Tutti aspiriamo alla felicità, ma ogni vita contiene in sé gioia e dolore, luce e tenebre. Ci può capitare di perdere il lavoro, di divorziare, di ammalarci, e allora ci inabissiamo in un periodo oscuro mettendo in discussione tutto ciò che siamo.
La maggior parte di noi a questo punto cerca freneticamente qualche via per uscire dallo sconforto, e magari ricorre a futili divertimenti o all'alcol. Oppure pensa che sia solo "depressione" e si rivolge a uno psicologo. In questo modo, però, si spreca un'opportunità preziosa: quella di cambiare prospettiva.
La crisi deve darci la spinta per interrogarci su ciò che vogliamo nel profondo di noi. Per esempio, essere lasciati dal partner offre l'occasione per capire che cosa non ha funzionato nel rapporto, cosa cerchiamo davvero nell'altro o siamo disposti a dargli, come siamo stati influenzati dagli stereotipi comportamentali della nostra società e via dicendo.
Se non facciamo chiarezza in noi stessi, ripeteremo fatalmente gli stessi errori in ogni nuova relazione, affettiva o professionale che sia. Abbandoniamoci dunque alle tenebre dell'infelicità, se questa può aiutarci a progredire nella nostra evoluzione umana e a ritrovare il piacere della luce.
Individuiamo i nostri personali riti di passaggio, la nostra temporanea follia, la nostra trasformazione alchemica per diventare più veri, più forti, più completi. E senza più paura del buio.