Un viaggio nei problemi delle donne autolesioniste
Relazione presentata al Convegno di Studi Astrologici di Vico Equense
Nella mia esperienza di lavoro con le donne, mi sono spesso trovata ad occuparmi di un problema che ancora oggi mi tocca in profondità e che mi ha portata ad essere particolarmente attenta nei loro confronti quando mostrano un approccio alla vita autodistruttivo e autolesionista.
In questo lavoro ho potuto constatare che dietro a molte storie di dipendenza tra cui alcolismo, tossicodipendenza, bulimia, anoressia ed altre forme più o meno velate eclatanti, ci sono donne che hanno alle spalle abusi fisici, psicologici, sessuali o totali abbandoni emotivi.
Mi riferisco a quei casi in cui il comportamento autodistruttivo è cronico e crea nella persona un turbamento costante che permette al sintomo di perdurare e danneggiare la salute e la vita di relazione dell’interessata.
Questi soggetti tendono – in modo totalmente inconscio – a rimettere costantemente in atto l’antico trauma subito nell’infanzia e, questo comportamento ha uno scopo ed una logica infallibili: è l’unico modo attraverso cui la persona riesce a comunicare la rabbia, la vergogna, la paura che prova e che è stipata e bloccata pericolosamente nella psiche, perché è ancora toccata dalla vergogna e dal senso di colpa per ciò che è accaduto.
I comportamenti autolesionisti tendono a scattare preferenzialmente quando la donna teme di essersi lasciata avvicinare troppo da qualcuno e viene assalita dalla paura che la costringe a difendersi attraverso il sintomo “pre-scelto” per ricreare quella distanza che rappresenta per lei l’unica forma di sicurezza conosciuta.
Questo comportamento permette al soggetto di continuare a ridefinirsi “cattiva, disgustosa, incapace ecc” e quindi a riproporre l’antica situazione, in tutta la sua drammaticità.
Il sintomo possiede una tripla funzione poiché, oltre a permettere di ricreare quella distanza di sicurezza accennata prima, serve anche ad anestetizzare la rabbia, la vergogna e la paura: è l’unica cosa che riesce a distrarre, almeno temporaneamente, dal dolore e che porta con sé una terza possibilità: avvicinare partner, genitori e amici senza mai chiederne un intervento diretto, soddisfacendo così il drammatico bisogno di essere al centro dell’attenzione, mai gratificato nell’infanzia, attraverso il potentissimo alibi psicologico di poter fare a meno di tutto e di tutti.
Questo insieme di comportamenti, assolutamente ambivalenti e contrapposti, è uno dei più difficili da comprendere, anche da parte dei terapeuti, perché intrisi di onnipotente passività attraverso cui la persona inconsciamente chiede aiuto, protezione e cura mentre lavora consciamente per mantenere tutti lontani da sé.
Inoltre, queste persone sono incapaci di trattenere relazioni di qualsiasi tipo, poiché l’unica vera relazione che posseggono e che considerano reale è quella con il SINTOMO, da loro definito “l’unico vero legame affettivo”.
A livello psicologico questo tipo di patologia è una coazione a danneggiare il corpo. E’ una patologia che assale principalmente le donne, in primo luogo perché sono in maggioranza i casi di abuso sessuale su di loro che non sui maschi e, inoltre, perché il maschio traumatizzato nell’infanzia tende a reagire con “l’Acting-out”, ovvero scaricando su qualcun altro ciò che gli è stato fatto poiché l’educazione tende a sviluppare in loro aggressività e a produrre forme di competizione che potranno essere agite all’esterno senza per questo essere socialmente biasimati.
Le donne invece sviluppano molti più problemi con l’espressione dell’aggressività perché la loro educazione le spinge verso la sopportazione e l’accettazione di ciò che accade, anziché verso lo scaricamento della rabbia, quasi sempre considerata “inopportuna”.
Con ciò non intendo dire che non vi siano donne che sviluppano comportamenti distruttivi verso l’esterno o addirittura verso i figli, però restano tuttora meno frequenti dei casi in cui la violenza e la rabbia vengono rivolte verso sé stesse (Acting-in).
Esistono ora molti studi che confermano che le persone autodistruttive sono molto più frequenti tra quelle che hanno subito traumi, abusi o abbandoni infantili.
Questo comportamento, anche se può apparire paradossale, rimane l’unico conosciuto nella loro storia personale, fatta di solitudine, violenza e di non protezione, e perciò continuano a rimetterlo in atto, in una sorta di potente ma inconscia coercizione a ripetere.
Questi soggetti hanno sviluppato blocchi di vergogna che inibiscono molte delle facoltà, compresa quella di prendersi cura di sé e dei propri bisogni e di difendersi da situazioni di pericolo.
Come sostiene Judith Herman “i traumi infantili sono straordinari, non perché accadono raramente, ma in quanto distruggono i normali adattamenti alla vita. Diversamente dalle disgrazie comuni, gli eventi traumatici comportano minacce alla vita, all’integrità corporea e un incontro ravvicinato e personale con la violenza e la morte. Essi mettono gli esseri umani di fronte agli estremi dell’impotenza e del terrore e suscitano le stesse reazioni che si avrebbero di fronte ad una catastrofe…. “ da Trauma and Recovery (1992).
I traumi stabiliscono quindi situazioni di confusione generalizzata che generano disorientamento generalizzato e producono fenomeni di trance profonda.
Più il trauma è stato precoce e violento e più potente e persistente sarà il sintomo di rimessa in atto.
Questi soggetti sembrano incapaci di stabilità, oscillano pericolosamente tra un tipo di comportamento ed il suo opposto; non riescono a contenere la rabbia e le emozioni all’interno del corpo proprio perché nessuno li ha mai protetti, in particolar modo la persona che per eccellenza era preposta a farlo: la madre.
Lavorando con l’Astrologia mi sono ben presto resa conto che queste persone presentano nel loro tema natale gravi lesioni sulla Luna e su Venere, i due pianeti femminili che esprimono le qualità di contenimento e di affettività ricevute e, di conseguenza, le capacità personali di autocontenimento e di autostima; i pianeti che formano aspetti duri sono sempre Marte e Saturno, il che porta immediatamente a diagnosi di isolamento affettivo ed emotivo, scarsa protezione, traumi psicologici e/o fisici che lasciano intuire sindromi di abbandono e di abuso nell’infanzia. Quando poi Venere si trova anch’essa in rapporto dinamico con Marte, vi è anche la possibilità che vi sia stata una “violenza sessuale”, oppure attenzioni morbose che hanno indotto un’erotizzazione dell’affettività, provocando una grave lesione sul senso di rispetto di sé ed una scissione tra l’eros e la sessualità.
In questo tipo di aspetti la tematica che si manifesta in modo quasi esagerato e plateale è l’incapacità di comprendere i bisogni del proprio corpo con la conseguenza di non essere in grado di allontanarsi da quelle situazioni che possono essere distruttive poiché nessuna figura femminile si è mai presa cura di loro e, da adulte, si è del tutto incapaci di attuare lo stesso processo con sé stesse; (la Luna rappresenta non solo la Madre in senso lato, ma le capacità di prendersi cura e di introdurre il “mondo” nella vita del bambino, fungendo da filtro protettivo e mediatorio: è la madre che porta “l’esterno all’interno” del mondo del bambino, e lo fa ovattando tutto ciò che potrebbe danneggiare l’ancor fragile emotività; (da qui l’equazione Madre – Mondo).
L’abuso e l’abbandono emotivo forgiano una concettualizzazione del mondo come “o tutto o niente”, “o bianco o nero” che deriva dal fatto di sentirsi non meritevole d’amore in quanto cattiva o sbagliata.
In queste famiglie, l’amore viene sempre contrabbandato come un qualcosa che viene concesso a chi se lo merita, quindi, chi non lo riceve non ne è degno. Occorre poi pensare, soprattutto nel caso di violenze sessuali, che il bisogno naturale di ogni bambino di ricevere attenzioni speciali, spesso mette queste bambine in condizione di considerare certi rapporti come l’unica cosa avuta, o meglio, l’unica attenzione che è stata loro riservata.
Quasi sempre, nei casi di incesto, colui che abusa è anche colui che si prende cura del bambino e, paradossalmente, a volte è l’unica persona presente per cui, l’attenzione perversa che si riceve è l’unica cosa che si ha nella desolazione e nella solitudine in cui si vive.
Nelle famiglie disfunzionali, i bambini imparano prestissimo a “non avere bisogno” di ciò che non possono ricevere e così giungono pian piano a negare ogni loro bisogno, proprio come vuole Saturno. Queste bambine risultano poi sottoposte ad emozioni molto intense che finiscono per modificare permanentemente la biochimica del cervello che non riesce più a sentirsi bene quando è calmo e tranquillo, per cui diventano dipendenti da stati di eccitazione che ricercheranno costantemente (Luna Marte) e che, se converso, non sanno contenere; l’ambivalenza di questo stato emotivo serve sia a ri-creare situazioni di estrema eccitazione, sia a procurarsi successivamente quella condizione di sollievo anestetizzante attraverso il sintomo che garantisce l’espulsione della sofferenza psichica.
Il legame dinamico di questi pianeti con la Luna indica infatti bisogni di grande eccitamento emotivo a cui si sovrappongono modelli dissociativi per staccarsi dalla realtà e per intorpidire in qualche modo i sensi quando sono troppo sollecitati.
Soprattutto l’alcool, che è uno degli strumenti autodistruttivi a cui molte donne violate ricorrono, funziona proprio in questo modo paradossale inducendo prima grande eccitazione e poi un totale intorpidimento che procura la sensazione di allontanarsi dal corpo e dalla mente.
Queste persone soffrono spesso di crisi convulsive, quasi sempre di frigidità, hanno una potente ed incontrollabile aggressività che si scatena per la paura che si portano dentro alternati da stadi di totale passività; questo atteggiamento le porta a costruire costantemente rapporti conflittuali con l’altro sesso e con le persone amiche, che tendono quindi a sfuggirle, ma deriva da un rapporto conflittuale con la famiglia di origine, ed in particolare modo con la madre, responsabile di aver prodotto una identità femminile del tutto compromessa.
Il loro IO risulta infatti frammentato e scisso tra la parte “violatrice” che è drammatizzata attraverso il Sintomo (Marte); la parte dello spettatore rifiutante e non imprigionato all’interno, totalmente incapace di mettere fine alla situazione.
Se c’è anche Venere in rapporto, occorre aggiungere l’assoluta mancanza di autostima che parte dal non aver ricevuto amore per cui non si è sviluppata la capacità di amare e di entrare in relazione con gli altri; la non accettazione del proprio corpo e, spesso, disturbi gravi nella sfera della sessualità – ricercata come unica possibilità di avvicinamento all’altro, ma rifiutata poiché considerata violenta.
La terapia con queste donne è difficilissima e richiede l’intervento di persone altamente specializzate; spesso hanno degli accessi di rabbia e di aggressività che raggiungono l’intollerabilità ed è proprio questo meccanismo di difesa che deve essere ammorbidito attraverso la cura, la protezione e la ricostruzione attraverso il rapporto terapeutico, di quelle condizioni di sicurezza e di fiducia nelle proprie possibilità che non hanno mai potuto sviluppare nell’infanzia. Perdurano a lungo i tentativi di distruggere quello che si è già costruito e, soprattutto quando cominceranno ad allontanarsi dal sintomo, saranno preda di attacchi violenti di distruzione di tutto ciò che hanno accanto.
Con rapporti conflittuali tra questi pianeti, l’IO ricettivo di una donna risulta profondamente colpito e oltraggiato poiché le sue emozioni sono state prima violate e poi pietrificate, e così la loro anima.
L’immagine archetipica che evoca Luna – Marte è quella di Medusa, violentata da un uomo (Poseidone che in questo caso viene evidenziato da Marte), ma tradita e abbandonata al suo dolore da un mondo femminile (Athena – Luna Saturno) in cui lei aveva creduto e alla quale si era rivolta con tutta la sua ingenuità e vulnerabilità.
Medusa viene trasformata in un mostro capace di pietrificare chiunque osi sfidare il suo sguardo e questo mostra appieno le qualità della rabbia femminile quando non può esprimersi (Medusa è ancorata al terreno) e a come può diventare distruttiva ed autodistruttiva.
Marte nel tema natale rappresenta le nostre potenzialità energetiche, la nostra forza vitale nonché le nostre capacità di affermazione e di difesa ma, quando ci si scollega da lui per non provare la rabbia e l’umiliazione vissuta durante il trauma, ci si scollega anche dalla capacità di sopravvivenza e dalla volontà di difendersi e, in questi casi, questi aspetti forgiano donne in guerra con sé stesse e con il loro corpo, nonché con le nostre capacità di “relazione” che la Luna possiede.
Saturno, che rappresenta la nostra struttura di difesa psicologica e la capacità di diventare esseri autonomi ed indipendenti, in questo caso rappresenta un Super IO che censura e nega i bisogni sacrosanti della donna attraverso processi di rimozione ferrei che impediscono alla parte dell’IO vittima di potersi manifestare, crescere e rafforzarsi.
La capacità di trasformazione di questi soggetti consiste nel recuperare e ricomporre l’Io diviso e frammentato attraverso una figura transazionale protettiva che curi e non abbandoni anche quando verrà investita dalla rabbia e dalla distruzione; una figura che conceda alla “bambina interiore – vittima” di crescere e di trovare la fiducia in sé e la forza per respingere il violatore interno sentendosi protetta, accettata e non più sola.
Solo allora, la donna sarà veramente in grado di autoproteggersi e di respingere anche tutti i violatori esterni, ritrovando un equilibrio sia nella sua vita emotiva, sia in quella di relazione con gli altri.
E’ un percorso difficile e pieno di sofferenza, però se la donna avrà il coraggio di uscire dal suo isolamento, questi aspetti planetari sono molto potenti e, così come possono mostrare tutta la loro drammaticità e violenza nelle loro manifestazioni negative, forniscono però anche quelle risorse interne di forza e resistenza che nell’infanzia hanno permesso alla bambina di non soccombere e, successivamente, permetteranno di riaffrontare il passato e di ritrovare con la volontà, la determinazione e il coraggio che solo loro possono regalare, quella voglia di riagganciarsi alla vita, quel senso di autostima e quella capacità di autoproteggersi che introdurranno il soggetto ad un mondo di relazioni vere, basate su un’affettività ed una capacità di scambio prima totalmente sconosciute.
Possono, in conclusione, riappropriarsi di tutto quel mondo femminile che sembrava distrutto, così che la loro Luna possa finalmente risplendere in tutte le sue potenzialità. Queste donne, infatti, sono poi le migliori in assoluto per affiancarsi a quelle altre che devono ancora affrontare quella guerra interna che loro hanno combattuto e vinto.
Bibliografia:
Van der Kolk B. “Childhood Trauma in Borderline Personality Desorder”
Alice Miller “L’infanzia rimossa” – Garzanti
Alice Miller: “la persecuzione del bambino: le radici della violenza” – Garzanti
M.Valentis e A. Devne “Donne che non hanno paura del fuoco” - Frassinelli