembra che così il discorso funzioni...poi magari mi perdo qualcosa.

un saluto a voi e a leopardi, arcangelo
a cura di ARCANGELO
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del 04/01/2008 10:42:24
il ns.caro,unico, giacomo|
E' stato il mio primo amore...era così triste e nello stesso tempo così intenso che mi riflettevo completamente in lui..Il Sabato del villaggio..troppo veritiera e pur così romantica è tutt'ora una poesia attuale.
Anche io proporrei un asc.capricorno.
Un professore dell'università che ho conosciuto (asc capricorno) sembra la sua fotocopia, scrive, malaticcio, ciuso,ecc..
saluti
a cura di MIRELLA
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del 04/01/2008 11:29:45

cari amici grazie dei dati ricevuti....
non ho mai voluto approfondire le ricerche...quasi una forma di timidezza..nei confronti di un grande amore...(pensate che anni fa feci una sfilata con abiti scultura che avevano come tema...le donna vista da leopardi..(la sua venere in toro deve averlo fatto soffrire..assai..)
ho immmaginato il suo tema natale completamente diverso...
però alla luce dei nuovi dati..sarei proprio daccordo con l'ascendente in capricorno...e spostando di poco la data di nascita ufficiale alle19.15..si otterrebbe un asc. capric,ma anche un sole in 7 che congiunto a saturno indicherebbe quella fatica a interagire con il mondo..
poi un giove-padre in toro in 4a..
e un nettuno -madrein scorp.in 10ain opposizione
e un'altro punto su cui riflettere è l'opposizione 2/8..fra urano in 8 in vergine(ferabbe pensare ad un ragazzetto che ha vissuto in un ambiente assai ristretto e avaro le sue esuberanze adolescenziali )e marte che si oppone ..ma si congiunge a plutone...
:star:
mi fa pensare a un bambino con la necessità profonda di aver avuto l'impossibilità di un accesso profondo ,direi una necessità dell'anima,asd un accudimento interiore a lui negato da una madre...di cui sappiamo almeno quanto fosse avara...anche nel darsi..
..mah chissà...cosa ne pensate???
a cura di NUNZY
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del 04/01/2008 13:33:00
Cari tutti,

l'ora di nascita le 19, l'ho presa da libro di Ciro Discepolo "Come scoprire i segreti di un'oroscopo" del 1988 e comunque anche nel libro nella sezione riguardante Leopardi sono suscitate delle perplessità, riporto tali frasi:

Discepolo dice"...alle ore 19, come ha rilevato personalmente l'amico e collega Mario Zoli sui registri di nascita dell'epoca.Secondo una ricostruzione che ne fa Zodiaco, la nascita sarebbe avvenuta alle 19,30:ciò su considerazioni del collega Carlo Jansiti,che vedeva più giusto un Asc. ai primi gradi del Capricorno.Secondo me può essere accettata anche la prima versione dell'ora (le 19) in quanto con essa l'Asc.verrebbe a cadere a 28°15' in Sagg.e dovrebbe leggersi,di conseguenza,come Capricorno a tutti gli effetti."

Ale
a cura di ALE70
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del 04/01/2008 22:59:22
cara ale non sono daccordo perchè anche se l'asc. è a 29.9..rimane comunque espresso in tal segno..
E' vero che intercetterebbe subito il capr. ma sposterebbe anche la 7a in gemelli...
non so...
a cura di NUNZY PER ALE
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del 05/01/2008 09:06:32
Cara Nunzy,

infatti ho solo voluto riportare le parole del libro...so che Lidia dice per prima che dove cade la I casa sta lì l'asc. ma siamo proprio sicuri che l'influenza all'asc. non la possa poi dare tutta l'estensione della I casa nei vari segni in cui si estende? (La mia vuole essere solo una domanda,non affermazione!!!).
Ti dirò, avendo io l'asc. a 28° del sagittario, per tanti versi mi sento e posso anche apparire come capricorno (potrebbe però anche essere la mia luna sempre in capricorno...),scusami voleva essere solo una riflessione!!!!

Volevo anche dirvi se non lo sapete già che in febbraio uscirà vita,poetica,opere scelte di Leopardi in edicola...ieri è uscito Neruda e prossima settimana Carducci...sono informata perchè...ho l'edicola!!!

Con simpatia Ale

a cura di ALE70
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del 05/01/2008 13:07:40
Cara Ale70,
hai l'edicola?!?
sto cercando "disperatamente" (direi che ci sta) quell'enciclopedia geografica uscita quasi due anni fa con il Corriere, che oramai è introvabile..ho fatto il giro di telefonate dalla DeAgostini di novara al giornale direttamente a milano..nisba.

come posso fare? cosa mi consigli?
...e per caso, hai qualche numero??

il trovarobe-arcangelo
a cura di ARCANGELO
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del 05/01/2008 15:18:12
Caro Arcangelo,
ho l'edicola,non sono una maga...
più che telefonare da privato direttamente alla DeAgostini, non saprei...non mi ricordo il nome dell'opera,ma quando passa così tanto tempo...forse l'unica cosa che puoi fare è attendere la ristampa che di solito ripropongono nel giro di 2 o 3 anni.

Ale
a cura di ALE70
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del 06/01/2008 01:36:51
già..peccato.
grazie cmq per la risposta..vedrò le possibili opzioni, magari ebay o qualche libreria con inserti specializzati.

un salutone

GIACOMO LEOPARDI
°°°°°°°°°°Il Sabato del Villaggio°°°°°°°

La donzelletta vien dalla campagna,
In sul calar del sole,
Col suo fascio dell'erba; e reca in mano
Un mazzolin di rose e di viole,
Onde, siccome suole,
Ornare ella si appresta
Dimani, al dì di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
Su la scala a filar la vecchierella,
Incontro là dove si perde il giorno;
E novellando vien del suo buon tempo,
Quando ai dì della festa ella si ornava,
Ed ancor sana e snella
Solea danzar la sera intra di quei
Ch'ebbe compagni dell'età più bella.
Già tutta l'aria imbruna,
Torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre
Giù da' colli e da' tetti,
Al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
Della festa che viene;
Ed a quel suon diresti
Che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
Su la piazzuola in frotta,
E qua e là saltando,
Fanno un lieto romore:
E intanto riede alla sua parca mensa,
Fischiando, il zappatore,
E seco pensa al dì del suo riposo.
Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
E tutto l'altro tace,
Odi il martel picchiare, odi la sega
Del legnaiuol, che veglia
Nella chiusa bottega alla lucerna,
E s'affretta, e s'adopra
Di fornir l'opra anzi il chiarir dell'alba.
Questo di sette è il più gradito giorno,
Pien di speme e di gioia:
Diman tristezza e noia
Recheran l'ore, ed al travaglio usato
Ciascuno in suo pensier farà ritorno.
Garzoncello scherzoso,
Cotesta età fiorita
È come un giorno d'allegrezza pieno,
Giorno chiaro, sereno,
Che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
Stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo'; ma la tua festa
Ch'anco tardi a venir non ti sia grave.

mi dà sempre un atmosfera di spensieratezza, di quieta gratitudine e semplicità serena.
non ci sono poi parole per le sensazioni che descrive..
non vorrei peccare di hybris postando proprio io questa stupenda poesia, ma è davvero bella...

buonanotte a tutti con questo spirito :)
a cura di ARCANGELO
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del 06/01/2008 13:34:01
Caro Arcangelo,

l'avevo studiata tutta a memoria,ora me ne ricordo la metà...ma rileggendola più volte sono sicura che riuscirei a recitarla tutta...che bello! Oltre a leggerle infatti mi piace di più recitarle, anche alle mie figlie, pensa che quando avevano 2 anni io gli recitavo per farle addormentare il 5 Maggio di Manzoni(Ei fù, siccome immobile...)ne so un pò più della metà e quella è veramente lunga...solo per il piacere di recitarla...figurati loro cosa ci capivano....

Ale
a cura di ALE70
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del 06/01/2008 13:56:16
Alla luna
O graziosa luna, io mi rammento
che, or volge l’anno, sovra questo colle
io venia pien d’angoscia a rimirarti:
e tu pendevi allor su quella selva
siccome or fai, che tutta la rischiai.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
che mi sorgea sul ciglio, alla mie luci
il tuo volto apparia, ché travagliosa
era mia vita: ed è, né cangia stile,
o mia diletta luna. E pur mi giova
la ricordanza, e il noverar l’etate
del mio dolore. Oh come grato occorre
nel tempo giovanil, quando ancor lungo
la speme e breve ha la memoria il corso,
il rimembrar delle passate cose,
ancor che triste, e che l’affanno duri!
( Giacomo Leopardi, Idilli 1819 )

(Ho collocato l'ora di nascita alle 19.30)
UN cancro a tutti gli effetti..
leggendo con attenzione questa poesia,ci trovo quel dolore che affligge i grandi
allorchè vengono allontanati dalla possibilità di rompere gli schemi..
plutone cong a marte in 2a in pesci...caro arcangelo mi fa venire i brividi...marte poi si oppone a urano in 8a..in vergine(altro brivido..
Sai che mi viene da pensare ...a un concepimento forzato..,obbligato e doveroso..un atto di non volonta materno,che a quel cucciolo che cerca il nutrimento...e il contenimento...e l'accudimento..lì in quella seconda casa qualcosa non ha funzionato..
Ha cercato con gli occhi dell'anima di poter essere capito guidato..ma sicuramente..ignorato perchè deluso intimamente dallo scarso amore materno e da una volontà paterna indiscutibile..
Madre non arida ma delusa (nettuno 10)
da padre(giove)incapace di mediare..
lei riversa le sue frustrazioni su quel bimbo che da buon cancro cerca proprio in lei il nutrimento che non ottiene..
come se fosse lui il grande leopardi a sfidare il destino ed odiare quel saturno...la mia sensazione è che se non avesse vissuto un dolore grande che trovo in tutti quelli che hanno saturno in cancro(se non erro è la generazione della seconda guerra mondiale) quella grandezza d'animo e di poeta non sarebbe venuta alla luce...
Non rimane che godere dei versi del dolore di un uomo che ci ha lasciato in eredità ...l'oscura ombra di un plutone
cosìprofondo..

Mi piacerebbe sapere caro amico(Qui non si può proprio appellarti elfetto...in te ..lo sai ci sono i semi del gigante)
come lo senti tu il dolore cosmico del leopardi...dove ritieni che sia la radice del suo male..
a cura di NUNZY -ARCANGELO
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del 06/01/2008 14:07:11
...errata corrige..
volevo dire che la generazione della guerra aveva PLUTONE in cancro..non saturno...
SARA' CHE è LA GENERAZIONE DI MIO PADRE...E ANCHE LUI UN POETA....CI HO SEMPRE TROVATO SIMILITUDINI...
a cura di NUNZY PER ARCANGELO
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del 06/01/2008 15:07:33
....ovviamente mi interessano molto anche le tue riflessioni su quello che chiedo ad arcangelo...
ho adottato l'ora ufficiale...però se tu senti davvero che lui possa essre un asc. saggittario..vorrei capire come posizioni
i pianeti e gli aspetti per sostenere questo..
tanto cara mia se ci sbagliamo che importa!nessuno potrà toglieci la nostra convinzione della grandezza dei suoi tristi versi...
..e "il naufragar c'è dolce in questo mare"
ciao
a cura di NUNZY PER ALE
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del 06/01/2008 18:25:06
mi scuso in anticipo se magari i versi potranno contenere frasi sommarie, non chiare o poco accessibili..

ci provo, sono solo un appassionato.

dunque, analizziamo meglio il tema di Leopardi.

Io partirei dal pianeta che lo ha solcato profondamente, gli ha fatto sentire tutte le note della fatica dell'esistenza, donandogli per questo una sensibilità guadagnata, come dice la critica "La malattia diede al L. non un motivo di lamento individuale, ma divenne un formidabile strumento conoscitivo".

sembra davvero forte una presenza saturnina che riguardi le ossa e la precarietà di salute: dopo aggravamenti e ripetute ma palliative cure, si spegne a 39 anni ridotto a cecità e immobilità quasi complete il 14 giugno 1837. Lesione di Giove e della casa 2a (vista) e predominanza schiacciante di Saturno nel tema, anche se non ci è ancora chiara la sua debilità dati i tanti trigoni del pianeta e la sua forte presenza (Asc. e luna Capricorno, Sole cong saturno, marte e nettno in trigono, giove e urano in sestile. per sostenere così tanti aspetti, spesso (opinione personale) il vantaggio delle configurazioni armoniche risulta molto più sottile, poichè si ha cmq un rapporto di stretta collaborazione con questo pianeta che richiede così tanta responsabilità e consapevolezza di sè.
consapevolezza che richiamerà con vigore nei versi de "La ginestra o il fiore del deserto", (suo testamento morale) dove la ragione serve a far cadere i veli e a guardare in faccia la realtà. Siamo veri uomini se la guardiamo in faccia (trigono Saturno-Nettuno, stoicismo e dicotomia equilibrata tra "l'aggiungere nettuniano e il togliere saturnino: stato di equilibrio pratico della fantasia." Inoltre vi sono altre note tipicamente saturnine: nella polemica contro il XIX secolo L. aveva insistito spesso su questo presunto "infantilismo" dei suoi contemporanei -> qui lui si vede come eroe candido (cancro) che tuttavia si erge al di sopra degli altri, seppur con disincanto emotivo (cong saturno) in relazione col collettivo (trigono nettuno)con un giudizio che si riferiva da un lato al costante indebolimento fisico dell'uomo nel corso del progresso della civiltà, dall'altro alla tendenza a rifugiarsi nelle teorizzazioni spiritualistiche, nuove favole consolatorie per un'umanità tornata bambina. Riesce a dare un giudizio forte della civiltà (sole trigono marte) sebbene si senta in qualche modo "esterno perchè troppo in relazione con loro" (aspetto con nettuno).

Prosegue poi nel canto non definendo (chiama) sè stesso ricco o forte, e in mezzo alla gente non finge in maniera ridicola di possedere (non fa risibil mostra) una vita splendida o un fisico pieno di salute (valente); ma senza vergognarsi fa vedere (lascia parer) di essere privo (mendico) di forza e ricchezza (tesor) e parlando chiama le cose col loro nome apertamente, e stima la sua condizione (Sue cose) secondo verità-> modalità forte di realtà; spinge a vedere la verità come lui stesso, a togliere veli di disillusioni.

Non aggiunge alle sue miserie gli odi e l'ira e verso i fratelli (dando la colpa del proprio dolore agli uomini) ma segna la colpa a quella che è veramente responsabile, cioè la natura, "che de' mortali madre è di parto e di voler matrigna" (e qui salta fuori quella luna in capricorno-disillusione della madre nettuno in Xa, in contrasto con un bisogno forte di sensibilità nutritiva e generosa, quella luna in rapporto a venere giove in toro).

Considera inoltre la religione come mettersi dei veli davanti agli occhi: come dargli torto con quel Nettuno Xa opposto a giove? qui si vede proprio la dinamica nettuniana: l'aggiungere qualcosa (dei veli) davanti agli occhi (giove). precisa puntualizzazione della sua opposizione. preferisce vedere (giove) la vera realtà, senza aggiungerci troppe cose sopra (sebbene si malincuora per questa sua naturale tendenza all'infinito-nettuno, sebbene la poesia scritta si colorasse anche tanto dell'indefinito-luna, diverso dal collettivo in senso più ampio).

ma per ora termino qui.
a cura di ARCANGELO
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del 06/01/2008 18:46:28
qui di seguito LA GINESTRA (1836), per capire meglio l'argomento..è stato l'ultimo grande canto del poeta completo (Il tramonto della luna è rimasto interrotto).

°~°~La ginestra o il fiore del deserto°~

Qui su l'arida schiena
Del formidabil monte
Sterminator Vesevo,
La qual null'altro allegra arbor né fiore,
Tuoi cespi solitari intorno spargi,
Odorata ginestra,
Contenta dei deserti. Anco ti vidi
Dè tuoi steli abbellir l'erme contrade
Che cingon la cittade
La qual fu donna dè mortali un tempo,
E del perduto impero
Par che col grave e taciturno aspetto
Faccian fede e ricordo al passeggero.
Or ti riveggo in questo suol, di tristi
Lochi e dal mondo abbandonati amante,
E d'afflitte fortune ognor compagna.
Questi campi cosparsi
Di ceneri infeconde, e ricoperti
Dell'impietrata lava,
Che sotto i passi al peregrin risona;
Dove s'annida e si contorce al sole
La serpe, e dove al noto
Cavernoso covil torna il coniglio;
Fur liete ville e colti,
E biondeggiàr di spiche, e risonaro
Di muggito d'armenti;
Fur giardini e palagi,
Agli ozi dè potenti
Gradito ospizio; e fur città famose
Che coi torrenti suoi l'altero monte
Dall'ignea bocca fulminando oppresse
Con gli abitanti insieme. Or tutto intorno
Una ruina involve,
Dove tu siedi, o fior gentile, e quasi
I danni altrui commiserando, al cielo
Di dolcissimo odor mandi un profumo,
Che il deserto consola. A queste piagge
Venga colui che d'esaltar con lode
Il nostro stato ha in uso, e vegga quanto
È il gener nostro in cura
All'amante natura. E la possanza
Qui con giusta misura
Anco estimar potrà dell'uman seme,
Cui la dura nutrice, ov'ei men teme,
Con lieve moto in un momento annulla
In parte, e può con moti
Poco men lievi ancor subitamente
Annichilare in tutto.
Dipinte in queste rive
Son dell'umana gente
Le magnifiche sorti e progressive .

Qui mira e qui ti specchia,
Secol superbo e sciocco,
Che il calle insino allora
Dal risorto pensier segnato innanti
Abbandonasti, e volti addietro i passi,
Del ritornar ti vanti,
E procedere il chiami.
Al tuo pargoleggiar gl'ingegni tutti,
Di cui lor sorte rea padre ti fece,
Vanno adulando, ancora
Ch'a ludibrio talora
T'abbian fra sé. Non io
Con tal vergogna scenderò sotterra;
Ma il disprezzo piuttosto che si serra
Di te nel petto mio,
Mostrato avrò quanto si possa aperto:
Ben ch'io sappia che obblio
Preme chi troppo all'età propria increbbe.
Di questo mal, che teco
Mi fia comune, assai finor mi rido.
Libertà vai sognando, e servo a un tempo
Vuoi di novo il pensiero,
Sol per cui risorgemmo
Della barbarie in parte, e per cui solo
Si cresce in civiltà, che sola in meglio
Guida i pubblici fati.
Così ti spiacque il vero
Dell'aspra sorte e del depresso loco
Che natura ci diè. Per questo il tergo
Vigliaccamente rivolgesti al lume
Che il fè palese: e, fuggitivo, appelli
Vil chi lui segue, e solo
Magnanimo colui
Che sé schernendo o gli altri, astuto o folle,
Fin sopra gli astri il mortal grado estolle.

Uom di povero stato e membra inferme
Che sia dell'alma generoso ed alto,
Non chiama sé né stima
Ricco d'or né gagliardo,
E di splendida vita o di valente
Persona infra la gente
Non fa risibil mostra;
Ma sé di forza e di tesor mendico
Lascia parer senza vergogna, e noma
Parlando, apertamente, e di sue cose
Fa stima al vero uguale.
Magnanimo animale
Non credo io già, ma stolto,
Quel che nato a perir, nutrito in pene,
Dice, a goder son fatto,
E di fetido orgoglio
Empie le carte, eccelsi fati e nove
Felicità, quali il ciel tutto ignora,
Non pur quest'orbe, promettendo in terra
A popoli che un'onda
Di mar commosso, un fiato
D'aura maligna, un sotterraneo crollo
Distrugge sì, che avanza
A gran pena di lor la rimembranza.

Nobil natura è quella
Che a sollevar s'ardisce
Gli occhi mortali incontra
Al comun fato, e che con franca lingua,
Nulla al ver detraendo,
Confessa il mal che ci fu dato in sorte,
E il basso stato e frale;
Quella che grande e forte
Mostra sé nel soffrir, né gli odii e l'ire
Fraterne, ancor più gravi
D'ogni altro danno, accresce
Alle miserie sue, l'uomo incolpando
Del suo dolor, ma dà la colpa a quella
Che veramente è rea, che dè mortali
Madre è di parto e di voler matrigna.
Costei chiama inimica; e incontro a questa
Congiunta esser pensando,
Siccome è il vero, ed ordinata in pria
L'umana compagnia,
Tutti fra sé confederati estima
Gli uomini, e tutti abbraccia
Con vero amor, porgendo
Valida e pronta ed aspettando aita
Negli alterni perigli e nelle angosce
Della guerra comune. Ed alle offese
Dell'uomo armar la destra, e laccio porre
Al vicino ed inciampo,
Stolto crede così qual fora in campo
Cinto d'oste contraria, in sul più vivo
Incalzar degli assalti,
Gl'inimici obbliando, acerbe gare
Imprender con gli amici,
E sparger fuga e fulminar col brando
Infra i propri guerrieri.
Così fatti pensieri
Quando fien, come fur, palesi al volgo,
E quell'orror che primo
Contra l'empia natura
Strinse i mortali in social catena,
Fia ricondotto in parte
Da verace saper, l'onesto e il retto
Conversar cittadino,
E giustizia e pietade, altra radice
Avranno allor che non superbe fole,
Ove fondata probità del volgo
Così star suole in piede
Quale star può quel ch'ha in error la sede.

Sovente in queste rive,
Che, desolate, a bruno
Veste il flutto indurato, e par che ondeggi,
Seggo la notte; e su la mesta landa
In purissimo azzurro
Veggo dall'alto fiammeggiar le stelle,
Cui di lontan fa specchio
Il mare, e tutto di scintille in giro
Per lo vòto seren brillare il mondo.
E poi che gli occhi a quelle luci appunto,
Ch'a lor sembrano un punto,
E sono immense, in guisa
Che un punto a petto a lor son terra e mare
Veracemente; a cui
L'uomo non pur, ma questo
Globo ove l'uomo è nulla,
Sconosciuto è del tutto; e quando miro
Quegli ancor più senz'alcun fin remoti
Nodi quasi di stelle,
Ch'a noi paion qual nebbia, a cui non l'uomo
E non la terra sol, ma tutte in uno,
Del numero infinite e della mole,
Con l'aureo sole insiem, le nostre stelle
O sono ignote, o così paion come
Essi alla terra, un punto
Di luce nebulosa; al pensier mio
Che sembri allora, o prole
Dell'uomo? E rimembrando
Il tuo stato quaggiù, di cui fa segno
Il suol ch'io premo; e poi dall'altra parte,
Che te signora e fine
Credi tu data al Tutto, e quante volte
Favoleggiar ti piacque, in questo oscuro
Granel di sabbia, il qual di terra ha nome,
Per tua cagion, dell'universe cose
Scender gli autori, e conversar sovente
Cò tuoi piacevolmente, e che i derisi
Sogni rinnovellando, ai saggi insulta
Fin la presente età, che in conoscenza
Ed in civil costume
Sembra tutte avanzar; qual moto allora,
Mortal prole infelice, o qual pensiero
Verso te finalmente il cor m'assale?
Non so se il riso o la pietà prevale.
Come d'arbor cadendo un picciol pomo,
Cui là nel tardo autunno
Maturità senz'altra forza atterra,
D'un popol di formiche i dolci alberghi,
Cavati in molle gleba
Con gran lavoro, e l'opre
E le ricchezze che adunate a prova
Con lungo affaticar l'assidua gente
Avea provvidamente al tempo estivo,
Schiaccia, diserta e copre
In un punto; così d'alto piombando,
Dall'utero tonante
Scagliata al ciel profondo,
Di ceneri e di pomici e di sassi
Notte e ruina, infusa
Di bollenti ruscelli
O pel montano fianco
Furiosa tra l'erba
Di liquefatti massi
E di metalli e d'infocata arena
Scendendo immensa piena,
Le cittadi che il mar là su l'estremo
Lido aspergea, confuse
E infranse e ricoperse
In pochi istanti: onde su quelle or pasce
La capra, e città nove
Sorgon dall'altra banda, a cui sgabello
Son le sepolte, e le prostrate mura
L'arduo monte al suo piè quasi calpesta.
Non ha natura al seme
Dell'uom più stima o cura
Che alla formica: e se più rara in quello
Che nell'altra è la strage,
Non avvien ciò d'altronde
Fuor che l'uom sue prosapie ha men feconde.

Ben mille ed ottocento
Anni varcàr poi che spariro, oppressi
Dall'ignea forza, i popolati seggi,
E il villanello intento
Ai vigneti, che a stento in questi campi
Nutre la morta zolla e incenerita,
Ancor leva lo sguardo
Sospettoso alla vetta
Fatal, che nulla mai fatta più mite
Ancor siede tremenda, ancor minaccia
A lui strage ed ai figli ed agli averi
Lor poverelli. E spesso
Il meschino in sul tetto
Dell'ostel villereccio, alla vagante
Aura giacendo tutta notte insonne,
E balzando più volte, esplora il corso
Del temuto bollor, che si riversa
Dall'inesausto grembo
Su l'arenoso dorso, a cui riluce
Di Capri la marina
E di Napoli il porto e Mergellina.
E se appressar lo vede, o se nel cupo
Del domestico pozzo ode mai l'acqua
Fervendo gorgogliar, desta i figliuoli,
Desta la moglie in fretta, e via, con quanto
Di lor cose rapir posson, fuggendo,
Vede lontan l'usato
Suo nido, e il picciol campo,
Che gli fu dalla fame unico schermo,
Preda al flutto rovente,
Che crepitando giunge, e inesorato
Durabilmente sovra quei si spiega.
Torna al celeste raggio
Dopo l'antica obblivion l'estinta
Pompei, come sepolto
Scheletro, cui di terra
Avarizia o pietà rende all'aperto;
E dal deserto foro
Diritto infra le file
Dei mozzi colonnati il peregrino
Lunge contempla il bipartito giogo
E la cresta fumante,
Che alla sparsa ruina ancor minaccia.
E nell'orror della secreta notte
Per li vacui teatri,
Per li templi deformi e per le rotte
Case, ove i parti il pipistrello asconde,
Come sinistra face
Che per vòti palagi atra s'aggiri,
Corre il baglior della funerea lava,
Che di lontan per l'ombre
Rosseggia e i lochi intorno intorno tinge.
Così, dell'uomo ignara e dell'etadi
Ch'ei chiama antiche, e del seguir che fanno
Dopo gli avi i nepoti,
Sta natura ognor verde, anzi procede
Per sì lungo cammino
Che sembra star. Caggiono i regni intanto,
Passan genti e linguaggi: ella nol vede:
E l'uom d'eternità s'arroga il vanto.

E tu, lenta ginestra,
Che di selve odorate
Queste campagne dispogliate adorni,
Anche tu presto alla crudel possanza
Soccomberai del sotterraneo foco,
Che ritornando al loco
Già noto, stenderà l'avaro lembo
Su tue molli foreste. E piegherai
Sotto il fascio mortal non renitente
Il tuo capo innocente:
Ma non piegato insino allora indarno
Codardamente supplicando innanzi
Al futuro oppressor; ma non eretto
Con forsennato orgoglio inver le stelle,
Né sul deserto, dove
E la sede e i natali
Non per voler ma per fortuna avesti;
Ma più saggia, ma tanto
Meno inferma dell'uom, quanto le frali
Tue stirpi non credesti
O dal fato o da te fatte immortali.
a cura di ARCANGELO
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del 06/01/2008 19:13:50
Complimenti Arcangelo per la tua interpretazione!
E grazie a Nunzy ovviamente per avere introdotto questo grande uomo, grande poeta, il mio preferito, ovviamente!!!!
E grazie per avere postato Alla Luna, poesia meravigliosa, come L'infinito e tante altre.
In particolar modo a me è sempre piaciuta molto A Silvia ..." o natura o natura perchè non rendi poi quel prometti allor? perchè di tanto inganni i figli i tuoi?".
Buona serata a tutti!

Chiara Inesia
a cura di CHIARA INESIA
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del 06/01/2008 19:20:00
Un ricordo che mi è ribalzato chiaro in mente ora ....il giorno dello scritto di italiano alla maturità ....mia madre si era alzata quel giorno, di solito io partivo prima che lei si alzasse perchè la mia scuola era fuori città e dunque mi svegliavo presto la mattina perchè per arrivarci dovevo prendere prima l'autobus, poi il treno e poi ancora l'autobus ...e lì sulla soglia del portone mi fece, ancora con la camicia da notte in dosso, gli in bocca al lupo e io le dissi: "speriamo che esca Leopardi" e così fu!!!
Feci il tema di italiano che portai anche all'orale, allo scritto il prof. di commissione mi diede 8, di solito non prendevo mai più di sette, forse per quello scrivere contorto, come diceva la mia prof...
Bellissimo ricordo!!!!
Ciao a tutti!

Chiara Inesia
a cura di CHIARA INESIA
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del 06/01/2008 20:31:29
Ben d'accordo con la tua definizione sacerdotessa, "la mia sensazione è che se non avesse vissuto un dolore grande che trovo in tutti quelli che hanno saturno in cancro quella grandezza d'animo e di poeta non sarebbe venuta alla luce..."

Partendo dal tecnico (e qui la morpurgo spadroneggia, a ragione) "Saturno in Cancro determina un fenomeno fisico molto netto e confermato da ampie esperienze: una carenza di calcio, un'ossature debole del soggetto. E dato l'asc presumibilmente in capricorno, si possono spiegare molte cose se l'accento-governatore è posto da saturno in cancro e non da un più "pacione" giove toro, seppur fortemente strutturato anche lui, una vera roccia. una roccia tuttavia più attaccata ai valori, e che darebbe una modellazione fisica più robusta, senz'altro nutrita meglio e con un'immagine più ottimista del saturno in cancro.

Che ci viene descritto come un saturno che si insinua con la sua prudenza in un contesto di comfort tipicamente cancerino, mette in crisi la sua "vivre dans la calme, le luxe et la voluptè" come condizione naturale che non richiede collaborazione attiva di sorta.
Il freddo realismo di Saturno parrebbe suggerire una minor appartenenza a questa teoria, ma potrebbe anche lamentarsi di continuo per l'egoismo o la mancanza di generosità altrui.

E questo si può collegare perfettamente con la visione della Natura, il tutto, d'un'incidenza matrigna come "mancanza di nutrimento di comfort sereno e stabile. inoltre anche la simbologia di sogno, e di illusione, oltre che sensibilità, può risultare eccessivamente frustrata.

Leopardi ha trasferito su carta la sua parte più bambina e allegra in certi punti, e "cassatrice" in altri. la sua tendenza è sempre quella di vivere da bambino innocente, benvoluto, da genitori civili e aperti al mondo.
Tuttavia la netta opposizione tra gli assi (nettuno-giove) ha sempre reso difficoltoso un inserimento delle potenziali "eredità" di pensiero lasciate dai genitori, in quanto una madre "non arida ma delusa" (nettuno 10a)disillusa, fissata sulla rigida pratica dottrinale cattolica..meno su quella compassione che viene invece "passata" al figlio. Che vedrà invece il padre come un aspirante erudito, divoratore di libri per i quali si indebiterà anche (eccessivo senso della spesa-Giove, divoratore di sapienza ma tuttavia senza elaborarla..compito che verrà passato al figlio, venere-giove in 4a)che erediterà tutti i libri per i quali il padre si è indebitato, che saranno un formidabile strumento di base (Toro) coi quali iniziare la sua avventura di erudito, supervisionato dall'abate Sanchini fino al 1812, quando Leopardi all'età di 14 anni ha già imparato il Greco, opera sul latino, sa l'ebraico, scrive in prosa, conosce la letteratura italiana e quella straniera. inizia già da appena nato quella configurazione mercurio-urano che molto facilmente si può leggere come sovraccarico per un bambino di quell'età che sarà condotto in un cammino intellettuale di quell'intensità che lui chiamerà "studio matto e disperatissimo" ma che tuttavia lo predisporrà verso un rapporto con il quotidiano di sicuro stampo intellettuale, e altrettanto intellettuale sarà la modalità lavorativa con la quale desidererà confrontarsi da maggiorenne (Mercurio in 6a, doppiamente valorizzato dai gemelli)

"plutone cong a marte in 2a in pesci...mi fa venire i brividi" in effetti io la vedo come una volontà fortissima multisensoriale latente di potenza che si perde e acquista forza nell'infinito. acquista i toni del fantastico e del cosmico in lui così nettuniano-lunare, ma la volontà di affermazione rimane comunque molto forte, perchè con quella configurazione è facile che si sia sentito schiacciare la sua volontà di affermazione (marte-plutone, e tutti i suoi tentativi di evasione, mandati al fallimento anche dallo zio paterno il quale ricevuta la richiesta di passaporto,avvisò il padre Monaldo)e sentito chiuso in una spirale di chiusura netta, quasi di ostracismo, compunta, pulita, cerebrale (opposizione ad urano)nella quale anche le persone con risorse esterne alle proprie (8a) potevano opporsi. Da qui altro senso di sfiducia e di ribellione, nella quale era difficile mantenere una compostezza di pensiero già molto sollecitata (mercurio quad urano)e una volontà di condivisione e di contatto molto forte (luna trigono venere, segni di terra, sole in cancro 7a seppur saturnizzato).

Chirone in 9a segnala fortemente la sua sofferenza nel non poter visitare e stabilirsi inizialmente in posti nuovi e la sua voglia di evadere, mentre il suo NN in gemelli 5a è una fortissima propulsione verso la sua scrittura e il suo pensiero su foglio, il collegare più argomenti in un'unica danza linguistica lineare creativa, colorata e sfumata dalle sue più intime sensazioni.

Altra aggiunta, per ora termino qui
buon proseguimento, arcangelo
a cura di ARCANGELO X NUNZY
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del 06/01/2008 20:51:54

un bacio...sei straordinario ..per i commenti a più tardi...festeggio il compleanno di mio figlio...un capricorno asc.ariete doc..nasce l'8 gennaio...
ciao gigante
a cura di NUNZY PER ARCANGELO
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del 06/01/2008 20:58:26
.
hai evocato ricordi che mi appartengono...
alla maturità portai una tesina con leopardi-shopenhauer a confronto...
..e tante altre cose..che ti racconto più tardi....
compleanno di mio figlio
un abbraccio
..ma voglio farti un regalo gradito..

A SILVIA
Silvia, rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi?

Sonavan le quiete
stanze, e le vie d'intorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all'opre femminili intenta
sedevi, assai contenta
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menare il giorno.

Io gli studi leggiadri
talor lasciando e le sudate carte,
ove il tempo mio primo
e di me si spendea la miglior parte,
d’in su i veroni del paterno ostello
porgea gli orecchi al suon della tua voce,
ed alla man veloce
che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
le vie dorate e gli orti,
e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
quel ch’io sentiva in seno.

Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
la vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi?

Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
da chiuso morbo combattuta e vinta,
perivi, o tenerella. E non vedevi
il fior degli anni tuoi;
non ti molceva il core
la dolce lode or delle negre chiome,
or degli sguardi innamorati e schivi;
né teco le compagne ai dì festivi
ragionavan d’amore.

Anche perìa fra poco
la speranza mia dolce: agli anni miei
anche negaro i fati
la giovinezza. Ahi come,
come passata sei,
cara compagna dell’età mia nova,
mia lacrimata speme!
Questo è il mondo? questi
i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi,
onde cotanto ragionammo insieme?
questa la sorte delle umane genti?
All’apparir del vero
tu, misera, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano.

...UNA LACRIMA FURTIVA....SCENDE SEMPRE DAI MIEI OCCHI...
L'AMORE E LEOPARDI...
BELLA DOMANDA!!!
a cura di NUNZY PER CHIARA INESIA
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del 06/01/2008 21:17:37
Ragazzi,
come mai potrei inserirmi?

Siete due mostri di sapienza...
Continuate così...

Per la cronaca, chissà perchè la mia seconda figlia si chiama Silvia...

Ale
a cura di ALE70
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del 07/01/2008 01:52:05
...non dire così..siamo tutti qui per imparare...e ognuno in cuor suo porta un arricchimento....
..SILVIA..se hai chiamato tua figlia così.....leopardi nel tuo cuore..ha lasciato un impronta...importante..
cosa ti ha spinto?
a cura di NUNZY-ALE
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del 07/01/2008 02:06:33
..ti vorrei raccontare qualcosa...ma il mio cucciolo..quello più piccolo..domani ...scuola ..levataccia per una creatura lunare come me...
perdonooooooo..ti dico solo...neuroni inceppati permettendo ::dorme::
che il mio primo amore era un poeta(avevo 16 anni..lui 18..ha impresso nella mia anima il soffio di una notte magica: guardando le stelle..e la luna...e dopo aver parlato per due 2 ore del suo amore per Leopardi..mi guarda negli occhi e mi dice..tu sei e sarai per sempre la mia musa..come silvia..e mi dedicò questi versi che ancora èporto nel cuore..
AMARE QUALCOSA
AMARE QUALCUNO
SENTIRE IL BISOGNO DI AMARE.
TU SEI
IL MIO QUALCOSA
TU SEI
IL MIO QUALCUNO
ED IO HO BISOGNO DI AMARE TE..
(SERGIO LEOVESE)

QUESTA è SOLO UNA DELLE POESIE che mi ha dedicato...
e' UNA COSA CHE ANCORA MI COMMUOVE..PENSA CHE IL SUO PSEUDONIMO è L'UNIONE DI 3 GRANDI
SERGEI esenin(chi non conosce confessioni di un malandrino!)
LEOpardi
paVESE...altro grande...e triste poeta..


forse con i miei neuroni fusi ho pasticciato un pò spero di essere riuscita ad essere chiaraaaaazzzzzzzzzzz
zzzzzz
buonanotte-buongiorno..boh!
a cura di NUNZY -CHIARA
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del 07/01/2008 02:10:58
sigh-sigh
las precedenza alle signore mi ha fatto completamentew inceppare il meccanismo..sono fusa nel romanticismo dei pensieri...la streghetta chiede alloggio alla taverna di morfeo...non sono a casa e non so...elfo mio caro mi porteresti tu??
e domani ti parlo di leopardi e il suo amore e tu mi dici che ne pensi.. ::dorme::zzzzzzzzzz
zzgiu rozzzzz
smack
a cura di NUNZY-ARCANGELO
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del 07/01/2008 09:42:01
caro Arcangelo,
concordo perfettamente con il tuo ragionamento.
Mi è subito sembrato strano.. l'ascendente Sagittario anche perchè la vita sarebbe comuqnue stata vissuta con maggior ottimismo e come un'avventura..
Per lui la vita è sofferenza, c'è quella vena di amarezza e di malinconia che è tipica del Capricorno che sente di essere stato deprivato di qualcosa.
Possiamo sicuramente considerare l'ascendente Capricorno...
Un bacio Lidia
a cura di LIDIA
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del 07/01/2008 13:41:03
Grazie cara Nunzy del tuo dono e del racconto di questo tuo meraviglioso primo Amore!!!!
Devi ritenerti davvero fortunata, credo che sia quello che ogni donna sognerebbe, di essere la Musa di colui che ama e di sentirsi recitare e dedicare dei versi così sublimi!!!
Complimenti per la Musa che sei e congratulazioni per esserti attirata colui che ha potuto omaggiarti di così tanto!
Cari Saluti!!!

Chiara Inesia
a cura di CHIARA INESIA X NUNZY
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del 07/01/2008 20:04:19
cari amici,
credo che una delle difficoltà grandissime di Leopardi sia anche quel fantastico Mercurio in Gemelli, quadrato ad Urano che, a mio avviso, in questo tema Cancro diventa fonte di grandissima difficoltà rispetto all'ambiente.
Ve lo immaginate, un bambino con una potenzialità mentale incredibile.. costretto a stare in un ambiente abbastanza chiuso e triste (la terza casa è in Pesci) e ci mostra una difficoltà di contatto con altri, un senso di nostalgia.. Si dice infatti che lui a 9 anni avesse già letto tutta la bibioteca fornitissima del padre.. perchè non aveva interlocutori e, secondo me, non aveva bambini con cui giocare..

La madre sembra una donna delusa e triste; forse delusa dal padre.. L'opposizione Nettuno Giove indica un senso di sacrificio; come se lei avesse desiderato una vita piena di sogno.. un profondo senso artistico.. ma qualcosa della vita l'aveva delusa e annientata..e lei si presenta come una donna triste.. malinconica ed immersa nei suoi pensieri.
Credo che Giacomo l'abbia spesso soccorsa.. mi sembra una persona che non esiste per lui... e lui, Cancro con la Luna in Capricorno non poteva che subire una ferita profonda.

La cecità è ben rappresentata da Urano, signore della seconda.. che si oppone dall'ottava a Marte e in più.. Plutone che quadra Venere (altri due signori simbolici della 2a e del'8a).
Credo che, alla fine, non vedere fosse la sua ultima difesa..
A che serve vedere se poi non si può avere?

Un saluto Lidia
a cura di LIDIA
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del 07/01/2008 23:49:12
Direttamente dallo zibaldone...
(26. Feb. 1822.)

Asseriscono che la natura ha data espressamente all’uomo la facoltà di perfezionarsi, e voluto che l’adoprasse, e però non ha provveduto a lui del necessario così bene come agli altri animali, anzi glien’ha mancato anche nel più essenziale. E da questa facoltà vogliono che l’uomo sia tenuto per superiore e più perfetto degli altri esseri.. Vi par questa una bella provvidenza? Dare all’uomo la facoltà di perfezionarsi, cioè di conseguire la felicità propria della sua natura; ma frattanto perchè questa perfezione non si poteva conseguire se non dopo lunghissimo spazio di tempo, e successione d’infinite esperienze,fare decisamente, e deliberatamente infelici un grandissimo numero di generazioni, cioè tutte quelle che dovevano essere innanzi che questa perfezione propria dell’esser loro, e non per tanto difficilissima e remotissima,si potesse conseguire, come ancora non possono affermare che si sia fatto.E per rispetto di questa medesima facoltà di perfezionarsi, di questo dono, di questo massimo privilegio dato dalla natura alla specie umana, mancare alla medesima del necessario, quando era evidente che questa facoltà non avrebbe avuto effetto, e non avrebbe potuto supplire al preteso mancamento della natura verso di noi, se non dopo lunghissimo tempo, e dopo che moltissime generazioni avrebbero dovuto, a differenza di tutti gli altri esseri, sentire e sopportare il detto mancamento, e l’infelicità che risulta dal non essere nello stato proprio della propria natura.In verità che questo, se fosse vero, mostrerebbe una gran predilezione della natura verso di noi, e gran superiorità nostra sugli altri esseri.Non essendo la perfezione altro che l’essere nel modo conveniente alla propria natura, e tutti gli animali e le cose essendo così, tutte sono perfette nel loro genere, e ciò vuol dire che son perfette assolutamente, non potendo la perfezione considerarsi fuori del genere di cui si discorre. La natura dunque (giacchè gli animali e le cose non hanno acquistata questa perfezione da loro, e sono in tutto secondo natura) ha fatto gli animali e le cose tutte perfette.L’uomo solo,secondo voi,l’ha fatto perfettibile. Bella superiorità e privilegio. Dare agli altri il fine, a voi il mezzo; a tutti la perfezione, a voi non altro che il mezzo di ottenerla. E di più un mezzo o inefficace e quasi illusorio, o così poco efficace, che, lasciando gl’infiniti ostacoli, e l’immenso spazio di tempo che s’è dovuto passare prima di ridurci allo stato presente, in questo ancora non possiamo esser tanto arditi nè sciocchi da darci per perfetti (che vorrebbe dir felici, quando siamo il contrario): e oltre a questo non sappiamo quando lo potremo essere: anzi non possiamo congetturar neppure in che cosa potrà consistere la nostra perfezione se mai s’otterrà: e per ultimo, se parliamo da vero, siamo o dobbiamo essere omai più che persuasi, che la detta perfezione, qualunque ce la figuriamo, non s’otterrà mai, e non diverremo mai più felici. E pur gli animali lo sono dal principio del mondo in poi, senza essersi mossi dalla natura. Ecco la superiorità naturale su tutti gli esseri, che si scopre in noi mediante la bella e generale supposizione della nostra perfettibilità.

C'E' DA RIFLETTERE..
a cura di NUNZY-LIDIA E TUTTI
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del 08/01/2008 00:34:41
bellissima ripresa dallo zibaldone...

4526 facciate di quaderno, verrebbe voglia di prendere l'edizione critica in 3 volumi.

fa davvero riflettere, c'è qualcosa di davvero magico e anticipatore in quelli che allora sembravano solamente deliri fatti risalire al dolore del poeta..che in realtà era un pensatore molto più avanti del suo tempo con una formidabile forma mentis e tecnica linguistica, oltre che tutta l'immensità del suo animo
a cura di ARCANGELO X NUNZY
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del 08/01/2008 01:18:52
a cura di NUNZY-ARCY
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