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- Astrologia e dintorni

LA MAGIA DEL PRESEPE
     a cura di Fassio Lidia
 
La magia del presepe
La magia del presepe


Siamo a Natale ed uno dei simboli più importanti resta il Presepe con il quale si rimette in scena la nascita di Gesù, individuata dai Magi astrologi che seppero riconoscere in una configurazione celeste (probabilmente la congiunzione Saturno Giove) una nascita straordinaria.

La storia

Il presepe rappresenta la natività che, come sappiamo, è un evento archetipico soprattutto in quando la si collega con la nascita di una divinità. Sappiamo che fu il Concilio di Nicea del 325 a dare vita alle celebrazioni del Natale anche perché fu solamente nel 324 che venne stabilita simbolicamente la nascita di Gesu’ il 25 di dicembre. Il Concilio di Nicea e quello di Efeso del 431 stabilirono anche la doppia natura di Cristo: ovvero umana e divina.
In quel periodo la basilica fatta erigere da Papa Liberio fu dedicata alla Vergine Maria e al suo interno fu previsto un luogo dedicato alla grotta di Betlemme. Le prime statue da presepe sono di quell’epoca.

In questa prima rappresentazione, così come in alcune immagini trovate nelle Catacombe romane c’è una donna con in braccio un bambino che riceve doni da tre figure adoranti, identificate sicuramente nei Magi.
Sono però tanti in Italia i reperti dei primi presepi, ad esempio a Milano nella basilica di Sant’Ambrogio c’è il sarcofago di Stilicone del quarto secolo che porta una scultura di un bambino in fasce che è sistemato su una mangiatoia con a fianco un bue ed un asino.

Nelle prime rappresentazioni non esiste traccia di Giuseppe che, invece, appare solo più tardi allorchè appaiono anche i pastori ed altri personaggi che avevano il compito di ricreare la vita di una piccola comunità.
Arriviamo alla fine del quarto secolo per avere una vera rappresentazione tipica, come quelle che vediamo anche oggi nei nostri presepi.

Via via il presepe si è andato arricchendo inserendo sempre più figure “adoranti”, fino ad arrivare ai presepi napoletani odierni che inseriscono anche personaggi famosi, presidenti, attori e calciatori.. con un pizzico di ironia che cala sempre più la natività nella quotidianità.

Dal punto di vista psicologico il presepe non è solamente la rappresentazione della nascita divina ma simboleggia un fatto archetipico ovvero un accadimento psichico che può essere anch’esso inserito in quel ciclo di rappresentazione che inscrivono la “nascita della coscienza”, primo passo per la futura costruzione di una reale individualità.

Possiamo quindi pensare che il presepe, così come molti miti rappresentanti l’inizio del mondo, in realtà vada a sottolineare il momento in cui inizia il processo di individuazione.

Cerchiamo quindi di comprendere la simbologia dei vari personaggi e ci ciò che è presente in un presepe.

La nascita notturna

La nascita divina avviene in una notte fortemente stellata definita “santa” che, come ben sappiamo, è la notte del solstizio il che sta a significare che è il momento di massima espressione del buio da cui prenderà vita la luce. Psicologicamente questo può essere assimilato al momento in cui dalle forze del caos dell’inconscio prende vita la coscienza che pian piano organizzerà e ordinerà le forze oscure portandole ad un livello differenziato. Anche in natura i semi germogliano al buio il che significa che il buio è il tempo della fecondazione e della futura nascita di tutte le cose.
I neonati nascono immersi nell’inconscio prima che inizi la formazione dell’Io che lo renderà cosciente di sé e poi del mondo. Tuttavia anche durante la vita di ogni individuo, ogni volta che la coscienza dovrà integrare qualcosa dell’inconscio, l’immagine interiore è quella del buio, della disgregazione e dell’indifferenziazione a cui farà seguito una nuova organizzazione psichica che amplierà la consapevolezza con contenuti prima impensabili.
La notte santa rappresenta quindi un passaggio archetipico colmo di disorientamento ma in cui sono già presenti i semi (stelle) di ciò che si costellerà nella nuova forma che l’individuo prenderà.

La grotta

Dal punto di vista psicologico la grotta è sempre un passaggio angusto che prelude anch’esso al buio, al ventre della terra, all’utero. Si tratta quindi di uno sprofondare nelle viscere, una discesa, un viaggio nel regno di Ade. Senza dubbio anche la nascita del bambinello dentro ad una grotta ha un suo significato archetipico che rappresenta la condizione di ognuno di noi prima del formarsi della coscienza.
La grotta ha anche il simbolo di “centro” e di “nascosto alla vista” che, in ogni caso offre un’apertura che può essere letta come un invito alla penetrazione e all’esplorazione preludio alla futura comprensione.
E’ espressione della totalità che esiste prima della polarità. E’ legata fortemente alla simbologia della Grande Madre che, nel suo utero buio ma fecondo crea la vita che poi si manifesterà prima sotto il profilo carnale e solo in un secondo momento, sotto il profilo psicologico. E’ la parte misteriosa della vita che agisce prima sotterraneamente senza essere visibile.


Il fanciullo divino

Senza dubbio il bambino Gesù è anch’esso portatore di luce come o furono precedentemente Horus in Egitto, Dioniso in Grecia e Zoroastro in Persia o Aion ad Alessandria. La luce simboleggia lo spirito che è presente in ogni individuo e che deve manifestarsi affinchè lo si possa cogliere.
La luce è stata sempre assimilata alla coscienza e, per questo, gli esseri superiori vengono detti illuminati o portatori di luce per l’umanità.
Spesso gli illuminati hanno delle “visioni” e sono capaci di fare “miracoli”, nel senso che possono ispirare gli uomini a cambiare il loro destino e ad aprirsi alle forze transpersonali, portatrici di evoluzione. La luce permette di “vedere” e, sotto questo profilo anche gli antichi vedevano nella cecità l’impossibilità di un accesso spirituale mentre, nella vista-visione, era implicito un cammino di risveglio e di accesso alle facoltà superiori della coscienza.
La luce e la coscienza sono anche portatrici di separazione: in effetti da quel momento in mondo si polarizza e si vedono due lati di una realtà che, invece, sappiamo essere univoca.
La realtà si scinde in “ordinaria” e “assoluta” ed ogni individuazione tenderà a riunire ciò che inizialmente ha dovuto separarsi per potersi definire.

La nascita è senza dubbio un “inizio”. Astrologicamente parlando la nascita, ovvero il punto dell’ascendente è considerato il momento in cui dal buio della notte appare l’alba e, sul piano individuale, il momento in cui si “viene alla luce” e si inizia una vita separati dal tutto e dalla madre con cui prima si viveva in unità. Ogni nascita dà vita ad un destino individuale, una nuova identità viene alla luce e inizia il suo formarsi. Il bambino può essere anche assimilato all’archetipo del Puer che è anche l’immagine di un processo interiore che prelude a trasformazioni continue che richiedono disorganizzazione e nuove organizzazioni via via che scorre il tempo.

I due genitori del puer sono la rappresentazione della dualità e della duplicità della nostra natura: umana e divina e, come nel mito, l’eroe ha un genitore divino ed uno mortale che lo accompagneranno nel cammino. Il primo lo ispirerà a trovare il suo destino unico e speciale mentre, il secondo, lo accompagnerà ad entrare nel regno fisico della materia e della realtà ordinaria.

L’asino e il bue

L’asino ha diverse connotazioni ma, nell’immaginario collettivo, è sempre collegato alla condizione di “ignoranza”, uno stato in cui ognuno di noi è immerso prima di passare alla conoscenza. Le lunghe orecchie dell’asino rappresentano tuttavia una potenzialità di ascolto, ovviamente non esteriore ma interiore. Rappresenta la parte avversa all’Io, quelle forze regressive che potrebbero lavorare per restare nel luogo dell’ignoranza, imprigionato nell’utero materno dal quale ad un certo punto bisogna affrancarsi per trovare la propria individualità. Rappresenta le forze istintuali, necessarie alla vita ma che bisogna imparare a padroneggiare e mettere al servizio dell’Io.

Il bue è un animale che incarna stabilità e sicurezza (astrologicamente è legato al Toro). Il bue è un animale castrato in modo che non possa più essere aggressivo e soggetto alle pulsioni; si tratta di una animale a cui è stata tolta la potenza sessuale ed è quindi addomesticato.
Il bue chiaramente indica la possibilità che ognuno di noi ha di incanalare gli istinti dirigendo così l’energia psichica verso obiettivi individuati dall’Io.
Il fatto che il bue sia un animale che lavora e che veniva usato per creare i solchi nei campi è simbolico: indica la possibilità di lavorare costruttivamente per creare qualcosa di importante nella vita incanalando gli impulsi grezzi che potrebbero distogliere dalla vita spirituale.

La Vergine

La nascita verginale è in relazione ad un evento celeste in quanto, il concepimento è opera di una forza spirituale. Nella mitologia cristiana si parla della Vergine Maria che assume aspetto di polarità con Eva che disobbedisce mentre la prima si assoggetta ai dettami di una volontà superiore.
Eva si colloca come Grande Madre, madre di tutti, mentre Maria porta l’amore alla sua sublimazione e quindi diventa l’eterno femminino che porta la coscienza all’elevazione e quindi rappresenta una forma di coscienza già individuata. Questo significa che il femminile entra appieno nel viaggio di conoscenza e di consapevolezza dell’Io attraverso i suoi simboli di unione e di amore.
Rappresenta il materno per eccellenza quello che nutre, accarezza e sostiene e che promuove la formazione del primo nucleo della coscienza. E’ un aspetto che ritroviamo non solo alla nascita del bambino ma ogni volta che la coscienza si avvia ad una nuova nascita attraverso il desiderio di fare esperienza e conoscenza.
Eva mantiene l’aspetto illusorio e seduttivo del femminile mentre Maria è la Sophia, colei che propone conoscenze diverse. Maria è più legata ad uno stato psichico di crescita a quello che oltrepassa lo stato delle apparenze e conduce all’essenza stessa della vita, dandole significato. Rappresenta la conoscenza che giunge attraverso le relazioni, ma anche attraverso la relazione interiore, quella tra il maschile e il femminile psichico.
Astrologicamente parlando possiamo vedere questo passaggio nella Luna che passa dalla sede CANCRO dove è a contatto con la vita fisica ma, tuttavia, è pronta a passare alla sede PESCI dove incarna nuovamente l’unità che giunge dal riallineamento delle forze Io Se’.
La Vergine Maria è attraverso il sogno e la visione che giunge a comprendere il ruolo a cui è chiamata ed anche questo rappresenta l’aspetto fecondante dell’inconscio quando penetra nella coscienza e la illumina, letteralmente “la chiama”.
La Vergine indica anch’essa la sublimazione di aspetti istintuali in valori spirituali.

Giuseppe

Questo personaggio è notevolmente più vecchio della giovane Maria Vergine. Questo accostamento vecchio-ragazza è anch’esso archetipico ed indica la possibilità di accompagnare il viaggio di Maria. Giuseppe servirà a dar forma ma non a dare vita, accompagna invece un processo naturale che deve avvenire aiutando e sostenendo. E’ il Senex che deve essere presente nel Puer.
Forse la figura di Giuseppe è anche anticipatrice di quell’assenza del padre che è molto presente nella nostra società. In effetti, nella natività la figura del falegname è decisamente di secondo piano rispetto a quella della madre.
Il fatto che abbia il bastone prelude però ad un concetto di ordine e di guida che il padre dovrebbe fare sempre e comunque.

I Re Magi

La parola in sé comprende qualcosa di soprannaturale: personaggi che utilizzavano la magia e che, quindi erano avvezzi a praticare il mistero; appartenenti forse ad una dinastia sacra quali si sacerdoti di Mithra. Rappresentano personaggi illuminati che avevano la conoscenza; potevano anche essere figure che praticavano la medicina, l’astrologia e che forse, avevano anch’essi accesso alle visioni e ai sogni profetici.
Il fatto che i Magi si siano recati ad adorare il bambino divino fa pensare che essi abbiano immediatamente riconosciuto la nascita straordinaria di colui che avrebbe rappresentato un punto importante nell’evoluzione dell’umanità.
Loro portano “doni” ed anche questo è importante in quanto indica che possedevano qualità e potenzialità che volevano donare al bambinello facendone al tempo stesso dono all’umanità.
I Magi erano anche Re ed anche questo ci riporta all’intermediazione tra il divino e l’umano in quanto essi erano considerati nell’antichità “pontefici” ovvero capaci di fare da tramite tra il cielo e la terra. Il Re è anche espressione di forza, di potenza, ma soprattutto interprete di un ordine superiore da portare poi nella vita. Sono dunque anch’essi espressione di un ordine psichico, di quelle forze che possono aiutare l’Io nel suo viaggio, utilizzando i talenti e i potenziali per un fine nobile e luminoso.

I pastori

Anch’essi sono portatori di doni, anche se più semplici ovvero di ciò che può servire nella vita pratica e quotidiana. I pastori sono adoranti ovvero in prostrazione.
Da questo nasce la tradizione di offrire doni a Natale ma, senza dubbio, essi devono nascere dalla generosità e dal desiderio di dare qualcosa di sé. In effetti questo è il senso più profondo del dono e della solidarietà.
I pastori regalano qualcosa anche per ingraziarsi la divinità: l’offerta agli Dei veniva infatti fatta con questo spirito anche perché, nell’antichità gli Dei erano vendicativi e punitivi se gli uomini non li onoravano.

I pastori portavano più che altro offerte alimentari, pecore, galline, pane e frutta ed anche in questo vi è il simbolismo del nutrimento che è parte integrante del viaggio sia materiale che psicologico.
Nel presepe ci sono anche gli artigiani che, con il loro lavoro, rappresentano più che altro l’umanità al completo con tutte le sue prerogative.

Come è possibile vedere, il presepe è la rappresentazione importante di ciò che accade nel mondo reale e nel mondo psicologico. Per questo è da considerarsi un archetipo che rappresenta la continuità della creazione.





 

 
 
 
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