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    GLI ARTICOLI DI ERIDANOSCHOOL
- Astrologia e dintorni

ASTROLOGIA, COUNSELLING E LAVORO CON LE EMOZIONI: DUE APPROCCI A CONFRONTO
     a cura di Angela Leonetti
 
Astrologia, counselling e lavoro con le emozioni: due approcci a confronto
L’astrologia dispone di strumenti autonomi adeguati di lavoro con le emozioni? Se sì, quali sono? E se no, eventualmente, perché?
Il lavoro con le emozioni è senza dubbio parte integrante del counseling, e in particolare del counseling gestaltico, in quanto professione di aiuto di impronta psicologica.

Come ho avuto modo di precisare in altre occasioni, il termine counseling da me utilizzato non sta ad indicare genericamente l’attività di consulenza astrologica (il ‘fare l’astrologo’, per intenderci) quanto una specifica professione di aiuto, ormai da anni qualificata e disciplinata a livello europeo, il cui campo d’azione è circoscritto alle situazioni di crisi che impediscono il pieno funzionamento di una personalità individuale altrimenti ben strutturata, in altre parole che impediscono all’individuo di attingere in modo libero, congruente, creativo e costruttivo a tutta la gamma di risorse interne ed esterne a sua disposizione, alla pienezza delle sue potenzialità.
Il counseling quindi non opera in regime di de-strutturazione e ristrutturazione dei nuclei profondi della personalità, per le quali è invece indicata la psicoterapia.
In questa sede il termine ‘astrologia’ non si riferisce a tutte le astrologie praticabili, ma unicamente all’astrologia psicologica, che costituisce il mio principale interesse; e il termine ‘counseling’, oltre all’accezione specifica cui ho appena accennato, si riferisce in particolare al counseling di impianto gestaltico, ossia al counseling derivato dalla psicologia e dalla psicoterapia della Gestalt.

Vorrei introdurre questa mio contributo citando alcune frasi tratte dalla relazione di Glenn Perry (psicoterapeuta e astrologo statunitense) per la United Astrology Conference tenutasi in Florida nel 2002 (1). Il titolo della relazione è Introduzione alla psicologia astrologica (An Introduction to AstroPsychology), e al di là dell’inversione dei termini (‘psicologia astrologica’ invece di ‘astrologia psicologica’) che qui Perry considera intercambiabili quanto al rispettivo ordine, le sue osservazioni mi sembrano utili per avviare un confronto tra il modo di operare delle discipline psicologiche (tra le quali va annoverato il counseling) e il modo di operare dell’astrologia di tipo non previsionale [la traduzione dei passi riportati è mia]:

“La psicologia astrologica (…) nello specifico, è il tentativo di integrare i principi dell’astrologia con i concetti e le tecniche psicologici, specialmente nella misura in cui questi ultimi si rapportano al lavoro con i clienti su base costante e continuativa. Invero la psicologia astrologica è una teoria della personalità (…) significativamente più complessa di ogni altra teoria della personalità sviluppata in epoca moderna. (…) [ed] è [anche] uno strumento diagnostico; essa offre un quadro della struttura archetipica della psiche – ciò che abbiamo in comune con tutti gli esseri umani – come anche della struttura psichica dell’individuo [la sua carta di nascita]. (…) [Essa] (…) punta e ci mantiene nella giusta direzione, pertanto migliora il lavoro interpretativo ed accelera l’intero processo terapeutico. (…) [La carta di nascita] assiste il terapeuta tanto nella diagnosi che nella prognosi, giacché laddove simboleggia conflitti e complessi innati individua anche [grazie ai transiti e alle progressioni] aree e periodi di probabile crescita. Nel campo della psicologia moderna non esiste nulla di analogo. (…) Nella maggior parte del mio lavoro psicoterapeutico, io non parlo con i miei clienti della loro carta di nascita, la utilizzo semplicemente come strumento diagnostico; ma in quanto tale essa accelera enormemente la fase di diagnosi e mi aiuta ad empatizzare più profondamente e rapidamente con la visione del mondo del mio cliente - vale a dire con la sua mitologia personale. (…) L’astrologia non è una terapia più di quanto una radiografia non costituisca una cura per il cancro.
È uno strumento diagnostico, ma di gran lunga superiore ad ogni altro messo a punto dalla psicologia.”
Sempre Perry, sulla ben nota contrapposizione fra astrologia psicologica e astrologia predittiva o ‘orientata all’evento’, osserva:

“Troppo spesso l’astrologia viene sovvertita in un tentativo di evitare gli eventi negativi. (…) L’assunto implicito è che la conoscenza del futuro possa essere usata per stornare catastrofi o sfruttare opportunità. (…) [Ma a parte il fatto che] talvolta la catastrofe e la tragedia sono necessarie in quanto tali (…) io non credo che l’astrologia debba essere usata come profilattico contro l’inseminazione di energie cosmiche indesiderate. (…) [Inoltre] l’astrologia psicologica non presume una separazione tra la psiche e l’evento (…) pertanto la domanda pertinente non è ‘come posso evitare questa esperienza negativa’ (come se si trattasse di una mera intrusione virulenta priva di significato o di valore per la nostra vita), bensì ‘cosa posso imparare da questa esperienza’. Il primo atteggiamento non manca di un’arroganza cui è incline specialmente l’astrologo orientato all’evento”.

Di quanto Perry afferma mi colpiscono i seguenti tre punti:
1) L’accenno all’utilità di un’integrazione fra astrologia e psicologia soprattutto nel “lavoro con i clienti su base costante e continuativa”. Il lavoro su base continuativa accomuna psicoterapia e counseling (quest’ultimo per contratti di durata molto più breve) differenziandoli dall’astrologia, le cui tecniche interpretative e predittive non sono concepite nell’ottica di contatti ripetuti con lo stesso cliente, anche se ciò può naturalmente avvenire. Elaborare le emozioni, tuttavia, non è cosa che può agevolmente effettuarsi in una sola consultazione.

2) L’affermazioni che l’astrologia sia per sua natura “tanto una teoria della personalità che uno strumento diagnostico”; che essa migliori “il lavoro interpretativo”; che la carta di nascita assista “il terapeuta tanto nella diagnosi che nella prognosi”; che infine non sia “una terapia più di quanto una radiografia non costituisca una cura per il cancro”, riprendono il primo punto e stabiliscono una distinzione interessante: l’astrologia potenzia e accelera la diagnosi, velocizzando la personalizzazione della teoria psicologica di riferimento, mentre la psicoterapia (e in misura circoscritta il counseling) si occuperebbe, appunto, del lavoro terapeutico. Parrebbe quindi che l’astrologia, di per sé, non possa ‘lavorare’ su niente, tanto meno sulle emozioni. E può darsi che al momento questa sia l’unica conclusione possibile, visto che, non a caso, allo stato attuale delle cose l’astrologia deve ricorrere a tecniche che se non sono predittive sono psicologiche (quasi a sostituire un’appendice operativa con un’altra), e che la stragrande maggioranza degli astrologi ad orientamento psicologico è professionista in entrambi i settori.
3) L’alto valore educativo ed evolutivo attribuito alla elaborazione degli eventi considerati negativi in quanto spiacevoli (‘cosa posso imparare da questa esperienza’), unito al giudizio di arroganza attribuito da Perry all’atteggiamento predittivo dell’astrologia tradizionale (non orientata alla psicologia). In verità osserverei che anche il punto di vista di Perry, e in generale dell’astrologia psicologica, non manca di arroganza nel momento in cui dimentica di considerare che ogni esperienza spiacevole e/o indesiderata deve essere elaborata a tutti e tre i ‘livelli di espressione’ di cui parla Liz Greene ne I complessi psicologici nell’oroscopo(2). Chiedersi “cosa posso imparare da questa esperienza” attiva solo il livello cognitivo-simbolico del significato, e trascura pericolosamente il fardello spesso più pesante dei transiti dinamici, ossia le emozioni potenti che li accompagnano.
In realtà l’astrologo, al pari di ogni altro professionista nella relazione di aiuto, viene consultato in momenti di forte difficoltà, vale a dire, come ben sa chi pratica, nel caso di transiti difficili dei pianeti lenti, da Saturno a Plutone. Si tratta di transiti non di breve durata, pertanto il lavoro sulle emozioni risulta cruciale per vivere la dimensione oggettiva (le circostanze esterne) al meglio delle possibilità soggettive, e perché ciò accada le emozioni devono fungere da combustibile, non da grave intralcio. Parrebbe però che l’astrologia non sia in grado di svolgere tale lavoro se non con l’ausilio di tecniche esterne ad essa. In definitiva, le tecniche non specificamente predittive di cui essa dispone non sono propriamente di lavoro a lungo termine quanto di indagine, e questo vale per le emozioni come per ogni altra realtà psichica.
Il counseling gestaltico ricorre a una varietà di tecniche (per agevolare lo sblocco della crisi a livello cognitivo, emotivo-affettivo e corporeo, e il conseguente cambiamento) sulle quali non è possibile dilungarsi in questa sede. Alla loro base vi sono però dei principi teorici che a mio avviso possono risultare utili per un possibile “lavoro” astrologico con le emozioni.

a) la teoria del Sé come “processo di contatto-ritiro fra l’individuo e l’ambiente per il soddisfacimento dei bisogni e dei desideri che costantemente emergono”(3); il Gestalt counselor non considera il Sé del cliente “una entità fissa o una struttura invariabile”, pertanto l’astrologo counselor può lavorare con la carta del cliente in modo dinamico, considerando transiti e progressioni come fasi di emersione o riemersione di particolari bisogni e desideri, e lavorare con le emozioni in quest’ottica;
b) l’attenzione costante al qui-e-ora mediante ciò che viene definito ‘continuum di consapevolezza’ a tutti i livelli di esperienza (cognitivo-verbale, immaginativo, emotivo, corporeo); l’astrologo counselor può stimolare il cliente a restare in contatto con le proprie emozioni, così come sono, momento per momento; può stimolarlo a muoversi, per così dire, “un passo avanti l’altro”, senza proiettarsi compulsivamente nel futuro. Questo è utilissimo nel caso di transiti dinamici dei pianeti lenti, come avrò modo di sottolineare fra poco.
c) la “teoria paradossale del cambiamento, per cui si cambia davvero tanto più si sta in contatto con ciò che è” (4); imparare a tollerare un elevato grado di tensione e frustrazione per periodi anche lunghi è la vera e propria fucina dei transiti difficili, e l’astrologo counselor può lavorare con il cliente in questo senso.
d) l’osservazione fenomenologica intesa come attenzione a ciò che appare, e che comporta in particolare il divieto metodologico di interpretare e fornire soluzioni. Quest’ultimo principio può fungere da salutare correttivo per l’astrologo, i cui strumenti tradizionali lo portano proprio a interpretare e fornire soluzioni a tutto spiano. Osservare ciò che appare, per esempio l’ennesima carta con gli ennesimi terribili aspetti come se fosse la prima carta che ci compare davanti con quegli aspetti, può aiutarci a spostare l’attenzione dalla carta all’individuo (assolutamente unico) che abbiamo di fronte.
Considero strumenti astrologici di indagine e di possibile lavoro con le emozioni soprattutto gli aspetti dinamici di nascita o di transito che coinvolgono, tra i pianeti personali, la Luna e Marte, e poi naturalmente i pianeti lenti, da Saturno a Plutone. In questo senso attribuirei a Venere uno status un po’ particolare, perché in confronto a Luna e Marte è un pianeta quasi “razionale”, un pianeta che regola o veicola le emozioni più raffinate e i sentimenti, che è legato ai gusti e ai valori personali. Non vedrei Venere, in altre parole, come una funzione del soddisfacimento di bisogni fondamentali. Mentre le emozioni legate alla Luna e a Marte sono emozioni quasi sempre primarie, ossia necessarie al nostro benessere (sicurezza, nutrimento, appartenenza, possesso, accudimento… - Luna) e alla nostra sopravvivenza (aggressività, attacco, autodifesa, eros… - Marte).

A tal proposito può essere interessante notare che nella Gestalt “la consapevolezza sensoriale perspicace che permette alla persona di utilizzare ciò che per lei è nutriente (…) e di rifiutare ciò che non lo è (…) [la Luna!] e di distruggere, destrutturare le esperienze (…) attraverso l’uso dell’aggressione” [Marte!] sono alla base di quella che viene definita ‘autoregolazione organismica efficace’”(5).
Personalmente ho qualche difficoltà a distinguere sempre e in ogni caso le emozioni legate alla Luna da quelle legate a Venere. Sarà che sono Cancro ascendente Bilancia, e quindi le istanze di entrambi i pianeti sono per me ugualmente insopprimibili; sarà che tutte le emozioni concernenti la vita affettiva non specificamente erotica sono dominio tanto dell’una che dell’altra: non so. Fatto sta che l’unico criterio che attualmente mi aiuti è la possibilità di distinguere tra bisogni e desideri: in genere, quando mi occorre per capire, attribuisco i primi alla Luna, i secondi a Venere. Per intenderci, definisco come bisogno, in questa sede, un’esigenza caratterizzata da ‘stato di necessità’ e quindi da attaccamento, mentre parlo di desiderio nell’accezione venusiana di esigenza dettata da gusti e preferenze personali, il cui soddisfacimento aumenta il nostro benessere ma non è necessario ad esso.
Se può essere utile un paragone, è come l’amore materno (di nuovo la Luna) rapportato all’amore per un compagno (di nuovo Venere): il primo è necessario alla salute psichica, il secondo no, anche se il viverlo contribuisce di molto alla nostra felicità.

Per inciso, la psicoterapia della Gestalt, e il counseling che ne deriva, non distinguono particolarmente tra bisogni e desideri dal punto di vista pratico, nel senso che utilizzano le medesime tecniche per il soddisfacimento di entrambi. L’astrologia, che non dispone di tecniche di lavoro psicologico bensì di tecniche di indagine o di previsione, offre con la Luna e con Venere l’opportunità di lavorare “in separata sede”, mirando al soddisfacimento dei bisogni lunari attraverso un’azione (Marte) mediata dai desideri venusiani, e purificata dalla componente compulsiva delle emozioni sollecitate dai pianeti lenti in aspetto dinamico.
È noto infatti che gli aspetti e i transiti dinamici dei pianeti lenti scatenano potenti emozioni caratterizzate prevalentemente da ansia, paura, impotenza, confusione, frustrazione, rabbia, dolore, e che tali emozioni devono essere prima di tutto individuate e accettate perché si produca con il tempo un cambiamento costruttivo.
A questo punto potrebbe essere utile un elenco sistematico di situazioni emotive legate a particolari posizioni di Luna, Venere o Marte con ciascuno dei pianeti lenti, tuttavia mi astengo dal farlo per due motivi. Il più importante è di natura soggettiva: non sono una professionista in campo astrologico e neppure (ancora) nel counseling, ma solo una studiosa – diciamo così – di entrambe le discipline; un elenco di questo genere richiederebbe da parte mia un impegno esclusivamente cerebrale (eccezion fatta per gli aspetti e i transiti relativi al mio tema di nascita e a quello di amici e conoscenti) che risulterebbe privo della credibilità di un’esperienza professionale sufficientemente ampia.

Il secondo motivo è che il mondo dei simboli e dei significati astrologici, e ancor più delle emozioni, è estremamente fluido, e come ebbi modo di notare in un’altra occasione a proposito dei transaturniani, non trae molto beneficio dalle classificazioni nette.
Pertanto mi limiterò ad offrire dei suggerimenti di lavoro su alcune classi di configurazioni astrologiche caratterizzate, a mio avviso, da particolari tonalità emotive, e in merito alle quali sento di potermi esprimere con sufficiente convinzione. Chiunque si sia trovato nelle secche o, in alternativa, nelle tempeste emotive di un transito difficile di Saturno, Urano, Nettuno o Plutone alla Luna, Venere o Marte, ha ben presente cosa sia uno stato di necessità o di emergenza emotiva. A ben guardare, al di là delle storie che possiamo raccontarci (dal “voglio sapere come andrà a finire” al “voglio utilizzare questa terribile esperienza per crescere”), è il livello emotivo dei transiti a portarci dritti dritti dall’astrologo, e non altro. Qualunque cosa, purché finisca e lo faccia in fretta. Ora, è proprio sulla fretta che mi piace soffermarmi, perché i pianeti lenti non sono, evidentemente, lenti a caso. Qualunque cosa essi forgino all’interno della nostra psiche, è qualcosa che prende forma lentamente, e questo vale anche nel caso di Urano, la cui rapidità nel distruggere può distogliere l’attenzione dal fatto che la vera libertà è il più delle volte un processo a costruzione lenta.
L’insopportabilità emotiva di certi transiti dinamici (e se è per questo anche di molti aspetti dinamici di nascita) nasce proprio dal contrasto lacerante tra la macerazione lenta, richiesta da tali transiti/aspetti, e la sgradevolezza delle emozioni che a tale macerazione inevitabilmente si accompagnano. Abbiamo la sensazione di non poter sopportare un minuto di più un tale stato di tensione, e le nostre azioni a quel punto sono inconsciamente guidate dall’unico bisogno che tutto abbia termine.
I dettagli del quadro possono variare a seconda del pianeta che transita: ho notato di recente, per esempio, che nel caso di Saturno sono i conti emotivi col passato che emergono prepotentemente alla ribalta. In questo caso è sicuramente utile, come suggerisce Tracy Marks in The Astrology of Self-Discovery, recuperare ricordi di eventi e stati emotivi dell’ultimo transito dinamico di Saturno allo stesso pianeta personale, perché risultano davvero illuminanti. Lo sensazione emotiva di fondo di un transito di Saturno può essere espressa dal seguente concetto: “è sempre andata così, e non vedo perché questa volta dovrebbe andare diversamente”. Per Saturno il passato determina il futuro con una logica matematica schiacciante, che deve invece essere smascherata e demistificata. Solo allora si potrà lavorare con tutta la gamma delle emozioni saturnine (deprivazione, solitudine, aridità emotiva, senso di colpa, ecc.) in modo da porre le basi per un futuro che possa costituire effettivamente una rottura con certi schemi del passato. Un percorso di lavoro sulle emozioni colorate da Saturno può essere allora il seguente: distinguere ciò che realmente si prova da ciò che si è sempre provato in situazioni analoghe. Riconoscere che le paure attuali appartengono al passato, e potrebbero non essere funzionali alla situazione che si sta ora vivendo.

La percezione emotiva di una frattura insanabile con il passato è invece la dimensione dominante di un transito dinamico di Urano; il bisogno urgente di libertà scaturisce dritto dal senso di soffocamento, dalla paura di ‘ristagnare a morte’ nella situazione in cui ci si trova (lavorativa, affettiva, ecc.) se non agisce in fretta. Al contrario è opportuno con tali transiti vivere con il freno a mano tirato (specie con i transiti di Urano a Luna e a Venere), in quanto lo stato di urgenza messo in scena da Urano potrebbe non corrispondere ai nostri reali bisogni, desideri e valori. Occorre pertanto lavorare accuratamente sulla frustrazione generata dal tentativo, da parte dell’astrologo counselor, di inibire l’azione del consultante/cliente.
Per inciso, osserverei che questo tipo di lavoro è necessario in tutti i transiti dinamici dei pianeti lenti a Marte: l’azione che sorgerebbe ‘spontanea’ in tali casi, infatti, ha alte probabilità di risultare prodotta da senso di inferiorità e inadeguatezza (Saturno); da manipolazione (attraverso il sacrificio) o da debolezza e inefficacia dovute a una mancata messa a fuoco dei reali obiettivi (Nettuno); da pericolosità fisica o psicologica per se stessi o per gli altri (Plutone); da bisogno di autoaffermazione fine a se stesso e/o a spese di qualcun altro (Urano).
Un possibile percorso di lavoro sulle emozioni colorate da Urano sarebbe allora il seguente: utilizzare ciò che si prova per rinnovare vecchie strutture invece di distruggerle, o, nel caso non sia possibile, porre fine a ciò che non può essere comunque portato avanti limitando con molta attenzione i danni alle ‘parti sane’. La dimensione emotiva di Plutone è sicuramente dominata da un senso di impotenza profondo e radicale, e su tale punto rimando alle ottime pagine che Liz Greene vi dedica ne I complessi psicologici nell’oroscopo. Le emozioni colorate da Plutone hanno tonalità deliranti ed ossessive; il bisogno urgente e insopprimibile è quello di dimostrare a tutti i costi e con ogni mezzo il nostro potere, proprio nel momento in cui la nostra condizione esterna o interiore ci priva di ogni strumento per farlo.
Il lavoro principale qui consiste nello ‘stare con’ il panico e i sentimenti di impotenza, e nell’imparare a sentire che non verremo distrutti pur in condizioni di estrema vulnerabilità. Potrebbe esistere una sola eccezione a quest’ultima regola, e riguarda i transiti dinamici di Plutone a Marte. Marte presiede infatti la sopravvivenza in senso lato: se la sua posizione di nascita è particolarmente debole, o se le emozioni relative agli impulsi aggressivi e di autodifesa non sono mai state elaborate in maniera adulta e consapevole, credo che un transito dinamico di Plutone possa arrivare, in determinate ed estreme condizioni, a minacciare la stessa sopravvivenza fisica.
È inoltre necessario, sempre nel caso di Plutone, dipanare pazientemente il labirinto di delirio e ossessione nel quale l’individuo è imprigionato, distogliendolo dal guardare continuamente l’uscita alla ricerca di un’improbabile scorciatoia. Non di rado con Plutone l’uscita è ben visibile, non così la lunghezza del percorso (non è possibile procedere per rettilinei) e la logica che governa il labirinto stesso (le false piste abbondano).
Come possibile linea guida per il lavoro sulle emozioni plutoniane suggerirei: non giudicare ciò che si prova, non averne paura e non servirsene. Anche la scena emotiva nettuniana può dirsi labirintica, con la differenza che non si riescono a individuare né il labirinto né l’uscita, si procede semplicemente nella nebbia. Le emozioni nettuniane vengono collegate spesso, e correttamente, alla spiritualità, alla creatività, al sacrificio, e anche alla debolezza e alla confusione. Io vorrei sottolineare qui il senso di paralisi derivante dalla mancanza assoluta di forme visibili: che si tratti di una situazione esterna o di un paesaggio interiore, il bisogno urgente è quello di definire e delimitare anzitempo, mentre il lavoro necessario riguarda, al contrario, la resa incondizionata al fatto che la situazione che si sta vivendo non ha forma né precisi limiti, unita alla fiducia che quei limiti e quella forma emergeranno. La fede di cui si parla tanto a proposito di Nettuno può riguardare nient’altro che questo, e non è poco. C’è infatti da rilevare che finché siamo su questo pianeta, ogni cosa è destinata, prima o poi, ad assumere una forma: illudersi del contrario fa parte anch’esso dell’atmosfera emotiva caratteristica degli aspetti dinamici di Nettuno, e può ingenerare, paradossalmente, un gusto per la paralisi e l’inazione, viste come rassicuranti in rapporto alla responsabilità che deriva dalla scelta.
Il transito di Nettuno va dunque ‘sorvegliato’, per poterne cogliere i segnali di svolta che prima o poi si presenteranno.
L’atmosfera emotiva nettuniana è particolarmente difficile da gestire soprattutto quando colpisce Marte: essere coscienti di emozioni che somiglino vagamente alla collera e alla rabbia diventa allora un’impresa disperata, e intanto il risentimento mette radici. Occorre demistificare ogni messa in scena sacrificale, perché il rischio è che Nettuno serva Marte mentre Marte (l’individuo) è convinto del contrario. Espressioni come “sono in grado di lottare solo per gli altri”, “non sono capace di ottenere qualcosa per me stesso” vanno vagliate attentamente durante un transito dinamico di Nettuno a Marte. Il punto non sta nel colpevolizzarsi, ma proprio nel rivendicare il diritto di lottare, correttamente, nel proprio interesse, e riconoscersene la capacità senza ipocrisie. Un possibile percorso di lavoro sulle emozioni colorate da Nettuno diventa allora il seguente: attendere che ciò che stiamo vivendo assuma contorni precisi o comunque intelligibili, sapendo che lo farà; cercare di non stabilire anzitempo quali dovrebbero essere tali contorni; infine, praticare onestà assoluta in merito a quello che proviamo, dal momento che avremo comunque la responsabilità delle azioni che ne scaturiranno.

NOTE
(1) www.uacastrology.com/spkrperry.html
(2) Liz Greene, I complessi psicologici nell’oroscopo. Psicologia e predizione, Roma, Astrolabio, 2002, pp. 123-129.
(3) E. Giusti, V. Rosa, Psicoterapie della Gestalt. Integrazione dell’evoluzione pluralistica, Roma, Edizioni Scientifiche Aspic, 2002.
(4) P. Clarkson, Gestalt Counseling. Per una consulenza psicologica proattiva nella relazione di aiuto, Roma, Sovera Multimedia, 1992.
(5) P. Clarkson, cit., p. 37.
 

 
 
 
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