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- Astrologia e dintorni

L’ATTUALITÀ DELLE SCOPERTE (3ª PARTE)
     a cura di Giuseppe Calligaris, Chiara San Giuseppe, Gilberto
 
L’attualità delle scoperte (3ª parte)
Con la sua morte, la guerra, la dispersione di gran parte delle sue carte, l’immane lavoro di Calligaris praticamente tornò nel silenzio. Pochi amici e allievi ne tennero in vita la memoria. Ma come sempre accade per le cose che valgono, la sua opera riemerse grazie alla curiosità paziente e scevra da pregiudizi di altri terapeuti.
A tutt’oggi vi sono alcuni gruppi di ricercatori in Italia che continuano a sperimentare le tecniche di Calligaris secondo le sue specifiche, ma ci sembra più interessante dare qui conto dell’evoluzione che hanno avuto le idee calligariane.
Quindi per completare l’intento di onorarne l’opera presentiamo, attraverso una breve descrizione, l’attività di due medici che partirono della sue scoperte e dai suoi insegnamenti per arrivare a ulteriori e importanti applicazioni terapeutiche delle scoperte di Calligaris attraverso la definizione di tecniche innovative.
Ci riferiamo al dottor Daniele Lo Rito, specialista in otorinolaringoiatria, agopuntore ed iridologo di fama internazionale, autore di importanti pubblicazioni di Iridologia e al dottor Vincenzo Di Spazio, medico naturopata, fra i maggiori rappresentanti della scuola italiana di Iridologia anch’egli autore di numerosi testi di Iridologia e Medicina Naturale.

La grande spinta ricevuta dalla lettura dei testi di Calligaris e dallo studio delle sue ricerche sulla stimolazione cutanea, ha portato il dott. Daniele Lo Rito ad applicarne le regole base, riportandole all’interno della sua Tecnica di Evocazione Cutanea (E.C.Tech.)
La stimolazione nell’E.C.Tech. che non prevede però l’utilizzo della corrente faradica né l’uso degli strumenti indicati da Calligaris (ago faradico, martelletti, tappi ecc.) viene suscitata semplicemente attraverso lo “sfioramento” della cute; d’altra parte Calligaris stesso cita lo sfioramento come possibile modalità evocativa.
Questo sfioramento nell’E.C.Tech. è molto “sottile” ed avviene mediante la “tecnica della piuma”, all’interno quindi dell’ambiente aereo, nell’elemento Aria.
Gli elementi di contatto tra l’E.C.Tech. e la tecnica di Calligaris sono sostanzialmente legati alla stimolazione della cute, all’utilizzo delle metodiche di stimolazione ed alla proiezione cutanea del Tempo.
Quest’ultimo elemento diventa però, nello stesso momento, anche un elemento di diversità. Tale differenza riguarda precisamente le modalità con cui avviene la proiezione del Tempo sulla cute o, meglio ancora, riguarda la diversa localizzazione cutanea assunta dalle sue aree riflesse.
La localizzazione dei punti di stimolazione infatti, non viene individuata secondo il sistema lineare proposto da Calligaris, bensì secondo un sistema di tipo circolare.
E’ questa intuizione, connessa alla circolarità del tempo, che ha portato Lo Rito a comprendere come la sua distribuzione cutanea, poteva essere rappresentata non solo nella forma lineare (legata al tempo di vita) ma anche all’interno di una forma circolare e perciò armonica.
Un altro elemento di differenziazione è quello relativo ai tre livelli cutanei di proiezione temporale che qui vengono posizionati sul piano verticale del corpo umano; è questo l'aspetto fondamentale che porta ad indicare che anche la cute (come l’iride) può essere letta e stimolata secondo il principio della multidimensionalità.
Calligaris invece, individua le sue catene lineari, le sue placche ed i suoi campi cutanei, utilizzando delle modalità di localizzazione non ripetibili in altre zone corporee e questo perché tali zone possono risultare “occupate”, come nel caso delle placche, da altre aree cutanee di diversa natura.
Come risulta evidente, ciò rende il meccanismo della stimolazione di difficile interpretazione sia per il percipiente che per l’operatore. Il percipiente verrebbe stimolato infatti, su piani emozionali diversificati che non gli consentirebbero di individuare con precisione quel sentimento o quell’emozione direttamente concatenata con la placca cutanea trattata. L’operatore, dal canto suo, si troverebbe a dover gestire per questo, risposte emotive poco chiare o addirittura del tutto confuse.
La tecnica del dottor Lo Rito, in sé molto semplice, prende spunto dal dato oggettivo costituito da un segno irideo (vedi “Il Cronorischio”) che viene "letto" sul Bordo della Corona; un dato visibile, documentabile e fotografabile. Questo segno irideo va trasferito dapprima, all’interno di una mappa tecnica specializzata (suddivisa in gradi sessagesimali da 0° a 360°) che ne determina la sua collocazione temporale valutata seguendo il senso antiorario (0° = 0 anni; 270° = 15 anni; 180° = 30 anni; 90° = 45 anni; 360° = 60 anni ecc.).
Se tale collocazione viene riconosciuta dal soggetto in esame e lo stesso ricorda descrivendolo, di avere vissuto nell’età corrispondente un trauma, diventa allora possibile verificarne la presenza anche nell’apparato cutaneo.
Sulle tre zone corporee individuate al centro della fronte, del torace e dell’addome, viene “trasferito”, per così dire, il segno che aveva permesso nell’iride, l’individuazione precisa dell’età in cui il soggetto riconosceva di aver vissuto il trauma.
Ecco allora che il segno irideo di partenza, proiettato anche sui tre livelli cutanei, può permettere di verificare la presenza dei punti di attivazione corrispondenti.
Se ad esempio a 15 anni, corrispondenti ai 270° della mappa iridea, un soggetto ha vissuto un trauma scolastico, è possibile trasferire questa età sulle aree di proiezione cutanea corrispondenti e precedentemente individuate. Da quel momento mediante un semplice movimento portato con la punta di una piuma, viene sfiorato leggermente e delicatamente il punto predeterminato, a partire dal piano frontale, per spostarsi poi nell’area toracica e concludere successivamente nella zona addominale.
E’ in questo modo che avviene l’attivazione dei punti cutanei trattati.
Lo Rito ha deciso di privilegiare queste tre aree di proiezione rispetto ad altre, in quanto dai risultati delle sperimentazioni effettuate, apparivano come le più “forti” e le più attive. Sono inoltre molto semplici da individuare, facilmente raggiungibili, accessibili e meno coinvolgenti nell’ambito dell’approccio terapeutico.
Esiste comunque la possibilità di individuare altri sistemi di proiezione, altrettanto potenti sul piano della reattività e della risposta soggettiva, individuabili questi, anche in relazione alle diverse figure e forme già scoperte da Calligaris.

Per quanto riguarda invece la tecnica riflessologica sistematizzata dal dottor Vincenzo Di Spazio denominata “AgeGate Terapy”, il primo elemento di forte contatto con la base teorica di Calligaris è rappresentato dall’idea e dal concetto delle placche cutanee.
Il dott. Di Spazio ne ha elaborato una versione personalizzata riferendole alle placche cutanee spinali.
Il secondo elemento di contatto è determinato dal fatto che le placche cutanee spinali, a loro volta, sono collegate a processi molto chiari di memoria corporea.
Il terzo elemento è invece semplicemente riconducibile alla metodica con cui vengono stimolati questi punti che è la stessa indicata da Calligaris nei suoi testi.
Vi è quindi un’aderenza molto concreta a quelli che sono stati i suoi insegnamenti, nel mentre la sola differenza è rappresentata dalla diversa disposizione “topografica” delle zone all’interno dell’apparato cutaneo.
Di Spazio, partendo dalla lettura temporale rilevabile dall'identificazione dei punti posti sull’assetto irideo, ha operato una modificazione fondamentale, ha trasformato la lettura iridologica in una lettura corporea riuscendo così a prendere contatto fisico con questi punti.
E’ quindi questo l’anello di congiunzione che gli ha permesso di utilizzare le cognizioni acquisite nel campo iridologico convertendole in qualcosa che fosse immediatamente riconducibile all’ambito riflessologico.
La tecnica e la metodica che ha messo a punto si basa su un concetto nuovo, quello cioè della cronoriflessologia già peraltro affrontato da Robert St. John nell’ambito del massaggio plantare e della sua terapia metamorfica.
Nella tecnica delle placche cutanee spinali però, la placca individuata, a prescindere dalla sua localizzazione corporea (sia essa una C2 o una L4), diviene rilevante solo per l’informazione che contiene.
Diventa cioè, semplicemente, la porta di accesso ad una stanza della memoria (intesa non tanto come memoria mentale quanto invece come memoria corporea) dove tutte le tracce sedimentate presenti, vengono riportate alla luce mediante la stimolazione diretta della placca cutanea stessa.
L’elemento principale nell’AgeGate Terapy, riscontrato poi anche nel lavoro combinato con altri ricercatori, è il concetto di fondo da cui origina e cioè il fatto che queste placche cutanee spinali che sono in numero di 24, sono altrettante porte di accesso a diverse “posizioni” anagrafiche.
Il modo con cui poi vengono stimolate, è un modo completamente individuale, nel senso che si possono attivare, per esempio, con la tecnica dell’agopuntura, con la tecnica del massaggio superficiale, con l’applicazione dei fiori di Bach a livello cutaneo, intervenendo con la cromoterapia oppure mediante una leggera e delicata percussione dei punti spinali secondo un’antichissima tecnica tibetana.
Il ventaglio delle possibilità di stimolazione è insomma enorme.
Devono essere necessariamente rispettate le regole fondamentali, (che d’altra parte Calligaris pone sempre nei suoi insegnamenti) e cioè che la stimolazione, comunque avvenga, deve essere sempre estremamente superficiale e delicata in grado cioè di eccitare la risposta senza inibirla.
Se infatti la stimolazione viene effettuata in modo profondo, inibisce ovviamente le informazioni contenute all’interno della placca cutanea spinale, “paralizzandone” la risposta.
L’attuale evoluzione dell’AgeGate Terapy, riguarda invece una nuova possibilità applicativa. La scoperta consiste nell’aver intuito che questi punti spinali non riguardano semplicemente il tempo biografico della persona considerato dalla nascita fino alla vecchiaia, ma contengono contemporaneamente le informazioni relative al tempo genetico.
Vengono cioè qui registrati anche eventi traumatici, in particolare i lutti vissuti nella nostra ascendenza.
Questo è l’importante ampliamento della tecnica stessa che ha permesso in pratica a Di Spazio di risalire finalmente a ritroso nel tempo, anche laddove nel tempo biografico del paziente non era possibile evidenziare un trauma macroscopico che potesse giustificare, per esempio, la malattia lamentata.
Molti pazienti infatti, soprattutto in età pediatrica, sviluppavano delle patologie molto importanti per le quali non era, fino ad oggi, ancora possibile trovare un aggancio con un eventuale trauma vissuto a causa del loro percorso vitale molto breve.
Si stabiliva insomma una sorta di schizofrenia o comunque di non-allineamento fra trauma e patologia manifestata.
La risoluzione del problema, che ha permesso di effettuare un enorme passo in avanti sia come lettura diagnostica, ma anche e specialmente come lettura terapeutica, consiste nell’estendere semplicemente l’orizzonte temporale oltre il tempo biografico della persona.
Tornando quindi anche molto indietro nel tempo, si riescono ad evidenziare casi di patologie, anche ad esito letale, che hanno successivamente informato tutta quanta la discendenza con malattie, con predisposizioni ecc.
Questo tipo di evoluzione consente di capire molto meglio perché, per esempio, spesso la genesi di malattie allergiche o cutanee, così diffuse anche nei bambini, non sia imputabile esclusivamente a fattori legati all’inquinamento ambientale, a problemi di alimentazione ecc. ma possa essere evidenziata a partire dalla storia clinica dei bambini stessi, nell’ambito della loro ascendenza, riscontrando eventi, lutti o perdite che hanno a che fare con la pelle, con le vie respiratorie ed altro.
Un ulteriore elemento d’interesse, anche se può sembrare marginale, ma che ha un suo effetto importante e che molte cose fa comprendere ancora, è relativo per esempio, ai pianti disperati che hanno i lattanti, i neonati e che sono l’incubo dei genitori e dei pediatri i quali non sanno giustificarne i motivi.
Escluso infatti il caso in cui può essere presente un problema di dentizione o le famose colichette gassose ovvero immediate esigenze del bambino (che magari ha semplicemente fame), in altri casi questo pianto non è altro che la persistenza del segnale di lutto dell’ascendenza.
Molto spesso si può addirittura vedere come, modificando terapeuticamente l’assetto del portatore di questo evento (madre o padre che sia), “stranamente” questi pianti disperati ed inconsolabili tendono ad eliminarsi fino a cessare.
Potremo allora dire che il pianto del bambino non è più il pianto del neonato, ma è il pianto definito del dolore vissuto dagli ascendenti.
Tale dolore si riverbera in modo così chiaro nel bambino perché la sua interazione con il mondo esterno è ancora troppo fresca e primitiva e porta con sé, in maniera più specifica, la memoria del passato.
Questa memoria viene espressa (esattamente come si deve esprimere) per mezzo di un pianto disperato ed inconsolabile, solo perché il bambino non fa altro che ricalcare il modello che gli è stato trasferito per via genetica dai genitori e dagli ascendenti.
Come abbiamo visto le applicazioni delle scoperte del dott. Giuseppe Calligaris posso davvero essere infinite e spaziare in vari campi, e siamo sicuri che la conoscenza delle sue scoperte aiuterà i terapeuti più consapevoli e attenti a mettere a punto terapie sempre più centrate sull’essenza e il significato dello squilibrio che si evidenzia con la malattia e, cosa importante, sempre più in sintonia con il ritmo vero della vita.
 

 
 
 
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