ERIDANO SCHOOL - Astrologia e dintorni
 
RIFLESSIONI PSICOLOGICHE SULLE ULTIME SCOPERTE DI EREDITARIETA’ ASTRALE
a cura di Enzo Barillà
Inserito il su Eridano School - Astrologia e dintorni
 
Tratto da OSSERVAZIONI POLITEMATICHE SULLE RICERCHE DISCEPOLO/MIELE
AAVV - A cura di Ciro Discepolo
Edizioni RICERCA '90
Napoli, 1992

Gli studi sull’ereditarietà astrale, di cui si ha per la prima volta notizia in una lettera di Keplero datata 15 marzo 1598 ed indirizzata all’amico Mästlin, hanno fatto registrare un vigoroso balzo in avanti dagli esiti dell’ultima ricerca condotta da Ciro Discepolo e Luigi Miele su un campione di 8.219 date di nascita. I positivi risultati sono stati confermati dallo studio di altro campione di 3.972 date, raccolte dai medesimi ricercatori in un successivo momento.
La metodologia seguita è stata ritenuta scientificamente corretta da docenti del Dipartimento di Statistica dell’Università di Napoli, sicché non si può nutrire alcun dubbio sull’attendibilità dei risultati delle indagini, che si possono così sintetizzare: i figli nascono, più frequentemente della media, con l’ascendente uguale al segno solare di uno dei genitori.
Se per eredità astrale definiamo il tramandarsi di elementi oroscopici similari fra membri della stessa famiglia, che imprimono ed allo stesso tempo segnalano tratti fisici e caratteriali comuni, non possiamo non rimanere sorpresi dall’acume e perspicacia di Keplero quando scrive al suo amico: «Osservo la somiglianza fra le due natività: tu hai una congiunzione fra Sole e Mercurio, come ce l’ha tuo figlio. Ambedue avete Mercurio dietro il Sole; tu hai il trigono di Saturno e Luna, mentre lui ha quasi un sestile; tu hai quasi un trigono di Saturno e Sole, come ce l’ha anche lui. Nel punto dove sta il tuo Saturno, si trovano il suo Sole e il suo Mercurio. Nel punto dove sta la tua Luna, si trova il suo Giove. Nel punto della tua Venere si trova la sua Cauda Draconis. La tua e la sua Venere sono in opposizione fra di loro. Tu hai Giove e Marte vicini, esattamente come ce l’ha lui. Nel punto dove sta il tuo Giove, si trova quasi precisamente il suo Marte. Inoltre mi ricordo che, per la maggior parte dei tuoi, la VII casa non è favorevole. Questo è anche il suo caso, perché Marte è vicino alla VII casa...» (1)
Lasciamo il grande Keplero per cercare ora di evidenziare dove risieda l’importanza della scoperta dei nostri valenti ricercatori.
Ciò che rappresenta un semplice convincimento, sia pure di uno scienziato come Keplero, diviene - soprattutto ad opera di grandi astrologi francesi come Choisnard - il tentativo di stabilire una legge di eredità astrale, seppure ancora incerta nei contorni e comunque non sufficientemente dimostrata dal punto di vista matematico-statistico.
Il nostro Aldo Lavagnini affermava, ancora nel 1937: «è interessante notare che l’oroscopo di un figlio si assomiglia più o meno a quello di uno o entrambi i genitori, e che tale somiglianza è più o meno marcata a seconda che è corrispondentemente marcata la somiglianza fisica coi genitori.» (2) Karl Erich Krafft da parte sua insisteva che «l’uomo non viene al mondo sotto un cielo qualsiasi, ma sotto un cielo che mostra una rassomiglianza assai spiccata col cielo di nascita di altri membri della sua famiglia. Già questo fatto, che è stabilito con una certezza quasi assoluta, può far vacillare le concezioni classiche dello svolgimento dei fenomeni della vita. Ciò in quanto, data l’ereditarietà astrale, ne consegue che il concepimento - legato con un certo margine alla data di nascita - non avviene in qualsiasi momento bensì ha luogo, fra le molteplici occasioni, in un momento tale che, da sette a dieci mesi dopo, il bambino viene al mondo sotto posizioni planetarie prescritte da quelle degli altri membri della famiglia.»
Gli scettici, però, avevano buon gioco nel liquidare il tutto come petizioni di principio, prive per di più di utilità sul piano concreto.
Toccava all’intuizione di Sementowsky-Kurilo, solo nel 1955, fare rilevare che la determinazione dell’eredità astrale implicava «l’individuazione e l’apprezzamento nel suo giusto valore della massa ereditaria così indicata che contribuisce a plasmare il carattere fondamentale del soggetto e lo porta a riprodurre nel corso della propria vita su vari piani d’esistenza... gli essenziali motivi di certe esperienze decisive fatte nel passato dai suoi antenati.» (4) Questi concetti venivano ribaditi in un successivo libro del 1960, ancora in attesa di traduzione italiana. Vi si legge: «da studi statistici risulta che nel tema natale spesso vengono indicati eventi che, nelle loro caratteristiche fondamentali, si sono ripetuti di generazione in generazione. Di tale fatto si possono rinvenire indizi decisivi soprattutto nei campi IV, 8 e 12. ... Nello stesso modo si possono scoprire “motivi ereditari” riguardo a vari piani della vita (posizione sociale, rapporti con il mondo esterno, circostanze ambientali etc.). Dal punto di vista astrologico esiste dunque qualche cosa come un “destino della stirpe” che, nel corso dei secoli, si presenta come “evento analogo” e foggia rispettivamente caratteristici tratti caratteriali o somatici.» (5)
Le conclusioni a cui era giunto Sementowsky trovano puntuale riscontro in due opere di Jung: “L’importanza del padre nel destino dell’individuo” scritta originariamente nel 1909 ed ampiamente riveduta nel 1948; “Ricordi, sogni, riflessioni” apparsa postuma nel 1961.
Nel primo lavoro il grande psicologo esamina minuziosamente quattro casi di pazienti che si erano rivolti alle sue cure quando egli ancora lavorava al Burghölzli, la clinica psichiatrica dell’Università di Zurigo. Anche alla luce dell’enorme esperienza accumulata negli anni successivi, Jung perviene alla conclusione che il padre, in quanto portatore di un archetipo, esercita un influsso sul figlio che tende a trasmettersi di generazione in generazione. Scrive Jung: «Se noi uomini normali esaminiamo bene la nostra vita, vediamo anche noi che una mano potente ci conduce infallibilmente verso certi eventi, e non sempre questa mano si può definire benevola. Spesso la chiamiamo mano di Dio o del diavolo, e con ciò inconsciamente esprimiamo bene un fattore psicologicamente molto importante, vale a dire il fatto che la coazione che dà forma alla vita della nostra psiche ha il carattere di una personalità autonoma o viene percepita come tale, cosicché da sempre ed ancor oggi l’uso linguistico corrente definisce la fonte di questi destini un demone, uno spirito buono o cattivo.» (6) E’ però nell’autobiografia, che egli stesso volle fosse pubblicata solo dopo la morte, che Jung esprime a chiare lettere il pensiero di sentirsi parte di un’unica grande catena di esistenze. «Mentre lavoravo a scolpire lastre di pietra, mi resi conto dei legami fatali che mi univano ai miei antenati. Ho la netta sensazione di essere sotto l’influenza di cose o problemi che furono lasciati incompiuti o senza risposta dai miei genitori, dai miei nonno, e anche dai miei più lontani antenati. Spesso sembra che vi sia in una famiglia un karma impersonale che passa dai genitori ai figli. Mi è sempre sembrato di dover rispondere a problemi che il destino aveva posto ai miei antenati, e che non avevano ancora avuto risposta; o di dovere portare a compimento, o anche soltanto continuare, cose che le età precedenti avevano lasciato incompiute.» (7) «Le nostre anime, come i nostri corpi, sono composte di elementi individuali che erano già presenti nella catena dei nostri antenati.»
Ciro Discepolo e Luigi Miele hanno inequivocabilmente dimostrato, dal punto di vista astrologico - e con rigorosa conferma della scienza ufficiale - che l’ascendente del figlio rispecchia la massa ereditaria genitoriale, con prevalenza di quella paterna. La prevalenza dell’influsso paterno non era sfuggita a Freud e Jung. «Una particolarità che emerge dai lavori di Freud è la circostanza che il rapporto col padre sembra rivestire un’importanza particolare. ... Le indagini più recenti dimostrano la prevalenza, spesso per secoli, del carattere paterno in una famiglia.» (9)
Ma che cosa rappresenta l’ascendente? Basterà rifarsi, tra tutti, al pensiero di Lavagnini e di Sementowsky. «Mentre l’ascendente indica la parte più esteriore ed appariscente dell’uomo (il fisico ed il carattere quale si manifesta), il Sole indica la parte più interiore, l’individualità, lo Spirito, il Cuore dell’uomo; ciò che si trova nella parte più interna del suo essere. Inoltre, mentre il segno ascendente indica la linea generale secondo cui si svolge la vita, il Sole sta a precisare il grado di successo che può raggiungersi, appunto in quella direzione indicata dai segni zodiacali.» (10) «Oggi senz’altro e a buona ragione prevale l’opinione che nell’ascendente vede l’indicatore della costituzione fisica nonché quello del carattere e del temperamento fondamentale... Ma oltre alle caratteristiche fisiche dell’uomo, ai suoi modi visibili di comportamento, questo campo riflette pure le principali tendenze e predisposizioni, il modo di affrontare la vita, di atteggiarsi verso il mondo esterno... Il primo campo ha infine un significato di fattore ereditario in quanto rispecchia le caratteristiche - soprattutto quelle fisiche - dei genitori...» (11) Ma ciò non è forse precisamente quanto confermano Discepolo e Miele? E cioè che le tendenze destiniche o, il che fa lo stesso, gli archetipi si tramandano nello stesso nucleo famigliare, condizionando il comportamento del singolo fino a quando questi non ne diviene consapevole? «Essi non sanno quello che fanno, e, poiché sottostiamo alla coazione, non sanno che la trasmettono ai figli e con ciò li rendono schiavi e dei genitori e dell’inconscio in generale.»
Ma - si obbietterà - ora che abbiamo individuato, con l’aiuto della legge di eredità astrale, le forze profonde operanti dentro di noi (13) dobbiamo considerarci ineluttabilmente soggiogati ad esse? La risposta ce la indica ancora una volta Jung quando afferma che l’inconsapevolezza è il peccatum originale (14). Ma la consapevolezza non può andare disgiunta dall’idea di libero arbitrio, poiché se l’uomo fosse totalmente condizionato (dagli istinti o archetipi, o coazioni a ripetere, come pure dalle leggi del cosmo) non avrebbe senso parlare di libertà. Vorrei citare due frammenti dei “Pensieri” di Blaise Pascal: «la grandezza dell’uomo è grande in ciò che egli si riconosce miserabile. Un albero non si riconosce miserabile» (fr. 397); «l’uomo non è che una canna, la più debole della natura; ma è una canna pensante» (fr. 347). In quanto pensante, si rivela più forte di qualsiasi forza della natura, inconsapevole di sé stessa.
Durante il viaggio in Kenia ed Uganda, Jung divenne consapevole del significato della coscienza umana e del suo posto nella Creazione. «Fu lì che mi divenne straordinariamente chiaro il significato cosmico della coscienza. Quod natura relinquit imperfectum, ars perfecit. Ciò che la natura ha lasciato imperfetto, lo compie l’arte, dicono gli alchimisti. Soltanto io, l’uomo, con un invisibile atto di creazione, ho dato al mondo il compimento, l’esistenza obiettiva. Abitualmente attribuiamo quest’atto solo al Creatore, senza considerare che così vediamo la vita come una macchina calcolata fin nei più piccoli dettagli che, assieme alla psiche umana, procede senza senso, ubbidendo a regole previste e preordinate. In tale squallida fantasia d’orologiaio non c’è posto per un dramma tra uomo, mondo e Dio; non c’è alcun “nuovo giorno” che porti a “nuovi lidi”, ma solo la monotonia di processi calcolati. ... La coscienza umana ha creato l’esistenza obiettiva e il significato, e così l’uomo ha trovato il suo posto indispensabile nel grande processo dell’essere.» (15)
Concludendo, al determinismo l’uomo può opporre, pur nell’ambito dei suoi condizionamenti, l’autodeterminazione, malgrado la finitezza di quest’ultima. «Dal punto di vista teologico è un credito fiducioso che Dio accorda all’uomo perché possa essere non solo spettatore ma attore della sua vita, non solo oggetto ma soggetto del suo destino, partecipe responsabile dell’opera creatrice di Dio». (16)

NOTE

1) Die Astrologie des Johannes Kepler, pag. 210
2) Quello che dicono gli astri, pag. 8
3) Traité d’astro-biologie, pag. 22
4) Astrologia. Trattato completo teorico pratico, pag. 120. Il corsivo è mio.
5) Astrologie und Psychologie, pag. 49, 50
6) L’importanza del padre nel destino dell’individuo. Sta in Opere, vol. IV pag. 336
7) Ricordi, sogni, riflessioni, pag. 281
8) idem, pag. 284
9) L’importanza del padre nel destino dell’individuo, pag. 325, 326
10) Op. cit., pag. 53, 54
11) Trattato, pag. 173
12) L’importanza del padre nel destino dell’individuo, pag. 338
13) “La psicoanalisi ci rivela che un dinamismo interiore spinge la psiche a realizzare il proprio destino; l’uomo si indirizza d’istinto verso ciò che è in lui sotto forma di immagini o di simboli. In tal modo, il suo «divenire» non dipende in misura così marcata, come si reputa in genere, dalle circostanze esterne.” André Barbault, Dalla Psicanalisi all’Astrologia, pag. 42, 43
14) L’importanza del padre nel destino dell’individuo, pag. 338
15) Ricordi, sogni, riflessioni, pag. 306
16) Paolo Valori, Il libero arbitrio, pag. 158

BIBLIOGRAFIA

Strauss, H. A. / Strauss, S.
Die Astrologie des Johannes Kepler
Fellbach, 1981

Lavagnini, Aldo
Quello che dicono gli astri
Milano, 1937

Krafft, Karl-Erich
Traité d’astro-biologie
Paris, Lausanne, Bruxelles, 1939

Barbault, André
Dalla Psicoanalisi all’astrologia
Siena, 1971

Valori, Paolo
Il libero arbitrio
Milano, 1987

Jung, Carl Gustav
Ricordi, sogni, riflessioni
Milano, 1979

Sementovsky-Kurilo, Nicola
Astrologia. Trattato completo teorico pratico
Milano, 1989

Sementowsky-Kurilo, Nicola
Astrologie und Psychologie
Zurigo,1960
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