ERIDANO SCHOOL - Astrologia e dintorni
 
PLUTONE - L’ANIMA DI LUTHIEN - Il baratro delle emozioni
a cura di DANIELA RINALDI
Inserito il su Eridano School - Astrologia e dintorni
 

L’anno scorso mi sono immersa nel mare avvolgente della dodicesima casa, non ho dovuto pensare perché le dinamiche nettuniane mi hanno guidato oltre la coscienza, insieme all’aiuto di Ermes mi sono sollevata dalla terra e ho viaggiato “altrove” e mentre scrivevo, la mia psiche si sentiva leggera come l’aria, mentre il mio corpo aveva la sensazione di fluttuare nell’acqua. Nessun rumore, nessuna distrazione, c’era solo la mia anima e un silenzio avvolgente e rassicurante mi nutriva.



Quest’anno, invece, ho dovuto trovare la forza per spingermi nel regno di Ade. Sì, sto parlando di forza, perché quando si pensa ad un luogo che non è visibile agli occhi, un territorio interiore mai esplorato, è necessario il coraggio di voler scendere, è indispensabile una volontà potente per affrontalo e una tenacia inaudita per cercare di risalire verso la luce.

Ma chi è Ade? E come si fa a descrivere il suo regno? Domande che sono plausibili quando ci si avvicina allo studio di Plutone, ma che alla fine non hanno una risposta universale e uguale per tutti proprio perché per ogni anima di questo mondo la discesa è diversa, ognuno con la propria esperienza, ognuno con il proprio dolore ma soprattutto ognuno con la propria ombra.

Ade non va confuso con il diavolo oppure con Satana, in quanto dio della morte, egli è severo, inesorabile, inflessibilmente giusto, irrevocabile nei suoi decreti. Non è quindi cattivo e non ha in odio l’umanità e tantomeno tenta al male.

Plutone in greco significa opulenza, ricchezza e abbondanza.

Egli presiede semplicemente le nostre discese, ha il potere di portare la luce e il rinnovamento di noi stessi quando ci troviamo immersi nel buio, nelle depressioni, nelle nostre ansie, nei nostri sconvolgimenti emotivi e nel nostro dolore.

Dal punto di vista mitologico era figlio di Crono e di Rea, non ebbe figli e i miti che lo vedono protagonista sono molto pochi, in quanto trascorreva la maggior parte del tempo lontano dalla vista nel suo regno sotterraneo. E’ un dio senza volto così il suo regno non ha luogo: “come il dio era l’Invisibile, così il Regno era L’inenarrabile”.



La discesa di cui parlo rappresenta l’inconscio dove vivono i ricordi, i pensieri e i sentimenti che abbiamo rimosso e tutto ciò che è stato troppo doloroso o troppo vergognoso o che gli altri (e mi riferisco all’ambiente familiare) hanno giudicato troppo inaccettabile per permetterci di manifestare la nostra vera essenza e la nostra pura volontà di espressione.

Questo vuol dire che per molti anni della nostra vita c’è stata una forte inconsapevolezza di ciò che in realtà siamo e molto spesso ci siamo trovati impreparati dal punto di vista psicologico ad una crisi oppure ad un forte dolore interiore. Si ha la sensazione di essere catapultati in un regno sotterraneo contro la nostra volontà oppure abbiamo la presunzione di calarci coscientemente credendo di sapere affrontare ciò che in realtà non conosciamo affatto di noi stessi.

Il risultato sarà sempre il medesimo, ci sentiremo violentati, torturati, terrorizzati ma soprattutto impotenti.

Sì, Ade prima di portare la luce ci distrugge e solo dopo che abbiamo visto l’inaccettabile di noi stessi, solo allora potremmo  incamminarci verso una nostra trasformazione che non è altro che una mera accettazione di parti che abbiamo letteralmente amputato e che rientrano a far parte della nostra anima.

Il mito fa una chiarezza sorprendente sui due tipi di discesa di cui ho appena accennato, mi riferisco al ratto di Persefone e al mito di Inanna ed Ereshkigal. In entrambe le narrazioni le protagoniste non sono assolutamente pronte a vedere chi sono e chi devono diventare, solo che Persefone viene rapita da Ade e quindi violentata, mentre in Inanna vi è una scelta razionale nel discendere dalla sorella Ereshkigal e solo quando giunge nel regno degli inferi subisce gli effetti del medesimo, in quanto la sorella ordina di appenderla ad un gancio per farla dissanguare mentre guarda l’inferno che la circonda.

Più in dettaglio possiamo affermare che Persefone è la parte di noi che porta alla crescita attraverso il contatto con le oscure ragioni dell’inconscio. Persefone “ossia colei che porta la luce” è la parte anima che muta in nuove forme. E’ vitalità e potenziale della nuova crescita, ossia la spinta a trovare in se stessi la sorgente di spiritualità più profonda che fuga la paura della vecchiaia e della morte.

Il suo viaggio, infatti è simbolo di una trasformazione forzata, poiché Kore (il cui nome vuol dire semplicemente fanciulla) è dipendente dalla madre Demetra che le impedisce di crescere.

Per cambiare e divenire Regina e quindi padrona di se, Kore deve essere rapita.

Nel regno infero, Kore rimarrà a lungo passiva e in preda alla paura e alla depressione finché Ade non la valorizza, rendendola pari a sé nei poteri e dunque riconoscendola come adulta responsabile.

E’ in questo modo che non solo riesce a crescere, ma si appropria di tutte quelle parti che la madre non le ha consentito di integrare e che lei ha voluto ignorare. 

Persefone diventa, quindi, anche una guida nei confronti degli stranieri che accedono al regno. Lei li prepara al Tesoro di Ade spogliandoli dei loro indumenti e di tutto ciò che essi trattengono. 

Gli stranieri dovranno avvicinarsi a sette forzieri che rappresentano le ombre del genere umano.In tale rituale è spesso accompagnata da Ermes. 





Il secondo racconto, invece, ha come protagoniste due sorelle: Inanna è la Dea sumera dell’antica civiltà mesopotamica. E’ la dea dell’amore, della fecondità e della bellezza e presiede i cieli e la terra.

La sorella è Ereshkigale rappresenta la sua ombra, ossia il suo completamento. Ella è la dea oscura, il suo nome, infatti significa “signora del gran luogo inferiore”. In lei c’è una rabbia primordiale, un’istintività grezza e incontrollabile.

Inanna decide consapevolmente di andare a trovareEreshkigalper consolarla a seguito della morte  del marito. Nel suo viaggio è obbligata ad attraversare sette porte e a spogliarsi di tutti i suoi indumenti, ma quando arriva al cospetto della sorella quest’ultima decide di farla agonizzare nel suo sangue per farle sentire nel profondo del cuore tutta l’oscurità che la circonda.

Inannaviene successivamente salvata da due creature che convinconoEreshkigal a cambiare idea sul destino della sorella,in cambio di ricchezze di ogni genere.

Le due sorelle, quindi, si riappacificano, Ereschkigal comunica ad Inanna di aspettare un bambino dal suo defunto marito e nel viaggio di ritorno ad ogni porta Inanna troverà un gioiello.

Il simbolo del viaggio di Inanna indica il percorso obbligato per comprendere le dinamiche inconsce che risiedono in ognuno di noi, rappresenta la nostra maturità a riconoscerle e a onorarle. Infatti Inanna, nella sua esistenza, aveva, in un certo senso rinnegato la sua parte ombra. Per questo, la sorella, che rappresenta il suo lato oscuro, è indignata dal comportamento di Inanna. Infatti, nonostante sia andata a farle visita, Ereshkigal non si sente accettata e integrata in lei.  

Più in dettaglio:

     La sua sofferenza fisica indica il nostro confronto con il dolore, necessario per cauterizzare le ferite.

     La nudità rappresenta, dal punto di vista psicologico, la necessità di rinunciare a tutte le difese per arrivare ad una maggiore conoscenza di noi stessi.

     Il perdono simboleggia il riconoscimento da parte di noi stessi delle nostre qualità negative. Solo perdonandoci possiamo guarire.

     La gravidanza indica che durante il nostro percorso di trasformazione semineremo per avere frutti per l’avvenire.

     E infine i gioielli esprimono il nostro tesoro interiore che è rimasto sepolto per molti anni sotto le ferite, il dolore e l’odio.





In entrambi i miti si fa un riferimento ad un tesoro nascosto rappresentato rispettivamente dai 7 forzieri a cui l’eroe deve accedere per ottenere le pietre preziose e alle sette porte oltre le quali le quali Inanna trova in ciascuna una pietra preziosa. 

A questo proposito mi è venuto spontaneo fare un paragone con le sette energie sottili che risiedono nel corpo umano denominati “chakra” ognuno dei quali ha un preciso significato rispetto alla nostra crescita evolutiva e ognuno dei quali dovrebbe essere mantenuto in equilibrio per essere delle persone complete, integre e spirituali.

Nel testo di Elda Fossi in cui illustra il mito di Persefone, tale analogia è fortissima sia per la scelta delle pietre preziose e sia per il significato che se ne trae. Attraverso il viaggio per cercare il tesoro potremmo, quindi, comprendere dove siamo stati derubati e dove abbiamo nascosto la nostra personale ricchezza considerata inaccettabile oppure profondamente modificata durante l’infanzia, un’età che rappresenta la nostra massima impotenza nei confronti sia dell’ambiente famigliare che del mondo che ci circonda.

Nel primo forziere troviamo i Rubini di un rosso acceso e ardente che simboleggiano l’istinto, la sopravvivenza e quindi il primo Chakra. La paura è’ l’ombra che presiede il forziere e che deve essere sconfitta.

Nel secondo forziere troviamo il topazio e pietre lucenti che indicano le emozioni, la gioia, il piacere e quindi il secondo Chakra, l’ombra che lo sorveglia è quella della colpa.

Nel terzo forziere splende nella sua magnificenza l’oro che esprime la volontà, l’intenzione, la decisione e il potere di essere se stessi e quindi il terzo Chakra, l’ombra che lo controlla è la vergogna.

Nel quarto forziere la luce dello smeraldo ci abbaglia e ci avvolge di calore, esprime l’amore come il nostro quarto Chakra, l’ombra che lo controlla è quella del dolore, del narcisismo, della gelosia, della solitudine e della durezza del cuore.

Il quinto forziere è aperto su gemme del colore dell’acqua limpida e incantatrice che esprime l’espressione creativa, l’ascolto, la risonanza, la parola, la comunicazione, le connessioni e la purificazione come il quinto Chakra, l’ombra da abbattere è la menzogna, il segreto, il messaggio contraddittorio.

Il sesto forziere è colmo di zaffiri che alludono all’intuizione, alla visione, al sogno, all’immaginazione, al simbolo, alla responsabilità e al discernimento come il sesto Chakra, l’ombra da eliminare è quella dell’illusione.

E infine il settimo forziere è stracolmo di diamanti che rappresentano la spiritualità e la fusione con la nostra anima come il settimo Chakra, l’ombra da annientare è l’attaccamento alla materia.





“Questa è la camera segreta dove l’iniziato conosce l’essenza dei Misteri” ci dice Persefone

“I più segreti, i più oscuri, da cui rinascere, come dal seme posto nel terreno oscuro nasce la pianta al sole.

Questo è il luogo del passaggio, il passo più forte e duro, che può fermarci, e farci accumulare altro debito per la via sinistra, o farci proseguire verso la via destra, di cui, chi ha raggiunto, qui la verità di sé, può scorgere la luce.

Da qui sono uscita Persefone e Regina” (Fossi)



Per discendere agli inferi, senza essere uccisi, per avere l’energia necessaria che ci sorregganecessitiamo di una guida cioè di coloro che sono già scesi nel loro personale inferno e che a loro volta hanno avuto un maestro.

Almeno all’inizio, il nostro sarà un territorio invisibile quindi la guida avrà semplicemente il compito di aiutarci nei momenti più dolorosi. Il nostro mentore starà accanto a noi finché non ci sentirà abbastanza forti da farci proseguire in autonomia fino alla fine del viaggio. Solo allora ci saluterà e diventeremo la guida di noi stessi. 

Nella caverna dobbiamo identificare ciò che abbiamo nascosto, negato e respinto per non soffrire.

Se qui siamo in grado di recuperarlo, senza paure delle Ombre e senza paura della sofferenza che viene dalla verità, allora sapremo che nulla è impossibile.



“Abbiate il coraggio di camminare nel buio,

imparate a non vedere semplicemente con il occhi.

Un’anima vi condurrà …

Lì in quella terra oscura vi addentrerete,

lasciate andare la paura perché chi incontrerete,

se pur in forma diversa, sarete sempre voi …

Il regno di Ade vi avvolgerà e inevitabilmente vi trasformerà” (D)



Il territorio di Plutone è molto vasto, perché può riguardare tutti gli istinti e tutte le pulsioni di un’intera esistenza, io in questo contesto parlerò di quelle emozioni che recitano l’amore ma che in realtà urlano solo dipendenza, possessione e morbosità. 

Un racconto meramente immaginato sgorgato da una carta del cielo realmente vissuta …

“L’ANIMA DI LUTHIEN”

C’era una volta…

In un tempo molto lontano, nacque, nella foresta degli elfi di luce, una bambina che battezzarono con il nome di Luthien “incantatrice”.

Era figlia dei più potenti sovrani del bosco incantato, Meneldor “signore del cielo” il padre e Lothiriel “regina dei fiori” la madre.

Il regno degli elfi di luce è un luogo paradisiaco: il compito degli animali e degli Elfi è quello di proteggerlo e di costudirlo con il più grande amore. Le sue radure risuonano di canti e feste e dovunque il bosco è conosciuto come Bosco Verde il Grande.

Sempre avvolto dalla luce solare e  da una pioggia nutrente, i colori dei fiori e delle piante sono a tratti accecanti, caldi e avvolgenti.



 



Il profumo della natura cambia a seconda  delle sensazioni  e delle emozioni degli abitanti del luogo. Aleggia una dimensione leggera e magica dove tutto è possibile. 

Gli elfi di luce non esaudiscono i desideri terreni, ma sono a contatto con lo spirito interiore della loro anima e quindi riescono ad esprimere la loro vera natura nel lato più luminoso, nel solo lato di luce. Sì, queste creature non conoscono l’ombra delle emozioni, né tutte quelle pulsioni oscure che invece invadono gli esseri terreni ogni giorno della loro vita.

Non è nella loro natura più profonda possedere il lato infero, ne sono semplicemente sprovvisti, quindi puri.

Lo scopo di tutta la loro eterna esistenza è quello di collegarsi telepaticamente o energicamente alle anime degli umani bisognose d’aiuto per lanciare loro segni di speranza, di fiducia e di amore nei confronti della vita. 

Non sono come gli “angeli custodi” sempre accanto ad ogni essere umano. Gli elfi di luce vengono chiamati inconsciamente dalle anime disperate che desiderano trasformare il loro lato oscuro in qualcosa di più luminoso, le anime che nel loro cammino terreno desiderano evolversi, desiderano credere in qualcosa di superiore e di divino.



Tuttavia, in nessuna dimensione dell’universo “c’è luce senza buio”. Questa è una legge universale valida per ogni essere vivente in ogni luogo, in ogni spazio e in ogni tempo …



Quindi anche nel mondo elfico questo principio viene rispettato con l’esistenza degli elfi delle tenebre.

Gli elfi oscuri si caratterizzano in Elfi Maledetti, Vampiri, Oscuri e Sinistri.

Non mi addentro nelle differenze di ciascuno di essi, perché in questo racconto plutonico fanno da protagonisti solo quelli Oscuri. 

Gli Elfi dell'Oscurità sono i Signori della Terra e vivono nelle foreste o in cunicoli sotterranei.



 





Aiutano gli esseri umani che vivono in montagna facendo trovare loro tesori nascosti ed aiutano coloro che si sono smarriti a ritrovare la strada. Lo scopo della loro vita è quello di portare i sogni agli uomini, ossia messaggi che si celano nell’inconscio e quindi nel buio della loro anima.

Nel corso dei secoli, si sono trasformati anche in spietati assassini, anzi l’omicidio viene insegnato loro fin dai primi anni di vita. Praticano la stregoneria e fanno sovente uso di droghe che estraggono dal fiore del Loto.

La droga causa la mutazione nel colore dell’epidermide, dei capelli e degli occhi, che in alcuni casi possono diventare blu e porpora.



Dunque luce e ombra in due foreste separate dove ognuno non entra nel regno dell’altro …dove ciascuno sa dell’esistenza dell’altro ma dove non vi è alcun contatto…



Luthien fu una bambina, una ragazza e una donna adulta molto particolare. Il suo aspetto fisico emanava una sorta di irrequietezza perché aveva un occhio blu del colore del cielo e uno intensamente nero con sfumature verde smeraldo al centro, su una pelle candida e a tratti molto pallida. Era sufficiente guardarla per rimanerne incantati. 

Il suo dono, nel suo mondo, era quello di proteggere la natura in ogni sua forma e di elargire luce divina a quelle anime umane in cerca di se stesse, aveva la capacità di trasformarsi per apparire nei loro sogni o nelle loro meditazioni più profonde: poteva presentarsi semplicemente sotto forma di colore, di luce intensa, poteva assumere le sembianze della luna, del sole o di una forma della natura per trasmettere un particolare significato al bisogno di ognuno. Era veloce e accecante nel suo incedere, le “persone” non avevano tempo di riflettere perché la sua essenza aveva il compito di ammaliare, di rapire e di estasiare. Era come se esercitasse un incantesimo sulle anime particolarmente sensibili ai loro lati nascosti.

Un giorno Luthien si rivolse Melendor e chiese: “padre, come faccio a dare luce alle anime del mondo se non posso accedere nell’ombra degli uomini? Il mio aiuto come fa a compiersi se non conosco anche il lato nascosto degli uomini?”

Melondor rimase sconvolto dal quesito della sua amata figlia, perché il compito di entrare e vedere ciò che è più turbato nell’inconscio degli umani era solo degli Elfi Oscuri. 

I due mondi avevano leggi precise che rispettavano la natura dei loro abitanti, quindi Melendor rimase stupito dal fatto che la figlia sentisse quel bisogno che in teoria non doveva appartenerle.

Le rispose: “mia cara come mai una simile domanda? Tu sei luce, solo la luce eterna scorre dentro di te. 

Luthien sentì un brivido scorrerle dentro e vide gli occhi di suo padre colmi di timore ed inquietudine e quindi lo rassicurò dicendogli semplicemente che aveva letto nell’antica biblioteca nel bosco incantato un libro che documentava i compiti e i servizi degli Elfi Oscuri e quindi la domanda era stata posta semplicemente per curiosità.

Ma lei in realtà non si sentiva ricolma solo di luce eterna, c’era qualcosa nella sua mente che la turbava e che la faceva sentire molto diversa dai suoi simili. Quando pensava all’amore e a come questo sentimento dovesse elevarla si accavallavano sentimenti contrastanti: pace, tristezza, ansietà, felicità, piacere, passione, possessione e tormento; e sapeva che alcune di esse non dovevano  risiedere in lei …

Questa moltitudine di sentimenti non li sentiva solo lei nelle sue viscere, ma anche qualcun altro captò lo stato d’animo della fanciulla.

Era come se lei avesse un filo legato con un regno che non le doveva appartenere …

In un pomeriggio caldo e lucente Luthien andò a fare una passeggiata e si addormentò vicino ad un ruscello. Amava il rumore dell’acqua, le dava l’impressione di essere cullata dolcemente soprattutto quando la sua inquietudine le attanagliava il cuore.

Quando si svegliò, tuttavia, non era affatto tranquilla e rimase a fissare lo specchio d’acqua finché il sole non scomparve dietro alle nuvole ricolme di pioggia.

Luthein non riuscì ad alzarsi, era immobilizzata da un richiamo nero ed intenso. Il suo respiro diventò sempre più incalzante, finché non udì pronunciare il suo nome, si sentì sollevare e poi sprofondare nell’acqua dinnanzi a lei. Fu come un volo infinito per destarsi, alla fine, nella terra degli Elfi Oscuri. Si ritrovò appoggiata al tronco di un albero e l’unica cosa che riuscì a percepire fu il suono rimbombante del suo cuore.

“Ben arrivata Luthien” disse una voce maschile e penetrante: “è da qualche mese che ti chiamo”

“Chi sei? E dove sono?” 

“Mi chiamo Imlach e sei dove tu desideri stare”



Imlach era un elfo Oscuro dalla pelle olivastra e dagli occhi di un nero anche fin troppo intenso per essere vero. Il suo nome significava “tra le fiamme”.



Luthien gli disse che non era suo desiderio stare in quel posto, che era troppo buio, che le mancava la luce, che non riusciva a respirare …

Ma lui la bloccò avvicinandosi semplicemente e sussurrandole: “sei uno splendore quando hai paura, ma non ti ho chiamata per un mio capriccio e non ti ho rapita. Il tuo cuore inquieto ti ha  spinto fin qua giù, io ti ho solo accolta”.

Luthien era sbalordita, anche arrabbiata perché non riusciva a sopportare la supponenza di quell’essere che pretendeva di sapere cosa diceva il suo cuore. Ma sentiva che lui aveva ragione. Nella sua terra non riusciva a sentirsi completamente appagata, sentiva l’ardente desiderio di scoprire una parte del suo cuore che non vedeva ma percepiva come celato, pulsante e a volte atroce.

Lui continuò: “lo sai qual è il compito degli Elfi di Oscuri?”

Luthien era ancora adirata: “visto che sei cosi bravo, illuminami, non aspetto altro”.

Con una voce volutamente calma e a tratti terrificante le rispose: “noi sentiamo gli istinti e le pulsioni più animali degli esseri umani, quelle che ristagnano nel loro inconscio, quelle che possono far oltrepassare i limiti della decenza, quelle che li portano anche ad uccidere. Le captiamo nei sogni che fanno e li aiutiamo, nei limiti del possibile, a gestirle. Ma questa volta io ho sentito un elfo di luce provare le stesse cose”.

La fanciulla si sentì raggelare, il cuore oramai era un tamburo che le risuonava nella testa, lo stomaco era contratto e completamente chiuso e il suo ventre paralizzato. Non riusciva a muoversi e nemmeno a guardarlo …

Imlach le alzo il viso e incominciò e guardarla, guardò il suo occhio blu come il cielo finché non diventò anch’esso nero come l’altro: “Luthien … tu vuoi l’amore non è vero?”

Lei non riuscì ad emettere nessuna parola, nessuna. Il silenzio li avvolgeva in quel posto nebuloso.

Lui le chiuse gli occhi sfiorandole il viso e finalmente lei riuscì a pronunciare un fievole sì.

Luthien si rese conto che l’amore sempre sognato l’aveva portata in quel luogo tenebroso. Aveva paura ma pensò anche che non voleva andarsene.

Imlach la fece alzare ed entrare nel cavo dell’albero. La fece scendere nella sua dimora attraverso un cunicolo stretto trovandosi in una grande stanza assolutamente tetra ma straordinariamente affascinante: solo le lucciole illuminavano l’ambiente e candele di ogni colore e di profumi speziati erano sparse in modo da tracciare un cerchio, poi il nulla. Si il nulla.

La fece sedere per terra le prese le mani tra le sue e le disse: “qui tu creerai il tuo amore, qui potrai amare come il tuo cuore e la tua mente desiderano e qui ideerai ciò di cui hai bisogno. Tu sarai padrona della tua volontà che potrai governare solo con i tuoi impulsi. Solo qui riuscirai a spogliarti della tua luce. E’ tempo che tu viva la tua ombra”.

Luthien incominciò ad urlare, tirò fuori tutta la voce che aveva in corpo: “Imlach, io non ho il lato ombra, non lo posso avere. Sono un elfo di luce, di luce!”.

Lui non si scosse minimamente: “non saresti qui, altrimenti. Non sei prigioniera, puoi andare”.

Lei continuò ad urlare il suo nome, senza alcun risultato e poi ripensò attentamente alle sue parole, poteva andarsene, se lo voleva veramente, perché era stata lei a volere andare li giù….

Si sforzò con un’intensità fortissima per riuscire a scomparire da quel luogo ma senza alcun esito. Rimaneva sempre in quella stanza che a lei piaceva fin troppo. 

Comparvero intorno a lei cuscini, fiori persino una finestra per assaporare il profumo del cielo e della natura e un talamo la cui essenza variava a seconda del suo stato d’animo: pelli di animali, coltri colorate, petali di fiori, oli profumati. La sua mente era un turbinio di emozioni.

Anche il cibo che sceglieva era assolutamente diverso a seconda della brama di quel momento: la frutta per rinfrescare e placare i suoi desideri, l’alcol per inebriare la sua mente, creme dolci e morbide per assaporare la morbidezza del suo corpo e selvaggina quando voleva richiamare Imlach a lei ma faceva sforzi immensi per non farlo. 

Combatteva ogni giorno per non sentire e provare quell’amore malato che non era affatto quel sentimento di cui aveva sentito parlare nella sua terra. Aveva sempre pensato, fin da piccola, che il cuore dovesse amare in modo profondo, sereno, sincero, universale e nel rispetto totale del suo compagno.

Invece lei voleva possedere, controllare, fondersi, imprigionare, incatenare. Solo cosi sentiva di poter appartenere veramente a qualcuno. Ma è soprattutto quel qualcuno che doveva appartenere a lei.

Non riusciva a resisteretanto a lungo senza di lui, in Imlach c’era qualcosa di familiare che risuonava dentro il suo cuore decise quindi dopo numerosi notti insonni, di chiamarlo a se.

Si sdraiò sul letto, come faceva di consueto, chiuse gli occhi e si addormentò finché lui non le apparve in sogno, li nella stanza dove lei dormiva. Non appena lui si distese accanto a lei, Luthien aprì gli occhi e lo legò al letto e gli disse “sei nel mio sogno e farai esattamente ciò che io desidero”.

Iniziarono a fare l’amore mentre lui era legato al letto e a ogni suo gemito gli stringeva i polsi sempre di più fino a farlo sanguinare. Luthien aveva cosi l’impressione di avere tutto di lui, non solo il suo corpo ma anche la sua volontà e lui si sottomise a lei finché non si svegliò e non lo vide incatenato veramente al letto.

Era stravolta, ma straordinariamente appagata. Lo slegò e lui si avventò su di lei, le mise le mani al collo fino a farla quasi soffocare, stringeva giusto quel tanto per tenerla in vita facendola contemporaneamente soffrire e godere. Con voce sottile lei gli disse che era lui a tirarle fuori quel suo lato orrendo ma che le piaceva così tanto, da bramarlo in ogni momento della sua giornata.

Lui allentò la presa e incominciò a guardarla intensamente e le disse: “io ho semplicemente colto ciò che tu non volevi cogliere, io ho solo sentito ciò che tu non vuoi sentire dal profondo di te stessa. Puoi fare di me ciò che vuoi anche consumarmi fino a togliermi la vita”.

Lei con quel viso così angelico, con quella luce che le apparteneva da secoli gli sedette in braccio, gli accarezzò il viso e con un sorriso di una dolcezza infinitamente perversa gli disse:

“Sarò una goccia di rugiada che ti disseterà, la roccia alla quale potrai aggrapparti, il tuo raggio di luna che illuminerà il tuo passo nei momenti di buio, la soffice piuma dove potrai appoggiare il tuo viso. Nutrirò il tuo corpo e la tua anima di tutto l’amore che ho, sarò per te una foglia e sul vento spalancherò i cancelli di una nuova esistenza, un fiore che rifiorisce per te ogni giorno per tutti i giorni che verranno.

 E poi sarò la creatura perversa che ti possederà e che ti incatenerà a me nell’ombra della mia mente e tu sarai mio”.

Lei sentì che solo così il suo amore sarebbe stato completo, per questo pretese da Imlach lacompleta dedizione alle sue assentanti richieste. 

Per lei la loro unione non era mai soddisfacente, il dominio che lei desiderava esercitare era costante e ogni giorno sempre più esigente. Smaniavadi farlo vivere nel fuoco delle sue viscere, fremeva ogni volta che lo incontrava perché doveva capire quanto lui fosse veramente suo, desiderava entrare nel suo corpo e bere il sangue di ogni ferita che lei gli procurava quando i loro corpi si univano. Luthien avrebbe voluto annientarlo per poi tenerlo in vita solo con se stessa. 

La possessione l’accecava, quindi non comunicava, non si confrontava, ma chiedeva e pretendeva. Quelle incessanti conferme non furono mai sufficienti, lei aveva sempre la sensazione che lui potesse fuggire. 

Imlach non si ribellò mai, la osservava soprattutto quando oltrepassava i limiti, testava costantemente il nero che risiedeva nel suo cuore e godeva della dipendenza ormai quasi assoluta che lei aveva non solo di lui ma anche di quel luogo. La sua sottomissione rendeva Luthien a sua volta soggiogata a lui.

Per questo motivo in lei si accumulò una rabbia assoluta e profonda, Luthien si rese conto di essere in trappola, più lo dominava e più lei non aveva nessuna padronanza sulle sue azioni.

Oramai la sua ragione non regnava più, era spinta solamente dalle pulsioni più sordide, turbi e corrotte.

Il regno degli inferi l’aveva messa in contatto con una parte di se che non riconosceva come sua e che ora agiva in modo autonomo. 

Quali erano la sua vera volontà e le sue intenzioni? Dov’era finita la parte luce con la quale aveva vissuto per tutta una vita?

In quel luogo tetro e fosco, sapeva solo una cosa, di non poterne uscire finché non avesse toccato il fondo più malvagio delle sue azioni, dalle quali non riusciva a sottrarsi …

E cosìdecise di incatenare Imlach per sempre nella sua dimora, nel loro letto. Lui non aveva il permesso di uscire, avrebbe dovuto godere di quella prigione, non gli era consentito fare alcuna richiesta ad eccezione di quelle che avrebbero soddisfatto le fantasie di Luthien.

Lei ebbe la sensazione che tenerlo li senza possibilità di fuga avrebbe calmato le sue emozioni più scure, e non solo, lo avrebbe tenuto sotto controllo dal punto di vista fisico ma anche psicologico.Luthien era oramai ossessionata, volevascrutarlo in continuazione, osservando ogni minima sfumatura del suo viso e analizzando ogni suo sguardo. Lei non si rivolse a lui mai in modo diretto e schietto ma lo mise sempre alla prova per avere la certezza del suo amore. E a ogni minima delusione lo puniva, decidendo di non nutrirlo per godere del suo deperimento fisico. A volte gli inflisse anche ferite corporali per farlo implorare di smettere e per sentire dalla sua voce la richiesta di perdono…

La loro oramai non era più una relazione, ma puro dominio fisico e mentale. Lui era diventato un oggetto nelle mani di lei.

Imlach era stremato ma pur sempre figlio di quel luogo …

Una mattina decise che era giunto di momento di affrontare Luthien, le disse:“amore slegami”.

Luthien era sbalordita della sua disobbedienza: “come ti permetti di chiedermi una cosa del genere, non sono ancora contenta di te”.

Non fece nemmeno in tempo a finire la frase quando Imlachsi era già slegato da quelle catene infere che lui conosceva molto bene.

Luthien si alzò di scatto sbalordita e arrabbiata, si sentì presa in giro. Lui aveva accettato di restare tutto quel tempo legato quando in realtà poteva andarsene?

L’odio le salì dal ventre fino ad oltrepassarle il cuore e incendiarle la testa, si avventò contro di lui, voleva farlo inginocchiare per legarlo nuovamente.

Non ci riuscì, Imlach le prese entrambe le braccia e le immobilizzò dietro la schiena:

“Mia cara dolcissima Luthien adesso hai vissuto oltrepassando i limiti, hai potuto godere del tuo potere, hai potuto vedere con i tuoi gesti cosa puoi arrivare a fare, è giunto il momento che cerchi un equilibrio. In questa relazione che tu chiami amore siamo in due … Accoglimi”.

Negli occhi di Luthien a quelle parole, non subentrò comprensione e sensibilità ma paura. Ebbe il timore di essere lasciata, in tutto quel periodo lui l’aveva semplicemente osservata, la sua sottomissione non era stata un sentimento di amore, ma un’analisi nuda e cruda sulle sue potenzialità.

L’angoscia si trasformò in ira, il risentimento si trasfigurò in tradimento. Incominciò a baciarlo e quando sentì che lui si stava lasciando andare gli morsicò le labbra fino a strappargliele, lui lasciò la presa e si accasciò a terra.

Luthien sembrava un animale impazzito, gli si avventò sopra e incominciò a piangere mentre lo teneva fermo a terra. Si calmò all’improvviso, i suoi occhi esprimevano determinazione e odio, si avvicinò al suo viso e disse:

“Imlach non posso fare ciò che mi chiedi, non posso permetterti di decidere della tua vita, perché cosi facendo potresti anche lasciarmi un giorno. Non c’è soluzione, non vedo luce, il solo pensiero che tu possa uscire da questa dimora mi lacera il cuore e mi rende insicura. Devi vivere dentro me, solo cosi potrò acquietarmi”.

Lui la osservò calmo, come faceva di consueto. Con voce molto bassa le sussurrò:

“benvenuta nel tuo personale inferno, potrai scegliere di rimanere qui oppure salire verso la luce semplicemente quando lo vorrai, quando lo vorrà il tuo cuore. Mia cara dolcissima Luthien la luce esiste insieme all’ombra, da qualunque parte vorrai stare l’altra ti mancherà irrimediabilmente”.

Lei capì che l’aveva perso, che lui non si era mai sottomesso ai suoi voleri che voleva una cosa che lei non sentiva appartenerle. Prese un artiglio e lo conficcò nel collo di Imlach e poi incominciò a bere piano finché lui non si spense ….

“Il tuo sangue ristagnerà nel mio,

ora posseggo la tua anima,

qui in questo luogo nefasto mai nessun altra ti dominerà,

mai nessun altra ti avrà”



Quando Luthien si accorse del suo gesto rimase allibita, ebbe la sensazione che quell’azione l’avesse compiuta una persona diversa da lei. Solo allora si accorse che il suo lato oscuro l’aveva guidata fino a quel momento in una sorta di incoscienza  e le ultime parole di Imlach le piombarono all’improvviso al centro del suo cuore:

“adesso hai vissuto oltrepassando i limiti, hai potuto godere del tuo potere…”

La paura, l’angoscia, il dolore e il tormento incominciarono a penetrare la sua mente e la sua anima e per la prima volta si rese conto che non ce l’avrebbe mai fatta da sola, aveva bisogno di aiuto per conoscere una parte di se nascosta per poter risalire verso la luce.

Il suo pianto la lacerò, logorando ogni viscera del suo essere. Disperata si accasciò accanto al corpo di lui che si trasformò in una splendida Fenice:

“Alzati Luthien, sarò la tua guida affinché tu un giorno possa rivedere nuovamente la luce. Quando sarai pronta io brucerò e tu rinascerai verso i raggi luminosi della tua essenza”.

Luthien si alzò e lo seguì …

Luthien è una donna entrata a far parte della mia vita più di un anno fa, il nostro è un legame speciale che ad un certo punto si è dovuto interrompere per evitare che ci distruggesse entrambe.

Io, che sono già stata all’inferno e che ho dovuto combattere con un modello ereditato dalla mia famiglia, ad un certo punto sono riuscita a vedere la nostra situazione con un’obiettività molto forte e con un distacco sereno e illuminante. 

Il rapporto con Luthien è stato un test da parte di Plutone e ho capito che la dinamica della dipendenza e della possessione nelle emozioni non mi appartengono più e che sotto quell’aspetto avevo finalmente ritrovato la luce.

La mia personale esperienza mi ha portata ad identificare precise fasi di Plutone. 

Inizialmente rende i nostri modelli “malati” assolutamente nascosti e inconsapevoli. Il mio Plutone opposto al mio Sole e al mio Mercurio di nascita non mi ha permesso di comprendere, per molti anni della mia vita, di essere manipolatoria, fortemente seduttiva al fine di ottenere ciò che desideravo e soprattutto non mi ha permesso di cogliere quanto io stessa avevo trasformato il mio essere pur di essere accettata dall’ambiente familiare che da un lato identifico con figure maschili violente, aggressive e fortemente condizionanti, i “carnefici” e da figure femminili assolutamente sottomesse e dipendenti ad una cosa che proclamavano come amore, le “vittime”. 

Il mio imprinting ha avuto una connotazione sadomasochista dal punto di vista psicologico: le donne erano un oggetto nella relazione, mentre gli uomini i padroni assoluti su qualsiasi decisione. Un potere, quindi, privo di qualsiasi equilibrio dove ho potuto riscontrare solo vittimizzazione e abuso, aggressività e passività, dominio e sottomissione. 

Adesso, pensando al mio passato, rido e ironizzo perché ho pensato per tanto tempo che la mia famiglia di origine fosse un quadretto perfetto di amore e armonia …

Finché non sono passata alla seconda fase di Plutone, quella in cui mi sono riconosciuta nell’utilizzo di tecniche psicologiche ben precise che mi permettevano di trasformarmi consapevolmente, al fine di trovare serenità nelle situazioni d’amore e nelle relazioni importanti. Quindi prendevo coscienza di una dinamica che continuavo ad esercitare pensando che fosse giusta per la mia sopravvivenza e il mio bene. Mi ritrovavo, sempre, a ricalcare ciò che facevo da piccola inibendo i miei impulsi e controllando sempre e costantemente ciò che proveniva da dentro. Pensavo di esprimere sempre la mia volontà, invece era solo quella di qualcun altro, quello di mio padre, di mio nonno, di un mio amante, di un insegnante o di un datore di lavoro. Convinta di essere padrona delle mie azioni, mentre ero solo una schiava della vita. 

Solo nella terza fase di Plutone l’anima incomincia a scuotersi, incominciai a stare male fisicamente e a captare che quel modo di agire falsava completamente me stessa. Non è stato il dolore fisico a darmi le prime avvisaglie. Queste ultime avevano raggiunto la mia mente con molti flash intuitivi molti anni prima, il desiderio di esprimermi in modo più autentico era un sogno, una liberazione, mi sentivo imprigionata nella volontà altrui senza potermene liberare perché ero stata io, in primis, a volerlo. Quindi come fare a deludere chi mi amava? Avrebbero visto un’altra me completamente diversa e la paura dell’abbandono era molto forte. Il mio potere personale, quello autentico, incominciò a mescolarsi all’inibizione e alla repressione dei miei istinti fino alla somatizzazione di dolori fisici sempre più impellenti e incessanti, come se Ade bussasse costantemente alla mia porta per farmi scendere nel buio di me stessa. E’ possibile opporre resistenza o tentare di ostacolarlo, ma Plutone una volta libero è alquanto spietato nel perseguire i propri obiettivi liquidando le paure umane e le ansie come dolore necessario a raggiungere una maggiore consapevolezza.

Quindi nella sua quarta fase lui ti fa vedere tutto quello che non va. Spetta a noi decidere se voltargli le spalle perché troppo doloroso e subire tutte le conseguenze disastrose della nostra scelta oppure scendere agli inferi con l’aiuto di qualcuno che ci sostiene per poter entrare in una dinamica del tutto nuova, una nuova definizione di potere  che ci allontana dalla lotta e ci avvicina alla trasformazione rendendoci forti senza che questo sminuisca gli altri.

Il percorso ti fa entrare in una vera e propria crisi esistenziale, dove non mancano momenti di depressione, rabbia, sofferenza; durante questa fase si ha la sensazione che non esistano più reali sostegni nella vita, che non sia possibile evitare una disintegrazione personale, fisica e/o psicologica e che il terreno sul quale si ancorava il nostro senso di individualità e di realtà si sia trasformato in sabbie mobili in cui, inesorabilmente, si affonda.

E’ necessario, pur non conoscendo ancora quale sia la via di uscita, resistere e andare fino in fondo prima di comprendere la natura positiva di tale processo. Il primo periodo, che corrisponde proprio alla discesa agli inferi e all’apice della nostra crisi è quello più difficile perché la coscienza non riesce a registrarne il significato fondamentale. Non è facile accettare la morte di modelli che ti hanno accompagnato per gran parte dell’esistenza, perché conosciamo solo quelli, perché pur essendo sbagliati e aberranti, ci sentiamo al sicuro quando li mettiamo in atto, ci confortano come quando eravamo bambini indifesi. La tentazione, quindi, di tornare ad essi è forte e seducente, ci vogliono anni prima di abbandonare definitivamente una dinamica del passato e il lavoro di introspezione deve essere, a mio avviso, costante finché non sentiamo con serenità che non ci appartiene più, semplicemente che non è più nostro ma che si trova solo all’esterno di noi stessi. Solo in questo modo percepiremo che siamo solo noi a sostenerci, che abbiamo un nuovo potere ossia un nuovo modo per affrontare il mondo, di conseguenza vivremo in modo autentico, oseremo assumerci dei rischi, porremo in discussione o resisteremo alla pressione di andare contro i  nostri sentimenti. Il potere giunge quando siamo disposti a compiere degli errori e ad assumercene la responsabilità a imparare da essi e a correggerli. 



“Il potere è l’espressione del sacro nel suo dispiegarsi evolutivo. Il potere è la grandiosa esperienza del divino. Il potere è il mistero, l’ignoto, il confrontarsi con l’altro. Il potere è la transizione dal passato al futuro. Per fuggire alle trappole soffocanti della limitazione personale e avvicinarci alla meravigliosa espansione della totalità, dobbiamo reclamare il nostro potere. Il potere è la capacità di determinare il nostro destino” (Anodea Judith)



Molto spesso, la luce della vera trasformazione dobbiamo constatarla con un’esperienza importante come quella che ho vissuto con la mia dolce Luthien.

La sua carta del cielo è uno spaccato straordinario di luce e ombra. Un sole in Capricorno (seconda casa) con un ascendente agli ultimi gradi dello Scorpione illuminato da un sublime Nettuno in prima casa nel segno del Sagittario che fa un bel sestile con la Venere in Aquario.

A parte gli occhi assolutamente plutoniani, dipinti di turchese al centroche si dipanano in un blu profondo verso l’esterno, che sembrano trascinarti dentro la sua anima, quando la incontraifu Nettuno ad accogliermi.

Lei, infatti riesce ad esprimere con tutti una dolcezza infinita, ti abbraccia con le parole, ti sostiene e ti fa sentire bene in pochissimi secondi. Vedi la luce in lei, nel modo che ha di starti vicino, nella fluidità amabile che ha nell’ascoltarti e nel darti consigli e nella forte empatia che dimostra per le tue gioie e per le tue sofferenze. E’ una donna poetica, che desidera tutto ciò che è sublime e che va al di là dello spazio e del tempo. 

Quando iniziò l’amicizia tra noi, il mio Sole in dodicesima pensò che avesse qualcosa di magico e di ultraterreno. La serenità che riuscì ad infondermi per me, che ho un tema di fuoco e quindi una certa dose di tensione psicologica, fu come l’acqua del deserto. Il suo Nettuno mi abbracciò lasciandomi completamente libera di esprimere la mia essenza. Era molto appagante sapere che c’era anche quando non ci sentivamo o non ci incontravamo. Un legame fuori da qualsiasi schema di vita quotidiana perché unito da una spiritualità d’anima che non voleva regole o schemi comportamentali da seguire, ma solo la gioia di esserci l’una per l’altra.

La leggerezza ci circondò e le nostre Venere entrambe in acquario si fondevano in un’affinità elettiva soave. I nostri argomenti e le tematiche che ci allietaronofurono tutte di natura trascendente: la cristallo terapia, la reincarnazione, i viaggi sciamanici e qualsiasi cosa che soddisfacesse il suo nettuno e la mia dodicesima casa. Non potevo credere, che finalmente, avevo la possibilità di vivere una relazione in cui la mia diversità poteva esprimersi.

Rimasi quindi alquanto basita quando scoprii che il suo Sole e il suo Mercurio sono in Capricorno, la sua Luna in Ariete e Marte in Toro. Il suo è un tema di terra/aria, quindi avrei dovuto riscontrare un forte pragmatismo e pensieri che prediligessero la logica anziché il sentimento. Tale combinazione avrebbe dovuto conferire anche una sorta di progettualità molto precisa al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati. 

Ho avuto il timore che mi stessi illudendo, che il mio Nettuno in settima casa mi facesse vedere il sublime dove non c’era. Eppure lei era sempre li accanto a me che mi circondava con i suoi sorrisi e con le sue parole tenere e con il suo desiderio di volare magicamente chissà dove.

Man mano che il nostro rapporto cresceva il suo tema natale si dipanava verso ciò che a me non faceva vedere. Sono stati i suoi racconti relativi alla sua vita matrimoniale che hanno rivelato anche gli altri aspetti della sua carta del cielo. 

Una donna con un senso del dovere molto forte e con un carico familiare molto pesante, un’organizzazione impeccabile della casa e di tutte le attività dei suoi figli. Uno spirito molto ansioso e a tratti aggressivo e una maniacalità nel tenere qualsiasi cosa sotto controllo. 

Il suo Saturno in settima casa le fece scegliere un marito che le desse essenzialmente sicurezza attraverso una struttura che lei sentiva di non avere. Quando si conobbero lei era una fanciulla ancora inesperta e immatura sulle questioni dell’amore e una creatura di natura esclusivamente artistica. Luthien è capace di dipingere, ama cantare e stare in mezzo alla natura per farsi accarezzare da tutto ciò che la circonda. Mi dice spesso “Dani io amo tutte le stagioni, perché ognuna di esse mi dona qualcosa di speciale”.

L’incontro con quest’uomo le fece sotterrare tutta la sua parte nettuniana. Luthien desiderava più di ogni altra casa una base sicura. La sua seconda casa che si sviluppa nel segno del Capricorno (con Sole e Mercurio), le fecero decidere inconsciamente di trovare un sostegno all’esterno di se stessa solo per sentirsi protetta. Dunque, la responsabilità di annientare le sue qualità nettuniane furono solo sue.

I modelli ereditati dal suo clan sono caratterizzati da un asse pesci/vergine, quindi un padre poco presente dal punto di vista emozionale, fragile e a volte fuori controllo, ma con un potere sull’animo di Luthien(dato dal quinquonce di Plutone al suo Sole )non indifferente e da una figura materna che le ha impedito di fare qualsiasi cosa lei desiderasse. La figura di contenimento le ha trasmesso ansia, paura e inquietudine che l’hanno letteralmente schiacciata.

Entrambe siamo state calpestate nella nostra volontà, solo che io sfogavo la mia rabbia all’esterno del clan familiare vivendo quindi da vittima in casa e da carnefice fuori, Luthien, invece, aveva imparato ad essere solo remissiva e sottomessa e ad accontentare tutte le richieste che provenivano da chi lei amava di più.

La sua seconda casa in capricorno non le ha fatto sentire quelle sicurezze emotive che ognuno di noi dovrebbe sentire interiormente.

Secondo me, la cosa più importante per lei, al fine di ottenere un equilibrio se pur fittizio, era quello di resistere e di sopportare qualsiasi abuso e sopruso, di dipendere e di affidarsi solo all’esterno al fine di creare a sua volta una rete di dipendenza anche da parte degli altri. Ricordiamo, infatti, che il Capricorno dimostra al mondo una corazza e una tempra molto dura che gli altri interpretano come forza. In realtà, se è leso nasconde un’intensa fragilità che non è disposto ad ammettere e che viene compensata sobbarcandosi di doveri e responsabilità al fine di dimostrare che egli è indispensabile agli altri.

Se poi pensiamo che Saturno, signore del suo segno solare, va a toccare quasi tutti i pianeti personali, questo non fa altro che enfatizzare la sua paura non solo al cambiamento ma registra anche una coscienza che deve essere protetta, che va a cercare nel mondo l’indipendenza e la maturità che invece dovrebbe raggiungere in modo autonomo.

Simbolicamente, il Capricorno è un segno assolutamente libero, indipendente e realizzato dal punto di vista materiale, psicologico ed emotivo. Trovarlo quindi in una casa che brama solo nutrimento, calore fisico, contenimento, dipendenza e relazione ancora allo stato infantile, vuol dire che Luthien non è riuscita ad avere sin da piccola tutto ciò che una bimba si aspetta. Il terreno sul quale lei si è trovata, in quel momento, invece di essere morbido e accogliente, è stato duro, pesante e frustante dal punto di vista emotivo.

Come fa una bambina a cavarsela da sola? Per crescere ed evolversi dobbiamo essere prima piccoli, dobbiamo essere stati allevati e amati in un ambiente dove avvertiamo un forte senso di appartenenza e che ci faccia sentire semplicemente al sicuro.

Se tutto questo viene a mancare, per le più svariate ragioni, il nostro bimbo interiore rimane ferito e andremo alla ricerca di quella connessione che non siamo riusciti a vivere quando era il tempo giusto.

Ma come tutte le facce della medaglia in Luthien non c’era solo sottomissione e remissività ma un lato apparentemente nascosto che le ha consentito, nel corso della sua vita, di essere anche una carnefice. 

La sua modalità “tirannica” non è diretta e aperta, ma assolutamente mescolata alla sua infinita dolcezza.

Il suo potente Plutone in decima casa gli fa aspetto con tutti i pianeti ad eccezione della Luna e di Urano.



A questo proposito la descrizione di Sasportas sulla casa in cui si trova Ade si sposa perfettamente con l’esperienza di Luthien:

“Se associamo la X casa con la madre, coloro che hanno Plutone in questa posizione possono vederla come una figura tenebrosa, ostile e capace di distruggerli, una sorta di strega implacabile dalla quale sono dominati. A volte, avvertono in lei rabbia, frustrazione o sessualità repressa. Hanno la sensazione che li controlli costantemente, anche quando non è fisicamente presente. In breve, la percepiscono come qualcosa di pericoloso e inaffidabile. 

Se l’immagine associata con una madre plutonica negativa viene proiettata sul mondo, la persona temerà che questo sia un luogo pericoloso e potenzialmente  distruttivo. Si potrebbe compensare la paura di essere divorati con un ossessivo bisogno di potere e controllo sugli altri. 

Nel tentativo di riguadagnare il senso perduto dell’onnipotenza infantile, si sforzano di allargare quanto più possibile la loro sfera di influenza, soltanto in una posizione di predominio e autorità assoluti si sentiranno al sicuro”.



Soltanto in una posizione di predominio e autorità  assoluti si sentiranno al sicuro. Questo atteggiamento è stato quello di Luthien in tutte le sue relazioni d’amore e che ha tentato di esercitare anche con me. Quando scrivo che ha tentato non voglio dire che sono riuscita a sottrarmi al suo volere, anzi direi che mi sono tuffata completamente in quella dinamica che conosco fin troppo bene.

Solo che a differenza delle mie precedenti relazioni, ero cosciente di quello che stavo facendo e ho avuto, per tutto il tempo, la sensazione di essere su un palcoscenico (quello della mia vita) e di essere la spettatrice di me stessa. Mi sentivo coinvolta ma allo stesso tempo ero anche un’attenta osservatrice pronta ad interrompere, in qualsiasi momento, la nostra relazione.

La sua modalità scorpionica è stata esemplare, il suo Plutone in decima casa “solo” in aspetto con tutti gli altri pianeti sotto l’orizzonte, ha incominciato ad incedere verso di me.

La modalità messa in atto fu quella di prendersi cura di me in modo affabile, seduttivo ed estremamente dolce. Luthien fu molto attenta a qualsiasi mia esigenza che fosse semplicemente pragmatica oppure di ordine emotivo o psicologico.

Percepii in maniera vivida che lei era al centro di qualsiasi mio bisogno ed era attenta a ogni mio cambiamento di umore come se la sua vita dipendesse solo da questo. 

Fu,ingenuamente convinta, di poter capire qualsiasi cosa mi passasse per la testa attraverso minuziose analisi e osservazioni acute sul mio modo di agire. 

Il nostro dialogo non cessava mai durante la giornata, mi poneva quesiti di qualsiasi genere, la sua cerebralità era in continuo fermento. Un’iperattività psicologica che non riposava mai, nemmeno mentre dormiva, perché c’era un forte desiderio di interpretare i suoi sogni che dovevano essere necessariamente legati a me, e i miei sogni che dovevano essere necessariamente legati a lei fino alla pura paranoia.

Sempre alla continua ricerca di segnali del nostro intenso legame, non riuscimmo a riposare mai. 

La nostra affinità che ancora oggi è molto forte, non ci face entrare in conflitto nonostante l’incedere sempre più pesante della dipendenza emotiva e della possessione.

Il nostro rapporto si trasformò in una sensazione mista tra dolore e piacere. Vivevamo i nostri desideri più violenti, l’ossessione l’una per l’altra e lei bramò più di ogni cosa possedermi e schiacciare la mia volontà soprattutto quando incominciai a voler uscire dai sui precisi confini che lei aveva accuratamente tracciato nel tempo. 

La sua gelosia, espressa in qualsiasi situazione, la paura e l’odio provocato dalla perdita del controllo talvolta le conferirono durezza e spietatezza nei miei confronti.

Si alternarono perfettamente Saturno (signore del suo segno) che mi ordinava di tornare ad essere come lei voleva e Plutone (signore del suo ascendente) che con fare particolarmente seduttivo tentava di manipolare per farmi trasformare in qualcosa che non ero.

All’apice della nostra relazione, quindi, scesi dal palcoscenico e andai a sedermi e a fondermi con la me stessa spettatrice capendo che il mio viaggio all’inferno (almeno per quella dinamica della mia vita) mi aveva portato alla purificazione e a una maggiore saggezza. 

Con Plutone, capii, che fu necessario rivivere la mia ombra con un’intensità ancora maggiore, sperimentando ancora una volta le emozioni più distruttive. E io che le avevo già affrontate  nel mio passato, dovetti semplicemente riviverle per comprendere che non mi sarebbero più appartenute. La mia morte interiore era avvenuta, dovevo solo rendermene conto un po’ più da vicino.

Mi allontanai ascoltando l’energia del mio Sole in Ariete e quindi con una modalità veloce ed impulsiva, percependo la mia Venere in acquario e quindi con un taglio netto, e sentendo il mio Marte in capricorno che mi spronò a non dare troppe spiegazioni ma a rimanere fredda ed essenziale.

Oggi mi rendo conto che la modalità da me scelta è stata alquanto dura, ma credo che in quel momento non avrei potuto fare altrimenti, avevo il timore che se avessi usato dolcezza e diplomazia non sarei riuscita a farle capire con chiarezza ciò che non desideravo più.

Luthien reagì come se dentro di lei ci fossero una moltitudine di personalità: mi ha inizialmente pregata, poi ha fatto un silenzio atroce e spietato rifiutandosi di comunicare. La rabbia ha successivamente preso il sopravvento, in quel momento l’unica cosa che le passava per la testa era che io non dovevo prendere quella dolorosa decisione in modo autonomo, senza prima essermi confrontata con lei. Infine si immerse in un dolore atroce e senza fine durante il quale toccò il fondo di una sofferenza limpida e pura; il supplizio la stava divorando. 

Solo nell’angoscia e nella sua solitudine capì che doveva fare qualcosa per se stessa prima che per il nostro rapporto e quindi decise anche lei di affidarsi ad una guida.

Anche lei come me e come tante anime del mondo ora è in viaggio nella sua terra oscura per affrontare quella che è la sua vera natura.

Questo è il compito di Plutone ci “costringe” ad affrontare noi stessi e lo fa favorendo l’emergere di un problema o di una sfida particolarmente difficile. L’ostacolo rappresenta una sorta di passaggio obbligato verso una nuova terra fertile e Plutone richiede una morte interiore o un sacrificio da pagare: il costo è elevato, ma grandi sono le ricompense. Plutone alla fine del percorso agisce da liberatore.

Luthien sta imparando a liberare tutte quelle energie che ha accumulato e che ha represso. Una maggiore comprensione della natura dei sui impulsi e ossessioni contribuirà ad un graduale sfogo delle pressioni interiori, convogliandole in direzioni più fruttuose. 



E a lei, dolcissima come il nettare di Afrodite che si infrange sulle onde di Poseidone, resistente come la roccia di Crono, ammaliante e profonda solo come gli occhi di Ade penetrano la compagna Persefone posso sussurrare:



“attenderò il ritorno alla luce,

come un tempo nel tuo cerchio d’amore,

in silenzio ascolterò le tue eterne parole,

udendo solo il battito dei nostri cuori”(D)



Buon viaggio …


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