Il viaggio, Sole in IX casa
"La strada non tradisce mai il ricercatore sincero"
A. Carotenuto, 1992
PREMESSA
Voglio ripartire. Voglio ripartire con la consapevolezza di un Sole in IX casa in Leone, in opposizione a Giove in III casa in Acquario, ascendente Scorpione e Luna in Bilancia congiunta ad Urano in XI. La mappa del mio viaggio solare corre lungo varie vie, ma in questo lavoro utilizzerò prevalentemente la mia opposizione III/IX, assieme al messaggero del Sole, Mercurio in Cancro in VIII casa. L'intera analisi quindi sarà mossa dal mio particolare modo di decodificare il reale, le lenti colorate con cui imprescindibilmente percepisco ed interpreto grazie al mio tema natale. Citando Aldo Carotenuto: " ...ogni teoria può essere letta come una sorta di confessione da parte del suo stesso autore"
RACCONTO DI UN VIAGGIO
Riprenderò così il cammino assieme ad un compagno che è nel mio cuore: Sinuhe l’egiziano.
Fin da piccola ho nutrito un gran interesse per l'antico Egitto tanto da laurearmi in Egittologia con una tesi sui modelli di comportamento dell'uomo egiziano nell'Antico e Medio Regno. Fulcro della tesi fu l’analisi del racconto di Sinuhe, un racconto di viaggio, che come vedremo in questa sede rappresenta un passaggio avventuroso dall'indeterminato al determinato, dalla sfera lunare all'integrazione del principio solare.
Le così dette avventure di Sinuhe è un'opera letteraria egizia, composta ed ambientata nel Medio regnoiepoca considerata classica nella lettura dell'antico Egitto, e che godette di una notevole fama, pervenuto a noi in diversi esemplari e frammenti. Si tratta di un'opera complessa che conta al suo interno diversi stili letterari (autobiografia, inno, letteratura epistolare ecc....) In questo lavoro mi soffermerò unicamente su quelle parti del racconto che simboleggiano passaggi importanti e che possono rappresentare le tappe di un viaggio dell'eroe.
Prenderò quindi le mosse dalle origini del nome di Sinuhe, per seguire un filo conduttore che mi porterà idealmente a evidenziare simbolicamente il suo vissuto narrativo come un percorso che corre dalla I casa fino alla VI casa, rimandando ad un prossimo scritto la seconda parte del viaggio ed il ritorno all'unità con la sepoltura in Patria, dalla casa VII alla casa XII.
Il racconto descrive la fuga di Sinuhe dal confine occidentale a quello orientale dell’Egitto attraverso il Delta del Nilo con il culmine dell’espatrio in terra straniera, la terra dei Retenu, odierna Palestina. Trovato asilo e fortuna all’estero, in vecchiaia Sinuhe viene richiamato in Patria dal Faraone che lo accoglie con fasti ed onori.
La storia di Sinuhe si declina con uno schema che potremo definire classico nel racconto eroico, ricalcolando con precisione i passaggi fondamentali necessari alla definizione del viaggio eroico;
Nascita:figlio del Sicomoro (Figlio della dea Hathor).
La partenza: fuga attraverso il Delta del Nilo, da Occidente verso Oriente.
La ricercadella direzione(il tradimento). Il raggiungimento della terra straniera dove si integra e dove troverà fortuna.
La lotta (fase di individuazione solare conquista il potere e diventa autorevole). La sconfitta del temibile avversario e il riconoscimento da parte del collettivo del suo potere.
La restituzione: divide il suo regno ed i suoi averi con i suoi discendenti e lascia l’estero per rientrare in Egitto.
Il ritorno all'unità: rientra in Patria e viene sepolto con fasti ed onori.
Nel racconto la casa IX, con la sua tensione costante al viaggio, è interpretata in maniera magistrale, il Sagittario inquieto, l’imperante necessità di superamento dei confini di Giove così come il dissolvimento di Nettuno con i suo richiamo alla riunione alla totalità sono articolati con maestria. Di fatti la trama narrativa è sapientemente giocata sul sconfinamento umano e geografico, un percorso che porterà l’eroe al rientro finale all’unità. Da un punto di vista “egizio” Sinuhe è completamente fuori dal contesto umano, come vedremo a breve, ed è sempre oltre lo statu quo. Il panorama narrativo lo vede fuggire verso la terra straniera e con grande facilità di integrazione in usi e costumi e filosofie non propri che rielabora facendoli propri (casa IX). Seppur sulle prime l’ansia di andare è mossa da pulsioni di paura e di difesa, Sinuhe sembra essere guidato da un destino al quale non può sfuggire: è un Sole in casa IX che lo spinge sempre oltre, in maniera ineluttabile. Di fronte al Faraone questi dirà della sua fuga: “Il dio che aveva deciso quella fuga mi trascinava” oppure “fu come uno stato di sogno” ed infine “Il terrore è nel mio corpo proprio come quello che determinò la mia fuga predestinata”.
LE ORIGINI - Sul nome di Sinuhe
Prendiamo le mosse quindi dalla prima presentazione che l'eroe fa di se' stesso, in particolar modo del significato del suo nome, non essendo presente nel testo menzione del momento della nascita. Sinuhe, in egiziano Sa nehet, significa "il figlio del Sicomoro". Sulle prime questa definizione dice poco, ma se evidenziamo il fatto che questo albero, una varietà di fico, era collegato alla dea Hathor, dea che solleva il disco solare tra le sue corna, "sede di Horus", possiamo dire che il nostro eroe si presenta come un soggetto afferente alla sfera del divino femminile, ed andando oltre, ancora bisognoso di nutrimento, visto che l'albero di sicomoro in quanto varietà di fico produce latte dai suoi rami. La connessione con Hathor è ulteriormente chiaro con l’epiteto di quest’ultima come “Signora del Sicomoro del Sud”, onorata nel Santuario di Menfi. Dea nutrice che abitava gli alberi, che indicavano nell’arido deserto, la presenza di acqua.
Ancora sulla dea Hathor l’egittologo francese J. Yoyotteii la definisce cosmica, con aspetti ambivalenti di dea materna e pericolosa come molte divinità egizie dai mille epiteti tra cui, Vacca dell'occidente, nel cui ventre era possibile rigenerarsi. L'aspetto ambivalente di dea materna e pericolosa, rappresentata sia come mite bovino che come feroce e pericoloso felino, nella sua veste di leonessa, è simbolica espressione della ambivalenza del materno dispensatore di vita e al contempo divorante della fase duale.
La dea era collegata agli ambienti liminali, di confine, alla fertilità, ed alle trasformazioniiii. Come Iside era madre, figlia e moglie di Ra e presiedeva i parti e tutti quei momenti di passaggio che potevano provocare una irruzione del caos nel mondo ordinato. Definita inoltre signora dell'occidente e di tutti i defunti. Nel nostro caso la dea appare come madre di Sinuhe nella sua funzione di nutrice, dai tratti ctonii (albero), Signora dei confini, del passaggio all' oltretomba e delle terre straniere. È colei che rappresenta quel contenitore inconscio che assieme alla coscienza accompagna l'io nel processo di individuazione.
Sinuhe quindi è all'inizio esclusivamente figlio di sua madre, espressione iniziale delle diade madre figlio, ancora lontano dal doloroso processo di differenziazione.
Il racconto narrativo del viaggio di Sinuhe prosegue con la classica presentazione dei titoli conquistati in vita, come nelle classiche autobiografie egizieiv, ma quello che più interessa la nostra analisi è la sua descrizione del come tutto ebbe inizio:
"Io ero un servo che seguiva il suo Signore, servo dell'harem reale, e della principessa...sposa reale...la figlia del Re, Neferu...”
Sinuhe quindi è parte di un harem. Il termine nell'antico Egitto stava ad indicare una comunità formata da donne e bambini, ben lontano dalla fantasia orientalista dell'harem ottomano. Un luogo, spesso lontano dal palazzo reale e con amministrazione propria, riservato alle donne e dove il maschile era precluso. Solo eunuchi e bambini, soggetti privati od ancora lontani da attributi di virilità, potevano accedervi, soggetti al margine della sfera sociale attiva. Il femminile in questo passaggio è simbolicamente collegato al funerario, essendo la principessa Neferu niente altro che il nome della Piramide del faraone Sesostri I.
FUGA E SCONFINAMENTO
Sinuhe si colloca quindi in un ambito marginale, di confine sociale e nel confine lo ritroviamo dopo qualche riga dove il principe ereditario Sesostri, di ritorno dal confine occidentale vittorioso controle tribù dei libi, viene informato della morte improvvisa del padre. Questi vola come un falco (Horus) a palazzo per salire sul trono. Nel frattempo nell'accampamento Sinuhe si trova a poca distanza dai figli del faraone e ne ascolta uno parlare. Genericamente questo passaggio è tradotto con “ed ascoltai un appello”. In realtà il testo dice “ Ed io ascoltai mentre egli stava parlando”vLa re-azione è a mio avviso singolare:
“Il mio cuore si fermò, le mie braccia caddero, un tremito attraversò l'intero mio corpo.
Mi allontanai a balzi, per cercare un luogo nascosto. E dopo mi misi tra due cespugli, per allontanarmi dalla via e da chi vi cammina.
Mi diressi verso sud, senza pensare di avvicinarmi a corte. Immaginavo che ci sarebbe stato spargimento di sangue e negai che vi avrei sopravvissuto”
OraSinuhe sente parlare ma il testo non esplicita che cosa esattamente ascolta, sappiamo solo che il protagonista è colto dal panico. Sinuhe ascolta, utilizza l'udito a cui sovraintende Mercurio, percepisce la realtà esterna, la decodifica a suo modo e di conseguenza si adegua. Incontriamo così Mercurio, il primo pianeta personale che permette la comunicazione tra il cervello e le altre parti del corpo. In Sinuhe questi passaggi sembrano non funzionare a dovere, sembra non essere ancora in grado di elaborare e distinguere il dentro ed il fuori. La voce, il discorso che ascolta viene ingigantito a dismisura, e l'elaborazione del reale che ne consegue (opposizione III/IX) dà luogo ad una reazione fuori controllo. Andando oltre potremmo dire che l'incontro con Plutone (morte del Faraone), il timore di non sopravvivere, e la falsazione dovuta al mal funzionamento di Mercurio e della casa III, fa sì che il Marte di Sinuhe inneschi un meccanismo di difesa per la sopravvivenza che spinge Sinuhe alla fuga. Il Mercurio di Sinuhe sembra sintonizzato maggiormente sulle emozioni e le tonalità emotive dell'ambiente che lo circonda.Un Mercurio che sente, ascolta ed interpreta condizionato dalla sua emotività interna, che perde in obiettività. Un Mercurio che con manifesta confessione di colpevolezza voglio attribuire in Cancro, e che decodifica il reale in maniera singolare.Il coordinamento corporeo si disgrega, al nostro eroe caddero le braccia, una parte del corpo legate a Mercurio. Il corpo in questo passaggio sembra perdere i propri confini, non separa né discrimina e quindi non si riesce a definire.
Mercurio è la possibilità ordinatrice della mente e rappresenta il primo barlume di senso della realtà, accompagna il Sole portando informazioni decifrabili. Ma l'opposizione con la sua IX casa gli fa raccogliere i fatti (III casa) per poi trarne conclusioni errate (IX casa).
Nella III casa ideale di Sinuhe c'è il primo contatto con il mondo esterno, un momento in cui l'io dovrebbe prendere coscienza e dividersi dal resto del mondo. Ma gli strumenti cognitivi mercuriali di Sinuhe sono permeati di una porosità lunare che disorienta l'agire. Subentra il panico, l’ansia, e in opposizione alla sua IX casa, non mette a fuoco la sua direzione, e scappa. Ancora potremmo analizzare questo opposizione III/IX come la reazione allo sconfinamento da cui prende le mosse il viaggio di Sinuhe. Marte che definisce e difende i confini personali, è incapace di direzionare l'azione. Sì Marte che fino alla formazione della coscienza risponde agli istinti per garantire la sopravvivenza. Qui Marte è affiancato a Plutone e l'istinto vitale con le pulsioni basilari che minano la sopravvivenza di Sinuhe, che scappa in frantumi.
Ma Sinuhe sta trasgredendo e andando oltre e come vedremo a breve "gli dei ci ascoltano là dove decidiamo di trasgredire"vi.
Questi sconfina, attraversa tutto il delta del Nilo per recarsi oltre confine nella terra dei Retenu, odierna Palestina, dove viene riconosciuto e dove incontrerà le prime norme di vita collettiva (casaVI).
LA RICERCA DELLA DIREZIONE E L’APPRODO IN CASA VI
La re-azione all'ipotesi di complotto porta il nostro eroe dal confine occidentale a quello orientale e si potrebbe continuare evidenziando come il suo allontanamento dall'ambito geografico egizio corrisponda ad un allontanamento dal contesto normativo eticamente e collettivamente riconosciuto che lo porta ad un tradimento del vivere civile. Citando Carotenuto "...assumendosi la colpa di una trasgressione che ognuno è necessitato a compiere se vuole intraprendere un cammino di individuazione". Sinuhe si caratterizza in modo eroico, al di fuori del consueto "...In realtà, noi ci troviamo al cospetto di comportamenti estremi che costantemente violano la misura del senso comune e dalle regole di comportamento sancite dalla collettività"vii.
Comincia così il viaggio del nostro eroe, alla ricerca dell'identità che " è sempre un percorso solitario; ognuno deve approdare da solo al giusto molo…attraversando il proprio Averno"viii. E’ così che Sinuhe descrive il passaggio verso il confine orientale, traghettato da una barca senza timone, e con il sapore della morte, la morte del passaggio da una dimensione ad un'altra, una metamorfosi a cui non può sfuggire per poter definire sé stesso.
" Traghettai in una zattera senza timone, con il favore del vento dell’occidente…Mentre riposavo presso l'isola del Nerissimo un cadere di sete mi assalì, stavo soffocando, la mia gola era arsa. Dissi, questo è il sapore della morte. Sollevai il mio cuore e riunii le mie membra”
Il passaggio all’integrità corporea ed identitaria è simbolicamente presentata come un doloroso viaggio dove il sapore della morte è preludio di una rinascita, di una integrazione, riunificazione delle membra ed una pacificazione del cuore. Un distacco doloroso, un passaggio da una differenziazione imprescindibile alla riunificazione degli elementi. Ci differenziamo per poi unire nuovamente assieme una nuova parte ed identificarci nuovamente "Per tutta la durata del viaggio l'identità continuerà a distinguersi, a trovare nuove identificazioni e poi a differenziarsi nuovamente, in un crescendo di interazioni che producono sempre maggior completezza (L. Fassio I nostri simboli interiori)
Passato il confine, reintegrato il cuore ed il corpo Sinuhe comincia la sua individuazione in terra straniera, è compreso e comprende, individua e recepisce tutte le norme collettive della terra straniera in cui è accolto:
“...mi riconobbe il loro capo tribù, .......ed egli mi diede acqua, e mi cosse latte, io andai con lui nella sua tribù. Bello è quel che essi fecero.”
Sinuhe interpreta in maniera perfetta l’integrazione che deve avvenire in casa VI dove la Vergine deve integrare mente, corpo ed istinti. (Sollevai il mio cuore e riunii le mie membra”). Questa integrazione fisica e la messa in equilibrio dell’organo principe identitario, il cuore, simbolo del Leone e della casa V, dove risiedeva l’intelligenza nella tradizione egizia, rappresenta l’acquisizione della fase discriminante della casa VI, e fa sì che Sinuhe possa essere riconosciuto e riconoscere.
Sinuhe trova vita e nutrimento, in una terra dove si mangia latte, un elemento a lui affine, riconosce qualcosa che genera in lui piacere. Sente l'ambiente attorno a lui accogliente e bello, in cui il termine bello sta ad indicare qualcosa di riconoscibile. Scelgo quello che posso codificare e che collego a qualcosa di già conosciuto e che mi crea piacere. Il legame con l'alimentazione ed il latte in questo caso mi pare particolarmente suggestivo e spingendoci oltre potremmo individuare in questo passaggio una appropriazione delle caratteristiche venusiane di Sinuhe, simbolicamente collegabili a sua madre Hathor, identificata in epoca greca con Afrodite, Signora della VII casa.
Fermandoci idealmente in casa VII, proviamo a tracciare una breve e difficile conclusione di questo lavoro. Il percorso eroico, che muove dal necessario tradimento delle regole imposte, è un invito a percorrere un cammino di dolorosa differenziazione che è l’unica via alla definizione della propria identità e del proprio cammino. Tradire il percorso che il nostro Sole ci invita a vivere è tradire se stessi, allora la strada si chiude, ci tradisce e ci rende veramente stranieri rispetto la nostra unicità.
Note
i Medio Regno XI-XII dinastia ( 1987-1780 A.C.). Il racconto si colloca nella XII dinastia sotto il regno di Sesostri
iiJ. Yoyotte 2003 pag. 287-288
iiiGiuseppina Caprioli Vittozzi pag. 4-5
ivInizio del racconto: “Il principe governatore, il dignitario amministratore delle province del sovrano nelle terre degli Asiatici, colui che il Re conosce bene (il vero conosciuto), amato da lui, l'attendente Sinuhe, egli dice…”
v Nel testo “ iw.f hr mdt iw.i m ‘r w3” Traduzione Donadoni “ ed ascoltai mentre egli stava parlando, essendo io vicino ed egli lontano”Io ipotizzai in sede di laurea il verbo ‘r viaggiaree w3 come lontano “mentre io ero nel viaggiare lontano”. Narrativamente Sinuhe è in una condizione di perenne viaggio.
vi Carotenuto 1991 pag. 582
vii Carotenuto 1991 pag. 599
vii Carotenuto 2000 pag. 137
BIBLIOGRAFIA
L.Fassio "I nostri simboli interiori", 2013
A. Carotenuto " Integrazione della personalità", 2000
A. Carotenuto " Trattato di psicologia della personalità", 1991
M. C. Betro', a cura di, " Racconti di viaggio e di avventura dell'antico Egitto"
J. Yoyotte "Meresger, la butte et le cobra" 2003
M. Yoyotte " Le "harem" royal dans l'Egypte Ancienne", 2015
G. Capriotti Vittozzi, " La montagna dell'occidente, luogo del divino"
H. Sasportas "Le dodici Case", 2006
P. De Vincenzi “Modelli di comportamento nell’Egitto dell’Antico e Medio Regno attraverso l’analisi dei testi coevi” Tesi di Laurea in Egittologia, relatore Professor Alessandro Roccati, Anno Accademico 1998-1999.