Indubbiamente negli ultimi 50 anni le donne hanno fatto passi da gigante; si sono rese via via sempre più indipendenti, molte hanno compreso che non era sufficiente una realizzazione nel solo ambito familiare e sono diventate agguerrite nella conquista di spazi esterni personali e professionali scoprendo così risorse impensabili, battendosi sullo stesso piano degli uomini nel campo dell’autorità, della determinazione nonché nel dirigere e nel farsi carico di impegni e responsabilità gravose.
Velocemente le donne si sono allontanate dallo stereotipo che le voleva romantiche e passive e che tanto piaceva agli uomini che potevano avvalersi del duplice scambio proiettivo che li privilegiava poiché potevano prendere la forza dalle loro compagne che, in questo strano gioco di specchi, erano particolarmente predisposte ad incarnare qualità come sensibilità, umanità, fragilità ed emotività anche per i loro uomini.
Questo gioco di complementarietà è andato avanti incontrastato per millenni ma oggi non regge più perché la donna non entra più in questo ruolo e, negli sforzi che fa per sgusciare fuori, lascia l’uomo in balia delle sue sole qualità, costretto a riprendersi la fragilità e l’irrazionalità a lui sconosciute perché da sempre delegate donne.
Oggi le donne sanno sempre più dirigere la loro vita prendono in mano il loro destino e questo continuo confronto con sé stesse le ha portate ad essere più vere e più determinate anche nel pretendere relazioni autentiche, profonde senza più lasciarsi intrappolare nelle dinamiche da “bella addormentata nel bosco” in attesa che il principe arrivi e la salvi.
Oggi, la maggior parte delle donne sa che il “risveglio” è un fatto personale ed interiore e sa che nessuno mai le regalerà la tanto desiderata libertà per cui si adopera per conquistarla prima interiormente e poi all’esterno.
Migliaia di anni di sudditanza psicologica al maschile hanno reso la donna cosciente della parte che si è giocata nel vivere in una sorta di incantesimo; oggi che ha sviluppato al suo interno le qualità maschili del patriarcato è pronta ad assumersi il duro e faticoso compito di trovare una identità che la accompagni e la sostenga sempre nel fare a meno dell’uomo nella sua veste di “soccorritore” poiché ha capito che il troppo aiuto tende più a sottomettere che a proteggere; così, la donna del terzo millennio non cade più nella trappola in cui sono cadute le sue antenate ree di essersi lasciate convincere di una debolezza inesistente che però, tanto ha fatto comodo al patriarcato e alle sue leggi.
Certo, questo passaggio non è facile ed a volte alcune eroine sperimentano appieno la fatica e la solitudine; quelli sono i momenti in cui la donna sente fortissimo il richiamo a rifugiarsi sotto le ali di un uomo, anche se oggi ha ben chiaro nella sua testa il prezzo che questo cedimento porterebbe con sé.
La costruzione dell’identità non è cosa facile e nessuno mai ha promesso alla donna un percorso semplice; la strada per l’autonomia e la libertà è stata e sarà ancora dura perché comporta numerose sfide a vari livelli, tuttavia, la donna moderna sa che la “colpa” più grande è quella che paga nei confronti di sé stessa e della sua vita.
La vera realizzazione femminile oggi passa per la strada maestra della libertà, l’unica che le potrà permettere di amare senza dipendere e senza creare dipendenza.
Per raggiungere questo stadio bisogna aver superato la paura della solitudine per arrivare a sperimentare l’amore vero, al di là del bisogno dell’altro.
Se una donna percorre la strada solo da un punto di vista intellettivo senza raggiungere l’anima, rimarrà sterile perché lo spirito femminile le resterà estraneo e vivrà in una sorta di povertà spirituale. La strada della donna passa attraverso la dedizione alla vita che è essa stessa amore allo stato puro: in quel momento lo spirito creativo si risveglierà e andrà nuovamente ad occupare il giusto spazio nella psiche femminile.
La donna sembra avviata su questa strada e, per questo, sta gradualmente rinunciando alla sua dipendenza acquisendo la capacità di “affrontare le necessarie perdite” sapendo che è in grado di reggere perché la vita sta dalla sua parte.
Il futuro dovrebbe riservare alla donna una dimensione completamente nuova in cui alla libertà personale si affiancherà la libertà dell’altro e, proprio in questa consapevolezza la donna del futuro sarà capace, in particolari momenti della sua vita, di rinunciare al lavoro per necessità particolari della sua famiglia, ma sarà lei a scegliere senza subire questo sacrificio per cui saprà trovare dentro di sé le necessarie risorse che giungono dalla sua eredità matriarcale senza dover far pagare a chi le sta attorno il prezzo della rinuncia.
Ancora una volta possiamo sottolineare che l’amore vero può esprimersi solo nella libertà e, pertanto, solo una donna completamente risvegliata sarà in grado di provarlo e di esprimerlo; la donna del terzo millennio sarà dunque maggiormente in contatto con il principio femminile vero, quello che ha sempre sostenuto la vita, alimentandola in tutte le sue sfaccettare, quello che è tenero e onesto e per nulla assoggettato al maschile; quello che sa piangere e soffrire quando è il caso; che sa fare dono di sé quando è necessario e che è in grado di accedere a quello spirito matriarcale che è la vera forza che alimenta la sua identità.
La donna del terzo millennio forse, avrà anche la fortuna di scoprire nel cielo, e non solo dentro sé stessa, quel pianeta che simboleggia lo spirito creativo matriarcale femminile; quella X “Proserpina” che ancora fatica a lasciarsi scorgere ma che, psicologicamente, sembra essere sempre più vicina a noi.