(Filantropa che opero' in Piemonte)
Giulia Colbert di Maulévrier nacque a Chataurox in Vandea il 27 giugno del 1785; Cancro con Ascendente Vergine.
La sua infanzia fu caratterizzata dalla perdita della madre e dell’esilio dovuto alla Rivoluzione francese che costrinse i nobili alla fuga (Luna in Pesci in 6a quadrata a Mercurio in 9a).
L’educazione, di cui si fece carico il padre, uomo cattolicissimo e devotissimo al Re, pur essendo ineccepibile sotto l’aspetto didattico, fu però troppo rigorosa sotto quello morale e religioso tanto da imprimere nella mente della figlia una stravolta e contorta visione del peccato e dell’espiazione delle colpe (casa 4a in Capricorno con Saturno cong. Plutone in 5a).
Questi eventi lasciarono un grande vuoto affettivo su un temperamento lunare, e grandi problematiche di identificazione e di ruoli (Luna trigono Urano e Sole).
Il tema lascia intendere un’insoddisfazione profonda della sua condizione femminile (Luna in 6a trigono Urano - Asc. Vergine); il ruolo passivo previsto dai segni lunari era infatti conflittuale con il suo desiderio di realizzarsi in modo dinamico-attivo e indipendente, difficile per quei tempi in cui le donne dovevano necessariamente rispettare ruoli e schemi di inquadramento ben precisi. La casa 12a in Vergine, l’ascendente nello stesso segno e la Luna in 6a le lasciarono poco spazio perché lei non poteva prescindere, almeno a livello esteriore, da un inserimento nella normalità che era il cardine della sua mentalità. Pur desiderando diversità e cambiamento non lo ammetteva, e quindi non riuscì a soddisfare le aspirazioni di autonomia e di indipendenza che all’epoca avrebbero fatto scalpore.
Il suo bisogno di agire e di avere un riconoscimento pubblico (10a forte) dovette necessariamente passare attraverso simbologie prettamente lunari. Frustrata da una matrimonio e da un marito importante ma insoddisfacente (Sole in 10a quadrato a Giove e Nettuno), da una sessualità mai accettata e che viveva come un “peccaminoso dovere da cui bisogna emendarsi” (Marte opposto Nettuno e quadrato Urano-Saturno in 5a Acquario), cominciò ad interessarsi delle carcerate e delle donne “cadute in disgrazia e nel peccato”, incuriosita dalla “miseria morale in cui si sono precipitate”.
Lei desiderava innanzi tutto educare, redimere, ma lo fece in maniera estremamente rigida e fredda (casa 5a in Acquario forte - casa 9a in Gemelli forte). Era interessata a quelle che avevano “peccato”, ma gli scopi non erano così limpidi come poteva apparire; i valori lunari lesi le davano un’attrazione per la sofferenza che era però fuori dalla realtà, con una sorta di pietismo dai risvolti sadomasochisti incapsulato in una nube di bigottismo lontano dalla vera carità cristiana di cui si faceva scudo. Le cronache la descrivono bella, vivace, piena di fascino, comunicativa, simpatica e colta (Mercurio in Gemelli, Venere in Gemelli e Saturno in Acquario la fanno anche intelligente), sicuramente astuta (Mercurio trigono Plutone), ma con un’affettività bloccata allo stadio infantile-adolescenziale, oltre che razionale e fredda (Luna quadrata Mercurio, Venere Gemelli trigono Saturno) ed anche desiderosa di mettersi in mostra, direi persino un po’ civettuola, ma queste caratteristiche vennero mortificate e represse dalla sua mentalità e dalla sua educazione.
Fu sicuramente la componente masochista in Pesci a spingerla ad entrare in contatto – come scrisse in una lettera a Silvio Pellico – con la miseria materiale e spirituale per saldare un conto con la storia. I regolamenti che ella impose nelle sue “Case di carità” lasciano intuire un senso quasi di disprezzo e di rancore nei confronti della condizione femminile (si interesserà quasi esclusivamente di donne). Riporto qui di seguito uno stralcio del regolamento interno della “Casa delle forzate”: “questo è un luogo progettato come un ritiro di pentimento e di espiazione da ottenere in un perfetto isolamento con il sostegno della preghiera, del lavoro e dell’ordine, poiché la disciplina della preghiera e del lavoro servono a cancellare il disordine morale dell’anima”.
Le finalità di questa istituzione sono invece ampiamente spiegate in una lettera scritta al Re Carlo Felice: “accurata formazione ed educazione morale per far sì che le poverette siano indotte alla pietà, alla modestia e al lavoro per renderle buone cristiane, dove le deviate possano pentirsi ed espiare le loro colpe e ritornino all’obbedienza e alla subordinazione confacenti il loro stato sociale, poiché a loro non servono quelle scienze e quelle arti che sono invece proprie di ceti sociali più elevati”.
In queste poche righe troviamo tutta la simbologia verginea delle regole, del lavoro, della subordinazione e della condizione sociale che non doveva mai elevarsi, poiché lei in molte occasioni fece sempre una netta distinzione tra quello che definiva il mondo “dei pezzenti, dei miserabili e dei rifiuti umani” e quello medio-alto. La sua Opera (più di 40 istituti) ad un occhio attento appare quindi fortemente condizionata da problematiche di odio verso la condizione femminile in cui il senso di espiazione delle colpe, quello del dovere e della emendazione erano mischiati ad una visione della carità cristiana intrisa di sadico pietismo e di un’errata concezione del peccato che andrà assumendo con gli anni toni sempre più ossessionanti e fanatici (Nettuno opposto Giove e Marte, Luna lesa in 6a) fino a concepire che le sue “poverette” dovessero emendarsi attraverso la mortificazione della carne, l’obbedienza e il senso di macerazione che derivava dal continuo ricordo delle colpe del passato (Cancro leso e pianeti dei Pesci lesi).
Lei vedeva nel povero non una persona infelice e sfortunata a cui far riconquistare la dignità perduta, ma un essere bieco e spregevole da punire con la mortificazione e l’umiliazione e da mantenere internato (casa 6a). Il suo orrore per la “diversità” (12a in Vergine) portatrice di quel “disordine morale” che lei tanto temeva e che disperatamente cercava di combattere perché era dentro di sé, portò questa donna arguta e colta, sicuramente frivola ma repressa da un’educazione che aveva inibito le sue esigenze più intime, a spendere la propria vita in carità che altro non rappresentava se non un bisogno di incanalare in qualcosa di universalmente riconosciuto come buono e positivo certe sue pulsioni fortissime (Marte cong. Giove in Ariete), che un Super-Io forte e rigido (Saturno) bloccò sempre, rimovendole nell’inconscio. Ciò le creò insoddisfazioni fortissime e conflitti interiori divenuti col tempo quasi invisibili, che lei proiettò in modo quasi sadico sulle sue “poverette”.
Presentato al XII Convegno di Studi Astrologici di Lisa Morpurgo