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    GLI ARTICOLI DI ERIDANOSCHOOL
- Astrologia e dintorni

ASTROLOGIA ASCENSIONALE E POLARE
     a cura di Emanuele Scialpi
 
ASTROLOGIA ASCENSIONALE E POLARE
Oggi studiamo l'astrologia da una o più delle sue particolari angolazioni, dal momento che, come risaputo, esiste la lettura di tipo psicologico, quella esoterico-karmica, quella vedica, nonché quella di stampo ermetico-egizio e diverse altre, tutte con le loro caratteristiche e le loro corrispondenti chiavi di lettura, ma presso gli Antichi, quelli veri, appartenenti ad un ciclo di umanità precedente a quello corrente, l'astrologia, al pari dell'alchimia, era considerata una vera e propria Scienza Sacra, attestante la corrispondenza perfetta tra il microcosmo, ovvero ciascun essere vivente, principalmente umano, inteso come “anima individuale”, e il macrocosmo, cioè l'universo nella sua interezza.

Quel che ci resta oggigiorno, di ciò che fu l'astrologia delle origini, sono perlopiù delle vestigia, un po' come le rovine dell'Ozymandias di Shelley, le quali però ci permettono comunque, attraverso un dialogo, di intuire e comprendere le caratteristiche principali di una persona, quelle che possono essere state le sue trasformazioni nel corso del tempo, nonché la sua cosiddetta “missione di vita”, il motivo per cui si è incarnata con un determinato modello planetario. Se oggi possiamo avvinarci comunque piuttosto bene alla descrizione di un essere umano, proviamo solo ad immaginare come doveva essere precisa l'astrologia degli Antichi, che, non a caso, veniva proprio considerata una “scienza”.

Nel corso dei millenni, molti hanno provato a recuperare le sacre conoscenze che caratterizzarono originariamente quest'affascinante disciplina e ad esporre le loro considerazioni e convinzioni in merito a come i pianeti siano in stretta relazione con la vita degli esseri umani e con tutto ciò che esiste, pensiamo ad Al-Kindi, filosofo peripatetico musulmano che, nel suo De Radiis, celebre trattato sui raggi cosmici emanati dai pianeti e dalle stelle, sostenne il fatto che, dato che ciascuna cosa agente o presente in questo mondo è determinata da una particolare combinazione di influssi celesti, “basterebbe” conoscere approfonditamente quella data realtà per arrivare a comprendere compiutamente la struttura stessa dell'universo, risalendo alla causa a partire dall'effetto; ne deriva dunque il fatto che, se giungiamo a conoscere veramente noi stessi, possiamo intuire la natura, nonché il reale scopo di tutto ciò che esiste, da cui l'intima relazione, conosciuta dagli Antichi, tra micro e macrocosmo, tra l'Uomo Trascendente e la Creazione stessa.
Pensiamo poi a Yogananda, il quale, riportando gli insegnamenti del suo maestro, in Autobiografia di uno yogi scrisse che ciascun essere umano viene al mondo nel momento in cui le posizioni planetarie sono le medesime che corrispondono al suo karma, fatto poi sostenuto ampiamente anche da importantissimi astrologi del Novecento come Rudhyar e Arroyo, in quanto, come da loro spiegato, il modello planetario metterebbe in luce ciò che vi è ancora da trascendere e da trasformare per poter giungere alla completezza, in particolare tramite la posizione terrestre e gli aspetti di Saturno, di Plutone e del cosiddetto “Asse del Destino” descritto dai Nodi Lunari.

Non tutti sanno, inoltre, che l'alfabeto fenicio, che la storia considera il primo in assoluto, fu inventato tramite l'osservazione della volta celeste e di precise costellazioni, di modo che i codici con cui avrebbero dovuto essere nominate le cose, traessero sostegno e avessero un'affinità proprio con le energie emanate “dall'alto”; non è casuale nemmeno il fatto che le lettere fossero ventidue, come quelle dell'alfabeto ebraico, altra lingua semitica, perché è il numero dei Sacri Archetipi, i mattoni dell'universo che sono descritti ed esemplificati sia dagli Arcani Maggiori dei Tarocchi che dai “sentieri” che collegano ciascuna delle Sephiroth che compongono l'Albero della Vita cabalistico, il quale mostra come il Divino Ineffabile si sia manifestato “discendendo” attraverso tutta la Creazione, a partire dallo stato di “non manifestato”.

All'interno dei suoi libri e in particolar modo in L'astrologia della personalità, Dane Rudhyar ci ricorda l'enorme importanza del cosiddetto Ciclo Polare, avente a che fare con la precessione degli equinozi e i cosiddetti “Eoni”, cioè le Ere del Mondo o Ere Zodiacali, le quali scorrerebbero al contrario rispetto al normale ordine dei segni e la cui energia determinerebbe un'intera epoca, ciascuna della durata di circa 2150 anni, poiché un “Grande Anno”, chiamato anche “Anno Platonico”, durerebbe all'incirca 25.772 anni.
Tale ciclo polare rimanda a quella che fu la Prima Civiltà ed Umanità di questo Manvantara, quella Polare, appunto, o “Iperborea”, precedente a quelle di Lemuria, la seconda, ed Atlantide, la terza.

La simbologia polare, d'altro canto, ha sempre avuto un notevole peso all'interno di tutte le tradizioni, basti pensare al Monte Meru presente in quella induista e buddhista, la montagna sacra che si ergerebbe al centro del mondo, denotante un simbolismo assiale, quello rappresentato anche dall'albero cosmico, presente all'interno di diverse culture, prima tra tutte quella norrena, dov'era conosciuto con il nome di Yggdrasill.
Anche la “swastika”, la cui origine è da molti ascritta alle tradizioni orientali, fu ben prima un altro simbolo polare, dal momento che i quattro bracci della croce uncinata raffigurano le diverse posizioni che l'Orsa Maggiore, il Grande Carro, assume ruotando intorno alla Stella Polare, il punto centrale del carattere.
Tale punto centrale della volta celeste fu estremamente importante anche all'interno della tradizione estremo-orientale, dov'era chiamato Tai-i, la zona del Cielo da cui il Divino farebbe promanare la sua energia, dall'alto al basso, ed ecco perché l'imperatore cinese, il cui nome era wang, svolgeva proprio la funzione di mediatore tra il Cielo e la Terra, secondo criteri astrologici ben precisi, occupando il posto centrale all'interno della “Grande Triade”, esemplificato alla perfezione dallo stesso carattere cinese per la parola wang.

Secondo la tradizione esoterica e sapienziale, infatti, esisterebbe una sorta di “via d'uscita” da questa realtà duale e materiale in cui ci troviamo, quella che Gesù Cristo chiamò “la Porta Stretta”, la quale permetterebbe di uscire dalla “Cintura di Fuoco”, come chiamata anche da Rudhyar, rappresentata dallo zodiaco, il quale, infatti, nel succitato Albero della Vita cabalistico è associato alla Sephira chiamata Chokmah, che ha un riferimento al “Figlio” inteso come Uomo Cosmico; sappiamo infatti, secondo la “melothesia”, la medicina sacra adottata sia nel periodo greco-romano che medievale, che a ciascun segno dello zodiaco è collegata una parte del corpo umano, a partire dall'Ariete, con la testa, fino ai Pesci, che sono in corrispondenza coi piedi.
Proprio lo zodiaco, infatti, sia secondo l'esoterismo che i principali astrologi antichi ma anche del Novecento, costituirebbe un vero e proprio campo, una pressoché invalicabile barriera, la cui influenza si estenderebbe su tutti gli organismi viventi (e non solo, dipende da cosa vogliamo definire “vita”), detenente un'importanza maggiore, una priorità, rispetto ai pianeti del nostro Sistema Solare.

Lo stesso Dante, che tra l'altro aveva studiato astrologia a Bologna, conosceva bene queste tradizioni, infatti, nel Paradiso, la Scala per poter fuoriuscire da tale “cintura di fuoco” si trova nel Cielo di Saturno, dal momento che quest'ultimo, come ben risaputo anche in alchimia, in particolar modo in quella “speculativa”, attraverso la nigredo e le prove, soprattutto karmiche, che ci pone innanzi, rappresenta il miglior maestro del “Piano Orizzontale”, quello che la tradizione orientale conobbe con il nome di Samsara, contrapposto, appunto, al “Piano Verticale”, tramite il quale sarebbe possibile trascendere il proprio “cielo” e oltrepassare lo zodiaco, secondo una vera e propria ascensione, come si dice che lo stesso Gesù abbia fatto e che compie anche Dante all'interno del suo viaggio attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso; infatti, come ormai risaputo, non è un caso che ciascuna delle tre Cantiche termini con la parola “stelle”, così come non è casuale il fatto che, man mano che Dante sale le varie cornici del Purgatorio, purifica il Peccato Capitale associato ad un particolare pianeta, come la lussuria per Venere o l'ira per Marte, così come avrebbe successivamente rappresentato lo stesso Giordano Bruno ne Lo spaccio della bestia trionfante, dove, grazie ad un'allegoria che presenta le costellazioni come protagoniste, si fa capire che i vizi di ciascuno, interpretabili come i propri “errori karmici”, conosciuti anche come “aggregati psichici della personalità” o “residui psichici”, devono essere trasformati nelle corrispondenti virtù, parallelo molto stretto con l'astrologia e con ciò che sarebbe richiesto fare in presenza di aspetti dinamici come la quadratura o come particolari tipi di opposizione, di congiunzione e di quinconce.
Tali aggregati psichici trovano inoltre un riscontro calzante nella psicologia e in particolar modo nel concetto delle “sub-personalità”, rappresentanti le proprie “membra sparse”, seguendo il mito di Osiride, che devono essere trasformate e reintegrate per ricomporre l'io frammentato e costituire l'Unità.

Questa questione dell'ascensione è strettamente collegata alla simbologia polare e alla Stella Polare stessa, la quale, come risaputo, nel corso dei millenni è cambiata spesso (intorno al 3.000 a.C. era Thuban, ad esempio, così come sarà Vega intorno al 13.700 d.C.), tant'è che lo stesso Rudhyar dedicò diversi passi dei suoi testi a descrivere l'importanza del Ciclo Polare e come questo sia in diretta correlazione con l'Uomo Cosmico, quell'essere umano reintegrato che rappresenta il macrocosmo, il compimento dei “Grandi Misteri”, la “Rubedo” o “Opera al Rosso” alchemica, nonché l'Uomo Trascendente del taoismo.

Sempre parlando di Dante e della tradizione a cui faceva riferimento, dopo il Cielo di Saturno vi è quello delle Stelle Fisse, le quali nell'antica astrologia sacra rivestivano un ruolo di straordinaria importanza, basti pensare a Sirio, l'astro più luminoso della volta celeste, che era venerato nell'Antico Egitto (su di esso si basava il calendario che intercettava le piene del Nilo) e la cui levata eliaca, che faceva cominciare l'anno egizio, è sempre stata estremamente importante in quanto momento adatto a porre la pietra di fondazione dei principali edifici religiosi, politici o bellici, come l'Arco di Trionfo, la Casa Bianca, il Pentagono e molto altro, seguendo un preciso rituale.

Le Stelle Fisse, in particolar modo le “Quindici Stelle Beheniane” hanno caratterizzato in modo significativo l'astrologia e le pratiche magiche del periodo medievale, sia nel mondo occidentale che in quello arabo, ricoprendo un ruolo prioritario rispetto agli stessi pianeti, in quanto, se questi ultimi si trovavano all'interno della zona angolare pertinente ad una di loro, traevano una parte notevole della propria influenza proprio da essa (Sirio, ad esempio, si trova tra il quattordicesimo e il quindicesimo grado del segno del Cancro).
Cornelio Agrippa, famoso astrologo, alchimista ed esoterista tedesco vissuto a cavallo tra il quindicesimo e il sedicesimo secolo, all'interno del suo De occulta philosophia le elenca tutte, attribuendo la serie al leggendario Ermete Trismegisto, che in Egitto era conosciuto come Thoth, il dio della magia e della sapienza; le più conosciute sono indubbiamente la succitata Sirio, ma anche le Pleiadi, Aldebaran, Antares e Vega. Ciascuna di loro era collegata e possedeva la natura di uno o due pianeti (Sirio, ad esempio, quella di Venere), inoltre era associata ad una gemma preziosa e ad una pianta specifica (Aldebaran, per citarne una, al rubino e al cardo mariano).
Durante il periodo medievale, furono inoltre adoperate altre tecniche di previsione che appartennero all'astrologia delle origini, come le firdarie, le profezioni e le dodecatemorie, tanto per citarne alcune; con le prime era ed è possibile vedere quale pianeta stia “dominando” un certo periodo della vita di una persona, andando poi a controllare la posizione dello stesso nel tema natale e la casa che questo governa, nonché l'altro pianeta, al di sotto di questo, presente all'interno della sequenza governata dal primo in tale periodo e rappresentante come la sfumatura di cui il primo viene a colorarsi.
Per quanto concerne le profezioni, dal canto loro, aiutano a comprendere meglio il Ciclo degli Elementi che, come sappiamo, si ripete dopo diversi secoli (quello d'Aria, iniziato nel 2020 e che terminerà nel 2218, è collegato a quello ad esso precedente, avvenuto tra il 1226 e il 1424); tramite questo metodo è possibile determinare quali case corrispondono ai diversi anni di età: ad esempio, l'ottava casa riguarderebbe gli anni 7-19-31-43-55-67-79, per cui, sia nel periodo tra il diciannovesimo e il ventesimo anno, che in quello tra il trentunesimo e il trentaduesimo, si sarà molto probabilmente portati a vivere una serie di eventi, soprattutto interni, che corrisponderanno a ciò che concerne la casa ottava.
Le dodecatemorie, invece, che vengono ancora usate nell'astrologia ermetica, rappresentano la suddivisione di ciascun segno zodiacale in dodici parti, che sono sempre i dodici segni stessi ma a partire da quello in cui la sequenza è inclusa, pertanto, secondo tale metodo, esisterebbe una sorta di tema natale nascosto, o meglio, le dodecatemorie fornirebbero un'ulteriore specificazione che permetterebbe di essere ancora più precisi sulle energie che caratterizzano il nativo. Infine, l'astrologia ha da sempre avuto un legame strettissimo con l'alchimia operativa o spagiria, poiché ogni pianta possiede una “segnatura” che la collega ad un determinato pianeta, come il limone, con segnatura solare, oppure il rosmarino, con quella gioviana, utile pertanto per il fegato.
 

 
 
 
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