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ASTROLOGIA E RIFLESSOLOGIA PSICOSOMATICA: RUOLI MASCHILI E FEMMINILI DALLA GRAVIDANZA AI PRIMI MESI DI VITA.
     a cura di Malavasi Lorella
 
ASTROLOGIA E RIFLESSOLOGIA PSICOSOMATICA: ruoli maschili e femminili dalla gravidanza ai primi mesi di vita.
Fin dall’incontro di uno spermatozoo con una cellula uovo, nel nuovo individuo che nasce e si va formando vengono sollecitati bisogni e inseriti stimoli che caratterizzeranno tutte quelle peculiarità e quelle potenzialità che nell’arco della sua futura vita, della sua crescita evolutiva, verranno a strutturare la sua speciale personalità, con gli aspetti negativi e positivi del suo essere individuo unico e irripetibile.
Durante questo percorso, molteplici saranno le situazioni, le condizioni e le esperienze che interverranno nelle dinamiche cellulari e fisiche di pari passo a quelle emotive e psichiche, attraverso precise modificazioni funzionali sui vari livelli di vita dell’individuo. L’infante si scoprirà adulto con le sue corazze e i suoi vuoti, le sue ricchezze, i suoi affetti, i suoi difetti e pregi.
Nella magia del mondo ovattato che incontriamo nell’utero, ogni tappa di crescita, dal concepimento alla nascita, registrerà in realtà e in tutta la sua intensità ciò che i genitori sono e vivono, sentono e vogliono.
Dalla nascita all’età matura veniamo gradualmente a suggellare quella parte di destino che ciascuno di noi incontra, ma dal quale, col proprio bagaglio iniziale e le proprie conquiste di percorso, come viaggio eroico, si augura di avanzare almeno di un passo, di superare almeno uno scalino. Seppur partendo con un piccolo bagaglio l’uomo a volte è in grado di affrontare la sua lunga o breve esistenza conseguendo conquiste e mete insperate in un percorso a volte entusiasmante, spesso faticoso.

L’IMPORTANZA DELLE EMOZIONI
Quello che risulta difficile oggi come ieri, è di accettarsi nella propria diversità. La paura ci condiziona già prima della nascita, trasmessa nella chimica del liquido che ci avvolge: anche se adulti, pur di sentirci più tranquilli, pur di non vivere ansia e disagi reali ma profondi e a volte difficilmente sondabili, siamo disposti a uniformarci, a farci condizionare, rinunciando così a costruire la nostra vita personale, a realizzare il nostro progetto, ad accettare la nostra natura, valorizzando anzi ciò di cui possiamo disporre.
La società ci vuole omologati e prevedibili, controllabili; seguendone i dettami diminuisce la paura ma insieme anche il nostro potenziale creativo e la stima verso noi stessi.
I passaggi di dodicesima casa sono sempre molto difficili da accettare e da vivere, la sesta è certamente l’ambito più rassicurante, doveroso e indispensabile passarci, ma la sosta in questa casa spegne lo scatto sopra l’orizzonte, toglie la possibilità di varcare un confine di sicura perdita iniziale ma di grande respiro successivo.
Anche solo il pensare di avere la possibilità di cambiare e migliorarci ci rende più soddisfatti, più vitali e più forti, più gioiosi. Quando stiamo bene siamo pronti a dare e ricevere e riusciamo ad entrare in comunicazione con gli altri in modo più armonioso.
Già nella vita intrauterina, l’uomo registra, percepisce e impara a conoscere le emozioni della madre e, attraverso di lei e da lei filtrate, quelle di chi le sta vicino. Questa “istruzione emotiva” per la riflessologia plantare prosegue in modo simbiotico con la madre durante i primi tre anni di vita del bambino. Anzi si può dire che il neonato diventa bambino a tre anni di vita. Solo da allora e progressivamente sempre di più, egli sarà in grado di comprendere e di reagire alle emozioni che scaturiranno attraverso le persone dell’ambiente circostante (non più solo dalla madre) in modo individuale e adeguato ai fattori esterni. Il suo carattere potrà definirsi in modo sempre più autonomo e costruttivo conducendo anche il suo corpo a dare e ricevere in base ai suoi bisogni e alle sue scelte.
Due sono infatti le modalità attraverso cui perveniamo alla conoscenza: una utilizza la mente emozionale, impulsiva e potente, anche se a volte illogica; l’altra la mente razionale, dominante nella consapevolezza e nella riflessione. Entrambe fondamentali seppur molto diverse, interagiscono generalmente con grande armonia, per costruire la nostra vita globale e per guidarci nella realtà.
Negli studi approfonditi socio-biologici su tali argomenti si è dedotto che l’evoluzione della specie animale ha conferito, anche rispetto alla psiche umana, un ruolo fondamentale e dominante alle emozioni rispetto alla razionalità. Il cuore prevale sulla mente specie nei momenti più difficili e intensi. Sono infatti proprio le emozioni a guidarci nell’affrontare situazioni troppo importanti e complesse perché possano essere affidate al solo intelletto: basta pensare a condizioni di grande pericolo, di lutto e perdita, a quella parte di carica che usiamo per superare le frustrazioni quando ci poniamo obiettivi ben precisi, alla tendenza che abbiamo a costruire una famiglia e a fare figli.
Se è vero che tutte le emozioni ci predispongono all’azione, se sono essenzialmente impulsi ad agire e ad orientarci per superare le sfide ricorrenti della vita quotidiana, è altrettanto provato che il sistema neurale privilegia le espressioni emozionali, le quali spesso sopraffanno la ragione, comprese tutte quelle strutture e quei vincoli etico-sociali che nel tempo l’uomo si è imposto per addomesticare, guidare o sottomettere proprio tale vita emozionale, dai Dieci Comandamenti alla Carta Costituzionale che ogni stato civile si costruisce.
Le emozioni, in particolare le più intense e primitive, quelle adibite alla nostra sopravvivenza, come la paura e la collera, sono reazioni involontarie, non possiamo ne sceglierle, ne decidere di averle. Accadono.
E’ il cuore, e con lui tutto il sistema circolatorio, che reagisce per primo all’impulso emotivo.
E’ sempre attraverso un liquido che la vita scorre, così come è proprio l’acqua che è in grado di conservare la memoria, da quella genetica a quella del passato.
Il cosiddetto cervello emozionale, descritto da Goleman nel suo libro “Intelligenza emotiva”, è estremamente più veloce della ragione e della mente razionale: quindi nel nostro sistema, prima passano i sentimenti, le passioni, le emozioni, poi i pensieri, la riflessione e l’analisi.

In un individuo in salute che viene stimolato a un’emozione, possiamo rilevare innanzi tutto una vasodilatazione, conseguente al soddisfacimento per avere espresso l’impulso emotivo: tutto il corpo viene informato di questa emozione e stimolato, quindi attivato alle conseguenti reazioni. Diventa facile rilevare che invece il blocco di un’emozione, vale a dire il condizionamento esterno o il suo protrarsi nel tempo che tendono a modificare la nostra reazione naturale e spontanea, inducono alla vasocostrizione. L’intervento della mente che valuta, organizza, inibisce corrisponde sempre inizialmente a una vasocostrizione.
L’emozione sfocia naturalmente nell’espressione fisica, in un’azione; essa si deve trasformare in agito per riportare il corpo al successivo rilassamento, a uno stato di armonia e di equilibrio e possibilmente a una condizione di superamento o di miglioramento della causa scatenante iniziale. Se ciò non succede in modo adeguato, se ad esempio si presentano situazioni e condizioni che protraggono nel tempo tali cause, se l’emozione rimane a livello intimo, interno, inespressa, bloccata o se degenera in un eccesso da reiterazione, si manifesterà ben presto un disagio psicofisico che andrà a colpire quegli organi e quelle funzioni che da un punto di vista ontogenetico sono collegabili all’emozione specifica originariamente provata.
Se questo iniziale disagio che chiamiamo somatizzazione, sarà trascurato e non scaricato ad esempio attraverso la riflessologia plantare o altra disciplina psicofisica, ma anche se non siamo in grado di portare alla coscienza il suo messaggio intrinseco, esso si trasformerà in un sintomo e poi spesso in una malattia.
Come è vero che le emozioni sono vitali e indispensabili, così pure esse ci rendono instabili e vulnerabili e come dice Horace Walpole “la vita è una commedia per coloro che pensano e una tragedia per coloro che sentono”!
Come ci hanno indicato gli studi condotti da Paul Ekman della University California di San Francisco sulle culture delle varie popolazioni della terra, dalle più evolute alle più isolate e antiche, esiste un gruppo di emozioni fondamentali, come dire universali, primitive e potenti, che accomuna tutto il genere umano. Esse sono quattro: paura, collera, tristezza e gioia.
Da qui parte la mia ricerca che intende trovare correlazioni tra la psicosomatica (in particolare gli studi e le rilevazioni della riflessologia plantare) e l’astrologia prenatale e postnatale, individuando in particolare le problematiche passate dai genitori al feto e al loro piccolo nato, in conseguenza di emozioni inibite o mal vissute in particolare durante il concepimento e la gravidanza.
La riflessologia plantare, come la Medicina Tradizionale Cinese, considera come basilare anche una quinta emozione, che possiamo definire come ansia/preoccupazione/dubbio, sfociante nella riflessione. Indica quindi un’espressione emotiva piuttosto complessa e lenta che in MTC si colloca nella fase della tarda estate, corrispondente a una stagionalità intermedia, di passaggio dal clima caldo/ventoso della primavera/estate collegato all’ira e alla gioia (le emozioni più veloci e dinamiche) al clima secco/freddo dell’autunno/inverno collegato alla tristezza e alla paura .

Individuate così le cinque emozioni che saranno il filo conduttore della ricerca, è importante aggiungere che il disagio emotivo, conseguente alla non soddisfazione dell’impulso iniziale, è più forte di qualsiasi disagio fisico; le conseguenze sono cioè più incisive, più debilitanti, più profonde rispetto a una problematica prettamente meccanica legata al corpo.
Inoltre, se la nostra reazione emotiva a ciò che succede non è veloce e adeguata, avremo un grande dispendio energetico. Specialmente il protrarsi di numerose cariche senza le conseguenti spontanee e immediate scariche dell’impulso emotivo, produrrà un disagio e una sofferenza anche fisica, quindi una possibile malattia, che sarà espressione della distanza tra ciò che vorremmo essere e ciò che siamo.
Oggigiorno rileviamo per di più che la forza (morale, comportamentale, fisica, dettata dalla necessità) espressa nei metodi educativi di un tempo ha ceduto troppo spesso il passo alla persuasione, al compromesso velleitario, alla pigrizia, ai dettami della moda e del consumismo, addirittura all’inversione dei ruoli genitore-figlio, a modalità comunque più sottili, complesse e impersonali. Un tempo più facilmente veniva storpiato l’involucro e le conseguenze del disagio erano evidenti chiare e immediate, oggi più facilmente ha alla peggio il contenuto; buono e bello appare l’involucro ma sempre più sofferenti e malate la psiche e le emozioni.
La psicosomatica rileva che tutto ciò che esce è pulizia: la pelle si può macchiare, screpolare, parte un prurito e l’irritazione di un eczema quando un’emozione è trattenuta a lungo provocando uno stato di sofferenza generale. La secrezione di muco sfoga la tristezza non espressa conseguente a una separazione, a un abbandono, a una delusione profonda di vario genere. Il mal di testa che ci prende quando finalmente ci rilassiamo, ci suggerisce invece che dovremmo cambiare, spostando il polo della nostra attenzione un po’ più all’interno di noi stessi per darci modo di esprimere le nostre verità che sono state taciute per convenienza e ragionamento, ponendoci così in una vasocostrizione. Ciò che veramente il cuore vorrebbe esprimere è stato così rinnegato (per questo sentiamo pulsare la testa, costringendola a sentire fino in fondo la nostra frustrazione e il limite conseguente alla prosecuzione di quel tipo di comportamento). La gastrite rivela la nostra profonda insicurezza nelle scelte: qual è la via più giusta e autentica per me? Di questo non siamo ancora coscienti, a questo non siamo ancora stati in grado di dare una risposta.
Il linguaggio del corpo, dalla sensazione al piacere, dal dolore alla malattia, è un tesoro di cui tutti noi disponiamo e ci dà informazioni riguardo alle nostre radici comuni di essere umani e a quegli ambiti che in qualche modo sono ora posti sotto ai riflettori della nostra vita. Esso ci può aiutare, in caso di malattia, a elaborare e riscattare il nostro vissuto da un punto di vista emozionale profondo, mantenendoci sempre in relazione al sistema globale dell’organismo, coscienti che è l’intera persona ad essere ammalata e ad avere bisogno di cura e considerazione.
La trasformazione personale è l’arma più potente che abbiamo per modificare la realtà attorno a noi, migliorando così l’evoluzione globale dell’uomo.

Le reti neurali, tutte interconnesse tra loro, contengono l’esperienza personale: le emozioni inducono trasformazioni chimiche che modificano più o meno profondamente tali canali neurali.
Ciò che viene praticato e sperimentato ripetutamente determina e sostiene la costruzione di un nuovo reticolo neurale che a sua volta si rafforzerà se viene utilizzato e stimolato. La ripetizione di un comportamento, di una modalità, rafforza e stabilizza il corrispondente reticolo neurale che sempre più rapidamente e in modo automatico darà risposte adeguate e proporzionate all’uso.
Se usiamo il “programma”, questo si muoverà velocemente e diventerà un’acquisizione; se non usato, i legami e le sinapsi tendono ad indebolirsi e a slegarsi. Succede la stessa cosa quando alla fine della scuola, se non si mantengono i contatti con i compagni, gradualmente li pensiamo meno e le relazioni si indeboliscono sempre di più.
Proprio per questo “fortunatamente”, se vogliamo veramente cambiare abitudini e stili di vita i vecchi modelli svaniranno. Si può infatti parlare di neuroplasticità: la capacità dei neuroni di collegarsi ad altri sistemi. Grazie a ciò si possono costruire e formare nuovi comportamenti che corrisponderanno a nuove costruzioni neurali.
Determinazione e intento (vale a dire aver fede che possiamo realizzare ciò in cui crediamo anche se non abbiamo sùbito risultati positivi) potranno condurci a una costruzione cerebrale nuova e funzionante, quella che abbiamo immaginato e desiderato di costruire.
Costruire in modo autonomo la propria vita comporta un duro lavoro, l’impegno da portare avanti con forza e determinazione. Per una vita piena, edificante, di valori dobbiamo coltivare sogni, aspirazioni, abilità, unicità al di là della paura – di rimanere soli, di non essere capaci, di sentirsi diversi, di non essere all’altezza, di non trovare conferme e comprensione dagli altri – quella che ci blocca e condiziona. Le cellule isolate, non sono integrate, si indeboliscono e muoiono, proprio come quelle aspirazioni, quei progetti, quei desideri che non saremo in grado di nutrire, concretizzare e rafforzare.
Le esperienze sono spesso condizionanti per noi rispetto alla nostra essenza naturale, ci possono indurre ad una chiusura, a vivere nella paura di esprimerci, più propensi ad adeguarci per sentirci amati o semplicemente accettati.
La capacità di reggere e reagire alle frustrazioni va bilanciata con il bisogno di vedere rispettata la propria natura e i propri bisogni insieme alla propria dignità. Siamo stati bravi e rispettosi ma abbiamo rinunciato a qualcosa di importante e compare un’ernia, una gastrite.
Spesso sono proprio i bambini che ci suggeriscono di cambiare con il loro comportamento di sfida, con ipercinetismo, con insonnia notturna, disturbando insieme alla nostra calma anche i nostri schemi. E’ così che essi ci comunicano che non gradiscono i nostri modi o le nostre scelte, a volte non autentiche o adeguate. Per questo possiamo dire che il nostro reale successo nella vita è indicato dal nostro stato di salute, che solo in parte dipende dal patrimonio genetico ereditato e dal vissuto dei genitori fin dal nostro concepimento.

Psiche, cervello e corpo sono una triade indissociabile, proprio per questo ogni evento è vissuto in modo diverso dai vari individui; sta in ciascuno di noi di trovare il proprio individuale approccio alla vita, a ciò che si presenta all’esterno, a ciò che proviene dall’ambiente e dagli altri.
Senza conflitti non vi è malattia, ma visto che la vita è fatta di una costante contrattazione e di successivi confronti e scontri tra individui diversi, è importante che conosciamo i nostri bisogni e la nostra natura al fine di armonizzare il più possibile l’espressione simultanea della triade psiche-cervello-corpo.
La modalità del bambino di ribellarsi avviene attraverso il movimento, egli diventa ipercinetico, fa i capricci, si oppone alle nostre richieste e anzi a volte assume un atteggiamento provocatorio e intransigente verso di noi. L’adulto invece spesso si ribella attraverso la malattia.
Liberare i sentimenti dovrebbe essere il canale espressivo privilegiato dell’uomo per mantenersi in equilibrio, in salute, collegato a se stesso e di conseguenza al mondo esterno, capace così di utilizzare al meglio i potenziali della mente.
E’ indispensabile credere fino in fondo in ciò che facciamo, sentire che questo fa parte di noi, che stiamo costruendo per noi e che le espressioni emotive sono il canale simultaneo e ineludibile che ci consente di veicolare le nostre energie più creative personali.
Proprio per questo possiamo imparare tantissimo dai bambini, dai nostri figli, specie se potranno crescere in un ambiente rassicurante e al tempo stesso libero, aperto alle sperimentazioni, che favorisca la comprensione e la possibilità di espressione individuale. Se si è molto protettivi li si priva dell’esperienza indispensabile per conoscere la vita, ma se noi non li accogliamo, accettiamo e nutriamo cresceranno condizionati dalla mancanza di autostima che periodicamente saboterà i loro desideri.
Quando procuriamo piacere possiamo alimentare la formazione di nuove cellule, la costruzione di nuovi collegamenti interni e quindi esterni. Il corpo è sempre in grado di suggerirci ciò che è più giusto per noi, il corpo non mente, ci parla con il suo stato, per come si mostra e attraverso ciò che ci rimanda. I condizionamenti elaborati dalla mente e dalla razionalità tendono invece a separarci dal corpo; essi ci portano a costruire corazze protettive potenti ma castranti.

IL MASCHILE E IL FEMMINILE
Per la riflessologia plantare psicosomatica l’individuo è costituito da materia + energia. Luna e X si uniscono a Marte e Plutone, il Toro allo Scorpione, la materia all’intento, con supervisione di Urano…
Alla materia corrisponde la madre con la sua percezione istintiva, con la sua tendenza ad esprimersi attraverso il lavoro del corpo, dagli istinti alle emozioni fino all’esempio di vita quotidiana.
All’energia corrisponde il padre, con la sua propensione all’estroversione e al movimento di conquista nel mondo esterno, con la sua capacità di esprimersi attraverso il lavoro della mente.
Le fasi lunari con la loro ciclicità ci donano uno specchio persino poetico di questo sistema, visto dalla prospettiva psico-astrologica e al contempo astronomica. Come la Luna durante la fase di Luna Nuova si perde nello splendore del Sole, iniziando a coglierne i nuovi creativi messaggi, così nella fase di Luna Piena essa è in grado di diffondere sulla Terra la pienezza della luce del Sole all’opposizione, donandole l’idea-seme: solo attraverso la Luna (l’emozione del corpo) ci è possibile conoscere e integrare gradualmente l’energia del Sole (il lavoro della mente).
L’unione dei due principi, dei due sessi consente il complesso lavoro di passaggio tra la percezione sensoriale della realtà e la conseguente elaborazione e reazione comportamentale estroversa, producendo la capacità di poter contribuire attivamente e concretamente alla vita nel mondo.
L’intensità emotiva della madre trattenuta propria o riflessa dal mondo circostante, è ciò che viene maggiormente trasmesso al nascituro.
Proprio per questo tutti noi, fin dalla primissima infanzia abbiamo bisogno di riconoscere e sperimentare le emozioni attraverso nostra madre. I nostri figli hanno bisogno di vederci esprimere un sentimento, un’emozione, in tempo reale, in modo spontaneo e autentico: sono triste? anch’io come te, bimbo mio, ho voglia di piangere. Ho paura? anch’io ho voglia di scappare. Sono contenta? anch’io sento il bisogno di condividerlo e sorridere.
La futura madre è particolarmente porosa, umorale e sensibile; anche per questo è in grado di convogliare le varie emozioni e i materiali digeriti al futuro bambino, arricchendo la vita emotiva del nascituro.
Non è vero che trattenendosi in qualche modo potrà far bene al suo bambino; al contrario, se non è in grado di far conoscere le emozioni, perché trattenute, il bambino avrà problemi di costrizione, tensione, blocco. Ad esempio, le forme allergiche rappresentano il rifiuto di un disagio vissuto dalla madre in gravidanza e forse per difendersi da un grande problema ha trovato come unica soluzione di non prenderlo in considerazione, allontanandosi dalla realtà, evitando di affrontarlo. Qui i temi nettuniani possono darci indicazioni utili a una loro comprensione anche dal punto di vista psicosomatico.
Allo stesso modo, il senso di inferiorità e fragilità vissuto da una donna in gravidanza, che non abbia incontrato il sostegno e l’appoggio del suo uomo e che non abbia espresso questa sua emozione di paura, può predisporre il nascituro a problemi riguardanti la struttura ossea, come ad esempio il piede piatto.
L’angioma è collegato alla capacità espressiva di lasciarsi andare alla gioia che la madre si è negata durante la gravidanza; questa emozione è connessa al cuore e quindi alla circolazione sanguigna che colora la pelle di rosso e che, percorrendo tutto il corpo, sceglie una zona psicosomatica su cui localizzarsi.
Non è possibile vivere un sentimento senza che sia percepito attraverso il corpo: in qualche modo esso lo vive e lo registra a seconda dell’intensità provata e dipendentemente dall’averlo espresso spontaneamente o trattenuto. Se si combatte l’eventuale dolore o malattia conseguenti attraverso la medicina tradizionale, non si fa altro che predisporre il disturbo alla sua cronicizzazione.
Il corpo, e il piede in particolare fin dal secondo anno di vita, tengono traccia di quelle percezioni ricevute ma bloccate per effetto della razionalità, attraverso i percorsi neurali provenienti dalle zone cerebrali emozionali. Queste sono le prime a prendere forma nell’embrione grazie alla vita emozionale materna.
E’ qui che interviene attivamente l’energia maschile a livello genetico, contribuendo ad evitare le problematiche congenite del bambino in caso di carenza espressiva emozionale della madre.
La carenza energetica della medesima qualità emozionale in entrambi i genitori è causa di possibili malformazioni fetali o di gravi deficienze energetiche, che possono emergere durante la crescita del bambino.
Ma non solo: nel caso in cui la carenza sia da attribuire alla parte maschile, l’emozionalità materna verrà estremamente intensificata grazie alla sua potenziata porosità, compensando la mancanza paterna trasmessa dallo spermatozoo all’embrione e quindi alla madre. Ciò permetterà una più corretta informazione fetale rispetto alla percezione emozionale del nascituro. La natura provvede così a reintegrare quell’energia carente o mancante, sempre a condizione che venga accettata la sua espressione da parte della madre.
Proprio qui comincia per la riflessologia plantare l’educazione emozionale dell’individuo, che ritroviamo nella fase di simbiosi di casa seconda, poi perfezionata specie nella fase di casa quarta, sedi di X, Luna e Venere.
La gravidanza è infatti una cartina da tornasole, un test speciale, una grande prova per quanto riguarda le diverse manifestazioni di disagio emotivo di una donna (che in stato normale può non manifestare). Le sintomatologie relative possono rimanere latenti, in gravidanza invece vengono enfatizzate dal carico ormonale nuovo, dalla porosità e accentuata sensibilità tipiche del periodo.
La gravidanza risulta quindi un’occasione speciale per diventare più consapevoli dei propri bisogni più autentici e del proprio “terreno” emotivo.

Alla corrispondenza madre-materia data dalla riflessologia plantare affianchiamo le simbologie prese dall’astrologia psicologica legate al segno del Toro, alla Luna e al pianeta X, insieme al grado dell’ascendente nel tema natale, come punto massimamente riferito al corpo fisico.
Al concetto di padre-energia faremo seguire i segni dell’Ariete e dello Scorpione, con la presenza di Plutone, Marte e Sole .
Sull’asse quarta/decima troveremo l’eredità non solo genetica di padre e madre.
Il segno all’ascendente, con i riferimenti dati dal suo governatore, daranno informazioni sulle caratteristiche riguardanti il nostro temperamento.

Anche la scuola steineriana, che prende spunto dall’astrologia e dalla medicina antiche, quindi dalla definizione dei quattro temperamenti, ci dà indicazioni confrontabili con quanto detto: nel corpo circolano quattro umori (le energie emozionali prese in considerazione) ben distinti e collegati alle stagioni; se tra loro si mantiene equilibrio, il corpo rimane in stato di salute. La loro alterazione porta alla predisposizione alle malattie dello stesso ceppo indicato dalla riflessologia plantare. I quattro temperamenti che vi si associano (che dovrebbero essere vissuti in porzioni equilibrate) costituiscono una sorta di base strutturale dell’individuo, dipendente dalla sua costituzione fisica (qui ritroviamo la madre-materia); essi inoltre imprimono la loro connotazione particolare a tutta la vita psichica, quindi al carattere (legato al padre-energia), tanto più quanto più essi si manifesteranno in modo sbilanciato.
La sensibilità esprime la parte ricettiva al mondo esterno, mentre la forza è intesa come capacità di estrinsecazione di sé: queste due componenti si possono collocare in modo diverso e compensativo in ogni dinamica di temperamento con le caratteristiche e predisposizioni relative.

IL CODICE DI APPARTENENZA
Tra i vari segnali del corpo e del piede che la riflessologia plantare prende in considerazione nella sua tecnica di prevenzione e terapia, ho scelto in particolare il “codice di appartenenza” perché piuttosto evidente e semplice da riconoscere: ho rilevato che esso consente di affiancare una lettura parallela, possibile a vari livelli, che fa riferimento all’astrologia prenatale.
Definiamo come codice di appartenenza nella riflessologia plantare psicosomatica quell’indizio rilevabile nella forma e postura delle dita dei piedi che manifesta la presenza o meno di una particolarità energetica emozionale in carenza o in eccesso ereditata dal padre.
Si introduce qui il concetto di “vizio” che ha la funzione per l’uomo di scaricare quella tensione da emozione trattenuta; esso costituisce almeno una forma espressiva del disagio originario, dell’emozione distorta vissuta.
Come si è già detto è il papà che influenza il nascituro per ciò che riguarda il carattere, che esprimerà in modo spiccato l’energia espressiva estroversa ereditata attraverso i suoi geni e riscontrabile specialmente attraverso uno dei cinque codici, cinque come le dita del piede.
La madre influenza invece la ricettività e la veicolazione emozionale dei vari tessuti organici perché la sua energia si materializza nella struttura corporale del figlio.
Ci sono casi in cui il vissuto del padre può procurare e manifestare uno squilibrio energetico nello spermatozoo: una sua carenza di energia conduce a una maggiore possibilità di malformazioni fetali; il contenimento di un’emozione produce un eccesso di energia, l’energia viene come dire compressa interiormente in modo anomalo e può così procurare i problemi e le malattie più disparate durante la crescita dell’individuo .
Attraverso il codice di appartenenza si possono individuare cinque diverse tipologie di carattere dell’individuo, provenienti dall’energia emotiva in eccesso propria del padre, che nasconde quindi un vizio, riscontrabile in particolare attorno al periodo del concepimento.

Codice dito emozione vizio organo zona vertebrale
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1 alluce gioia alcool cuore cervicali
2 2° dito preoccupazione ipocondria stomaco dorsali
3 3° dito tristezza fumo polmone lombari
4 4° dito rabbia avidità fegato sacrali
5 5° dito paura gioco reni coccige

Il piede della persona sostanzialmente equilibrata non presenta alcuna delle caratteristiche riscontrabili nei cinque codici e denota che c’è stato un buon apporto energetico da parte di entrambi i genitori.
Chi invece presenta nel piede uno o più particolarità attribuibili ai vari codici di appartenenza, tenderà a sviluppare una espressione emotiva e un carattere più spiccati, conseguenti appunto all’eccesso energetico ereditato dal padre.

CODICE 1
L’alcool costituisce il vizio della gioia trattenuta. Anche il “goccetto” ripetitivo e di cui non si fa a meno, prende qui lo stesso valore di chi è alcolista. Il muscolo del cuore si è irrigidito e con lui tutto il sistema circolatorio; di riflesso si avverte il bisogno di calore, fornito dall’alcool a cui fa seguito la vasodilatazione con scioglimento della lingua, organo corrispondente al cuore. Le tensioni si allentano e si attiva una maggiore facilità alla parola e al dialogo, quindi a dire la verità e a liberare i sentimenti trattenuti per paura di perdere le persone a noi care. Per riempire un vuoto di calore, di amore, di affetto e intimità, per colmare il senso di solitudine, si beve. In particolar modo è forte il bisogno di confidenza, di complicità e libertà di sciogliere ogni intimo segreto che nessun vero amico arriverà mai a giudicare. E’ proprio di questa figura di confidente sincero che l’alcolista sente la mancanza.
Quando si è provato a parlare a chiedere consiglio e si è ricevuto solo giudizio, per alleggerire il cuore da una preoccupazione, se non si è ricevuto nessun ascolto e comprensione, allora si diventa alcolisti o all’opposto astemi assoluti, in tal caso per la grande paura di perdere il controllo e così proteggersi.
Ma è l’alcool bevuto da soli che è un vizio, non se si beve in compagnia. Chi ha questo vizio è infatti drammaticamente solo.
L’alluce è il dito da prendere in considerazione per tale vizio.
Se è più lungo e grande in proporzione rispetto alle altre dita e di colore rosso acceso, può indicare un padre alcolizzato o chiacchierone, logorroico che parla anche senza motivo e ragione. Il bambino che nascerà sarà gioioso e socievole, entusiasta nella condivisione: ciò è in sostanza il dono che il padre (che ha colmato il suo bisogno con un vizio) ha dato al figlio attraverso questa caratterizzazione in più.
Col dito più corto o ripiegato ci troviamo di fronte al bambino che parla poco, all’ascoltatore.
Il contenimento emotivo è elevato, c’è introversione, silenziosità, manca intenzione ed estroversione nei vari ambiti della vita, specie nell’amicizia. La persona non si può definire timida, in realtà non parla senza motivo e non ha iniziativa, pur rimanendo gioiosa e allegra.

CODICE 2
Il vizio di chi non riesce ad esprimere in modo adeguato le sue preoccupazioni è l’ipocondria, la paura della malattia. Ci troveremo di fronte anche a chi ha tutte le medicine con sè ma non le usa per paura delle controindicazioni, spesso è sufficiente la rassicurazione di avere con sé il rimedio.
Un individuo ipocondriaco si è formato in un ambiente privo di sicurezze dove la madre non è stata presente, nutrente, protettiva. Tale persona avrà bisogno per il suo equilibrio di essere molto aiutato, confortato, rassicurato, attraverso il dialogo e la relazione perché altrimenti non è in grado di prendere decisioni, sempre attanagliato dal dubbio, a testimonianza della scarsa energia nell’organo adibito alle scelte che è lo stomaco. Parlare frequentemente dei propri mali, della propria sofferenza fisica (maggiormente riconosciuta da tutti rispetto a quella emotiva e psichica) agevola nell’altro la rassicurazione e l’attenzione.
All’opposto, sempre in relazione a questo ambiente familiare che produce questo codice, possiamo trovare un uomo la cui energia è tale ed esasperata che non chiede, non confronta, non scende a patti, sceglie tutto da solo e a testa bassa, senza porsi domande, non curandosi di nulla e di nessuno, senza chiedere aiuto: in tal caso il dubbio viene sempre rifiutato e sostituito con un senso di sicurezza assoluta sulle proprie capacità e verità, ma è sotterraneamente pieno di conflitti e sensi di colpa.
Ci troveremo in presenza del secondo dito più lungo, quindi relativo al rifiuto del padre di vivere quell’emozione che rimane inespressa e che genera al concepimento un’energia supplementare. Il compito del figlio sarà di riuscire in ciò che il padre non è stato in grado di fare riguardo a riflessione, condivisione, confronto, complicità; sarà quindi obbligato a mettersi in relazione agli altri in modo estroverso e in ogni ambito della vita, con la necessità di scendere a patti, di mediare, di scegliere in collaborazione, recuperando tutte quelle domande e quei dubbi rifiutati ed evitati dal padre.
Se il dito è più corto o storto, il bambino nato con questo codice sarà più dubbioso e riflessivo, le sue scelte saranno lente e ponderate, avrà bisogno di risposte più rassicuranti, chiare, più attente ed adeguate da parte dei genitori.

Il tema natale numero 1 del soggetto donna (24-09-1966 – ore 19.00 Modena) presenta il codice 2, il suo secondo dito è nel caso specifico più lungo, quindi possiede una carica energetica in più.
Al concepimento, l’ottava casa in Scorpione trova Nettuno: forse la difficoltà del padre di riformulare in quel periodo nuovi orizzonti, la paura dell’esposizione economica per il quadrato a Marte, la difficoltà di orientare le sue energie fisiche ed emotive, il bisogno di recuperare un prestigio ora da reimmaginare, per ottenere il quale attivarsi con grande determinazione, concretezza, progettualità, l’individuare notevoli opportunità in quel che intendeva fare. Enorme però la preoccupazione per quel progetto così ambizioso, costantemente ricacciata e rifiutata: doveva essere tutto d’un pezzo e Saturno sull’ascendente parla del suo costante impegno e senso di responsabilità, del suo grande sacrificio per dimostrare a tutti quanti e specialmente in famiglia, la sua forza e la sua sicurezza, scevra di dubbi ed incertezze. La madre ha assorbito completamente questi vissuti paterni (Saturno è appunto lì sull’ascendente al momento della nascita) e ha saputo renderli come purificati, li ha elevati a compito ideale condiviso (la Luna in Acquario in undicesima è trigono a Mercurio in settima e in Bilancia), mentre la figlia si è fatta da subito e in pieno portavoce di questi loro intimi contrasti (il Sole è opposto a Saturno, tra prima e settima casa).
Il padre aveva lasciato gli studi e le ambizioni del passato in prossimità del matrimonio con la moglie già incinta. Alla nascita della figlia si assume le sue totali responsabilità attraverso un lavoro autonomo artigianale, dove le mani diventano ora la sua risorsa primaria (Urano, Venere e Plutone in Vergine e in sesta) con indebitamento, rinunciando con suo grande sacrificio ad una situazione precedente nella famiglia di origine dove era privilegiato sotto tutti gli aspetti. Chiede così un’adesione profonda, empatica, di grande ristrettezza alla sua nuova famiglia, in virtù dei propri obiettivi e del sacrificio fatto, che non conosceva per lui limiti di tempo e impegno, a discapito inoltre della vita famigliare affettiva, ricollegandoci così all’energia dello stomaco. Infine, la prima casa in Ariete riguardo ai primi mesi di vita del soggetto, ci informa della sua iniziale e poi mantenuta tendenza a rendersi autonoma con le proprie forze, tesa alla sua individuazione e al superamento del sacrificio iniziale alle ragioni della famiglia indicato da Saturno in Pesci all’ascendente. Crescendo, dopo anni di intensa attività in ambito commerciale, come il padre le aveva insistentemente chiesto, attorno ai 35 anni, essa cambia completamente lavoro, dedicandosi a percorsi di cura attraverso il corpo, nel costante bisogno di entrare in collaborazione, condivisione, mediazione e confronto con gli altri, qualità che costituiscono il suo patrimonio energetico in più.

CODICE 3
Il vizio del fumo che per la riflessologia plantare è in relazione all’emozione della tristezza, indica principalmente che l’uomo si sente solo all’interno della sua relazione di coppia attuale.
Se si sono visti pochi abbracci, poco rispetto e tenerezza, se non c’è stata morbidezza e confidenza emotiva già dalla famiglia di origine, se non è stato nutrito in noi il senso di rispetto tra i due sessi nelle loro diversità compensative, allora ci si rifugia e si cerca una figura ideale, immaginata e irreale, difficilmente si sarà in grado di vivere la relazione, specie per quel che saranno i bisogni e le necessità del quotidiano, ma in definitiva a tutti i livelli.
In queste condizioni, le paure, il senso di solitudine e di chiusura e il grado di insicurezza sono facilmente compensati dalla sensazione di riempimento e gratificazione data dal fumo che si espande nei polmoni (zona riflessa della dualità sessuale, maschile e femminile). Se dopo un rapporto sessuale si è ancora tesi, se la desolazione interiore e la mancanza di amore dilagano e non c’è soddisfazione sessuale mancando una reale relazione di intimità, appagamento e piacere, allora col fumo ci si rilassa.
Anche avere più relazioni contemporaneamente indica che si ha paura dell’intimità, che si preferisce rifugiarsi nella ricerca di un ideale che non esiste, piuttosto che concentrare la propria energia, fiducia e considerazione in un’unica relazione.
Dal padre che ha manifestato al momento del concepimento il suo disagio di coppia attraverso il vizio del fumo, nascerà un figlio con codice 3 e dito storto o più corto. Avrà forte energia respiratoria, svilupperà la fantasia per consolarsi, spesso avrà la testa fra le nuvole, sarà un bimbo che sogna e disegna, che amerà gli sport per conoscerli ma non per gareggiare, che farà le cose per se stesso e non gli importa del premio o del giudizio altrui; sarà un bambino che sta bene anche da solo, che ama il parlare concreto di una vera relazione: tutte qualità collegabili all’elemento aria.
Il bambino nato con il terzo dito più lungo sarà stato concepito in un periodo in cui il padre è stato più remissivo, ha sofferto in silenzio magari vergognandosi di fumare come di dichiarare i suoi bisogni di amore e comunicazione nella relazione di coppia, bisogni sentiti ma repressi. Con tale codice il bambino tenderà ad affermarsi, a volte a schiacciare gli altri, ad essere invadente, a vantarsi delle proprie doti, certo provenienti da questa carica energetica in più ricevuta dal padre.
Nel tema natale numero 2 del soggetto maschile preso ad esempio (22-05-1997 ore 22.40 Cento) l’ottava casa del concepimento in Leone presenta un risalto energetico maschile: il Sole è in quinta casa e Gemelli, con bisogno di affermazione rispetto alla Luna in dodicesima casa.
I genitori sono distanti, si confrontano su piani diversi: la comunicazione, reale e profonda che sia, è improbabile, superficiale, si limita a progetti e operosità, il materiale inconscio è magmatico, enorme, eruttivo.
Il padre riprende a fumare proprio attorno al periodo del concepimento, di pochi mesi successivo al matrimonio. La parte emotivo e affettiva non è in sintonia anzi la distanza tra reale e immaginato, idealizzato, è enorme, comporterà un grande lavoro di coscienza e introspezione, preso in considerazione ma non condiviso.
L’impatto con la conoscenza dello stato di gravidanza da parte della madre è traumatico, Marte sulla cuspide della nona casa: il periodo è fortemente di conflitto tra l’andare, il fare e il conservare, rimanendo. Inoltre la realtà dell’ambiente famigliare è aggressiva, conferma la grande operosità anche se discontinua e fuori dalle norme (quarta casa in Ariete e poi Mercurio in Toro coi suoi aspetti).
Nel tema il bisogno di benessere ed espansione, la capacità di far tesoro delle esperienze accettando e valorizzando la propensione alla conoscenza e all’avventura si alternano sempre frammisti a una grande dose di intima conflittualità tra il vecchio e il nuovo, tra il conservare e il perdere per poi trasformare; qui la grande difficoltà di comunicazione e confidenza emotiva gioca un ruolo fondamentale.
Questo il clima durante tutta la gravidanza. Dopo la nascita, di grande appagamento, segue però immediatamente il tonfo nella cruda realtà (subito dopo l’ascendente in Sagittario, troviamo tutto il segno del Capricorno).
Il bambino presenta alla nascita entrambe le terze dita dei piedi ripiegate sotto il secondo dito, quindi manifesta il vizio del padre che ha vissuto in pieno la sua crisi di coppia, il suo disagio a livello di comprensione, confidenza, complicità, rispetto e che ha vissuto la figura della compagna più come donna ideale, immaginata, che come compagna nella sua reale diversità.
Qui Nettuno in prima casa trigono al Sole manifesta un’adesione del figlio all’ideale del padre, un suo rispecchiarsi in lui per ciò che è più magico, desiderabile e fantastico. Segue una fase traumatica entro i primi mesi di vita di separazione forzata e distanza dalla madre, che pure non è stata in grado di superare i divari e le conflittualità presenti durante tutta la gravidanza.
Pur non ancora in età adulta, nel bambino si sono già manifestate tutte le particolarità caratteriali descritte relativamente al codice in oggetto.

CODICE 4
L’eccesso di rabbia, quindi la rabbia trattenuta dà il vizio dell’avidità, dell’abbuffarsi. L’uomo tende così a riempire un vuoto attraverso il “molto”, cerca di fare il pieno per attenuare la mancanza di base di autostima. E’ l’uomo che fa molto sport, che è efficiente sul lavoro, che mangia molto, che cerca di avere molto denaro, che fa molto sesso, che vuole muscoli molto voluminosi.
Tutto ciò allenta il suo senso di inadeguatezza per non avere ricevuto premio, riconoscimento, gratificazione e fa sì che egli possa dimostrare a se stesso e agli altri il proprio valore negatogli fondamentalmente dai genitori.
Il “bravo!” fortifica l’Io. Se manca, nell’uomo si scatena la rabbia anche potente perché egli non si sente fiero di sé e riconosciuto per il proprio valore. Quando non si è, allora si deve avere!
Il quarto dito del piede manifesta questa caratterizzazione, non proprio una debolezza (il vizio infatti è comunque “utile” per il padre e quindi anche per il figlio) e sarà storto o ripiegato, più corto delle altre dita, indicando una difficoltà a lottare, una certa introversione, rigidità muscolare che funziona da corazza protettiva che il bambino vive, schiacciato spesso da un padre in competizione con lui specie in relazione all’ambito sociale e lavorativo. Il bambino facilmente catalizza la rabbia dell’ambiente esterno, di chi lo circonda ed è costretto ad elaborare e a trovare nel tempo il modo di superare i propri blocchi, il proprio senso di impotenza e frustrazione, predisposizione geneticamente trasmessagli da un padre che è riuscito a convertire in modo consistente la rabbia trattenuta in avidità.
Nel caso in cui invece il quarto dito si presenti più lungo, ci troveremo di fronte ad un bambino che manifesta una maggiore capacità di iniziativa ed estroversione, di forza e capacità di conquista, a compensare l’atteggiamento del padre nel periodo di concepimento, che non è stato in grado di trasformare in pieno la rabbia trattenuta nel relativo vizio; egli si è limitato a reprimere e a rinunciare anche ad abbuffarsi, con grande carenza di energia pur nella consapevolezza dei suoi bisogni e delle sue pulsioni.
Da questa riserva energetica “ereditata” dal padre, il bambino può attingere ogni volta che il corpo è in difficoltà è una potenzialità in più rispetto ad una condizione normale, equilibrata.
Nel tema natale numero 3 del soggetto donna (21-02-1959, ore 21.23 Modena), che presenta il codice 4 e in particolare il quarto dito più corto e ripiegato, l’ottava casa del concepimento in Toro rimanda a Venere in Pesci come grande desiderio, quasi sublimato, forse un’enorme, sconfinata aspettativa da orientare e definire. In ottava casa è poi presente Marte in Gemelli: compare il desiderio del padre per un maschio, per un figlio intraprendente, dinamico, rampante, operoso ed eclettico che rispecchia sicuramente un suo vissuto del momento, frammisto a tanta, tanta rabbia. Il padre in quel periodo viveva in effetti una fase di espansione lavorativa, l’inizio di un’attività autonoma, il desiderio potente di riscattarsi per l’essersi sempre sentito inferiore (tra i parenti, tra i cugini e gli amici), una fase di intraprendenza, superlavoro, adattabilità, rischio e grande concentrazione, non senza sogni e immaginazioni sconfinate. In particolare in quel periodo ricevette un’offesa paradossale da un cliente prestigioso che lo diffamò per un credito che aveva esatto nei suoi confronti, provocazione che oltre a umiliarlo lo aveva fatto scatenare ancora di più nei suoi intenti di conquista, affermazione e sfida.
L’energia materna e femminile emotiva prende ben presto il sopravvento in modo molto estroverso e dinamico e per certi versi compulsivo; si fa avanti il progetto di una casa nuova, grande, bella, moderna, possibile proprio durante la fase intermedia della gravidanza, grazie al prestito consistente del padre di lei. Le paure per la nuova sconvolgente vita, che si sta presentando piena di profonde trasformazioni, sono poi dominanti anche perché unite alla sensazione precisa che si sta ponendo fine a un ciclo passato (Plutone in undicesima casa). La forza del progetto e l’elevata determinazione sorreggono e aiutano a superare le tante difficoltà del periodo. La madre è più probabilmente invasa dalla paura di essere travolta dagli eventi e di non ritrovare le sicurezze del passato avute nella famiglia d’origine; affaticata e proiettata in una sorta di caos fantasticato, avventuroso ma drammatico da sopportare(Nettuno è quadrato alla Luna). I primi mesi di vita della neonata vedono la sua completa adesione al progetto iniziale del padre (ascendente Bilancia con Venere dominante e Nettuno in prima casa trigono al Sole-Mercurio), suggellato dalla madre in modo discontinuo e caotico (Nettuno quadrato a Luna-Urano). Un sacrificio che il tempo porterà alla luce (Nettuno è quinconce a Marte e Sestile a Saturno), insieme a tutte le caratteristiche emotive descritte prima in relazione al codice in oggetto.

CODICE 5
Il gioco e il rischio sono i vizi collegati alla paura. Si tratta ad esempio di gioco alle carte, d’azzardo, giochi clandestini, si prediligono divertimenti e sport pericolosi come il volo, le moto, le corse, sport estremi, ma è anche presente una certa predisposizione alla delinquenza e a vivere nel rischio. E’ la paura che ci spinge a ricercare una condizione pericolosa, per dimostrare a noi stessi di essere coraggiosi, di valere agli occhi degli altri.
Per quantificare il proprio grado di importanza, mancando l’autostima, il padre ha cercato di superare se stesso con il rischio, tentando di vincere sempre. La persona ricerca e si nutre di vibrazioni e stimoli, vive di adrenalina.
In realtà l’uomo allenta la sua forte tensione dovuta alla paura, usando il rischio.
Si consumerà però l’energia delle ghiandole surrenali se si esaspera la paura negandola con atti coraggiosi, per superarla a tutti i costi. Il vero coraggio è nel dire “NO!”.
Il bambino nato con codice 5 amerà la musica e soprattutto il ballo si esprimerà attraverso il corpo e la sensualità, con movimento non sportivo, ma elegante e aggraziato, sarà un bimbo artista, detesterà le urla, la volgarità e lo sporco. Sarà la forma dell’ultimo dito del piede ad indicare la presenza di un fragile rapporto con la paura, presentandosi piccolo o nascosto sotto le altre dita.
I bambini vivono questa età in modo particolarmente sensibile e vanno lasciati liberi di vivere le loro paure esternandole a modo proprio, senza che vengano banalizzate. Inoltre essi sono più attenti a captare le situazioni particolari e pericolose e le persone strane e ambigue: seguono infatti l’istinto più spontaneamente rispetto agli adulti.

Sono proprio i bambini che ci possono insegnare a fidarci del nostro istinto, ridando pieno valore alle emozioni e ai messaggi del corpo.
 

 
 
 
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