Questa fiaba tratta in maniera esemplare il passaggio dalla fase dell’immediatezza e del tiranneggiamento delle forze compulsive ed istintive che spingono le persone giovani ad avere una gratificazione immediata, ma infantile e spesso non duratura, ad una fase in cui invece si ha una capacità di mediare con le pulsioni interne per cui si può padroneggiare il mondo interiore lavorando sulle capacità di discriminare e di creare strategie valide per raggiungere i propri obiettivi. In pratica tratta del passaggio tra una libido che si muove in maniera autonomia e ciò che invece può accadere quando viene sottoposta all’egida dell’IO e del SUPER IO che finalizzaNO le azioni sulla base di obiettivi e di ideali precedentemente identificati.
Chiaro, questa fiaba la possiamo ANCHE leggere come il passaggio dalla vita infantile e adolescenziale a quella adulta in cui la visione del futuro comincia ad occupare un posto importante nella psiche del soggetto. L’adolescenza e la giovinezza sono tipiche fasi in cui il senso del futuro è molto vago: il ragazzo è dominato da un senso di totale onnipotenza ed immortalità per cui non riesce a pensare al futuro come ad un qualcosa da costruire bensì come ad un qualcosa che gli appartiene: l’adulto, invece, che ha acquisito un miglior rapporto con il senso della realtà con le sue inevitabili trasformazioni, vede il futuro come qualcosa che deve essere immaginato e poi costruito in modo da non disperdere le energie ma convogliarle in un progetto che via via possa realizzarsi anche materialmente.
LA FIABA
La fiaba si incentra sui 3 porcellini e il lupo che, ovviamente, cerca di catturarli per mangiarli. I primi due porcellini ovviamente hanno molta fretta e non ascoltano il terzo – più maturo e saggio e nella favola anche più vecchio – che li invita a fabbricarsi una casa solida che sappia resistere alle irruzioni e ai tentativi del lupo di fare di loro un solo boccone.
I primi due porcellini sono molto immaturi: non hanno voglia di perdere tempo a costruirsi una casa forte e fanno tutto in modo molto veloce e senza spendere energie e tutto per poi poter andare a giocare. Il più piccolo addirittura costruisce la sua casetta con la paglia e l’acqua, mentre il secondo usa dei bastoni, ma si fabbrica comunque una casa troppo fragile e vulnerabile per la forza e l’aggressività del lupo.
Il terzo, saggio e maturo invece si costruisce una casa di mattoni: ovviamente ci impiega parecchio tempo e per questo deve rinunciare al gioco per assicurarsi la possibilità di salvezza durante l’inverno quando il lupo, affamato, scenderà in paese e comincerà a cercare cibo.
La fiaba termina con l’uccisione dei primi due porcellini e con l’irruzione del lupo nella casa del terzo dopo parecchi tentativi di farlo uscire allo scoperto invitandolo a vedere o a mangiare qualcosa di prelibato. Manco a dirlo, nel momento in cui irrompe dal camino della casa di mattoni del porcellino, lui aveva predisposto che sul fuoco ci fosse un pentolone di acqua bollente e che il lupo ci cadesse dentro, diventando lui cibo per il piccolo eroe.
L'INTERPRETAZIONE DELLA FIABA
Si può leggere bene in questa fiaba la potenza della giovinezza simboleggiata dai due porcellini più piccoli che non hanno ancora un vero senso di realtà e neppure un Super Io ed una personalità sviluppati per cui mancano della capacità di trattenere gli impulso che vogliono gratificazione immediata (qui rappresentato dalla voglia di andare a giocare). Questa fiaba è simile a quella della formica e della cicala: entrambe svolgono lo stesso tema.
I due porcellini piccoli mancano di visione prospettica del futuro il che significa che l’Io non ha ancora la capacità di padroneggiare in modo valido le forza pulsionali per cui i due eroi non sono in grado di mantenere l’energia concentrata sulla meta e su ciò che che vogliono realizzare.
Astrologicamente parlando i due porcellini non hanno ancora interiorizzato Giove e Saturno e quindi non sanno prevedere quello che potrebbe accadere nel futuro e, di conseguenza, non hanno neppure la capacità di usare la loro forza per realizzare qualcosa. Tutto è ancora vago e confuso, esiste solo il presente, il qui e ora.
Quando il Super Io non è strutturato , non c’è modo di sentire la responsabilità, ma non c’è neppure modo di sconfiggere le forze distruttive, inconsce e asociali (rappresentate dal lupo che ha fame e che vuole divorare i porcellini) che agiscono all’interno e di cui l’individuo adulto deve farsi carico difendendosi prima e padroneggiandole poi.
La favola però mostra gli sviluppi della vita e della crescita. In effetti, il terzo porcellino, più adulto e più saggio, rappresenta una grande trasformazione che avviene nel tempo, ed anche un grande cambiamento nel modo di sperimentare la “gratificazione”; mentre nel primo caso i due porcellini si gratificano trastullandosi e giocando, il terzo, si gratifica individuando un obiettivo e centrandolo tenendo in conto che la realtà ha delle regole precise che non possono essere trascurate, pena il pericolo della distruzione.
In effetti, il terzo porcellino, non solo si salva dall’ingoiamento, ma mette in scacco il lupo diverse volte prima di cucinarlo a dovere dentro al pentolone di acqua bollente.
In effetti il lupo cerca per ben tre volte di attirare il porcellino in una trappola seducendolo con la lusinga di catturare insieme qualcosa di buono.
Qui possiamo vedere la tentazione delle forze istintive che, prima di essere affrontate hanno bisogno di essere respinte con la volontà dell’IO e l’aiuto del SUPER IO che funge da istanza morale e da difesa contro le tendenze aggressive della sua oralità e avidità che, in realtà potrebbero essere estremamente pericolose.
E’ molto interessante il tema della “tentazione- seduzione” che troviamo non solo nelle favole ma anche in tantissimi miti, quali quello di Buddha, di Gesù che vengono tentati a lungo, uno sotto l’albero di pippala e l’altro nel deserto, contro cui i due Maestri oppongono una fortissima resistenza fino a respingere gli attacchi. Dopo questa lotta, che apparentemente sembra molto difficile, in realtà vi è una crescita ed una reale capacità di autonomia e di indipendenza che nasce non solo dalla possibilità di provvedere a sé stessi, ma anche dal saper tener testa (con la forza della ragione e dell’IO) agli impulsi che vorrebbero condurre in direzioni che non sono evolutive per l’IO e la persona stessa.
Il nostro porcellino resiste e, a quel punto il lupo deve passare all’irruzione diretta ma siccome la casa è molto solida (possiamo vedere la casa come la personalità e la struttura del soggetto), non può far altro che entrare dal camino, dove lui, strategicamente ha disposto il pentolone di acqua bollente dentro il quale il lupo cade.
Questa parte ci parla della possibilità dell’IO di usare una strategia vincente che si presenta solamente nel momento in cui si è pienamente consapevoli delle parti pulsionali distruttive che ognuno ha all’interno: in pratica questo potrebbe anche essere rappresentativo della possibilità che l’IO ha di “sublimare un istinto”, ovvero di trasformare qualcosa di potenzialmente distruttivo in qualcosa di utile se non addirittura costruttivo per la società e la persona. L’aiuto è fornito anche dall’acqua bollente: simbolo di una trasformazione che avviene anche a livello emotivo.
In effetti, il lupo che cade nel pentolone e che si cucina, simbolicamente indica che un qualcosa di potenzialmente distruttivo si è trasformato in cibo, nutrimento, che, a quel punto serve l’intera personalità e l’IO stesso.
La favola ha un lieto fine; anche nei due porcellini morti non vi è nulla di negativo poiché si comprende perfettamente che sono fasi precedenti che lasciano il passo ad una parte più matura e più valida della personalità che si può ottenere solamente quando c’è una percezione del futuro, una capacità di vedere in anticipo le varie possibilità e di agire in maniera strategica e finalizzata, ovvero quando Saturno è in grado di usare la forza prorompente di Marte indirizzandola verso qualcosa di definito e di utile.