Contrariamente a ciò che ci si aspetta da questo combattente spavaldo, che viene avanti a testa bassa pronto ad impugnare la spada per difendere e difendersi, la sua energia è femminile. È il figlio nato per partogenesi da Era, quindi in assenza di maschile. Infatti, il Marte della prima casa reagisce, acquisisce tutta la temporalità della madre.
Marte è l’archetipo del guerriero. È colui che si prende cura di se stesso, e nella maturità anche dell’altro, con feroce determinazione! È una folle esplosione di desiderio e volizione. Marte è una vergine buttata nel vulcano e offerta al Dio del fuoco.
Nell’immaginario collettivo il guerriero assume colorazioni assai differenti nei diversi periodi storici e nei diversi paesi. Che cosa significa lottare per la propria affermazione? Senza dubbio occuparsi di conquistare la forza necessaria per portare avanti le proprie istanze. A Marte spetta l’azione diretta. Un temerario assetato di avventura, scavezzacollo, amante affacciato su un vicolo dove gatti randagi in cerca di cibo rovistano nelle immondizie pur di sfidare la vita.
Incontrare Marte
Il bambino che si impossessa, afferra, stringe e respinge gli oggetti incontra il suo Marte. Prende. Ha come unico desiderio quello di conoscere ciò che ha attirato a se e non si fermerà finché non l’avrà svelato completamente. Attraverso questa esperienza conosce se stesso.
Nel mentre si occupa, così instancabilmente, del compito di lottare, incontra la frustrazione. Qualcuno: i grandi, i genitori, gli adulti gli impediscono di fare ciò che vuole! Imbattendosi nell’autorità incontra i limiti della sua forza. Nasce l’aggressività, quella carica che consente di superare gli ostacoli.
Marte è slancio. Sarà solo successivamente, con l’incontro di Saturno e Urano a proporre una volontà organizzata.
Marte ci viene incontro in I casa. Offre uno stile di affermazione impulsivo, propulsivo, sparato alla meta. Nulla a che vedere con la prontezza di riflessi mentali che assicura Urano! Quando l’impulso ad agire è impellente l’azione si concentrerà sugli obiettivi più vicini.
L’azione a largo raggio, la strategia implicano l’intervento di una combinazione saturniana. Nel Libro dell’Equilibrio e dell’Armonia (Chung-ho chi, Zhongho ji), un testo taoista medievale, si legge: “La profonda conoscenza del principio comprende senza bisogno di vedere, la pratica efficace della Via si compie senza bisogno di lotta. Senza uscire dalla porta, conoscere il mondo! Senza guardare dalla finestra, vedere la Via del cielo! (Tao Te Ching, XLVII).
Le arti marziali, come non tutti sanno, e a rischio di interpretazioni errate esattamente come accade per l’astrologia, comprendono certamente le caratteristiche che noi attribuiamo a Marte: impulso, forza, volontà, azione, ma contengono anche importanti insegnamenti della disciplina di Saturno, che Marte incontra in X casa.
Questo ovviamente non significa che prepararsi all’arte della guerra implichi un rigido succedersi di regole e dogmi per l’azione. Se così fosse chiunque studiasse un libro, un manuale accurato, o trattati di arti marziali potrebbe combattere efficacemente. Invece i metodi per la preparazione al combattimento passano attraverso l’esperienza. Infatti più sono i combattimenti ai quali si partecipa più aumenta la qualità nel combattimento. Si usa dire che dieci allenamenti valgono uno sparring e una sfida sul ring vale cento sparring. Lo sparring è il combattimento proprio come se fosse vero durante l’allenamento. Gli allievi si pongono nella disposizione di riprodurre esattamente le azioni che farebbero sul ring. Viene da chiedersi quale sia la differenza, e questo può spiegarlo molto chiaramente chi ha provato sulla pelle cosa significhi. Psicologicamente trovarsi davanti ad un compagno di allenamento e combattere è molto diverso che trovarsi di fronte un completo estraneo che vuole vincere!
Proprio com’è nel caso dell’astrologia quando davanti al tema natale l’astrologo pone il suo sapere a servizio dell’interpretazione. È ben diverso nel chiuso della propria stanzetta ipotizzare la lettura del tema, soli davanti al grafico, oppure confrontarsi con la persona nello spazio della consulenza. Sappiamo bene che la lettura della carta riceve vita dal dibattito col titolare di quel tema. Ancora di più nell’esperienza astrologica di gruppo, si crea una forza energetica del tutto particolare che le persone interessate nutrono e vivono in modo intenso, tanto da trasformare e trasformarsi.
E proprio come l’astrologo, che si entusiasma nel seguitare a fare esperienza dell’astrologia in un divenire senza soluzione di continuità assieme ai progressi della scienza, il vero shogun non ha come scopo il combattere, ma è sul campo che può comprendere i suoi vizi e le sue virtù. Misura se stesso nel contraddittorio con l’altro e non si tratta solo di colpi fisici, anzi, quello è il meno!
Terrà un comportamento che con il minor impiego di energie possibile lo condurrà al maggior risultato. Per tenere tale comportamento il lavoro più importante da fare è mantenersi flessibile. Non è possibile fare un buon combattimento con una struttura rigida. Un’ottima elasticità è il presupposto per svolgere un confronto con l’avversario che sia anche in grado di stupirlo, tale da oltrepassare gli ostacoli della lotta usando tutte le tecniche susseguendole una all’altra senza soluzione di continuità. Questo movimento sarà in grado di creare una danza che simula il respiro, con contrazione ed espansione, difesa e attacco, resistenza e impulso. Ecco perché Marte è di fuoco. L’elemento che si incarica di ardere e rendere briciole cineree le parti più dure della materia. Nel suo movimento eterno e scoppiettante riduce in polvere ogni rigidità.
Marte incontra Mercurio e Plutone
Sappiamo che il Marte in Ariete, la sua prima sede, esplode tutta la sua carica in modo immediato, è il Marte che apre il varco con la sola forza della sua spinta e si butta a capofitto nella sfida, con coraggio, impavido. Già nella seconda sede con Marte in Scorpione, accanto a Mercurio, la mente, e Plutone, le forze istintive pulsionali profonde, deve trovare un compromesso con la sua stessa energia per diventare cosciente di ciò che egli stesso gestisce con la sua forza. Attraverso Mercurio e Plutone impara a trattenersi e può farlo in modo da garantirsi una crescita, o in modo distruttivo. Infatti laddove la consapevolezza giunge ad affiancare la forza si crea la saggezza. L’energia accumulata può essere utilizzata in maniera creativa tanto che può intervenire una vera trasformazione della realtà nel soggetto consapevole. Oppure, nel caso in cui il trattenere sia un insabbiare nella propria profondità risentimenti e rabbia, questo gesto diventa distruttivo. Vale anche a livello chimico: l’adrenalina che si sviluppa nella situazione di pericolo, che ci serve ad usare la forza per difenderci, può causare gravi danni alla salute della persona se diviene stagnante nell’organismo.
Marte in decima: Saturno mio ordinami!
In decima casa Marte incontra Saturno e può disciplinarsi, esprimersi in modo mediato dalla saggezza e dalle regole, ma per farlo deve riconoscere di esserci. Molti di noi davanti al conflitto, davanti all’aggressività, prendiamo una posizione di insabbiamento. Riteniamo che mantenere la pace significhi negare la rabbia o il conflitto, ma così non può funzionare. Quello che può funzionare è tenere presente che la rabbia e le cause che la fanno insorgere esistono nella esperienza comune di tutti noi. Conoscere il problema, farne esperienza è il primo passo per iniziare a risolverlo.
Coloro che compiono studi sull’aurea riferiscono che durante l’esplosione della rabbia si producono scintille di colore rosso. Quando queste sono dirette all’esterno l’individuo si libera di quell’energia e non ne resta minimamente condizionato, quando, invece la persona reprime la rabbia quelle stesse scintille prendono posizione all’interno, si introflettono e creano disturbi di vario genere tra cui anche il cancro.
Abbiamo spesso l’impressione, vuoi per motivi educazionali, vuoi per cultura cartesiana, che riferire i nostri motivi di lagnanza, esternare la sensazione di oppressione dei nostri confini o ancora lottare per il rispetto di questi sia sbagliato. Invece è l’esatto contrario. Certo è opportuno non cadere con tutte le scarpe dentro le nostre emozioni: - Ecco, mi hanno rubato la macchina, mi dispero e grido! – certo la prima reazione alla rabbia può essere anche quella, e se sono bravo a buttarla fuori senza scaricarla contro l’altro già ottengo un buon risultato. Ma rodersi il fegato per giorni e giorni distogliendo se stessi dall’accettazione, questo è deleterio.
La bellezza dell’aggressività di Marte è che possiamo esprimerla nel gioco, nello sport, nelle più varie forme creative. Marte possiede caratteristiche eminentemente fisiche, è il pulsare della vita. Anche se non l’abbiamo capito possiamo viverlo. Marte è energia pura in movimento. Magari possiamo contenerlo in uno spazio a lui stesso destinato, come quello del Tatami, ad esempio.
Marte marziale
Il Marte romano ci viene presentato come figlio di Tellus e Giove, secondo altri figlio di Giunone che gelosa della partogenesi di Atena da parte di Zeus concepì Marte grazie ad un fiore delle campagne dell’Etolia. Inizialmente era il dio della fertilità, della natura e il protettore per eccellenza e dio guerriero e non della guerra, fu anche dio della folgore, del tuono e della pioggia.
In quanto dio della primavera, periodo nel quale si tenevano le principali celebrazioni a lui dedicate, presiedeva sull'agricoltura in generale, come anche alle guerre, che iniziavano appunto in primavera. Il dio, infatti, rappresentava la virtù e la forza della natura e della gioventù, che nei tempi antichi era dedita alla pratica militare.
Così come il ciclo zodiacale parte dall’Ariete che occupa la primavera ecco che questa sede è il domicilio principale di Marte. Così come in natura i germogli sono impegnati alla crescita per la fioritura così in Ariete la personalità è nella sua fase iniziale di esperienza, è avvolta nella natura collettiva e lotta per emergere. Il ciclo dello Zodiaco ripete i ritmi della terra e della natura.
“Dobbiamo vedere l’universo come un tutto, la Terra come un sistema organizzato di attività interdipendenti entro cui l’umanità come un tutto soddisfa una funzione precisa, e vedere noi stessi come persone totali strutturate capaci di svolgere un processo ciclico di auto-ralizzazione.” Questo non significa che partire per la guerra, come estrema ipotesi, quando proprio ogni negoziazione è fallita, debba avvenire senza dotarsi dell’equipaggiamento adeguato. Dell’attrezzatura, allora, faranno parte gli insegnamenti dell’arte, le protezioni necessarie, come lo scudo e l’elmo, oggi caschetto di gommapiuma, e il lavoro sulle proprie pulsioni interne.
Allenarsi al combattimento significa considerare alcune situazioni possibili di guerra e tenere presenti modelli possibili di comportamento. È chiaro che questo conduce a delineare degli schemi, che possono tornare utili nel momento in cui il nemico sferra l’attacco. Ovviamente essere colpiti specie in zone sensibili offuscherà la mente, la quale perdendo potere tenderà a lasciare posto al’istinto. In questi casi è essenziale l’automatismo indotto dalla ripetizione del modello durante l’allenamento. Il segreto per ottenere la vittoria è, comunque, quello di tenere quegli schemi flessibili.
Va tenuto, altresì presente, che è possibile che le circostanze del conflitto siano favorevoli e le forze a disposizione siano superiori a quelle avversarie, oppure no. Alcune strategie fanno perno sul fronteggiare l’avversario, facendo leva sui suoi punti deboli oppure spiazzandolo con atteggiamenti variabili che lo disorientino. Sono moltissimi i testi cui poter fare riferimento per i criteri di battaglia. In ognuno di noi si nasconde un atteggiamento psicologico da combattimento e non è er tutti lo stesso.
La battaglia il più delle volte la sperimentiamo attraverso le nostre istanze interne e siamo bravissimi a nasconderci dietro un dito, a raccontarcela, come si suol dire. Se ad esempio “uccidiamo con una spada presa a prestito” come suggerisce uno dei 36 stratagemmi dell’arte segreta della strategia cinese, faremo in modo che sia l’avversario a fare, senza impiegare la nostra propria forza. In questo caso la scelta strategica ha comunque un prezzo. Non facendo dovremo poi accettare ciò che avviene. Questa è una proprietà dell’acqua, che prende la forma del recipiente che occupa e non del fuoco marziano. Vincere senza combattere è la cosa migliore secondo Sun Tzu per poter esercitare questa saggezza occorre essersi elevato.
Quando Marte matura in X è possibile la valutazione accurata dei lati pratici, politici e psicologici del conflitto, questo conduce all’inattacabilità, con conseguente vittoria senza dispendio energetico. La volontà fa da passaggio a livello per ottenere il potere di impugnare la vittoria senza aver scagliato armi o colpi.
Questa volontà di Marte è solo nella maturità. Da giovane uomo, da fanciullo o ragazzo, l’impeto è troppo intenso. In questo senso la giovinezza è una qualità che si acquisisce invecchiando. La distribuzione sul piano energetico orizzontale del fuoco della aggressività e della passione è la dote dell’uomo saggio che incontra la sua vera forza incontrando il tempo e la disciplina (Saturno).
Uso consapevole di Marte
Marte rappresenta la carica di aggressività che ha consentito la sopravvivenza della specie umana. La capacità di affermarsi travolgendo ogni ostacolo, al di là di ogni barriera razionale che, pur indicando utilmente il pericolo, a volte inibisce la volontà. È chiaro che ogni affermazione riassuntiva di una determinata caratteristica rischia di contenere allo stesso tempo in sé il suo opposto: non si può dire aggressivo senza contemplare pacifico, non si può dire volontà senza contemplare inerzia. Questo perché ogni volta che il pensiero si ferma su un polo, inevitabilmente, genera una tensione verso il suo opposto. Perché siamo umani e funzioniamo così, ogni volta che ci assestiamo su una polarità diviene necessario creare lo spazio per occupare quella opposta.
I Guardiani del ‘Modo in cui sono sempre state fatte le cose’ possono ribellarsi davanti all’incertezza del nuovo, ma se vogliamo coltivare una pianta esotica su un cuscino di terra occidentale dobbiamo incontrare la questione della differenza e della ribellione attraverso strumenti differenti. Impariamo che possiamo portare aventi le nostre questioni senza imbatterci dolorosamente nell’altro, bensì proponendo e invitandolo in modo creativo a seguire il nostro esempio e magari a condividere uno spazio diverso. Questo è il motivo per cui conviene la consapevolezza. In regime di consapevolezza il conflitto diventa parte integrante del vivere. Perché ciascuno di noi, almeno a livello intuitivo, è in grado di cogliere la veridicità del messaggio della contemporaneità degli opposti e nessuno di noi può sentirsi bene se per risolverlo si sposta in modo immodificabile verso un unico polo.
Durante la Guerra civile americana, John Bell Hood era uno dei più importanti generali della Confederazione. All’inizio del conflitto si distinse per la sua eccezionale capacità di scelte strategiche, poi, con il passare del tempo, la sua azione si irrigidì su posizioni estreme che lo videro descrivere: ‘tutto leone e niente volpe!’
Ecco che se ciascuno di noi impariamo ad utilizzare la pienezza della linea tesa tra due, ovvero la possibilità di muoversi prendendo elasticamente posizione lungo la linea a seconda della necessità saremo in grado di vibrare ciascuna nota rendendo la nostra composizione armonica e suscettibile di far vibrare tutte le altre corde tese attorno a noi.
La grandezza della relazione e della riuscita dei rapporti con l’altro e col mondo dipendono dall’allenamento alla capacità interna di organizzare in un tutto elementi conflittuali, che, in altre parole, può voler dire essere in grado di accogliere più istanze contemporaneamente tra loro anche se sono apparentemente discordi, in virtù di quell’assunto popolare per cui tutto serve. Anche nel combattimento questo premia! L’errore che il più delle volte si commette è un errore di valutazione sull’opportunità della contemporaneità e che spesso è dettato dalla morale, intendendo qui con morale quella rigida regola che ci fa sentire buoni agli occhi degli altri organizzati socialmente.
“Ecco una linea guida per evitare la falsità: tieni a mente che la verità è sempre benefica, mentre l’affermazione di un fatto può essere sia benefica che dannosa. Se c’è la probabilità che un’affermazione rechi danno, non deve essere considerata una verità nel più alto senso del termine. Se non puoi parlare sinceramente senza il rischio di ferire qualcuno, la migliore alternativa è tacere.” Questa è solo uno dei tratti guida possibili che contemplano un uso cosciente delle forze interne dell’uomo. La mancata consapevolezza della presenza reale di ciascun archetipo divino al nostro interno è la causa reale della mancata realizzazione del Se e di quel senso di incompletezza e attesa interno che ciascuno di noi sente.
Sessuomarziani
‘Fate l’amore non fate la guerra’ il credo hippie degli anni ’60 ci aiuta a comprendere un ulteriore aspetto di Marte: la carica sessuale.
Marte, come dio della primavera, rappresenta anche l’impulso all’accoppiamento. La sessualità contiene tutte quelle caratteristiche che abbiamo visto profilarsi nel combattimento e che Marte ha voluto patrocinare per noi nel regno rappresentativo/simbolico.
Marte fornisce all’Io quell’impulso del desiderare di ottenere tale che il Sole sperimenta la propria forza, ma conosce anche un aspetto di caduta, quello che Reich chiama carica e scarica. È gioco forza della sussistenza dell’impulso una fase di distensione immediatamente successiva. Se non si è in grado di comprendere e vivere entrambe le componenti si rischia l’esaurimento.
Possiamo ricondurre l’aggressività al cervello rettiliano. In questa parte del cervello, che si trova al di sotto della corteccia limbica, si concentra la dopamina, un neurotrasmettitore cui si deve la sensazione di eccitamento che caratterizza l’attrazione sessuale. Questa sostanza provoca nel corpo l’innalzamento della pressione e l’accelerazione del battito cardiaco. Interviene nel momento in cui siamo tesi verso qualcosa. La tensione può, appunto essere la preparazione al combattimento, ma anche all’atto sessuale. Infatti per compiere entrambe le azioni abbiamo bisogno di un surplus di energia.
Senza addentrarmi eccessivamente in spiegazioni che non fanno parte delle mie conoscenze, mi viene da aggiungere che il legame che sembra esistere tra comportamento sessuale e capacità di aggressione è determinato appunto dall’intervento nel cervello di circoli di dopamina. La tensione che carichiamo può esprimersi nelle due differenti vie. L’atto sessuale implica la capacità di aggredire ciò che desideriamo. Ovviamente tra un sano andare verso e un patologico strappare la volontà altrui c’è una bella differenza!
L’aggressione patologica e alcuni comportamenti sessuali devianti sembrerebbero essere dovuti ad una regressione al livello rettiliano, al di fuori del controllo corticale. Questo significa che normalmente, quando tutto il nostro apparato cerebrale funziona siamo in grado di entrare in contatto con i nostri impulsi e viverli in modo adeguato, quando qualcosa si inceppa non siamo più capaci di regolare le nostre azioni con nocumento per noi stessi e per i nostri simili. I comportamenti sessuali che si accompagnano e si basano su atteggiamenti di cura, su modi di fare affiliativi sarebbero invece, da ascrivere alla neocorteccia, e sarebbero determinati da acquisizioni recenti da un punto di vista filogenetico.
Mi sembra importante aggiungere che il senso del tempo e dell’occasione scandisce oggi confini che non hanno più lo scopo di costituire delle certezze. Usare bene il nostro Marte, maturo in casa X, che abbia incontrato Saturno ed Urano per esprimersi con vigore e saggezza nel medesimo spazio deve tradursi nella possibilità di cogliere ed utilizzare delle regole, ma che esse possano recare al loro interno una elasticità tale da rispecchiare ogni individuo.
Un autore che ha molto discusso in materia sessuale è Wilelm Reich. Egli, in uno dei suoi testi, si chiede e risponde: “Ma che cosa impedisce alla tendenza naturale verso la potenza orgastica di svilupparsi? L’educazione familiare, la morale sociale coercitiva, la frustrazione genitale degli adolescenti, l’insoddisfazione matrimoniale e, più alla radice, il modo col quale vengono concepiti, ospitati nell’utero e fatti nascere i bambini. L’assenza di piacere nella madre, l’utero contratto nel quale si cresce, le procedure falsamente terapeutiche di preparazione del parto, la separazione dalla madre…da queste esperienze di freddo originario, di originaria accoglienza nell’ambiente reale del non amore, nasce la ritrazione originaria, il rifiuto, la negazione, la passività, l’ottusità in massa.’ Trovo il suo punto di vista un po’ estremista, ma è bene fare almeno una riflessione in proposito. L’educazione, ancora una volta, ci appare inibitoria di un normale sviluppo umano. Davanti alle pulsioni, siano esse erotiche o aggressive, incontriamo lo spauracchio del buon comportamento. È molto importante osservare delle regole. Essere animali sociali deve condurci al rispetto e all’azione misurata, ma, troppo spesso, dimentichiamo quel selvaggio che pure c’è in ciascuno di noi. Dobbiamo, oggi stesso, concedere a questo animale che abbiamo dentro uno spazio altrimenti rischiamo di perdere noi stessi. - L’alternativa non è libido o società. La libido è l’energia che è plasmata dalla società -” . All’epoca di Reich la libertà sessuale è qualcosa ancora in divenire, è forte l’opposizione tra regola e azione. Ma oggi abbiamo traghettato nelle acque della rivoluzione sessuale. Le nuove generazioni hanno molto da insegnarci a questo proposito ed è importante il confronto con esse. Stiamo cavalcando la forma di un modello che forse non ha nemmeno più la pretesa di essere un modello, solo la semplice voglia di essere.
Secondo il nostro, e a me sembra non a torto, “La salute psichica dipende dalla potenza orgastica, cioè dalla capacità di abbandono e dalla Erlebnisfahigkeit al culmine dell’eccitazione sessuale nell’atto sessuale naturale. Essa si basa sull’atteggiamento caratteriale non nevrotico della capacità di amare. Se le malattie mentali sono una conseguenza di un disturbo della naturale capacità di amare, nel caso di impotenza orgastica, di cui soffre la stragrande maggioranza degli esseri umani, si verificano ingorghi di energia biologica che divengono fonte di azioni irrazionali. La guarigione dai disturbi psichici esige in primo luogo che venga ristabilita la naturale capacità di amare. Essa dipende sia da condizioni sociali sia da condizioni psichiche.”
Come anche Freud con la libido, Reich pone alla base della sua visione di un mondo sano la capacità di raggiungere uno stato di eccitazione e conseguente distensione nell’abbandono all’orgasmo. Il principio del piacere e del godimento sembrano assicurarsi un posto di primordine accanto alla condivisione affettiva e intellettuale nello sviluppo dell’individuo sano e conseguentemente di una società di individui sani. Non dimentichiamo che il tabù è uno strumento di orientamento della coscienza.
Libertà e regola sociale che consente di vivere in comunione, troviamo sempre questo binomio a scandire il conflitto: “L’uomo educato alla negazione della vita e del sesso acquisisce un’angoscia del piacere che sul piano fisiologico si manifesta con spasmi muscolari cronici. Questa angoscia nevrotica del piacere è la base sulla quale l’individuo riproduce le Weltanschauungen che negano la vita e che sono alla base delle dittature. Essa sta all’origine della paura per un modo di vivere libero e indipendente. Questa è la più importante fonte di energia a cui attinge ogni genere di reazione politica e di dominio di singoli individui o di gruppi sulla maggioranza degli uomini che lavorano.”
Marte, allora, è il Dio dotato di ardore e di coraggio al limite dell’incoscienza che non si fa scrupolo di affrontare e sconfiggere in sanguinosi duelli, e con vigore prende possesso della femmina che desidera e da cui è ricambiato, ma è anche il corteggiatore impacciato di Venere. Immortale, sempre pronto a buttarsi nel parapiglia trova tra le braccia di Venere la sua dimensione “gattesca”, si trasforma in un micio ammaestrato che pende letteralmente dalle labbra della dea. Non dimentichiamo che gli dei agli albori delle civiltà vengono posti quali figure fruibili dalla natura umana quali educatori, elargitori della scienza, simboleggiati e onorati li troviamo campeggiare nell’immaginario e nel materiale con raffigurazioni multiple. L’uomo cerca nel Dio ispirazione. Quella stessa ispirazione che l’emozione e il sentimento di grandi ideali suscitano nell’animo umano.
Vorrei aggiungere che, a livello biologico, l’orgasmo favorisce il rilascio di ossitocina sia negli uomini che nelle donne. Questa sostanza, non a caso, viene rilasciata anche dalle mamme durante l’allattamento ed è la responsabile dell’attaccamento del bambino in quanto induce la mamma a coccolare e vezzeggiare e a dare cure. Sappiamo anche che avviene la produzione di endorfine, che hanno un effetto calmante. In pratica le due sostanze favoriscono la creazione del legame sentimentale venendo a creare condizioni di benessere successive all’accoppiamento e ad esso associate .
La forza dello spirito e la Chi marziale
Infine Reich stesso aggiunge, al confine tra l’esperienza del piacere sessuale e l’estasi, il misticismo. Rintracciandone la matrice “in ogni sentimento religioso non guasto, come sensazione di unità fra noi e la Primavera, o quel che la gente chiama Dio e la Natura.”
Si apre lo spazio per la dimensione spirituale dell’amore che conduce l’uomo in XII casa per poi riprendere il ciclo nuovamente. Ogni volta che l’Anima ritorna in un corpo la forma viene costruita con una materia sempre più sottile che conduce sempre meglio realtà immanente e realtà spirituale, dalla spirale di questa commistione nasce la Verità che ci prepariamo a cogliere in questo secolo di grande luce. È possibile, secondo la dottrina yogi, che l’anima che in una vita precedente aveva compiuto un omicidio nella vita successiva incontri la sua vittima ed abbia con essa semplicemente un alterco verbale. Questo perché salendo la spirale della consapevolezza ci si avvicina a Dio e la violenza potenziale si depotenzia fino a dissolversi completamente nell’amore di Dio.
Tutti noi sappiamo che per raggiungere la sorgente dell’Amore, che la si ritenga interna, come propria dell’uomo senza mediazione alcuna o che lo si ritenga esterna, nella qualità di Dio, è implicita la relazione, irradiazione universale, canale prediletto della comunicazione, traduzione vibrante della parola: “ al principio era il Verbo”. L’allontanamento dal divino genera la superstizione. La facoltà di tenere vivo il contatto con il divino contraddistingue il vir rispetto al più comune homo. A Roma la pietas è ad un tempo reverenza religiosa e familiare, è iustitia nei confronti degli dei, è un atteggiamento interiore che favorisce l’essere sulla giusta via: non venir meno ai propri doveri come predisposizione, molto più della semplice azione di culto – religiositas – che investe i sentimenti o i principi condivisi dalla comunità.
Nella terra del Sol levante si usa il termine rei tradotto con: etichetta, cortesia, saluto, riverenza. Nel mondo delle arti marziali giapponesi è praticato nel suo ultimo significato. “Storicamente il Rei arriva in Giappone – e si innesta sulle arti praticate nelle scuole sacerdotali e d’armi – dalla Cina, dove indica (con la pronuncia lì) una delle cinque virtù confuciane assieme a Jin, “benevolenza, umanità”, gi, “giustizia, correttezza”, chi “saggezza, conoscenza” e shin, “lealtà, sincerità”. In particolare il lì si propone come chiave di volta dell’intero agire umano: il fare confuciano si estrinseca attraverso l’osservanza dei riti, un complesso di norme che regolano i rapporti ed i comportamenti umani, indicando la strada giusta da seguire, in ogni occasione.”
L’obiettivo delle cinque virtù è quello di mantenere la tensione verso la perfezione tale che il movimento psico fisico, dettato dal corretto atteggiamento interiore, resti sempre al massimo. Infatti è esatto quel dogma secondo il quale per trasmettere il sapere il Maestro deve mantenere nell’allievo la tensione propria della corda dello strumento che può vibrare della stessa nota della vibrazione trasmessa dalla corda maestra solo all’interno di quella tensione, se la supera si spezza, se le è inferiore non vibra.
Il rei adottato nelle scuole di arti guerriere, oggi marziali, dette origine a dei veri e propri stili di esecuzione, esso viene studiato e proposto come antidoto al vizio denominato kyo, traducibile con lo stato di stupefazione (stupore, sorpresa, paura) che domina generalmente la mente della persona distratta. Dunque l’attenzione, la strategia e l’arte della guerra in genere si possono dire il frutto di quella riverenza sviluppata la quale si ottiene presenza a se stessi tale da determinare la comunicazione con l’anima, lo spirito, la forza interiore e raggiungere così la Via. È il nostro Marte VIII, che assieme a Mercurio e Plutone esercita la via della comprensione. Una mente salda che è in grado di trasformare la realtà grazie ad un impulso generato dal potere di dare direzione cosciente all’azione.
Nel I volume del Manuale del Kyudo, compilato negli anni ’50 a cura dell’allora nascente Federazione Nazionale “si dice che l’inchino (rei) costituisca la base per coltivare uno spirito appropriato e disciplinare la persona. In tal modo, si può considerare come il centro della nostra espressione di rispetto e di amore verso gli altri, senza il quale l’inchino stesso diviene un’azione superficiale e priva di significato.” In tutte le arti marziali l’ingresso sul tatami è preceduto da un inchino e la lezione si conclude con il saluto. L’inchino di Marte, il guerriero, a Saturno, il Tempo della disciplina.
Qualsiasi luce quando inciampa nella materia si colora di un ombra. La forza è un’altra delle caratteristiche di Marte. La forza è una virtù che, in occidente, è consuetudine abbinare alla figura di Ercole o a quella di Sansone, nella lama dei tarocchi la gentile signora che apre la bocca alla fiera. L’icona della forza da un senso di tranquillità. L’eroe che conquista la sua forza è in una condizione di pace, non più di guerra.
Controllando con Forza sapiente l’irruenza, la rabbia, l’impulso, l’uomo può reggere fatiche e dolori di ogni sorta esattamente come quando è ispirato dalla intensità del sentimento amoroso. Ma lo stesso effetto (una vittoria, un dominio, la pace) possono essere ottenuti compiendo imprese terribili, prevaricando e danneggiando il prossimo, seducendo e manipolando, così come in preda al sentimento amoroso si possono compiere turpi azioni.
Questa ambivalenza tra la forza d’urto, la vitalità del primo chakra, di Marte come volontà di affermazione, a confronto con il discernimento razionale ispirato, settimo chakra, propria dello stratega, dello studioso delle arti marziali determina la componente duplice della possibilità di cui tanto abbiamo parlato. È un vero e proprio territorio. Uno spazio. Lo spazio della relazione tra questo e quello dove questo e quello possono fondersi, unirsi nelle più svariate maniere mantenendo intatta la propria individualità ma dando vita a qualcosa d’altro. Non a caso nelle arti marziali il combattimento si svlge in un’area delimitata, quella del terreno di guerra o quella del tatami in allenamento. Corporizzare lo spirito e spiritualizzare il corpo non vuol dire confondere l’uno con l’altro.
“Forza, Giustizia, Temperanza e Prudenza possono facilmente trasformarsi in Impeto, Spietatezza, Accidia, Vigliaccheria. E così Fede, Speranza e Carità possono trasformarsi in Fanatismo, Incoscienza e Buonismo.” Il confine è segnato unicamente dall’atteggiamento interiore. Se l’individuo non è proteso all’amore l’avarizia e la grettezza inquinano tutta la sua opera, nello stesso tempo il passo per riconquistare la via diventa davvero breve assicurandosi di riconquistare il desiderio di bene-dire e ben-essere. Solitamente la difficoltà vera la si trova nell’abbandonare il territorio conosciuto.
Tutti noi abbiamo sentito dentro di noi quella vocina che di fronte a dolci parole spese tra innamorati spirava giudizi: - sono tutte strategia per portarla a letto, o lui c’ha 60 anni lei 30 è solo una questione di interessi. –
Questi sono i pensieri tossici che rendono la nostra vita priva di gioia e colma di dipendenze. È una questione di com-prendere – prendere con se- la vera forza dell’amore. Non si entra in questo regno prendendosi a spallate, ma rendendosi migliori giorno dopo giorno, abbracciando la condizione umana. È l’amore che combatte accettando allo stesso modo la vittoria e la sconfitta, che pone il piede avanti anche senza vedere il sasso perché ha fede che il sasso comparirà quando il piede si poserà. Non si può nascondere morte, dolore e sofferenza ma si può vivere accanto a queste forze con dignità, coraggio e solidarietà.
I collegamenti tra arti marziali e Taoismo datano dal terzo millennio a.C., risalendo al leggendario Imperatore Giallo, uno dei maggiori eroi culturali cinesi e figura di primo piano della tradizione taoista. Secondo la leggenda, l’Imperatore Giallo sottomise varie popolazioni barbare ricorrendo all’uso magico delle arti marziali, come gli era stato insegnato da un Immortale Taoista. Gli è attribuito il famoso Classico della convergenza dello Yin (Yin-fu ching, Yinfu jing), un antichissimo testo taoista cui tradizionalmente viene data una duplice interpretazione marziale e spirituale. Nelle arti marziali la Chi è quella forza che ha sede nel basso ventre e che radica l’uomo alla terra. Il rispetto di questa forza e la sua conoscenza profonda sono alla base della pratica. La Chi è collocata all’altezza del primo Chakra proprio quello che si ricollega tradizionalmente a Marte. Il nostro guerriero è ora maturo per ricevere la sua iniziazione. Cerchiamo di averne cura!