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    GLI ARTICOLI DI ERIDANOSCHOOL
- Astrologia e dintorni

ELEMENTI E TEMPERAMENTI UMANI
     a cura di Silvia Nicolardi
 

Introduzione 

Anassimandro scrisse nell’Apeiron :

"All'inizio c'era il caos... I venti delle tempeste formarono un enorme vortice nel quale le parti pesanti restarono al centro, mentre quelle più leggere furono spinte tutte intorno. La terra e l'acqua rimasero così al centro ed il fuoco intorno. Il fuoco fece evaporare molta acqua ed il vapore diventò aria. L'aria, premendo contro il fuoco, lo sollevò e lo spazio fra la terra ed il fuoco divenne cielo... Intanto la terra, che prima era mescolata all'acqua, seccò e apparvero le pianure e le montagne, mentre nelle conche profonde si raccolse l'acqua rimasta e si formarono i mari. La terra prese la forma di una ruota. Nelle calde acque dei mari comparvero le prime forme di vita. In seguito alcuni di questi animali incominciarono a vivere fuori dall'acqua e da essi derivarono tutti gli animali terrestri. "

Nel corso dei secoli la nostra civiltà occidentale ha perso la capacità di leggere in termini analogici la realtà da cui siamo circondati. I popoli più antichi e saggi invece avevano una visione della natura fondata sulla comunione ed interazione di tutti gli esseri viventi e sulle forze archetipiche da cui tutto dipende. Ciò che i nostri sensi possono percepire si presenta in quattro forme possibili: forma solida, forma liquida, forma gassosa e forma eterea. La Scienza ne ha individuato gli elementi chimici che rappresentano i costituenti base: Carbonio, Ossigeno, Azoto, Idrogeno. Questi a loro volta entrano in relazione diretta con i quattro elementi che per gli antichi formavano il tutto: Aria, Fuoco, Terra, Acqua. Quattro sono anche i punti cardinali, quattro sono le forze che governano i movimenti della creazione: forze centripete, forze intermedio centripete, forze intermedio centrifughe, forze centrifughe

Noi abitanti della Terra siamo il frutto dell’evoluzione dell’Universo, tutti gli elementi di cui siamo composti sono la sintesi delle trasformazioni che si sono verificate a partire dal Big-Bang iniziale. Siamo davvero un po’ “figli delle stelle” e solo seguendo le leggi universali, i cicli stagionali, lunari e circadiani possiamo vivere in armonia con la Natura. 

Secondo Ippocrate, medico che visse nel V sec. a.C. e che diede corpo alla Teoria umorale, il corpo umano sarebbe formato dall’unione dei quattro elementi e dalle qualità di ognuno di essi: il freddo, il caldo, il secco e l’umido. Quando si manifestano nell’essere umano diventano temperamenti. In “Della Natura dell’Uomo” Ippocrate spiega “Il corpo umano comprende in sé: sangue, flemma, bile gialla, bile nera. Questo è quello che costituisce la natura del corpo e che crea la salute e la malattia. Vi è invero la salute quando questi umori sono in giusto rapporto di mescolanza, di forza e di quantità e quindi il miscuglio è perfetto”. Ippocrate introdusse così un sistema interpretativo-diagnostico che considerava l’uomo integrato nella natura e nelle sue leggi che, strappando la pratica medica alle credenze superstiziose, ha tracciato linee guida atte a spiegare i disequilibri e le malattie all’interno di una concezione olistica.

In tutte le culture e in ogni epoca, religioni e sistemi filosofici hanno sempre cercato di spiegare l’essere umano, distinguendo in lui diversi principi: 

In India hanno diviso l’uomo in sette principi (chakra) e in tre nature costituzionali (kapa, vata, pitta);

I cinesi in due componenti energetiche (yin, yang) e in cinque tipologie collegate ognuna ad un elemento (legno, fuoco, terra, metallo, acqua);

Per gli antichi egizi l’uomo era abitato da nove anime, tre per ogni piano (fisico, spirituale, divino);

Per il mazdeismo, la religione degli antichi persiani, nell’uomo coesistono due principi (luce e tenebre) o, in altre parole, il bene e il male;

Il mondo greco-romano lo ha diviso in quattro temperamenti (melanconico, flegmatico, sanguinico, collerico), dove in ognuno prevale un elemento (terra, acqua, aria, fuoco) e un umore (bile nera, flegma, sangue, bile gialla);

Il mondo cristiano in tre principi (corpo, anima, spirito);

Gli ebrei e i kabalisti in quattro (i quattro mondi) e in dieci (le dieci sefirot); 

L’astrologia in dodici funzioni, in relazione con i dodici segni zodiacali;

Gli alchimisti in tre principi (zolfo, mercurio, sale), in quattro elementi, gli stessi della cultura greco-romana, e in sette archetipi planetari. 

In opposizione a queste teorie alcuni hanno affermato che l’uomo è un’unità indivisibile.

In occidente, fin dall’antichità, si è affermata la concezione del quaternario. La teoria dei quattro elementi, in quanto teoria, non era una credenza vera e propria, ma costituiva un grande sistema in cui inquadrare individui di natura, cicli luminosi, età della vita, epoche storiche, per arrivare a capire le analogie e le relazioni armoniose o dissonanti che intercorrono tra i vari fenomeni e comprendere le leggi che regolano tutta la creazione. La teoria dei quattro elementi e quella umorale, fino a due secoli fa, sono state i pilastri della medicina tradizionale occidentale. 

Sia in senso filosofico che religioso, tutte le culture riconoscono l’esistenza di un Principio primigenio che tutto contiene ed è contenuto in tutto e che, entrando in manifestazione, ha una sua prima suddivisione in due componenti (maschile, solare, attiva, yang / femminile, lunare, passiva, yin). Tutti gli esseri in natura (pietre, metalli, piante, animali, uomini), esistono proprio in virtù di queste due energie complementari, ma tendenzialmente opposte, che essendo derivate da un principio unico che le contiene entrambe hanno un legame, un desiderio di unirsi, che rende possibile il miracolo di ogni cosa, l’esistenza di infinite forme di vita. 



La teoria dei quattro elementi

Fuoco, aria, acqua, terra sono quindi gli elementi da cui trae origine ogni sostanza di cui è composta la materia. Su questa base è formulata la teoria dei quattro elementi, introdotta a partire dal VI secolo a.C dal filosofo greco antico Anassimene, da Socrate e da Aristotele.

Secondo questa teoria, ogni sostanza esistente, nel microcosmo e macrocosmo, è costituita da una composizione dei quattro elementi, fuoco, aria, acqua, terra. Il fuoco, elemento purificatore e vivificatore, racchiude in sé il principio della vita, che scaturisce dalla sua energia. L’aria, intangibile, è l’energia vitale che respiriamo, senza la quale non sarebbe possibile vivere; non può essere afferrata e rappresenta il respiro cosmico. L’acqua, fonte della vita, dalla sorgente diventa torrente, poi fiume fino a giungere nel mare, oltrepassando gli ostacoli che incontra nel suo cammino, arrivando fino ad addentrarsi nelle profondità della terra. La terra, solida e rigogliosa, simboleggia la materia primordiale, accoglie la vita e la nutre.

I quattro elementi sono intesi come stati di aggregazione della materia: fuoco, stato ardente; aria, stato gassoso; acqua, stato liquido; terra, stato solido. Essi hanno la caratteristica di essere in accordo oppure in opposizione tra di loro. Filistione, medico greco antico, suggerì che ad ogni elemento fosse attribuita una qualità: al fuoco è attribuito il caldo, all’aria il freddo, all’acqua l’umido e alla terra il secco, cosicché l’acqua risulta opposta al fuoco ma affine alla terra e l’umido opposto al secco ma affine al freddo. Dall’interazione di questi elementi, composti da particelle mescolate in proporzioni variabili, hanno origine tutti i fenomeni del cosmo: la nascita, la morte, la trasformazione. Le forze che permettono l’interazione degli elementi sono due: l’amore, forza attrattiva, e la discordia (o odio), forza repulsiva.

Secondo Empedocle, i 4 elementi, ovvero le quattro radici (rhizai) che formano tutte le cose, sono governati dalla tensione fra l’amore e la discordia, i quali dominano a tempi alterni. Quando domina l’amore, tutti gli elementi sono fusi insieme in una sfera omogenea e priva di conflitti, lo Sfero. All’origine, nello Sfero, inizia una separazione degli elementi per azione della discordia, che porta alla distruzione della materia, al Caos. A questo punto, il ciclo delle due forze cosmiche, amore e discordia, continua grazie ad un nuovo intervento dell’amore, che riporta equilibrio e vita alla materia, per arrivare poi ad imporsi sulla discordia e ritornare nella condizione iniziale di Sfero. Da qui il ciclo ricomincia.

Ai quattro elementi, Aristotele ne aggiungerà un quinto: la quintessenza, chiamata etere, che costituisce la materia delle sfere celesti, l’essenza del mondo celeste, eterno, immutabile, trasparente.

Secondo Pitagora, matematico e filosofo greco, disponendo i primi quattro numeri naturali nella forma di un triangolo equilatero, in modo da formare una piramide con dieci punti, si identifica il simbolismo dei 4 elementi nella cosiddetta tetraktys. Partendo dall’alto, nella tetraktys troviamo: il punto, che rappresenta l’unità e viene fatto coincidere con il fuoco; i due punti, che rappresentano la dualità e corrispondono all’aria; i tre punti, che rappresentano la superficie piana, la creazione, e corrispondono all’acqua; i 4 punti, che rappresentano la materialità e corrispondono alla terra. La tetraktys racchiude quindi l’intera natura dell’universo.

Nella “tetraktys” si identifica il simbolismo dei 4 elementi

Ippocrate, cercò di applicare la teoria dei 4 elementi alla natura umana, descrivendo l’esistenza di quattro umori base, associati agli elementi: bile gialla (fegato) associata al fuoco, sangue (cuore) all’aria, flegma (testa) all’acqua e bile nera (milza) alla terra. L’equilibrio di questi elementi conferirebbe il buon funzionamento dell’organismo, mentre la dominanza dell’uno o dell’altro, determinerebbe la malattia. A questi elementi corrispondono anche quattro temperamenti, associati a quattro personalità: il malinconico, nel quale predomina la bile nera, è magro, debole, pallido, avaro e triste; il collerico, con eccesso di bile gialla, è magro, irascibile, permaloso, furbo, generoso e superbo; il flemmatico, con eccesso di flegma, è robusto, pigro, lento e sciocco; il tipo sanguigno, nel quale predomina il sangue, è robusto, allegro, goloso, socievole, dedito ad una sessualità giocosa.

Gli umori, innescati dai temperamenti, definiscono la costituzione fisica, il carattere, la salute. A seconda dei momenti della giornata, delle stagioni e dell’età, gli umori prevalgono o diminuiscono. Ai quattro elementi e temperamenti si associano, infatti, anche le quattro stagioni: alla primavera si associa il sanguigno, all’estate il collerico, all’autunno il flemmatico, all’inverno il malinconico. Anche le quattro stagioni della vita si possono ricondurre ai 4 elementi: l’infanzia (flemma), giovinezza (sangue), maturità (collera) e vecchiaia (malinconia). Durante la giornata, inoltre, vi è il prevalere di uno o dell’altro elemento: nelle prime tre ore del mattino e nelle ultime della sera prevale il sangue, la collera domina nelle sei ore in mezzo al giorno, la malinconia nelle prime tre ore della sera e nelle ultime tre del giorno, mentre nelle sei ore a mezzo della notte prevale la flemma.

I quattro elementi secondo l’Antroposofia

L'antroposofia, apparsa all'inizio del nostro secolo, portò a conoscenze che diedero una nuova visione dell'essenza e dell'importanza dei quattro elementi classici. L'espressione «elemento» si adatta oggi per tutt' altre cose: per le sostanze fondamentali della chimica, nell'elettronica, nella matematica ecc. 

Già all'inizio delle sue esposizioni scientifico-spirituali, Rudolf Steiner ( fondatore dell'Antroposofia) rifondò ed ampliò l'insegnamento sui quattro elementi: fuoco, aria, acqua, terra. Tali conoscenze ampliano e approfondiscono anche l'idea dell'evoluzione, e sono valide per l'intero sistema dell'universo. 

Rudolf Steiner riconobbe che, con la sopra accennata sequenza dei quattro elementi, veniva data la successione di stadi evolutivi cosmici nel modo come giunsero a manifestazione. 

Il fuoco si trova all'inizio dell'intera evoluzione. 

Anche la concezione scientifica attuale pone all'inizio dell'universo condizioni di calore ancora molto indistinte. La scienza dello spirito dà in proposito delle indicazioni assai più precise. Parla di un universo consistente di differenti condizioni di calore. Ciò presenta già delle difficoltà per l'odierna concezione scientifica, poiché la fisica odierna non attribuisce al calore alcuna essenzialità propria. Conosce il calore solo come movimento di atomi e molecole e come fenomeno connesso a uno stato di aggregazione. 

Ma queste sono solo manifestazioni dell' elemento Fuoco, che è una vera e propria entità. 

Successivamente si ebbe un secondo stadio cosmico nel quale fece la sua comparsa l'elemento aria; in un terzo stadio vi si aggiunse l'elemento acqua; e nel quarto stadio, quello attuale, cominciò ad operare anche l'elemento terra. Nella scienza spirituale questi quattro stadi evolutivi cosmici sono denominati, con una certa ragione, Saturno, Sole, Luna, Terra; termini da non identificare con gli attuali pianeti dallo stesso nome. L'antico Saturno, l'antico Sole, l'antica Luna, designano stadi evolutivi planetari che hanno avuto lunga durata e un'elaborazione assai differenziata. Anche la nostra Terra, del resto, ha attraversato diversi stadi (v. La scienza occulta nelle sue linee generali). Ogni nuovo stadio racchiude gli elementi degli stadi precedenti, così la nostra Terra abbraccia tutti i quattro elementi: 




  • Antico Saturno: fuoco 

  • Antico Sole: fuoco, aria 

  •  Antica Luna: fuoco, aria, acqua 

  • Terra: fuoco, aria, acqua, terra 



Lo sviluppo di queste condizioni tipiche degli elementi non fu l'unica cosa che avvenne nel corso dell'evoluzione. 

Ad ogni stadio apparve sempre anche una forza superiore eterica e una forza inferiore fisica. Gli elementi costituivano sempre la parte mediana (il medium); erano il campo entro cui potevano agire le forze. L'antica conoscenza del mondo sapeva di un solo etere unitario. Dalle indagini di Rudolf Steiner risultò che vi sono quattro specie di eteri, ciascuno dei quali è legato al rispettivo elemento comparso al medesimo stadio evolutivo. Esistono dunque quattro coppie di etere-elemento. 

Quali sono le quattro forze eteriche? Rudolf Steiner ha dato agli eteri delle denominazioni che già sono indicative per le loro caratteristiche. Si tratta di: etere di calore, etere di luce, etere del suono o chimico, e etere di vita, che corrispondono agli elementi in questa stessa sequenza. 

Quando si considera la serie degli elementi si constata un crescente addensamento. Gli eteri, all'opposto, mostrano un crescente raffinamento. 

Eteri ed elementi si comportano come polarità, come positivo e negativo. Ci si è abituati a designare gli elementi positivi e gli eteri negativi. 

Lo sviluppo delle scienze naturali ha condotto di recente alla conoscenza delle sostanze terrestri e delle forze fisiche. Ed ha pure portato alla scoperta delle tre forze moderne, l'elettricità, il magnetismo e l'energia nucleare, che nel libro citato (La scienza Occulta, R. Steiner, p. 70) sono chiamate «forze subnaturali». 

La scienza non ha ancora compreso che ci sono quattro tipiche forze fisiche, sebbene conosca di esse tutti i particolari e le impiega nella tecnica. 

Si configurano come forze fisiche solo quando si conoscono i quattro stadi evolutivi cosmici e si afferrano le forze della Terra come forze opposte agli eteri. Più avanti esse saranno descritte singolarmente. Ecco come si collegano eteri, forze fisiche e elementi nel contesto dell'evoluzione planetaria: 

Antico Saturno: Etere di Calore, elemento Fuoco, calore fisico 

Antico Sole: Etere di Luce, elemento Aria, 2^ forza fisica 

Antica Luna: Etere del suono, elemento Acqua, 3^ forza fisica 

Terra: Etere di Vita, elemento Terra, 4^ forza fisica 

La condizione attuale della Terra sulla quale oggi viviamo contiene tutti gli stadi precedenti, sebbene in forma metamorfosata. Essa consiste di quattro forze superiori, quattro inferiori e, nel mezzo, dei quattro elementi. Questo è lo schema del mondo nel quale viviamo. Ne risulta un'immagine trinitaria. 

Forze superiori eteriche = forze universali 

Elementi

Forze inferiori fisiche = forze centrali 

I 4 elementi e l’astrologia

“Le dodici costellazioni zodiacali sono le dodici porte del nostro universo, e queste dodici porte si ritrovano nel nostro corpo fisico. Sì, perché gli occhi, le orecchie, la bocca, le narici e certe aperture ancora più in basso, sono altrettante porte. E così come le porte dello zodiaco sono un punto di passaggio per le influenze cosmiche, allo stesso modo, le porte del nostro corpo permettono il passaggio di forze e di spiriti”.

Omraam Mikhael Aivanhov.   

Nell’astrologia occidentale, i segni zodiacali vengono suddivisi nei quattro elementi: segni di fuoco (Ariete, Leone, Sagittario), segni d’aria (Gemelli, Bilancia, Acquario), segni d’acqua (Cancro, Scorpione, Pesci) e segni di terra (Toro, Vergine, Capricorno). L’appartenenza di un segno ad un gruppo gli conferisce determinate caratteristiche poiché diverse sono le energie che vengono attribuite ad ogni elemento.

Segni zodiacali associati ad ognuno dei 4 elementi

Fuoco, terra, aria, acqua, sono quindi i 4 elementi base dell'astrologia. Ogni segno zodiacale è composto da uno di questi elementi, che sono i 4 temperamenti, ovvero il come, il tipo di vibrazione o di musica espressa.

Ad ogni elemento/temperamento appartengono tre segni zodiacali:

Fuoco




  • Ariete  è il fuoco esaltato, il fiammifero   

  • Leone  è il fuoco vitale, il falò   

  • Sagittario è il fuoco attenuato, il carbone ardente  



Terra  




  • Toro  è la terra grassa  

  • Vergine è la terra del raccolto  

  • Capricorno è la terra dura dell'inverno  



Aria  




  • Gemelli è l'aria altera  

  • Bilancia è l'aria dolce   

  • Acquario è l'aria fervente 



Acqua  




  • Cancro  è l'acqua tranquilla, la riva dei laghi e dei mari  

  • Scorpione è l'acqua stagnante   

  • Pesci  è l'acqua viva e feconda, l'acqua degli abissi  



Nel tema natale possiamo trovare almeno due indicazioni importanti : la prima indicata dal segno di nascita, la seconda da quello del suo ascendente, che non sempre è dello stesso elemento o motivazione del sole di nascita. In astrologia non parliamo solo di segni zodiacali ma anche di pianeti: gli organi vitali, i mezzi, i motori per mettere in moto le nostre caratteristiche innate;  immaginiamo che nella nostra anima sia scritta una musica specifica, che deve essere suonata per manifestarsi e gli strumenti musicali sono appunto i pianeti.    

Così come esiste un dentro, esiste anche un fuori ed in astrologia questo ambiente è espresso dalle case astrologiche numerate dalla 1 alla 12, che rappresentano le richieste del mondo esterno (famiglia, società, epoca storica, ecc); non sono quindi un fattore ereditario, ma ciò che troviamo fuori di noi al momento della nostra nascita.  

Possiamo riassumere che:




  • i pianeti rappresentano particolari stimoli, impulsi e motivazioni psicologiche. Indicano lo svolgersi di una determinata azione.

  • i segni zodiacali corrispondono alle 12 qualità dell'essere o attitudini verso la vita. Lo stimolo di un pianeta si esprime attraverso il segno in cui il pianeta si colloca.

  • le case astrologiche sono il dove, le specifiche aree della vita o i campi di esperienza in cui tutto questo avviene.



Ogni segno zodiacale ha il suo opposto: è come se si vedessero allo specchio e ciò che esprime l'uno è nell'ombra segreta dell'altro. I segni tra loro sono complementari, come le case astrologiche che formano un asse sulla quale corre la loro comunicazione, hanno un argomento-base in comune ma che vivono, evidentemente, con sfumature diverse. Gli opposti possono attrarsi, ma sarà solo la qualità della loro coscienza e del loro livello di maturità spirituale che sentenzierà su come e se possono convivere così diversi, seppur complementari. 






























Ariete Bilancia  : Relazione a due -  coppia/affari  Ariete -->io   Bilancia --> tu 
Toro Scorpione : Possesso - scambio  Toro  --> io ho Scorpione --> io prendo 
Gemelli Sagittario: Pensiero - comunicazione  Gemelli -->si pensa Sagittario -->io penso
Cancro Capricorno: Individuo - collettivo  Cancro -->faccio come fan tutti Capricorno --> faccio come dico io 
Leone Acquario: Relazioni - incontri  Leone -->sto con tutti Acquario -->  sto con chi mi e'affine 
Vergine Pesci :  Vita quotidiana - trascendenza   Vergine --> pazienza nel quotidiano Pesci -->  mi abbandono all'ultra- terreno  


Anche gli elementi hanno il loro complementare: Aria e Fuoco  temperamento yang (attivo, maschile, estroverso) Terra e Acqua  temperamento yin (ricettivo, femminile, introverso).

Secondo Charles Carter, in Encyclopedia of Psychological Astrology, i quattro elementi non sono semplicemente simboli o concetti astratti, ma si riferiscono alle forze vitali che formano l'intera creazione che può essere percepita attraverso i sensi. Gli elementi, quindi, non sono solo le basi dell'astrologia e delle scienze occulte ma comprendono tutto ciò che possiamo percepire e sperimentare normalmente. Se considerati come fattori puramente materiali, essi  rappresentano i quattro stati della materia : la terra è solida, l'acqua è liquida, l'aria gassosa, il fuoco plasma o energia radiante ionizzata. Rappresentano anche i quattro bisogni primari di ogni organismo avanzato: aria acqua terra (o cibo) e fuoco (o calore). Essendo il tema natale tracciato in riferimento al momento del nostro primo respiro,  l'istante in cui stabiliamo in modo diretto la sintonia con le sorgenti di energia cosmica che durerà tutta la vita, esso rivela quindi il nostro modello di energia cosmica e sintonia con i quattro elementi, mostra le manifestazioni vibratorie in cui si esprime l'individuo in questo piano di creazione; è quindi il nostro campo di energia, anche detto aura. La ragione per cui il tema natale viene tracciato al momento dato del primo respiro è che solo allora l'organismo appena nato comincia a scambiare energia con l'universo in modo immediato, senza subire l'influenza dell'energia della madre. Con il primo respiro il neonato comincia a vivere secondo il proprio ritmo, stabilendo il proprio accordo individuale con l'energia dell'universo. L’astrologia indica che certe energie e modelli energetici specifici vengono stabiliti nel momento della crescita e continuano ad operare dentro e attraverso l'individuo per tutto il corso della vita. I quattro elementi in astrologia sono quindi fondamenti costitutivi di tutte le strutture materiali e degli insiemi organici. Ogni elemento rappresenta un genere fondamentale di energia, di coscienza che agisce in ognuno di noi. Dato che la fisica moderna ha dimostrato che l'energia è materia, i quattro elementi si intrecciano e combinano tra di loro formando tutta la materia : quando la scintilla della vita si spegne, nel corpo umano, al momento della morte, tutti e quattro gli elementi si dissociano e ritornano allo stato primitivo. Solo la vita stessa si manifesta in un complesso organizzato e vivente e tiene insieme tutti e quattro gli elementi. Un individuo, quindi ha in sé tutte e quattro queste parti, sebbene ogni persona sia coscientemente più in sintonia con alcuni tipi di energia piuttosto che con altri. Ogni elemento si manifesta con una modalità vibratoria : cardinale, fissa e mutabile. Quindi quando combiniamo i quattro elementi con tre modalità otteniamo i 12 modelli di energia chiamate segni zodiacali.




  • I segni cardinali rappresentano l’energia radiante centrifuga e si collegano al principio di azione in una direzione definita. Quelli “positivi” ariete-bilancia riguardano l'azione presente basata sulla considerazione del futuro quelli “negativi” cancro e capricorno riguardano il passato.

  • I segni fissi rappresentano l’energia centripeta, cioè l'energia che si irradia verso l'interno in direzione di un centro e sono legati al principio d'inerzia nelle loro manifestazioni mondane, ma sono anche noti per il grande potere di concentrazione e perseveranza, quando l'energia viene usata per attività creative o evoluzione spirituale. Questi segni sono quelli più orientati verso il presente.

  • I segni mutabili sono legati al principio di armonia e possono essere concepiti come spirali di energia. I pesci e la vergine rappresentano spirali di energia dirette verso l'interno, perciò sono in qualche modo collegati al passato : i pesci con il karma e la vergine con le crisi passate di sviluppo della personalità. Gemelli e sagittario simboleggiano una spirale di energia diretta verso l'alto e sono quindi orientati verso il futuro, dando origine alle tendenze profetiche dei sagittari e alle infinite speculazioni dei gemelli.



La teoria dei temperamenti 

(secondo PADRE ANTONIO ROYO MARIN O. P.’ -  Professore della Pontificia Facoltà del Convento di Santo Stefano di Salamanca in Spagna )

C'è una grande diversità di opinioni tra gli autori riguardo alla natura e alla classificazione dei temperamenti. Il temperamento è il complesso di inclinazioni intime che sgorgano dalla costituzione fisiologica di un uomo. È la caratteristica dinamica di ogni individuo, che risulta dal predominio fisiologico di un sistema organico, come il nervoso o il sanguigno, o di un umore, come la bile o la linfa. Il temperamento è qualche cosa di innato nell’individuo. È l’indole naturale, ossia, qualche cosa che la natura ci impone. Perciò non scompare mai completamente: «genio e figura fino alla sepoltura». Tuttavia una educazione opportuna e soprattutto la forza soprannaturale della grazia possono, se non trasformarlo totalmente, ridurre almeno al minimo i suoi inconvenienti e anche sopprimere del tutto le sue manifestazioni esteriori. Serva di esempio, tra mille altri, San Francesco di Sales, che è passato ai posteri col nome di «Santo della dolcezza» nonostante il suo temperamento fortemente collerico. ’ Dopo mille tentativi, i trattatisti moderni ritornano alla classificazione degli antichi, che sembra derivare da Ippocrate. I temperamenti fondamentali sarebbero quattro: il sanguigno, il nervoso o emotivo, il collerico e il flemmatico, secondo che predomini in essi la costituzione fisiologica che il suo nome indica. Prima di esporre le caratteristiche principali di ognuno di essi, facciamo notare che nessun temperamento esiste «chimicamente puro» nella realtà; generalmente si trovano mescolati e inoltre presentano gradi molto diversi. Così, i flemmatici non sono tali mai del tutto, ma si ritrovano in essi molte tracce di sensibilità; i sanguigni hanno, alle volte, qualità proprie del nervoso, ecc. Si tratta unicamente di qualche cosa di predominante nella costituzione fisiologica di un individuo. È necessario tenere ben presente questa osservazione per evitare giudizi prematuri che potrebbero essere molto lontani dalla realtà. 

TEMPERAMENTO SANGUIGNO. 




  1. Caratteristiche essenziali in relazione all’eccitabilità. - II sanguigno si eccita facilmente e fortemente per qualsiasi impressione. La reazione suole essere anche immediata e forte; però l'impressione o la durata suole essere breve. Il ricordo di cose passate non provoca tanto facilmente nuove emozioni. 

  2. Buone qualità. II sanguigno è affabile e allegro, simpatico e ossequioso verso tutti, sensibile e compassionevole dinnanzi alle disgrazie del prossimo, docile e sottomesso dinnanzi ai suoi superiori, sincero e spontaneo (alle volte fino all’inconvenienza). È vero che di fronte all'ingiuria reagisce alle volte violentemente e prorompe in espressioni offensive; però dimentica subito tutto, senza conservare rancore verso nessuno. Non conosce assolutamente la pertinacia e l'ostinazione. Si sacrifica con disinteresse. Il suo entusiasmo è contagioso e trascina; il suo buon cuore cattiva e innamora, esercitando una specie di seduzione intorno a sé. Ha un concetto sereno della vita, è fondamentalmente ottimista, non indietreggia dinnanzi alle difficoltà, confida sempre nel buon esito. Lo sorprende molto che gli altri si irritino per uno scherzo poco gradevole, che gli sembrava la cosa più naturale e simpatica di questo mondo. Ha un grande senso pratico della vita, è più inclinato a idealizzare che a criticare. Dotato di un’esuberante ricchezza affettiva, è facile e pronto all’amicizia, e vi ci si abbandona con ardore e alle volte appassionatamente. La sua intelligenza è viva, rapida, assimila facilmente, però senza molta profondità. Dotato di una felice memoria e di una ardente immaginazione, trionfa facilmente nell'arte, nella poesia e nell'oratoria, ma non raggiunge la taglia del sapiente. I sanguigni sarebbero molto frequentemente spiriti superiori se avessero tanta profondità quanto sottigliezza, tanta tenacità nel lavoro quanta facilità nelle concezioni. 

  3. Cattive qualità. Accanto a queste buone qualità, il temperamento sanguigno presenta seri inconvenienti. I suoi difetti principali sono la superficialità, l’incostanza e la sensualità. La prima si deve principalmente alla rapidità delle sue concezioni. Gli pare di aver compreso subito qualsiasi problema che gli viene posto innanzi e, in realtà, lo ha percepito in una maniera soltanto superficiale e incompleta. Derivano di qui i suoi giudizi affrettati, leggeri, frequentemente inesatti, quando non completamente falsi. È più amico della vastità facile e brillante che della profondità. L’incostanza del sanguigno è frutto della poca durata delle sue impressioni. In un istante passa dalle risa al pianto, dalla esuberante allegria a una nera tristezza. Si pente subito e veramente dei suoi peccati, però vi ricade alla prima occasione che gli si presenti. I sanguigni sono vittime delle impressioni del momento, soccombono facilmente dinnanzi alla tentazione. Sono nemici del sacrificio, dell'abnegazione, dello sforzo duro e continuato. Nello studio sono pigri. Riesce loro quasi impossibile raffrenare la vista, l’udito e la lingua. Nell'orazione si distraggono facilmente. A periodi di grande fervore ne succedono altri di languore e di scoraggiamento. La sensualità, infine, trova un terreno propizio nella natura ardente del sanguigno, il quale si lascia trascinare facilmente dai piaceri della gola e della lussuria. Reagisce prontamente contro le sue cadute, le deplora con sincerità; però gli manca l'energia e il coraggio per dominare la passione quando rialza la testa

  4. Educazione del sanguigno. Si può educare un temperamento fomentandone le buone qualità e reprimendone i difetti. Il sanguigno deve dare perciò alla sua esuberante vita affettiva un fine nobile. Se riuscirà a innamorarsi fortemente di Dio, giungerà ad essere un santo di prima categoria. San Pietro, Sant’Agostino, Santa Teresa d'Avila e San Francesco Saverio furono sanguigni al cento per cento. Però è necessario che lotti tenacemente contro i suoi difetti, fino a dominarli completamente. Deve combattere la superficialità, acquistando l'abito della riflessione e ponderazione in tutto quello che fa. Deve rendersi conto dei problemi esaminandoli sotto tutti i loro aspetti, prevedendo le difficoltà che possono sorgere, dominando l'ottimismo troppo fiducioso e irriflessivo. Prenderà serie misure contro l’incostanza. Non bastano i propositi e le risoluzioni, che, nonostante la sua sincerità e buona fede, infrangerà alla prima occasione. Occorre che leghi la sua volontà a un piano di vita — convenientemente riveduto e approvato dal suo direttore spirituale — in cui tutto è previsto e indicato e in cui niente è lasciato all'arbitrio della sua volontà debole e capricciosa. Deve fare molto seriamente l'esame di coscienza, imponendosi gravi penitenze per le trasgressioni che sono frutto della sua incostanza e volubilità. Deve affidarsi ad un esperto direttore spirituale e obbedirgli in tutto. Nell'orazione deve lottare contro la tendenza alle consolazioni sensibili, perseverando in essa nonostante l'aridità. Infine, dovrà opporsi alla sensualità con una vigilanza costante e una lotta tenace. Fuggirà come la peste ogni specie di occasioni pericolose, nelle quali soccomberebbe facilmente, poiché la sua sensualità si alleerebbe con la sua incostanza. In modo speciale custodirà la vista ricordandosi delle sue dolorose esperienze. In lui, più che in qualsiasi altro, si verifichi il detto: «Occhio che non vede, cuore che non duole». 



⦁ TEMPERAMENTO NERVOSO 




  1. Caratteristiche essenziali in relazione all’eccitabilità. Quella del nervoso è debole e difficile al principio, ma forte e profonda per ripetute impressioni. La sua reazione presenta questi medesimi caratteri. Quanto alla durata, suole essere lunga. Il nervoso non dimentica facilmente. 

  2. Buone qualità. I nervosi hanno una sensibilità meno viva di quella dei sanguigni, però più profonda. Sono naturalmente inclinati alla riflessione, alla solitudine, alla quiete, alla pietà e alla vita interiore. S'impietosiscono facilmente delle miserie del prossimo, sono benefattori dell’umanità, sanno spingere l'abnegazione fino all'eroismo, soprattutto a lato degli infermi. La loro intelligenza ordinariamente è acuta e profonda, poiché maturano le loro idee con la riflessione e la calma. Il nervoso è un pensatore e ama la solitudine e il silenzio. Può essere un intellettuale secco ed egoista, chiuso nella sua torre di avorio, o un contemplativo che si occupa delle cose di Dio e dello spirito. Sente attrattiva per l'arte e ha attitudine per le scienze. Il suo cuore è di una grande ricchezza sentimentale. Quando ama, si distacca diffìcilmente dai suoi affetti, perché in lui le impressioni sono molto profonde. Soffre per la freddezza e l'ingratitudine. La volontà segue le vicissitudini delle sue forze fisiche; è debole e quasi nulla, quando il lavoro lo ha esaurito; forte e generosa quando gode salute o quando un raggio di gioia illumina il suo spirito. È sobrio e non sente il disordine passionale, che tanto tormenta i sanguigni. È il temperamento che si oppone al sanguigno, come il collerico al linfatico. Furono temperamenti nervosi l'apostolo San Giovanni, San Bernardo, San Luigi Gonzaga, Santa Teresa del Bambin Gesù, Pascal. 

  3. Cattive qualità. II lato sfavorevole di questo temperamento è l'esagerata tendenza alla tristezza e melanconia. Quando i nervosi ricevono qualche forte impressione, essa penetra profondamente nella loro anima, dove produce una ferita sanguinante. Non hanno la franchezza del sanguigno, motivo per cui nel fondo del cuore assaporano da soli la propria amarezza. Si sentono inclinati al pessimismo, a vedere sempre il lato diffìcile delle cose, a esagerare le difficoltà. Per questo sono riservati e timidi, propensi alla sfiducia nelle proprie forze, allo scoraggiamento, all'indecisione, agli scrupoli e a una certa specie di misantropia. Sono irrisoluti per il timore dell'insuccesso nelle loro imprese. Il nervoso è sempre indeciso, è l'uomo delle opportunità perdute. Mentre gli altri sono già all'altra sponda del fiume, egli se ne rimane a pensare e a riflettere senza osare di passarlo a guado. Soffrono molto e, senza volerlo — perché in fondo sono buoni — fanno soffrire gli altri. Santa Teresa non li ritiene atti alla vita religiosa, soprattutto quando la loro melanconia è molto radicata .

  4. Educazione del nervoso. L'educatore deve tener presente la forte inclinazione del nervoso alla concentrazione in sé medesimo; diversamente si espone al pericolo di non comprenderlo e di trattarlo con grande ingiustizia e mancanza di tatto. Il sanguigno è franco e aperto nella confessione; il nervoso, invece, vorrebbe sfogarsi per mezzo di un colloquio spirituale, ma non può; il collerico potrebbe esprimersi, ma non vuole; il flemmatico, infine, né può né vuole farlo. Se non si tengono presenti tutte queste cose è facile impiegare procedimenti educativi controproducenti. Bisogna infondere nel nervoso una grande fiducia in Dio e un sereno ottimismo della vita. Bisogna ispirargli una somma fiducia in se stesso, ossia, nell'attitudine della sua anima alle grandi imprese. Bisogna approfittare della sua inclinazione alla riflessione per fargli comprendere che non c'è nessun motivo di essere suscettibile, diffidente e riservato. Se è necessario, si sottoponga a un periodo di riposo e a una buona alimentazione. Soprattutto bisogna combatterne l'indecisione e la codardia, facendogli prendere risoluzioni ferme e spingendolo a grandi imprese con coraggio e ottimismo. 



⦁ TEMPERAMENTO COLLERICO. 




  1. Caratteristiche essenziali in relazione all’eccitabilità. II collerico si eccita prontamente e violentemente. Reagisce all’istante. Però l'impressione gli rimane nell'anima per molto tempo. 

  2. Buone qualità. Attività, intelletto acuto, volontà forte, concentrazione, costanza, magnanimità, liberalità: ecco le eccellenti doti di questo temperamento ricchissimo. I collerici, o biliosi, sono i grandi appassionati e volenterosi. Pratici, svelti, si sentono più inclinati a operare che a pensare. Il riposo e l'inazione ripugnano alla loro natura. Accarezzano sempre nel loro spirito qualche grande progetto. Appena si sono proposti un fine, pongono mano all'opera, senza indietreggiare dinnanzi alle difficoltà. Tra loro abbondano i capi, i conquistatori, i grandi apostoli. Sono uomini di governo. Non sono di coloro che lasciano per domani quello che dovrebbero fare oggi, ma fanno oggi quello che dovrebbero lasciare per domani. Se sorgono ostacoli e inconvenienti, si sforzano di superarli e di vincerli. Nonostante i loro impeti irascibili, quando riescono a reprimerli mediante la virtù acquistano una soavità e una dolcezza della miglior lega. Tali furono San Paolo Apostolo, San Gìrolamo, Sant’Ignazio di Loyola e San Francesco di Sales. 

  3. Cattive qualità. La tenacia del loro carattere li rende propensi alla durezza, all'ostinazione, all'insensibilità, all’ira e all'orgoglio. Se si resiste loro o se vengono contraddetti, diventano violenti e crudeli, a meno che la virtù cristiana moderi le loro inclinazioni. Vinti, conservano l'odio nel cuore fino a che suona l'ora della vendetta. Generalmente sono ambiziosi e tendono al comando e alla gloria. Hanno più pazienza del sanguigno, ma non conoscono tanto la delicatezza di sentimenti, comprendono meno il dolore degli altri, hanno nelle loro relazioni un tatto meno fino. Le loro passioni forti e impetuose affogano codeste dolci affezioni e codesti sacrifici disinteressati, che sgorgano spontaneamente da un cuore semplice. La loro febbre di attività e il loro ardente desiderio di raggiungere quanto si sono proposti li spinge a calpestare violentemente tutto quello che li trattiene e appaiono agli altri come egoisti senza cuore. Trattano gli altri con una alterigia che può giungere fino alla crudeltà. Tutto si deve piegare dinnanzi a loro. L'unico diritto che riconoscono è la soddisfazione dei loro appetiti e la realizzazione dei loro disegni. 

  4. Educazione del collerico. Tali uomini sarebbero di un inestimabile valore se sapessero dominarsi e controllare le proprie energie. Con relativa facilità giungerebbero alle più alte vette della perfezione cristiana. Moltissimi santi canonizzati dalla Chiesa possedevano questo temperamento. Nelle loro mani, le opere più difficili giungono a compimento. Per questo, quando riescono a incanalare le loro energie sono tenaci e perseveranti nelle vie del bene e non retrocedono nel loro impegno finché non hanno raggiunto la méta. Bisogna consigliare loro di essere padroni di se stessi, di non operare precipitatamente, di diffidare dei loro primi moti. Occorre condurli alla pratica della vera umiltà di cuore, a sentire compassione dei deboli, a non umiliare nessuno, a non fare sentire violentemente la loro autorità, a trattare tutti con soavità e dolcezza. 



⦁ TEMPERAMENTO FLEMMATICO. 




  1. Caratteristiche essenziali in relazione all’eccitabilità. II flemmatico, o non si eccita mai o si eccita soltanto debolmente. Anche la reazione è debole, quando non manca completamente. Le impressioni ricevute scompaiono subito e non lasciano orma nella sua anima. 

  2. Buone qualità. II flemmatico lavora adagio, però assiduamente, purché non si richieda da lui uno sforzo intellettuale troppo grande. Non s'irrita facilmente a motivo d'insulti, di insuccessi o malattie. Rimane tranquillo, discreto e giudizioso. È sobrio e ha un buon senso pratico della vita. Non conosce le passioni vive del sanguigno, né quelle profonde del nervoso, né quelle ardenti del collerico; si direbbe che manca assolutamente di passioni. Il suo linguaggio è chiaro, ordinato, giusto, positivo; più che colorito, ha energia e attrattiva. Il lavoro scientifico, frutto di una lunga pazienza e di coscienziose investigazioni, gli conviene di più che le grandi produzioni originali. Il cuore è buono, però sembra freddo. Se è necessario, si sacrificherà fino all'eroismo; però gli manca entusiasmo e spontaneità, perché la sua natura è indolente. È prudente, riservato, riflessivo, opera con sicurezza, raggiunge i suoi fini senza violenza, perché allontana gli ostacoli invece d’infrangerli. Alle volte la sua intelligenza è molto chiara. Fisicamente, il flemmatico è di viso amabile, di corpo robusto, di andatura lenta. San Tommaso d'Aquino possedette i migliori elementi di questo temperamento e portò a termine un lavoro colossale con serenità e calma imperturbabile. 

  3. Cattive qualità. La sua lentezza gli fa perdere delle buone occasioni, perché tarda troppo a mettersi in cammino. Non s’interessa gran che molto di quello che avviene fuori di lui. Vive per se stesso, in una specie di concentrazione egoista. Non serve a comandare e a governare. Non è affezionato alla penitenza e alla mortificazione; se è religioso, non abuserà dei cilici. È del numero di coloro a cui si riferisce Santa Teresa, quando scrive: «Le penitenze di queste anime sono cosi ben misurate come tutta la loro vita... Non abbiate paura che si ammazzino!... In questo i loro occhi sono molto aperti» . Nei casi più urgenti rimangono atoni, dormiglioni e vaghi, completamente insensibili alle voci di ordine superiore che potrebbero smuoverli dal loro letargo.

  4. Educazione del flemmatico. Si può trarre buon partito dal flemmatico, se gli s’inculcano convinzioni profonde e si esigono da lui sforzi metodici e costanti. A poco a poco giungerà molto lontano. Però occorre scuoterlo dal suo letargo e dalla sua indolenza, spingerlo ad alte mete, accendere nel suo cuore apatico la fiamma di un grande ideale. Bisogna condurlo al pieno dominio di se stesso, non come il collerico — contenendolo e moderandolo — ma, al contrario, eccitandolo e risvegliando le sue forze addormentate. 



Conclusione generale sui temperamenti

II lettore che ha scorso queste pagine non avrà forse trovato in nessuna di esse i lineamenti completi della sua particolare fisionomia. La realtà è più complessa di tutte le categorie speculative. Frequentemente troviamo nella pratica, riuniti in un solo individuo, elementi appartenenti ai temperamenti più diversi. Ciò spiega, in buona parte, la diversità di teorie e classificazioni tra gli autori che si occupano di queste cose. Tuttavia è fuori dubbio che in ogni individuo predominano certi tratti di temperamento che permettono di catalogarlo, con le dovute riserve e precauzioni, in qualcuno dei quadri tradizionali. D'altra parte, senza negare la grande influenza del temperamento fisiologico nel quadro generale della psicologia umana, date le intime relazioni esistenti tra l'anima e il corpo, dobbiamo guardarci dall'attribuirgli un’importanza esagerata — soprattutto in relazione alla moralità dei nostri atti — come fanno certi razionalisti, che attribuiscono al temperamento l'unica responsabilità dei nostri disordini.

Il temperamento ideale. 

Se volessimo ora esporre in sintesi le caratteristiche del temperamento ideale, prenderemmo qualche cosa da ognuno di quelli che abbiamo descritto. Chiederemmo al sanguigno, la sua simpatia, il suo grande cuore e la sua vivacità; al nervoso, la profondità e la delicatezza dei suoi sentimenti; al collerico, la sua inesauribile attività e la sua tenacia; al flemmatico, infine, il dominio di se stesso, la prudenza e la perseveranza. 

Il segreto dei temperamenti umani secondo Rudolf Steiner 

È opinione diffusa e giustificata, in tutti i campi della vita spirituale umana, che per l'uomo il massimo enigma nell'ambito della nostra vita fisica sia l'uomo stesso. Possiamo anche dire che buona parte della nostra attività scientifica e della multiforme attività di pensiero mirino alla soluzione dell'enigma uomo e a conoscere, per quanto è possibile, l'essenza della natura umana. Partendo da lati diversi, la scienza della natura e la scienza dello spirito tentano entrambe di risolvere questo grande enigma. Ogni seria indagine nel campo della natura si propone da ultimo di riassumere tutti i processi naturali per giungere attraverso di essi alle leggi che li governano. L'indagine spirituale a sua volta investiga le sorgenti dell'essere, per comprendere l'essenza dell'uomo e penetrarne il destino. Se dunque non si può dubitare che in genere l'enigma maggiore per l'uomo sia l'uomo stesso, questa verità potrà essere approfondita nella realtà della vita nei contatti quotidiani col nostro prossimo: ognuno è un enigma per gli altri e per se stesso, grazie alla sua speciale natura e indole. Quando si tenta di risolvere l'enigma uomo, si pensa per lo più all'uomo in generale, cioè senza badare alle sue caratteristiche individuali: non è poco compito voler conoscere la natura generale umana. È invece altrettanto importante porsi il problema di ogni singolo uomo che incontriamo. Quanto infinitamente diversi tra loro sono infatti gli uomini, nella loro più profonda individualità! Tutta la nostra vita sociale, il nostro rapporto col prossimo, dipendono non tanto dall'intelletto quanto dal sentimento con cui ci accostiamo alle singole persone. Fra la natura generale dell'uomo e la natura particolare del singolo vi è una grande differenza. L’Antroposofia ha il compito di spiegarci la conoscenza generale dell'uomo, ma prepararci anche a penetrare nella vita quotidiana, nei sentimenti, nelle sensazioni. Poiché essi si manifestano al meglio nel nostro rapporto verso il prossimo, il frutto della conoscenza antroposofica consisterà nell'atteggiamento che useremo verso i nostri simili grazie alla conoscenza. L'uomo che ci si presenta nel suo aspetto esteriore è solo una parte dell'entità umana, che è molto più complessa. Nel vasto campo che sta fra la natura umana generale e quella individuale, ci si presentano molte cose comuni a interi gruppi di individui. Ne fanno parte gli attributi dell'entità umana: i temperamenti. Essi rappresentano le peculiari disposizioni di base dell'essere umano. Essi scaturiscono dall'interiorità, ma si esprimono anche in quello che di esteriore ci appare di ogni individuo. Esistono principalmente quattro temperamenti: collerico, sanguinico, flemmatico, malinconico. Nel singolo essere essi sono mischiati nel modo più vario, ma vi è una prevalenza di uno in particolare. Il fatto stesso che il temperamento da un lato individualizzi gli uomini e dall'altro li riunisca in gruppi, dimostra che esso ha a che fare sia con l'intimo nucleo umano che con la natura umana in generale. L'uomo è inserito fin dalla nascita in una comunità, ma è anche un essere indipendente: entrato nell'esistenza terrestre, quindi, egli è posto in due correnti di vita che si incontrano. Nell'uomo si hanno caratteristiche acquisite in linea ereditaria. Essa risale dal singolo verso i suoi genitori ed avi e ci palesa le qualità ereditarie che a nostra volta trasmettiamo ai discendenti. Ciò che si eredita consente di conoscere solo un lato dell'entità umana. Accanto ai caratteri ereditari, ognuno ci porta incontro qualcosa definibile come una sua proprietà originaria, qualcosa che non si può far derivare da nessun antenato: il nucleo essenziale interiore dello spirito umano. Ciò che l'uomo porta con sé dai mondi spirituali si unisce a quel che possono dargli padre, madre e antenati. Nell'uomo non vi è soltanto evoluzione della specie, della stirpe, ma un'evoluzione dell'individualità. Per la scienza dello spirito, il nocciolo dell'essere è avvolto in un involucro esteriore formato da ciò che deriva dalla linea ereditaria. Esistono dunque due correnti, da un lato l'ereditarietà, dall'altro l'intima essenza umana: doti, disposizioni, facoltà interiori e destino esteriore. Si deve creare un equilibrio fra le due correnti che confluiscono. Fra questi due elementi esiste un “quid” intermedio: il temperamento. Esso esprime quasi una fisionomia dell'interiore individualità, equilibra l‟eterno col transitorio. L’uomo è un’entità quadruplice poiché consta di:  




  • Un corpo fisico : percepibile ai sensi, unico ammesso dal pensare materialistico. È l’insieme delle leggi chimiche e fisiche proprie dell'uomo e della natura. 

  • Un corpo eterico o vitale: unito al corpo fisico, se ne divide solo alla morte. È il corpo del sistema ghiandolare, è il costruttore e modellatore del corpo fisico. Lotta senza tregua tra la nascita e la  morte contro il decadimento del corpo fisico. 

  • Un corpo astrale : portatore di piacere e pena, gioia e dolore, istinti, passioni, brame. Crea il flusso e riflusso di sentimenti, sensazioni e persino delle rappresentazioni relative ai nostri ideali morali. È il corpo dei nervi, è la causa della conformazione fisica. 

  • ’ Io :  è la parte costitutiva a tutte superiore ed è l’intimo nucleo che conferisce all'uomo l‟autocoscienza. Appare come un mediatore che irradia le sue proprietà essenziali verso l‟esterno. La circolazione del sangue, la sua energia pulsante, è l’espressione dell’Io.  



L’uomo ha in comune il corpo fisico con tutto il mondo visibile circostante; il corpo eterico con le piante e gli animali, il corpo astrale solo con gli animali. Egli solo ha la quarta parte costitutiva, l’Io, e per esso si eleva al di sopra delle creature visibili. Quando l’uomo entra nel mondo fisico le sue quattro parti si devono adattare l’una all’altra in quanto agiscono nei modi più diversi, influenzandosi reciprocamente. Se l'uomo non potesse configurare in tal modo la sua essenza interiore, ogni discendente di una stirpe non sarebbe che la risultanza dei suoi predecessori. La forza che alla linea ereditaria conferisce il carattere individuale è il temperamento. Il confluire delle correnti nell'uomo produce una miscela delle quattro parti costitutive, ma una di esse prende il sopravvento sulle altre e dà loro la colorazione. A seconda di quello che l‟uomo è può influenzare una delle sue parti costitutive, dalla reazione sulle altre parti risulterà il suo temperamento. Se grazie ai propri destini l'Io si è rafforzato in modo tale che le sue forze prevalgano nella quadruplice natura umana, si forma il temperamento collerico. Se l'uomo soggiace alle forze del corpo astrale, si parla di temperamento sanguinico. Se prende il sopravvento il corpo eterico, nasce il temperamento flemmatico. Se avviene il predominio del corpo fisico con le sue leggi, cioè che il nucleo essenziale non sia riuscito a superare certe asperità del corpo fisico, si avrà un temperamento malinconico.

Analizziamo nel dettaglio i collegamenti tra temperamenti e parti costitutive:




  • Collerico:  nell’uomo collerico ogni cosa scaturisce dal suo Io e tutto ciò che il soggetto sente, lo sente in quanto il suo Io è forte. Prevale perciò il sistema sanguigno, esso avrà pulsazioni energiche. Quando spiritualmente prevale l’attività dell’Io e fisicamente l’attività del sangue, questa forza intima e profonda regge energicamente l’organizzazione. Si avrà un atteggiamento gagliardo con cui egli affronta il mondo affermando la forza del suo Io. Il collerico è colui che vuole affermarsi. La sua indole aggressiva, tutto ciò che ha a che fare con la natura volitiva tanto sviluppata, è da ascriversi alla circolazione del sangue. Egli nella sua interiorità ha un centro forte e robusto, vuole farsi valere contro ogni opposizione esteriore: è l’Io condottiero. L’equilibrio fra la pienezza e la varietà della crescita viene mantenuto dall’Io e dalle forze del sangue. Se l’Io è eccedente, può, infatti, ostacolare la crescita, contrastando lo sviluppo delle altre parti costitutive e non permettendo al corpo astrale ed eterico di affermarsi. Da un punto di vista fisico, la statura e tutto il complesso della figura esteriore esprimono con evidenza l’attività interiore e la natura speciale e profonda dell'Io chiuso in se stesso. Di solito i collerici si presentano con una statura trattenuta. L’occhio invece rivela in modo particolare la forza formatrice del corpo astrale o quella dell’Io. Il collerico ha l’occhio fermo e sicuro; il suo colore, talvolta nero, rivela una vivissima luce interiore. Accentrando la forza del suo Io interiormente, non permette all’astrale di colorire l’occhio. Il passo e l’andatura del collerico saranno fermi e vigorosi.



Circonferenza craniale ampia, mascella inferiore quadrata e un po' sporgente, padiglioni auricolari staccati, grandi e di forma piuttosto quadrata, mento duro e ossuto, labbra energicamente serrate, occhi con particolare forza di attrazione: da essi può sprigionarsi lo splendore e l'intimo fuoco della personalità. Due gesti del corpo sono particolarmente caratteristici: uno consiste nel gettare all'indietro la testa con alterigia, l'altro nel sporgere in avanti la testa, chinando la fronte, fissando il proprio interlocutore con sguardo acuto, quasi pungente. Il collo è spesso "taurino", spalle allargate in orizzontale, espressione di spirito combattivo. L'andatura ha un passo deciso che poggia con forza sul tallone. Le dita non prendono quasi parte al movimento deambulatorio. 

Esempi di personaggi famosi considerati di temperamento collerico sono Beethoven e Napoleone. 

L'individualità compenetra vigorosamente il corpo dalla testa ai piedi e si lega coscientemente alla terra. Tale legame con la terra si fa più evidente in una crisi d'ira, quando il collerico pesta furioso i piedi, gravando soprattutto sul tallone. Il collerico da un lato può essere completamente consumato nel fuoco interiore, ma dall'altro è sempre esposto al pericolo di rimanere imprigionato nell'elemento opposto. Egli infatti viene fortemente attratto dalle forze della terra, come ben dimostra la sua figura tarchiata. Per la natura collerica è molto importante che il calore del sangue compenetri intensamente l'organismo così da consentire di vivere attivamente nella volontà. Per ogni azione egli ha infatti bisogno dei muscoli che, a loro volta, per muoversi agevolmente, devono essere ben irrorati. Questo temperamento favorisce quindi soprattutto l'elemento volitivo dell'uomo. Il collerico, per la sua natura di fuoco, può essere in alto grado un esponente della sua entità più elevata, cioè lo spirito. In lui urge la volontà di lasciare nel mondo un segno tangibile dei suoi sforzi. Nell'uomo, il calore del sangue affluisce soprattutto dalla regione del fegato, dove fisiologicamente il sangue, durante la digestione, presenta la temperatura più alta del corpo. Profondi enigmi e relazioni esistono fra il temperamento collerico e il prodotto del fegato, la bile, che gli ha conferito persino il nome (in greco bile si dice cholee). L'organo sano si rispecchia nel comportamento animico-spirituale: l'individuo è in grado di esternare al meglio il suo calore, che, nella pratica, si traduce nel fatto di poter prendere facilmente e rapidamente delle decisioni e realizzarle. Il fegato, che produce la bile, conferisce in ampia misura all'individualità la sua forza decisionale.

Mentre riflette potrebbe portare il palmo della mano aperto all'occipite; mentre parla, può puntare i pugni sui fianchi o stringere le mani e le dita tra loro, per ottenere il dominio interiore ed esercitare una pressione su di sè, come quando preme con entrambe le mani sul femore all'altezza del ginocchio.

A quali pericoli un simile temperamento sottopone l'individuo che ne è portatore?

Un fegato, spesso surriscaldato, lo può indurre ad eccessi di collera. Egoismo e brama di potere possono prendere il sopravvento e gli istinti prevalere sulla ragione. Una natura collerica viene indotta ad una eccessiva esaltazione delle proprie possibilità, non gravida di conseguenze. Un tipico temperamento collerico si può riscontrare in Napoleone Bonaparte e mentre si nota, dalla sua vicenda storica, come esso lo abbia aiutato a raggiungere la vetta del potere, lo abbia anche condotto alla sua disfatta. In antitesi con la figura di Napoleone sta quella di Beethoven. Anch'egli esprime bene la natura collerica: grande e possente testa, occhi fiammeggianti, ampio mento, narici molto larghe, parte superiore del corpo piuttosto massiccia, con gambe in proporzione troppo corte. In Beethoven agisce una volontà inflessibile che non si piega davanti a nessun potere esterno. Quando egli, mentre passeggiava con Goethe, incontrò l'imperatrice con il suo seguito, non cedette il passo, limitandosi a sollevare un poco il cappello, mentre alla rappresentazione della "Schoepfung" si trovò di fronte al vecchio Hyden e si inchinò profondamente al riverito maestro e gli baciò la mano e la fronte. Il suo genio seguiva unicamente la pura voce interiore: il mondo esterno non esercitava alcuna coercizione su di lui. Più avanti andava con gli anni, tanto più si concedeva al solo fuoco dello spirito, portandone sulla terra la musica, che ne era lo strumento.

Il fuoco della natura collerica aiuta l'Io dell'uomo a imprimere la sua peculiare individualità e a realizzare, mediante l'azione, i suoi compiti nel mondo. Dipende, poi, dalla singola individualità impiegare quel fuoco per edificare o per distruggere. Il collerico, dunque, per il suo temperamento particolarmente marcato, porta con sè un dono che consente alla sua personalità di dominare nel bene come nel male.



Anche in lui esiste il pericolo della malattia, appena l'individualità non è più in grado di dominare il temperamento. Il malato soffre perchè l'intimo fuoco lo induce ad un'attività sfrenata. Egli, ad esempio, può essere pieno di una quantità di idee che realizza in gran fretta e senza un'adeguata preparazione. "Stato Maniacale" si definisce in termini psichiatrici. Tali malati possono diventare assai pericolosi per il loro ambiente e per se stessi perchè, in questa condizione, non temono cosa alcuna e non si ritraggono nè davanti ad un incendio nè davanti ad un omicidio.

Fino a un certo grado ogni forte carattere collerico corre il pericolo di abbandonare le redini al suo temperamento, di ribollire di sdegno e fare cose che, più tardi, gli causeranno dolore. Egli deve imparare a vincere il suo temperamento, a dominarlo. Dal punto di vista medico, si deve tenere d'occhio il fegato. Nella terapia, si deve tener conto di ogni disturbo del metabolismo e prescrivere una dieta severa. Per difendere il fegato è necessario evitare di sovraccaricare la digestione con troppi grassi, limitandone l'impiego. Il collerico soffre di calcoli biliari e potrebbe avere una colica per sovraccarico di grassi, oltre dopo forti emozioni. E' raccomandata una dieta vegetariana, con prevalenza di radici, steli e foglie, oli vegetali ed è controindicato l'uso di alcool, i cui eccessi hanno sul collerico un effetto deleterio sia sul fegato che sul carattere, tirandone fuori le peggiori qualità.




  • Sanguinico: quando nell'uomo predomina il corpo astrale, ciò si manifesta fisicamente nelle funzioni del suo sistema nervoso, strumento di sensazioni in continui flussi e riflussi. L'azione del corpo astrale si estrinseca nella vita dei pensieri, delle immagini; chi è dotato di temperamento sanguinico sarà predisposto a vivere nel fluttuare alterno delle sensazioni e dei sentimenti, nelle immagini della vita rappresentativa. Chiariamo il rapporto fra corpo astrale e io. Il corpo astrale opera fra il sistema dei nervi e del sangue e si può toccare con mano quale sia quel nesso. Se esistesse soltanto il temperamento sanguinico, se funzionasse solo il sistema nervoso come espressione predominante del corpo astrale, l'uomo avrebbe una mutevole vita di immagini e rappresentazioni; vivrebbe in un caos di figure che compaiono e scompaiono. Si troverebbe in balia di una mare ondeggiante di sensazioni, di immagini e di percezioni. Quando il corpo astrale e il sistema nervoso predominano, avviene qualcosa di simile: il sanguinico, in certo modo, si abbandona al fluttuare delle sensazioni, delle immagini e così via. Però le forze dell'io impediscono il prodursi di una confusione fantastica di tutte queste immagini; soltanto perchè l'io le doma, può stabilirsi in esse ordine e armonia. Se questo dominio non venisse esercitato dall'io, le immagini fluttuerebbero di continuo e l'uomo non potrebbe esercitare alcuna padronanza su di esse. Nella sfera fisica, il sangue argina, per così dire, l'attività del sistema nervoso. La circolazione sanguigna, il sangue che scorre, frena, per così dire, l'attività del sistema nervoso, governa la fluttuante vita sensitiva, domina l'attività dei nervi. Che cosa avviene quando viene a mancare ciò che frena, ciò che argina il sistema nervoso, quando si è anemici? Quando il sangue si impoverisce per carenza di globuli rossi, l'uomo cade facilmente preda di fantasticherie, persino di illusioni e allucinazioni. Si può da ciò facilmente desumere che il sangue tiene le redini del sistema nervoso. Affinchè non si diventi schiavi del proprio sistema nervoso, del mareggiare della vita sensitiva, bisogna che vi sia equilibrio tra il corpo astrale e l'io o,per usare termini fisiologici, tra il sistema nervoso e il sangue.



Se l'attività del corpo astrale esorbita, se esiste un predominio del corpo astrale e del suo esponente, il sistema nervoso, attenuato dal sangue, ma non tanto da permettere un perfetto equilibrio, allora l'uomo si interessa stranamente di un oggetto, ma presto lo abbandona per volgersi ad un altro, non può persistere in una rappresentazione. La conseguenza è che subito si infiamma per tutto quanto il mondo gli porta incontro, senza riuscire a frenarsi e a mostrare costanza; l'interesse, appena suscitato, sfuma. Nel rapido infiammarsi e nel rapido passaggio da un oggetto ad un altro vediamo l'espressione dell'astralità, che è preponderante nel temperamento sanguinico. Il sanguinico non può fermarsi su un'impressione, soffermarsi su un'immagine, trattenere l'attenzione su un oggetto. Passa rapidamente da una vicenda all'altra e mostra un'indole volubile. Lo si può osservare specialmente nel fanciullo sanguinico e ciò suscita la nostra preoccupazione: è facile interessarlo, è facile che un'immagine agisca su di lui e subito lo interessi; ma l'interesse non dura e presto svanisce. Già nel bambino è caratteristico il suo sguardo che rapidamente si volge a un oggetto ed altrettanto rapidamente se ne distoglie. E' uno sguardo gaio! Vi brillano la gioia e l'interiore contentezza che sono espressione dell'interiorità umana che proviene dalla mobilità del corpo astrale. I suoi occhi sono sempre occupati ad osservare tutto ciò che si trova nell’ambiente e perciò sono ben aperti e guardano in tutte le direzioni. Nei tratti del viso si nota una certa tensione, le labbra sembrano sempre sul punto di aprirsi per dire qualcosa e la lingua trova subito una risposta. La bocca è ben modellata, mai alterata. La vibrante prontezza del suo sistema nervoso per tutto quello che si svolge nell’ambiente è un tratto caratteristico e si manifesta anche nella parte mediana del viso, nella zona nasale e nelle adiacenti parti delle guance. Mediante quest'organo noi veniamo continuamente in contatto con il mondo esterno. Nel sonno e nella veglia ha luogo uno scambio interrotto di aria che mantiene sempre attivo il ritmo del respiro. Nell'uomo però anche l'intera vita del sentimento si svolge nel ritmo. Basta osservare tale vita per rilevare la grande importanza che ritmo ha per l'anima. Essa vive nel modo più intenso in quell'arte che nell’oscillazione del ritmo afferra il nostro sentire : la musica. Esiste infatti un intimo rapporto tra il talento musicale di una persona e la forma di quella parte del volto che si può considerare come simbolo di anima e respiro. Poiché la musicalità e così strettamente legata al ritmo, in ogni pezzo musicale ha luogo un continuo movimento, si ha un perenne passaggio da un tono all'altro. Sempre i suoni devono muoversi nel loro elemento, non possono arrestarsi, al massimo possono ripetersi. Questa mobilità ininterrotta si trova anche nel temperamento sanguinico. Musica e temperamento vivono entrambi mediante lo stesso mezzo, lo stesso strumento : l'aria. Senza respiro non entra e non esce dal naso, ma senza aria neppure i suoni possono espandersi attraverso lo spazio. Descriviamo le due forme di naso che distinguono i sanguini. La prima è molto pronuncia: si tratta di un naso lungo e formoso. Ne è un esempio Wolfgang Amadeus Mozart:

Già nei suoi ritratti di bambino colpisce il naso fortemente sviluppato, che poi nell'età adulta prenderà un notevole spazio nel viso affinché queste indicazioni non appaiano troppo unilaterali e dogmatiche bisogna rilevare alcuni musicisti il carattere collerico può prevalere nella formazione del naso imprimendo se nella terza parte inferiore di quest'organo, come ad esempio in Ludwig van Beethoven. 



D'altra parte, a differenza del descritto tipo di naso espressivo, lungo e con ampio spazio per il passaggio dell'aria, esistono anche nasi piccoli in persone con spiccato temperamento sanguinico, la cui punta può essere audacemente rivolta all'insù. L'organo nell'ispirazione rincorre l'aria che affluisce in lui e nell’espirazione manda fuori troppo presto l'aria respirata. La natura si rivela qui in un modo diverso, un modo esteriore. L'individuo viene facilmente portato ad una certa superficialità che può manifestarsi in loquacità eccessiva: con leggerezza il sanguinico mette insieme osservazioni che nella sostanza non hanno niente in comune e si lascia guidare dalle associazioni dei propri pensieri senza darsi molta pena di verificarne le vere sorgenti. É come se l'anima, nell'angusto spazio del naso non trovasse sufficiente tempo per il giusto approfondimento. L'aria respirata lascia troppo in fretta il naso. L'apice di questa forma è il cosiddetto" nasino all'insù". Il proprietario di un naso così formato esprime il temperamento sanguinico in una irruenta e talvolta scaltra prontezza di parola che può arrivare fino all' impertinenza. Il fascino e la grazia del temperamento sanguinico appaiono anche nella forma delle guance, a lato del naso: spesso un leggero sorriso rafforza questo fascino come si può vedere nei ritratti di Leonardo da Vinci. Nella risata aperta i cuscinetti delle guance appaiono perfino esagerati,il volto sorridente con le guance paffute per l'eccessiva espirazione può venire considerato un simbolo dell'anima del sanguinico.

É particolarmente istruttivo osservare come cammina il sanguinico. Di solito il suo passo è leggero e le gambe si muovono senza difficoltà,il peso grava per lo più sulla parte anteriore del piede, talvolta solo sulle dita. Il movimento è fluttuante come se l’individuo danzasse. Un altro modo di camminare caratteristico è quello di dondolare quasi ad ogni passo sulle punte dei piedi. In questo atteggiamento egli rivela una buona dose di vanità e presunzione. Le donne, che sono sempre aperte a tutto quello che viene ritenuto bello e moderno, cercano di appropriarsi di questo passo accettando volentieri l'aiuto del tacco a spillo: il tallone è distante dal suolo e il peso grava solo sulle dita.

Esistono anche malattie che su base organica sembrano un’ esasperazione del temperamento sanguinico. È il caso dell’ipertiroidismo: molti uomini sono soggetti a questo disturbo. Si può osservare una tensione continua e un’inquietudine dell'anima, sensibilità verso tutto ciò che gli viene incontro dall'esterno, nulla gli sfugge, vuole fare tutti i lavori nel minor tempo possibile passando volentieri da un'occupazione all'altra. Ai pasti mangia in gran fretta e si sente sempre più affamato perché il metabolismo si svolge con una velocità abnorme. Nei processi ritmici subentra il disordine, polso respiro accelerano. In verità è l'anima che, per il cresciuto lavoro della tiroide, non trova più nel sistema nervoso quella pausa di cui ha bisogno. Secondo Steiner, l'organismo nervoso si avvicina sempre di più ad un processo di disgregazione. Proprio mediante questo “disfacimento organico” della sostanza viene creato spazio all’animico per la sua azione. Questo è causa di una continua instabilità per le forze animiche che non trovano i nervi nelle condizioni ad esse necessarie. Il tessuto nervoso è divenuto troppo vitale mentre l'anima vi può trovare il giusto sostegno solo quando esso è il più possibile estraneo ai processi vitali. Altrimenti l'essere dell'anima viene continuamente espulso dal corpo nell'organismo. Il sistema nervoso è mediatore fra due mondi : il mondo corporeo interiore e l'ambiente che vi penetra dall'esterno. A causa di questa instabilità gli organi dei sensi non possono più distinguere ciò che offre il mondo esterno ciò che viene proiettato del mondo interiore. Il singolo temperamento conduce all'unilateralità e l'espressione più radicale del temperamento sanguinico è la follia.

L’individuo sanguinico lavorerà anche nelle altre parti costitutive con la mobilità della sua vita, rendendo il più mobile possibile l'aspetto esteriore della natura umana. In tutta la fisionomia, in tutta la figura, come pure nei gesti, possiamo riconoscere l'espressione della mobilità, della volubilità e fluidità del corpo astrale. In lui il corpo astrale ha l'inclinazione a costruire, a formare. L'interiorità si esterna; perciò il sanguinico è slanciato e flessibile. Anche nella figura slanciata, nella costituzione ossea, si esprime la mobilità interiore del corpo astrale, perfino nella muscolatura slanciata. Lo si vede anche in come il soggetto si manifesta e non occorre essere chiaroveggenti per distinguere già da tergo, se uno è sanguinico oppure ad es. collerico. Mentre il collerico cammina piantando energicamente il piede sul terreno, il passo del sanguinico è invece leggero e saltellante. Nel passo saltellante, quasi danzante del fanciullo sanguinico, vediamo l'espressione della mobilità del corpo astrale. Il temperamento sanguinico si mostra specialmente spiccato nell'età infantile, quando si manifesta la forza plasmatrice. Nella struttura esteriore si trovano anche più sottili caratteristiche. Se il collerico ci mostra tratti duri, fortemente incisivi, il sanguinico ha lineamenti mobili, espressivi e mutevoli. Il fanciullo sanguinico ha, di contro, una certa facoltà interiore per trasformare la propria fisionomia. Persino dal colore degli occhi si può stabilire l'espressione del sanguinico. Guardando il sanguinico, in cui l'io ha radici meno profonde rispetto al collerico e in cui il corpo astrale effonde tutta la sua mobilità, prevale l'occhio azzurro. Un' intimo rapporto vige tra l'occhio azzurro e la luce interiore invisibile dell'uomo, quella del corpo astrale. 




  • Flemmatico: Quando nell'uomo prevale il corpo vitale o eterico (che regola maggiormente i processi della vita e della crescita) da cui dipende il senso del benessere o del malessere, allora egli si sente portato ad adagiarsi comodamente nella propria interiorità. Il corpo eterico ha una specie di vita interiore; il corpo astrale si esplica nell'interesse per il mondo; l'io è il portatore della nostre azioni, della nostra volontà dirette verso l'esterno. Quando si manifesta il corpo eterico o vitale che equilibra tra loro le singole funzioni, suscitando un benessere generale, quando prevale una vita interiore che poggia su se medesima nel benessere, può accadere che il soggetto, vivendo a suo agio in un organismo ove tutto funziona in modo perfetto, sia poco incline a dirigere verso l'esterno ciò che ha dentro di sè, a sviluppare una volontà tenace. Quanto più si adagerà nel suo interno, tanto più si adeguerà al mondo esterno; in un'eccedenza di tale situazione avremo un temperamento flemmatico.



Il temperamento flemmatico, come gli altri, si manifesta in forme fisiche esteriori. Il corpo eterico o vitale, che prevale in esso, si esprime fisicamente nel sistema ghiandolare e, animicamente, in una placidità, in un equilibrio interiore. Quando in un soggetto del genere non solo regna un ordine interiore normale delle forze formative, ma avviene anche un eccesso di forze di benessere, esse si accumulano nel corpo e l'individuo diventa corpulento, si ingrassa. Nell'esuberanza corporea, nell'elaborazione delle parti grasse operano particolarmente le facoltà formative interne del corpo eterico. In tutto ciò si rispecchia l'interna soddisfazione del flemmatico. Questo mancato scambio di attività tra l'interno e l'esterno è la causa del passo, spesso trascurato e strascicato, del flemmatico, che pare non voglia adattarsi al terreno: non sa posare bene il piede, non si mette in rapporto con le cose. Che sia poco atto a padroneggiare le forme della sua interiorità, lo si può vedere da tutta la sua persona. Il temperamento flemmatico ci appare nella fisionomia non mobile, apatica; persino nel particolare sguardo spento e incolore. Nel flemmatico si riconosce l'espressione della placidità del corpo eterico, rivolta soltanto al suo interno. Anche questo temperamento può degenerare unilateralmente. L'espressione radicale del temperamento flemmatico è l'idiozia. Per il flemmatico il pericolo minore sta nell'apatia di fronte al mondo esterno, il pericolo maggiore l'idiozia, l'ebetismo.

Negli anni avanzati, se ci accorgessimo di essere minacciati da una flemma soverchia, potremo autoeducarci, cercando di osservare gli uomini e quel che li interessa. Si potrà ancora, finchè si sia in grado di far uso dell'intelletto e della ragione, cercare oggetti e circostanze del tutto indifferenti, di fronte ai quali sia giusto un atteggiamento flemmatico.

Il miglior modo quindi di trattare un flemmatico sarà di indurlo a prender parte attiva agli interessi che altri si propongono e di stimolarlo indirettamente attraverso gli interessi altrui, di cui andranno mostrati i pregi.

Il Conte duca di Olivares

Il flemmatico, riguardo alle sue forme, si distingue, in primo luogo, perchè nel suo viso, e specialmente nelle guance, tutto tende allo sferico tondeggiante, per cui il volto assume un aspetto cordiale e gradevole. Il mento si arrotonda verso il basso e il frequente doppio mento ripete con l'adipe la forma del mento vero e proprio che in realtà è determinata dalla struttura ossea. A volte si ha l'impressione che questa forma carnosa del viso potrebbe continuare a crescere, come se la forma del mento volesse arrotondarsi una terza volta. Gli occhi appaiono per lo più piccoli, perchè circondati da palpebre ingrossate. Sono privi di vivacità, ma lo sguardo è gioviale e lieto, mai triste. L'uomo flemmatico guarda il mondo con una buona dose di contentezza. Quando se ne sta comodamente seduto e si guarda intorno, spesso si dimostra un buon osservatore del suo ambiente. Egli considera tutto con calma, si diverte a guardare la fretta e l'agitazione degli altri, senza sentirsi da ciò stimolato ad intervenire. Ma sarà portato ad intervenire se avviene qualcosa di ridicolo, che fa sorridere o ridere. Il momento però che meglio rivela il carattere del flemmatico è quando si siede a tavola. Egli, infatti, più degli altri, ama vivere nell'atto dell'assaporimento e dell'ingestione del cibo. Seguire interiormente i processi della digestione è per lui un'occupazione piacevole e non banale in quanto ciò che si compie nella corrente dei succhi è qualcosa di molto importante. Occorre molta saggezza per stimolare, mediante le sostanze nutritive, gli organi in modo che si rinnovino le sostanze del corpo consumate, che ricostruiscano continuamente la giusta forma. In questo edificare agisce in modo soprasensibile un "piano di costruzione" che usa l'elemento fluido come suo strumento: il corpo eterico o vitale o delle forze, che vivifica la corrente dei succhi. Se questa energia vivificante non è abbastanza forte, la sostanza degenera in una forma sbagliata, come avviene in molte calcolosi. Il malato soffre allora di calcoli renali, alla vescica, alla cistifellea, perfino alle ghiandole salivari.

Sebbene questo processo avvenga tutto a livello inconscio, l'anima del flemmatico ne viene fortemente vivificata. Perciò egli ama bere e mangiare sempre di nuovo con intima partecipazione, perchè ritorna così a sperimentare questa piacevole sensazione. Per questo motivo, a prescindere dalla quantità di cibo che consuma, "tutto gli fa bene", come si suol dire. Il flemmatico ha anche molto senso ironico. Con gli anni emerge nell'uomo molto del carattere flemmatico. Infatti le persone anziane tendono ad ingrassare. Tendono anche a lasciarsi meno impressionare di fronte a fatti gravi e toccanti o a commuoversi relativamente persino davanti alla morte di persone care, cioè di fronte a fatti che succedono nel mondo esterno. Si agitano, invece, se all'ora prestabilita il cibo non è pronto in tavola e, se non sono malati, godono i loro pasti con tutto il compiacimento di un vero flemmatico. Questo perchè il ricambio, per quanto una persona possa essere avanti negli anni, rimane sempre attivo. L'affinità dell'anziano con il temperamento flemmatico si nota anche nella lentezza dei movimenti e delle decisioni e nella prolissità dell'eloquio che si rivela spesso contorto e poco concludente. Qui, la lentezza di tutti i processi metabolici, che aumenta con l'età, si riflette inconsciamente nella vita psichica e fa emergere, a poco a poco, il tratto flemmatico.

Il temperamento flemmatico può suscitare paura e un certo disprezzo, poichè in esso emergono lentezza e calma eccessive. In questo non si considera che il flemmatico si occupa di qualcosa di straordinariamente importante, cioè dei processi vitali che si svolgono in lui. E questi processi sono una meraviglia della natura, perchè la fluidità, rappresentata dai succhi, riceve le idee della forma che deve essere modellata. Il flemmatico può, se ha maggiore disposizione spirituale, andare oltre i propri processi organici, non limitandosi a godere quando la struttura del suo corpo si forma dalla corrente dei succhi. Può cioè venire destato ad osservare processi simili anche nella natura e diventarne un importante conoscitore. Se ha il dono della poesia, egli non si stancherà di descrivere le bellezze che scopre in essa. Questo si osserva nel poeta Conrad Ferdinand Meyer (si veda ad es. la sua poesia "Castagno che getti ombre scure").

Conrad Ferdinand Meyer

Chi viene troppo sopraffatto dal temperamento flemmatico si espone a malattie: egli non riesce più a formulare pensieri chiari e gli manca ogni volontà di azione. Il suo corpo si ingrossa, le palpebre e tutti i tratti del volto si gonfiano. Si ha l'impressione di trovarsi al cospetto di una persona preda dell'idiozia. Anche il flemmatico ancora sano farà bene a non lasciarsi andare al suo temperamento, cercando di superarlo il più possibile. Vi riuscirà se, una volta presa coscienza della sua vita interiore, si sforzerà di volgersi al mondo esterno. Il flemmatico deve imparare ad ascoltare con attenzione ciò che l'ambiente ha da dirgli.

L'andatura del flemmatico rivela una certa pesantezza. Il suo passo è piuttosto barcollante, un pò come quello degli uccelli acquatici. Egli si appoggia ora su un piede, ora sull'altro, oscillando quindi da destra a sinistra e viceversa. Anche molti ubriachi vanno avanti in tal modo. Questa caratteristica si accentua nei flemmatici quando devono prendere una decisione. Piccoli particolari lo mettono chiaramente in luce. Se, per esempio, un flemmatico si attarda in visita in qualche luogo e infine si decide a prendere commiato, egli mostra difficoltà ad alzarsi dalla sedia. Poi, fra i consueti diversi saluti, si avvicina alla porta di uscita, ma non se ne va via subito. Rimane ancora incerto, dondolandosi su un piede e sull'altro prima di lasciare definitivamente la casa.

Con quali mezzi aiutare il flemmatico a superare le difficoltà legate al suo temperamento? Per prima cosa bisogna armonizzare la mobilità interna, onde evitare che si formino stasi. Il grasso accumulato agisce come centrale termica non sufficientemente utilizzata. Il flemmatico non riesce a mettere in moto queste "masse di grasso" che tendono a persistere nell'inerzia. Di solito ne viene disturbato l'equilibrio delle funzioni ghiandolari: tiroide, ipofisi, gonadi. E' molto proficuo curarsi con i metalli e particolarmente con il mercurio in adatta diluizione. Fra le piante vanno scelte quelle che sono in grado di stimolare al giusto movimento la fluidità del corpo: equiseto e radici di prezzemolo e sedano. E' raccomandata inoltre una giusta dieta. L'alimentazione vegetariana è da preferirsi a quella carnea, perchè la prima richiede maggiore lavoro da parte dell'organismo. Si devono evitare eccessive e non necessarie assunzioni di liquidi, affinchè il corpo non si gonfi e non rimanga troppa acqua nei tessuti e non diminuisca l'escrezione. Cibi farinacei, soprattutto se con farine raffinate, rendono troppo pigro il flemmatico nella sua digestione. Molto raccomandabili sono invece verdure fresche, insalate, pane di farina integrale, erbe aromatiche e anche, in misura moderata, pepe.




  • Malinconico : Il malinconico è incapace di signoreggiare appieno lo strumento fisico, che gli oppone resistenza e non gli permette di servirsene. Il malinconico ha per lo più il capo inclinato in avanti, non ha in sè la forza per tenerlo ritto sulla nuca; la testa inclinata dice che le forze interiori, che dovrebbero tenerla eretta, non possono svilupparsi liberamente. Lo sguardo si volge in basso e l'occhio è annebbiato. Quello sguardo peculiare denota come il malinconico senta l'impaccio dello strumento fisico. Il passo è sì misurato, fermo, tuttavia è, in un certo modo, strascicato. Educando, il problema non è di uguagliare i temperamenti, di livellarli, ma di metterli nella giusta direzione. L'espressione più radicale del temperamento malinconico è la demenza, mentre il pericolo minore di un'espressione unilaterale del temperamento è l'umore cupo,l'incapacità di liberarsi della propria interiorità. Nell'autoeducazione: teniamo sempre presente che è bene valersi delle disposizioni e delle forze già esistenti in noi, manifestandole, anzichè reprimendole ad arte. Se la nostra indole tende alla malinconia, faremo bene a cercare i guai e i dolori giustificati della vita in generale; potremo così sfogare fuori di noi la nostra malinconia e stabilire in noi l'equilibrio. Il malinconico deve poter sviluppare un cuore pietoso per il destino altrui.



F. Chopin

Il malinconico si riconosce molto spesso già dagli occhi. Egli guarda con scarso interesse il mondo intorno a sè; i suoi occhi perciò non sono abituati a stare bene aperti; le palpebre sono per lo più calate, come se il loro portatore fosse troppo stanco per mantenerle sollevate. L'affaticamento, l'attenzione volta a sè e non più al mondo esterno, quando lo sguardo spazia indifferentemente nel vuoto e le palpebre scendono facilmente giù, l'espressione dello sguardo delle persone anziane afflitte da dolori fisici o psichici, la cui espressione tradisce malinconia o preoccupazione, hanno palpebre pesanti. Nell'occhio del malinconico si nota soprattutto la mancanza di splendore raggiante. Dall'iride e dalla pupilla emana solo un luccichio opaco.

Ciò dipende dal fatto che il malinconico compenetra più difficilmente di altri il suo corpo con l'anima e con l'Io personale e quindi non possiede la facile mobilità del suo essere spirituale. Ciò diviene visibile nella luce degli occhi. In senso generale si può dire: quanto più direttamente la corporeità viene compenetrata dalla propria individualità, tanto più l'occhio irradia luce. Se ora osserviamo la fronte dell'uomo malinconico, ciò che colpisce è la formazione ossea della parte inferiore, ove si nota un certo ispessimento. Le rughe appaiono contratte nel mezzo della fronte, perchè le forze che dall'alto tirano giù verso il basso, sono più sviluppate. Nella terza parte inferiore e al di sopra del naso, la fronte è come rabbuiata, ciò che manifesta chiaramente l'essere "assorto in sè" del malinconico; nel contempo si può vedere una certa pesantezza dell'elemento di pensiero, che talvolta può arrivare fino alla mania di arzigogolare. La parte superiore della fronte, invece, può essere ben modellata, con ossa fini. Per quanto riguarda il naso, vanno distinte due forme diversamente articolate: il naso può presentare un dorso lungo e sottile con alette non fortemente prominenti. L'apertura nasale in questo caso è piuttosto stretta e allungata, non tondeggiante come nelle narici gonfie. Quando l'uomo si trova in posizione eretta, la punta del naso è orientata verso il basso, indica il suolo. Questa forma di naso è per lo più unita a guance piatte, talvolta perfino infossate. Tutto dimostra un carattere introverso e privo di brio. Anche l'altra forma di naso, che si trova in persone malinconiche, è lunga; ma solo nella parte superiore è sottile, mentre la parte inferiore diviene tozza e carnosa. La punta del naso è ancora orientata verso il basso; questo malinconico lascia veramente, come si suol dire, "pendere il naso". La metà inferiore delle guance è spesso ingrossata e ciò accresce l'impressione che tutto sia cadente. I due nasi sono solo una parte delle caratteristiche che distinguono i due tipi di malinconici. La prima forma è propria del malinconico più delicato. Egli è prevalentemente interessato a se stesso, ma nel contempo si preoccupa di non commettere errori verso l'esterno e fa spesso l'impressione di essere un uomo molto timido o una donna che si guarda intorno con ansietà. Il secondo tipo è anch'egli, in primo luogo, attento a ciò che si svolge intorno a lui; a questo atteggiamento di fondo, unisce però una certa indolenza. Egli si lascia andare, senza essere un vero pigro; naturalmente viene giudicato un grande egoista. I due tipi descritti non appaiono così chiaramente determinati, per lo più si intrecciano. Il labbro superiore assottigliato è spesso un pò ritratto, come in uno che medita, profondamente assorto in sè; al contrario, il labbro inferiore pende, talvolta, un po', come nel sonno, cosicchè gli angoli della bocca vengono tirati in giù. In alcuni particolari casi si ha l'impressione che l'individuo stia per piangere. Si può notare che nel malinconico la parte boccale, mento compreso, diviene col tempo sempre più pesante. Per rendersene conto occorrono spesso molti anni di osservazione. Va inoltre precisato che il mento non ha un forte sviluppo; anzi spesso tende a rientrare. Quando la forma è allungata, manca una corrispondente ampiezza. Infine è importante interessarsi alle membra, all'andatura, all'intero portamento del corpo. Gli arti superiori particolarmente lunghi, ma di solito sottili, soprattutto le mani con le lunghe dita. Piedi e gambe piuttosto goffi e, non di rado, vi è la tendenza alle cosiddette gambe a X, come pure ai piedi piatti. Nell'insieme dell'atteggiamento, manca un certo slancio. Il malinconico si distingue, in particolar modo, per il fatto che egli porta il capo in avanti, talvolta anche piegato di lato. Da seduto, ma ancora di più quando cammina, tiene le spalle cadenti ed in avanti, favorendo così l'atteggiamento curvo e ripiegato della schiena. Un tale uomo, soprattutto quando si sente solo e inosservato, procede con le braccia ciondoloni, sollevando a fatica i piedi dal suolo. Così l'andatura appare spesso fiacca e strascicata. Il petto può essere infossato e scarno.

Perchè l'uomo con un tale temperamento soffre più degli altri? In realtà egli soffre soprattutto per la pesantezza delle sostanze solide di cui è costituito il suo corpo. Perchè? Perchè non riesce a compenetrare sufficientemente con la sua anima e con la sua individualità il corpo e non lo può quindi dominare. E' come se il corpo fosse troppo denso per lui; egli avverte tale disagio in ogni movimento, anche nei sottili moti del respiro e della circolazione del sangue: percepirlo gli causa dolore. Ovviamente tale dolore non è come quello che si prova battendo le nocche contro la parete; si tratta però di un dolore sottile ma continuo, un dolore animico di cui la base corporea non è cosciente. Senza saperlo l'uomo soffre per la pesantezza terrestre del suo corpo, lo sente in modo troppo intenso. In ogni uomo vive, fin dall'infanzia, l'aspirazione a superare tale pesantezza: da ciò nasce l'impulso ad assumere la posizione eretta. La voglia di arrampicarsi sulle montagne, l'antico anelito a volare, hanno la loro più profonda origine nello sforzo dell'uomo a combattere contro la pesantezza della sfera corporea. Il malinconico si sente esposto, abbandonato alla pesantezza della forza di gravità. Egli la percepisce così fortemente per il fatto che, ad esempio, le sue ossa sono troppo compatte (anche se in modo assai tenue). Così pure gli altri organi. Se tale sensazione aumenta, ne deriva uno stato di irritazione e depressione. I moderni tranquillanti servono a far perdere questo senso di pesantezza, ma è oltremodo illusorio. Infatti, vengono disinseriti solo i nervi che portano a coscienza la pesantezza. Nella costituzione di chi soffre di depressione niente viene modificato e, probabilmente, i prodotti chimici hanno perfino l'effetto di indurire ulteriormente alcuni organi. Il dolore interessa sempre il tessuto nervoso, ma il punto di partenza è soprattutto l'ispessimento in determinate parti dell'organismo. Fanno caso a sè i tumori, per i quali esistono radici diverse, non oggetto di questa trattazione. Tale ispessimento causa dolore non appena viene a coscienza del sofferente. Il corpo di un malinconico presenta una sostanza più densa ed è come se egli l'avvertisse di continuo, anche se debolmente. Per il malinconico la sostanza di cui è costituito il suo corpo è più difficile da compenetrare e ciò provoca la sua maggiore sensibilità al dolore. In questo temperamento la sostanza solida ha un ruolo preponderante. I greci si riferivano a questo quando affermavano che nel malinconico la "Terra" sta in primo piano. Per Terra essiintendevano la massa solida visibile, il terreno, le pietre. Le “Rocce calcaree”, che ogni uomo ha nelle ossa, tormentano di più il malinconico ed in modo persistente rispetto agli altri uomini. Ciò ha naturalmente la sua importanza anche per la materia solida più finemente distribuita nel suo corpo. Questo riguarda in prevalenza l'adulto. Nell'uomo sano il temperamento non dovrebbe essere mai formato in modo troppo unilaterale. Se ciò avviene, si arriva facilmente a forme patologiche; l'uomo esageratamente malinconico può, in determinate circostanze, cadere in una psicosi maniaco-depressiva. In questa condizione, egli sprofonda nelle sostanze solide del suo corpo, ne viene talmente assorbito da desistere da qualsiasi altra attività. Non desidera più fare cosa alcuna e si immerge, afflitto, nell'opprimente pesantezza terrena, manifestando questo atteggiamento interiore persino nelle sue funzioni corporee. Egli, in modo inconscio, vuole conservare tutte le sostanze che si trovano in lui e soffre di stipsi. A questo stadio il malinconico è schiacciato, sopraffatto dall'elemento Terra. Una forte personalità spirituale può, tuttavia, sfuggire a questo pericolo, se si impegna a combattere. In uomini illustri si può vedere, in modo particolarmente bello, proprio la vittoria sul temperamento di base.

Che cosa si può fare per aiutare l'uomo malinconico a superare la sofferenza che la sua anima prova attraverso la sua condizione corporea espressa in modo continuativo? Si possono primariamente prescrivergli dei medicamenti che portano luce e leggerezza alla corporeità, al mattino, perchè in queste ore il malinconico si sente particolarmente infelice. Un altro rimedio è il ferro, metallo strettamente legato alla Terra e nel contempo, se ben preparato, atto a stimolare l'essere umano alla sua giusta attività. Il ferro è adatto soprattutto se si vuole incrementare la formazione del sangue e mantenere il calore dell'organismo. Il malinconico, che si consuma nel dolore, indurisce e raffredda il suo corpo con pensieri fissi e contorti; la corrente di calore, stimolata dal ferro, è molto adatta a sciogliere di nuovo questa durezza e questo irrigidimento. Un'attività artistica contribuisce favorevolmente a far superare la pesantezza di questo temperamento: euritmia (fondata da R. Steiner), ma anche la pittura con colori ad acqua, la musica.

Un esempio pittorico rilevante lo troviamo nei “I Quattro Apostoli” , un doppio dipinto di Albrecht Dürer, databile al 1526 e conservato nell'Alte Pinakothek di Monaco. Nonostante il titolo tradizionale, rappresenta due coppie di santi, non solo apostoli. Si tratta inoltre dell'ultimo lavoro pittorico di Dürer, che morì nel 1528, un vero e proprio testamento spirituale, tra i risultati più potenti della sua arte. 

La prima tavola mostra Giovanni Evangelista, con un ampio mantello rosso, che domina la scena mentre legge un libro, il suo Vangelo, mentre poco dietro spunta la testa di Pietro con in mano le grosse chiavi del Paradiso, pure concentrato nella lettura. L'altra tavola mostra san Paolo vestito di bianco che regge un pesante libro con coperta di cuoio e la spada, suo tipico attributo, mentre dietro affiora dall'oscurità san Marco, con in mano un rotolo di pergamena. Tutte le figure sono di dimensione leggermente superiore al naturale. Si tratta di testimonianza della spiritualità maturata con la riforma luterana e apice della sua ricerca pittorica tesa alla ricerca della bellezza espressiva e della precisione della rappresentazione della persona umana e della rappresentazione prospettica dello spazio. Non mancano riferimenti filosofici e simbolici più profondi, come il rimando ai quattro temperamenti della teoria umorale, come descrisse lo stesso Neudorfer, il calligrafo, nel 1546: il sanguigno (Giovanni, vestito appunto di rosso), il flemmatico (Pietro), il collerico (Marco) e il melanconico (Paolo). Inoltre ogni carattere corrisponde a una diversa età nella vita dell'uomo. 



Considerazioni 

I quattro temperamenti umani, così come i quattro elementi, sono presenti dell'individuo, nella sua costituzione fisiologica e nelle sua psiche. Dato che le parti costitutive umane esercitano tra di loro un'azione scambievole e poiché le loro correnti confluiscono nell'uomo al suo apparire nel mondo fisico, si produce una diversa miscela delle quattro parti: una di esse prende il sopravvento sulle altre e da' loro la colorazione. A seconda del maggiore o minore influsso di una di queste parti sulle altre, l'uomo si presenta con un determinato temperamento.

Secondo Raynor Johnson la realtà centrale è circondata da molti veicoli o corpi, strati di coscienza che permettono all'individuo di aver rapporti con molti mondi o regni dell'essere a cui questi veicoli sono connessi. Gli elementi sono le forze vitalizzanti di ognuno di questi corpi. L'acqua è legata al corpo astrale o emotivo ( un tipo di coscienza dominata da profonde angosce, reazioni sentimentali e desideri intensi), l'aria è legata al corpo mentale o causale ( rappresenta un tipo di coscienza in sintonia con i modelli di pensiero astratto della mente universale), la terra è legata al corpo fisico ( è in sintonia con il mondo dei sensi e delle forme materiali), il fuoco è legato al corpo eterico o vitale (agisce come trasformatore delle energie dell'aria e dell'acqua per aiutare a sostenere le funzioni del corpo fisico). Queste associazioni tra elementi, temperamenti e tipi specifici di coscienza e percezione, rivelano la predisposizione di ogni singolo individuo a sperimentare certi campi dell'esistenza piuttosto che altri, con le relative proprie modalità. 

Temperamento collerico - Fuoco

La predominanza delle forze di Fuoco caratterizza il collerico. Il fuoco infatti corrisponde all’umore della bile gialla,che ha sede nel fegato. E’ una bile gialla infuocata, mossa da forze centrifughe, espansive dell’apparato epato-biliare che tutto trasforma. Al temperamento collerico è associata la stagione dell’estate, stagione della vita in cui la giovinezza intemperante e impulsiva guida verso  nuove esperienze. Caldo e secco generano il fuoco, elemento che illumina e carbura questo temperamento.

Caratterialmente è irascibile, permaloso, superbo ma anche generoso. Le sue funzioni neurovegetative sono rapide, con un’intelligenza e un’immaginazione vivaci. Lo sguardo è sottile e penetrante, che ne tradisce il guizzo furbo, il suo essere volitivo, ambizioso e coraggioso, d’altra parte “ha fegato”!

L’elemento chimico associato al fuoco è l’Idrogeno. Si trova come gas con molecola biotonica H2 ed è il capostipite di tutti gli altri elementi. Può essere considerato energia allo stato puro. Secondo la mitologia greca, Theia genera Selene, la Luna e Helios, il Sole, nascono così l’Acqua e il Fuoco. L’idrogeno quindi dà origine sia al Fuoco che all’Acqua. Esso è la massima espressione delle forze centrifughe.

Temperamento sanguigno - Aria

La predominanza delle forze di Aria caratterizza il tipo sanguigno. L’aria corrisponde all’umore rosso del sangue che ha sede nel cuore. E’ un sangue informatore, caldo che si muove dal centro verso la periferia, per poi ritornare alla sua sede. Al temperamento sanguigno è associata la stagione della primavera, la stagione della fanciullezza, del risveglio alla vita, alla scoperta. Il caldo e l’umido generano l’Aria.

Caratterialmente è gioviale, allegro, goloso della vita a tutto tondo, con un’intelligenza rapida e intuitiva, ma anche di umore labile, emotivo e influenzabile, soggetto ai cambiamenti dell’elemento Aria. Cercando di attualizzare le intuizioni di Ippocrate in merito a questa tipologia l’elemento Aria è analogo all’Azoto, che sotto forma di gas è contenuto per il 78% nell’atmosfera. Inoltre si pensi che sono basi azotate le basi puriniche e pirimidiniche del DNA, l’informazione vitale di ogni cellula!

Temperamento melanconico – Terra

La predominanza delle forza di Terra caratterizza il tipo Melanconico. La terra corrisponde all’umore della bile nera, che ha sede nella milza. Al temperamento melanconico è associata la stagione dell’autunno, la stagione dell’età adulta, ricca di esperienze, di vita vissuta. Il secco e freddo generano la Terra.

Di costituzione debole, il suo sistema neurovegetativo è lento, lo sguardo è spento e poco espressivo. Generalmente è triste, introverso, riservato, soggetto alla rimuginazione e al pessimismo, ha pensieri circolari, chiusi, tendente alla nostalgia e al rimpianto.

La Terra chiama verso il basso. Ed è nel Carbonio che si esplicano maggiormente le forze centripete, la capacità della materia di mantenere una determinata forma (non a caso secondo la medicina tradizionale cinese la Milza presiede i confini e la forma degli apparati!!). Gli atomi di Carbonio formano lunghe e complesse catene stabili, su cui si possono strutturare gli altri elementi.

Temperamento flemmatico -  Acqua

La predominanza delle forze dell’Acqua caratterizza il tipo Flemmatico/ Linfatico. L’acqua corrisponde all’umore della flemma e ha sede nella testa. Al temperamento linfatico è associata la stagione dell’Inverno, la stagione della vecchiaia, di una vita passata dove i ricordi prendono il sopravvento. Umido e freddo generano l’Acqua.

Le sue funzioni neurovegetative sembrano intorpidite: è lento, pigro, sensibile e riflessivo, si adatta alle situazioni. D’altra parte la forma dell’acqua si confà all’ambiente in cui è contenuta, e questo elemento è predominante nell’organismo del Flemmatico: tutti i liquidi, il sistema linfatico e quello ghiandolare ne governano il movimento.

L’Acqua è costituita da Ossigeno “trattenuto” dall’Idrogeno, quindi governata da forze intermedio-centripete, dove una naturale tendenza al movimento è sedata da una pesantezza, da una “flemma” che rallenta l’espansione.

Elementi, temperamenti e sub-personalità 

Alla luce di quanto detto e di quanto da me studiato e letto, vorrei proporre una ulteriore associazione tra questi tre argomenti: elementi, temperamenti e sub-personalità.

Ritengo perciò opportuno dare un accenno su queste ultime e sul concetto di psicopatologia :

Per psicopatologia si intende la disciplina che studia la possibile origine psichica delle patologie mentali. Uno sviluppo psichico sano è sostenuto dall’amore e dalla continuità affettiva che dovrebbero portare ad una fluttuazione tra la dipendenza iniziale e la progressiva indipendenza da chi si prende cura dell’essere umano. Ogni situazione patologica deriva da un blocco nella dinamica dell’evoluzione, da una mancanza di equilibrio che porta alla fissazione in un punto della propria vita, appunto un blocco evolutivo. Nella vita di ogni essere umano si installano dei Meccanismi di Difesa (MdD) che lo proteggono dalla sofferenza. La malattia psichica è una questione di “quantità” di queste difese che, se esasperate, diventano un disagio. Le resistenze messe in atto riguardano le difficoltà a modificare i propri MdD, anche quando questi sono invalidanti, perché essi rappresentano il solo sistema conosciuto per sopravvivere. I MdD sono quattro e corrispondono alle quattro tipologie caratteriali dell’essere umano:




  • Depresso

  • Ossessivo

  • Isterico 

  • Schizoide  



La tipologia caratteriale che si sviluppa ha insite in sé le difese e le resistenze per la sopravvivenza. In uno sviluppo sano si dovrebbero integrare le qualità sane delle quattro tipologie, invece ci si identifica solo nei lati negativi: se la strategia non funziona, la si accentua fino ad estremizzarla, arrivando ad un peggioramento che non sarà più possibile controllare. Il grado di consapevolezza che la  persona ha del suo stato designa la differenza tra nevrosi e psicosi.

Sub-personalità depressa – psiconevrosi depressiva  

La psiconevrosi depressiva o distimia è una sindrome molto frequente e polisintomatica in cui vi è un abbattimento patologico dell’umore. La depressione è strettamente collegata alle esperienze umane quotidiane : perdita, abbandono, solitudine, sofferenza, prospettiva di morte. Le esperienze precoci dolorose dovute a carenze affettive, di amore e di non- riconoscimento imprimono sensazioni croniche di inferiorità, potenziando l’imprinting e  dando origine a quella che chiamiamo struttura depressiva. Le caratteristiche di questa tipologia sono:  




  • Comportamento fallimentare – ideologia di rinuncia 

  • Familiarità con dolore, sofferenza

  • Repressione dei desideri 

  • Aggressività forte e violenta sublimata con rinuncia 

  • Apparente altruismo e generosità

  • Incolmabile vuoto interiore e incapacità di colmarlo

  • Avidità con coazione a ripetere

  • Ricerca continua di riconoscimento ed accettazione

  • Incapacità di stare soli

  • Visione negativa delle situazioni

  • Atteggiamento paralizzante per chi gli sta vicino, limitazione della sua autonomia

  • Atteggiamenti di iper-apprensione, bisogno di vicinanza anche mentale

  • Aspettative esagerate o inesaudibili



Il depresso può svolgere due tipi di ruolo: la vittima e il salvatore. 

Il depresso vittima ha un bisogno costante della relazione con l’altro che diventa lo scopo della sua vita e nello stesso tempo una trappola, un circolo vizioso nel quale cerca la presenza e l’amore attraverso il vittimismo, la malattia e il ricatto. Tenta di stimolare il senso di colpa per mantenere l’altro vicino, ma si sente dipendente da lui e quindi prova anche sentimenti di rifiuto e risentimento. Sviluppa così una forte aggressività verso se stesso, perché non può rivolgerla verso il suo oggetto d’amore. Nella relazione è capace di adorazione, gratitudine ed amore anche eccessivo. Idealizza l’altro come salvatore dandogli un alone di magnificenza che sarà destinato a svanire nel momento dello scontro con la realtà, che non coincide con l’ideale. Praticamente vive dell’altro, ha un’esistenza di riflesso. 

Nel ruolo del salvatore, invece, cerca di comprare l’amore. Crede di essere amato e degno d’amore solo nel momento in cui si rende disponibile ed aiuta gli altri. Cerca per sé tutte le vittime possibili, utili ad attuare le sue “strategie “ di manipolazione dell’altro per ottenere valore e riconoscimento. Si rende indispensabile. 

In entrambi i casi, il soggetto non è consapevole delle proprie manovre per controllare l’altro, che spesso, esasperato, esce dalla relazione. La perdita provoca il totale crollo del suo mondo e la messa in atto di formule ricattatorie. 



Clima familiare 

L’esperienza fondamentale è la mancanza di amore e il senso di responsabilità e colpa che si autoattribuisce. Il bambino usa il pianto ed il sorriso per attirare l’attenzione, ma il fallimento di entrambi i tentativi provoca disagio, delusione e depressione. Una madre fredda e assente provocherà sentimenti di inadeguatezza, mancanza di considerazione e imprimerà per sempre la sensazione di non-amore. Anche una madre iperprotettiva però susciterà dipendenza, impotenza e inferiorità interiori, aggressività e odio per chiunque lo farà sentire intrappolato e impotente. Il senso di colpa, vissuto intensamente, influenzerà ogni suo tentativo di affermazione, stroncando la vitalità e l’energia dell’individuo. Un padre canzonatore e svalutante impedirà la crescita e l’individualità. Un padre assente riconfermerà il sentirsi indegno di essere amato. Questo genere di vissuto influirà sulla vita affettiva, nella quale saprà essere fortemente empatico ma per questo estremamente dipendente dall’altro. Vive una costante paura di perdere il partner che scatena atteggiamenti limitanti  di iper- apprensione.  

Sub-personalità ossessiva o d.o.c. – disturbo ossessivo compulsivo

Si manifesta con una serie di idee che si impongono alla coscienza del soggetto con carattere di incoercibilità,  e dalle quali egli cerca di difendersi ricorrendo a rituali che finiscono per complicare la sintomatologia. Vi è un continuo controllo su tutto ciò che lo circonda; il corpo e la mente diventano fonte di angoscia e malessere. L’ossessivo continua con la strategia che mette in atto per difendersi fino a farsi imprigionare dalla stessa e quindi ne perde il controllo. La percezione della realtà è disturbata : si imputano la colpa e il senso di disagio a qualcosa o qualcuno che non ne sono la vera causa. Le caratteristiche di questa tipologia caratteriale sono : 

Ruminazione mentale : rappresenta un disturbo fondamentale del pensiero. E’ un’azione costante e ripetitiva, da cui non riesce a liberarsi, continuo ripensamento, continua ripetizione di parole o motivi musicali, tendenza a calcoli sempre più complessi (ossessione del contare); spesso tutto ciò viene tenuto nascosto con vari sotterfugi per non farsi riconoscere. Evidenzia il fallimento dell’azione psichica fondamentale del pensare e verbalizzare, intesi come modalità creative del rapporto interpersonale.  

Follia del dubbio : continuo ed inutile interrogarsi su questioni riguardanti l’azione che viene così vanificata. Porta ad una situazione paralizzante. Si è preda del dualismo interno: ansia e terrore della disapprovazione in caso di errore e stallo, attesa di avere certezza della scelta e elucubrazioni mentali, feroce critico interiore

Cerimoniali : indicano una compromissione maggiore dell’ io, in quanto il soggetto non riesce ad esaurire la sua patologia nel pensiero, ma deve fare qualcosa che porti rassicurazione. Mette quindi in atto un controllo onnipotente della realtà attraverso il pensiero magico e il rito del fare-disfare, diviso in due fasi precise :




  • Fare = magia nera intesa come tendenza ad ottenere effetti malevoli come morte, distruzione dell’altro con conseguenti sensi di colpa

  • Disfare = magia bianca “riparatrice”, annullamento dell’esito ottenuto con la magia nera



L’ossessivo è prigioniero dei limiti : sono fonte di pace solo le cose che non mutano, gli schemi abitudinari. Per chi vive in modo particolarmente intenso la paura della transitorietà, la reazione più immediata sarà quella di mantenere tutto immobile e intatto; lasciare tutto com’è perché in ogni cambiamento riecheggia la transitorietà.

Quando le vicende infantili acuiscono esageratamente questa paura e il bisogno di sicurezza, si installa una tendenza a rifiutare l’idea che una cosa possa finire. Si rafforza il bisogno coattivo di vigilare e controllare che le cose permangano e durino. Egli crea quindi una serie di strategie per prevedere qualsiasi cosa che possa minacciare la sicurezza data dalla situazione vissuta, vivendo così angoscia del nuovo e ansia del controllo. Questo tentativo di controllo ricade però sul soggetto : egli controlla l’esterno ma anche l’interno, la non fiducia in sé porta alla dipendenza dal controllo. Vive quindi una dualità interna :




  • VITTIMA : sentire interno di inadeguatezza e incapacità

    PERSECUTORE : giudizio verso se stesso



Altre caratteristiche della sub- personalità ossessiva sono :

Relazione particolare col tempo : lo combatte, è un nemico. È puntuale e pretende puntualità. Colleziona spesso orologi fermi.

Inutilizzo dell’abbigliamento per paura che si consumino. Avere più abiti uguali ma di colori diversi.

Attività continua per evitare il pensiero.

Ideale di perfezione : estrema precisione in tutte le cose, piuttosto che rischiare il fallimento, non tenta.

Intolleranza nei confronti di tutto ciò che è diverso dalla sua visione della realtà.

Impazienza : tutto e subito.

Fobia : spostamento del pensiero ossessivo su qualcosa che in realtà non ha un significato. Più si sposta lontano più il meccanismo funziona. Una fobia vera e proprio è invalidante.

Isolamento delle emozioni dal pensiero e dalla verbalizzazione.



Clima familiare 

Per l’ossessivo l’ambiente familiare è insicuro o addirittura si trasforma in sadico, ostile e frustrante. Dai genitori giungono pressioni costanti, aspettative, richieste, controlli che lo porteranno a quelle sensazioni di “dovere” che confluiranno nel super-io. La pressione e le limitazioni lo porteranno ad un conflitto tra restare bambino e diventare adulto: o aderisce al rigore o sceglie la libertà personale. I genitori sono un punto di riferimento costante ma non gratificante, viene frenata la spontaneità e aumentati i sensi di colpa. Se il bambino diventa un adulto coscienzioso, scrupoloso e ligio al dovere, significa che si è verificata l’introiezione dell’universo genitoriale: ora egli è persecutore e perseguitato, giudice e imputato. Può accadere che per liberarsi del genitore introiettato, castrante, si assumano connotazioni suicide: l’unico modo di sopprimere il genitore è eliminare se stessi. L’imprinting è quello del trattenersi, del controllo di se stesso, delle emozioni e dell’ambiente.                                                                         



Sub-personalità isterica

L’isteria rappresenta una delle sindromi psichiatriche più complesse e poliedriche. Il suo imprinting nell’esperienza precoce è il sentimento di esclusione. In esso si riattivano la solitudine, la sensazione di sentirsi non-degno di amore, la mancanza di affetto e il timore di soccombere. Attiva quindi un atteggiamento di imposizione della sua presenza, accattivandosi simpatie, attenzioni ed affetto. La modalità di vita dell’isterico è il limite. Vive alla ricerca di qualcosa che lo sollevi dall’angoscia, ma quando la trova, si placa ma rimane insoddisfatto, non gli basta. Inizia così una nuova ricerca innescando un circolo vizioso, un bisogno compulsivo. Le caratteristiche della personalità isterica sono : 



Istrionico : assenza totale di struttura, imprevedibilità

Uso della ricerca come surrogato d’amore, nutrimento mancato

Percezione si sé : inadeguatezza, inferiorità

Percezione dell’altro = funzionale, specchio da usare per ottenere approvazione e riconoscimento -> vive dell’altro

Necessità di affascinare

Consenso nei confronti di tutti per compiacere, promesse che non riesce a mantenere -> mancata soddisfazione, frustrazione

Camaleontico, aderisce alle aspettative

Seduttore, eccentrico, narcisista (anche nell’ipocondria )

Intolleranza verso la critica e il giudizio

Assume il ruolo del “giustiziere” : tutto ciò che fa, lo fa per una causa nobile

Apparente sicurezza

Abile manipolatore

Impazienza e competitività

Superficialità nelle manifestazione emotive e affettive

Isteria di conversione : trasferimento sul piano somatico di un certo conflitto che trova nella drammatizzazione corporea un parziale esaudimento. Il sintomo diventa un compromesso tra la pulsione e il timore del suo soddisfacimento. In questo tentativo di dominare l’angoscia, egli non ha bisogno di allontanarsi dal conflitto, anzi lo porta con sé, esibendolo.

Molti caratteri isterici rimangono tali per tutta la vita, presentano varie difficoltà, ma le più evidenti riguardano la sfera sessuale. In genere sono deficit della libido, limitazioni che però possono venire trasformate in formazioni reattive caratteriali, ovvero inversioni : inibizione diventa esibizionismo, scambio del mondo reale con quello di fantasia. Vivono con la costante sensazione di mancanza di qualcosa, che li rende succubi anche di messaggi pubblicitari promettenti. Nella scelta del partner, si concentrano su persone che possano valorizzarli, ma già in questa scelta traspare la negazione e il disprezzo, perché l’oggetto idealizzato rimane tale solo se intoccabile e distante. Hanno una reale difficoltà ad instaurare rapporti profondi perché permane il bisogno di un pubblico per il quale “esibirsi”. 



Clima familiare  

La complessa interazione dinamica del bambino con le persone significative si articola su due piani: egli vive una situazione di non accettazione della sua spontaneità ed autonomia, viene castrato e sottomesso ad una serie di regole che portano all’identificazione con una delle due figure genitoriali. Vi è una continua ricerca di cure e attenzioni attraverso il sorriso, strategia che usa per difendersi dalla sofferenza. L’ambiente familiare è caotico e incoerente nei suoi confronti provocandogli confusione sulle regole da seguire. Arriva così a manipolare i genitori per adeguarsi alle loro esigenze credendo di mettersi un buona luce ai loro occhi. Rimane senza sicurezze ed orientamento, preferisce essere irresponsabile. Tutti i rapporti, partendo quindi da questa situazione, vengono improntati alla seduzione come arma di riconoscimento. Il desiderio che anima la seduzione, anche in futuro, sarà quindi non un desiderio sessuale, ma il bisogno di un rapporto intimo e profondo. La seduzione rimarrà una coazione a ripetere senza possibilità di successo, nessuna conquista esterna potrà portare sicurezza all’interno. Vive così il rapporto con l’altro sesso in una dimensione temporale accelerata, come un sorta di innamoramento adolescenziale e suggestivo che però avrà vita breve perché non avendo costanza, si annoierà e rivolgerà altrove.   



Sub – personalità schizoide 

Definito anche disturbo schizotipico della personalità, è una sindrome considerata per lungo tempo come uno stadio precursore della schizofrenia. Gli studi psicodinamici hanno invece dimostrato delle differenze sostanziali rispetto ad essa, la possibilità che il carattere schizoide possa rappresentare la via d’entrata nella schizofrenia è molto bassa. 

L’imprinting precoce è quello della diffidenza, legata ad un disperato istinto di conservazione. Questa diffidenza esasperata porta ad un potenziamento dell’autos, cioè tutto ciò che riguarda se stesso : autonomia, autarchia, autismo. E’ scisso in due parti ben distinte e non collegate tra loro : emotività e razionalità. Non si fida di niente e di nessuno, di conseguenza sta da solo, non sente il bisogno dell’altro e non deve niente a nessuno. 



Le caratteristiche della tipologia caratteriale schizoide quindi sono : 



Indipendenza e autonomia

Riservatezza

Distacco nel rapporto con gli altri e col mondo

Apparente anaffettività

Eccessiva ansia sociale anche vissuta con terrore di persecuzione

Timore e terrore di incontrare gente

Mancanza di flessibilità e recettività

Isolamento

Atteggiamento sarcastico e ipercritico

Senso di vuoto, noia continua

Razionalismo morboso

Anticonformismo , non vuole essere uno dei tanti

Applica la legge del tutto o niente

Se stesso = unico punto di riferimento



Lo schizoide non si fida dei nuovi ambienti, è sempre all’erta e questo lo porta a sviluppare facoltà percettive, affinando l’apparato sensorio e una sottile capacità intuitiva. Queste qualità gli permettono di intuire le situazioni e i comportamenti altrui senza coinvolgimento, in modo da prevenire le delusioni. Non prova interesse per la politica né per la religione e la fede. Etica e morale sono discutibili. Rifiuta tutto ciò che per gli altri può significare sicurezza. Ha capacità ironiche e satiriche, ha ottimo intuito delle debolezze altrui, non vive di illusioni e non crede nella sorte. Spesso domina gli altri con atteggiamenti sadici e senza rispetto.  



Clima familiare 

La personalità schizoide e le sue difese si formano nel primo quadrimestre di vita e possono essere influenzate durante la vita intrauterina e dall’evento del parto. Ancora prima di nascere, il bambino “sa” se verrà accettato o rifiutato. Il tentativo di aborto è una di quelle esperienze arcaiche che segnerà il suo rapporto col mondo, rafforzando il suo esasperato istinto di conservazione. Una madre assente, anaffettiva, rifiuta il figlio anteponendo i suoi bisogni e creando un clima pieno di paura. Ella è assente da tutti i punti di vista, non ha tempo per il figlio. In questo modo non si creerà mai l’intesa, il legame profondo tra madre e figlio. Il bambino si troverà fin da subito completamente solo, il mondo per lui sarà vuoto e inaffidabile, dovrà imparare ad arrangiarsi da solo. Quindi potrà contare solo su se stesso e porterà questa convinzione con sé per tutta la vita. Il suo mondo affettivo sarà caratterizzato da mancanza di effusioni, di calore e da una ambiguità di fondo che lo porterà a fare della scissione il suo strumento preferito. La scissione è un meccanismo difensivo utilizzato dall’io molto fragile per distanziare emozioni e pensieri (scissione ideo-emotiva). Essa permette di vedere senza sentire, queste due capacità vengono scisse provocando una visione della realtà parziale e aleatoria. La scissione è una dinamica intrapsichica, ma ha conseguenze evidenti sui rapporti oggettuali : l’oggetto relazionale è scisso in buono o cattivo, le persone reali vengono trasformate in categorie astratte. L’atteggiamento futuro oscillerà tra una latente onnipotenza e un manifesto rifiuto del mondo.  Anche una madre invadente rifiuta profondamente il figlio. L’eccessivo prodigarsi nel proteggerlo (anche da se stessa)  indica aggressività e negazione della libertà altrui. Si sostituisce al figlio in tutto .Il bambino si sentirà anche in questo caso oppresso, invaso e privo di libertà. Il padre è solitamente assente, scaricando sulla madre tutte le responsabilità e le difficoltà senza compensare le sue mancanze. La somma di tutte queste “offese” porterà al logorio lento del bambino e influenzerà la sua percezione del mondo e della realtà. Le reazioni del bambino possono essere di 



due tipi :




  • Fuga = ritiro dal mondo-madre, isolamento fino anche all’autismo

  • Identificazione con l’aggressore = diventa egli stesso la madre, assimila i suoi modi di vedere, le movenze, gli atteggiamenti. Crea quasi un duello simbiotico. Aggressore e aggredito si fondono, ora parteggia con la madre contro se stesso, non sente più necessità di autonomia e salvezza, ma seppellisce l’aggressività nei confronti della madre con premure e dedizione. Se la madre muore, la struttura difensiva crolla e lui rimane senza identità.



Questi rapporti familiari faranno sì che paura e aggressività caratterizzino il mondo dello schizoide. L’aggressività è aspecifica, non ha legami con qualcosa in particolare, ma sarà sempre un metodo di sfogo. Egli ha bisogno di uno spazio sicuro intorno a sé, quindi usa questa aggressività se qualcuno o qualcosa invade il suo spazio vuoto vitale. L’aggressività è incontrollata perché non ha vincoli affettivi e può essere manifestata anche attraverso atteggiamenti indisponenti, modo di parlare tagliente, cinismo, ironia sarcastica e dissacrante contro tutto e tutti. Usa la proiezione per estraniare la carica aggressiva da sé e dare colpa al mondo. Non si assume così nessun tipo di colpa.  In ambito affettivo, ridicolizza ogni forma e dimostrazione di affetto, anche se dentro vive un sofferto bisogno di legami profondi. La sessualità è scissa dall’affettività. 

La tipologia caratteriale che sviluppiamo, quindi, ha insite in sé le difese e le resistenze per la sopravvivenza. Dalla nascita impariamo delle strategie per evitare la sofferenza, facendo dei tentativi : tutto ciò che l'essere umano fa, lo fa come strategia di evitamento. 

Le quattro modalità sopra descritte sono opposte tra loro : l'ossessivo potrà tendere al depresso o allo schizoide, ma non all'istrionico, in quanto non può concepire ciò che è estremamente opposto a lui. Così anche gli altri. Chiaramente, questi meccanismi sono perlopiù inconsci. 



Considerazioni

Approfondendo l’argomento dei temperamenti, ho potuto quindi cogliere un parallelismo con le quattro sub-personalità sopra descritte: 




  • Il soggetto collerico, nel suo essere condotto dalla forza del suo “Io”, col suo bisogno di affermazione, la sua aggressività e fermezza, l’impazienza, l’impulsività all’azione, può essere paragonato per alcuni versi, alla sub-personalità isterica e quindi all'elemento Fuoco. Come il Fuoco, il soggetto collerico è eccitabile, generalmente di buon umore, ha grande fiducia in sé, entusiasmo, energia inarrestabile ed onestà. Ha bisogno di libertà per potersi esprimere nel modo più naturale e dirigere la propria forza. Non ha cattive intenzioni ma spesso una carenza di autocontrollo lo porta a mancare di sensibilità nei confronti degli altri, diventando ostinato o addirittura prepotente. È impaziente con le persone più sensibili,  soprattutto con chi ha acqua o terra dominante nel tema. Per questo il Fuoco è generalmente considerato compatibile con l'aria.

  • Il soggetto sanguinico, nella sua estrinsecazione del sistema nervoso, nella sua forte vita rappresentativa e immaginativa, nel suo sguardo gaio con tendenze di controllo, può essere comparato alla personalità ossessiva e quindi all'elemento Aria. Il regno dell'aria è quello delle energie archetipiche poste dietro al velo del mondo fisico. L'aria concentra la sua energia su idee specifiche per poterle poi concretizzare. Come l'aria, il sanguinico  ha la capacità di staccarsi dalle emozioni riuscendo ad avere una visione obbiettiva e razionale; non sente il bisogno di farsi coinvolgere dalle emozioni altrui, le vede e le razionalizza piuttosto. Non accetta le limitazioni poste dal corpo fisico. Può sopravvalutare la sua competenza intellettuale: il pensiero è una forma predominante nella sua vita e si sente minacciato se le sue opinioni vengono ignorate o svalutate.

  • Il soggetto flemmatico, nel suo adagiarsi in se stesso escludendosi dal mondo, nella sua inclinazione a non dirigere verso l’esterno ciò che porta dentro, ricorda l’indipendenza, l’autonomia e il distacco dello schizoide, che ha se stesso come unico punto di riferimento. È collegato quindi all'elemento Acqua. Il flemmatico è in contatto però con la vita del sentimento in modo profondo, coglie sfumature che altri non colgono. Quando è in sintonia con questa dimensione profonda in piena coscienza, è intuitivo e psichicamente sensibile, in grado di percepire il contatto con l'unità di tutta la creazione e quindi essere in grado di aiutare gli altri con empatia. Se invece non ha sintonia con i propri sentimenti,  può avere desideri irrefrenabili , paure irrazionali, eccessiva sensibilità.

  • Infine il soggetto malinconico non può che essere associato alla personalità depressa. Sente il peso degli ostacoli, prova costantemente dolore e sofferenza, è pensoso e riflessivo così come il depresso, che reprime se stesso e i propri desideri in un incolmabile vuoto interiore.



È collegato all'elemento Terra. Il malinconico è imprigionato dal corpo fisico, dalle sue sensazioni, dal mondo materiale, conta sui sensi e sulla ragione. Ha però, come la terra, capacità di resistenza e tolleranza per quanto riguarda quello che lo interessa e quindi per non perdere ciò per cui ha lavorato. È prudente, riflessivo, tradizionalista e affidabile. L'attaccamento al mondo concreto può limitare la sua immaginazione e portare ad una ristrettezza di vedute, una dipendenza dalla routine e dall'ordine ( paura del nuovo ), così come ad una totale mancanza di capacità di trattare con le attività teoriche e astratte.



Possiamo così riassumere:

ELEMENTO TEMPERAMENTO TIPO DI COSCIENZA SUB-PERSONALITA'

Acqua Flemmatico Corpo emotivo Schizoide 

Aria Sanguinico Corpo mentale Ossessiva 

Terra Malinconico Corpo fisico Depressa 

Fuoco Collerico Io Isterica 



Conclusione 

Tutte le caratteristiche fin qui spiegate, sono ovviamente descritte nella loro accezione più “pura”, estrema.  Nella lettura di un tema natale e nell'osservazione di un individuo, invece, vanno considerate anche tutte le sfumature. Fondamentale sarà l'elemento in cui si trovano il Sole e l'ascendente, poiché sono dominanti nella psicologia della persona. Per quanto riguarda gli altri pianeti presenti nel tema natale (e quindi le  corrispondenti energie), si guarderà la loro posizione negli elementi : la prevalenza di un elemento corrisponderà così ad un certo temperamento di base, alle energie di fondo della persona, quelle con cui si trova in maggiore sintonia. Ma anche la carenza o l'assenza di un certo elemento, ci danno informazioni importanti sulle energie da “conquistare” e che spesso vengono vissute attraverso la proiezione sugli altri ( E’ un meccanismo di difesa che consiste nel trasferimento involontario del nostro comportamento inconscio sugli altri, in modo da farci credere che queste qualità in realtà appartengano ad altre persone : il soggetto espelle da sé e localizza nell'altro (persona o cosa), sentimenti, desideri o qualità che sono suoi ma che egli non riconosce o rifiuta in sé). Grazie all'osservazione accurata del corpo, degli atteggiamenti e delle predisposizioni di ognuno di noi, e grazie all'Astrologia e ad una lettura adeguata delle energie e degli elementi personali, possiamo individuare quali sono le parti in eccesso, le mancanze o gli squilibri. Questo perché tutti noi abbiamo al nostro interno una mescolanza di queste parti costitutive, il predominio di una o due di esse influisce sia sulle caratteristiche fisiche, sia sul temperamento, sia sul modo di stare nel mondo. Nel tentativo di riconoscere i temperamenti, quindi, si può parlare di prevalenza, in quanto le predisposizioni legate al temperamento sono mescolate secondo particolari affinità. Persone colleriche o flemmatiche, per esempio, hanno a volte qualche tratto caratteristico rispettivamente del temperamento sanguinico o malinconico. I temperamenti, dunque, sono amalgamati tra loro e, spesso, nel corso della vita, si possono modificare anche in modo notevole, senza l’intervento diretto dell’interessato. Le manifestazioni del temperamento appaiono profondamente radicate nell’essere umano, e nel contempo, hanno qualcosa di mutevole, di complesso e di veramente enigmatico.

Nell’adulto, poiché l’interazione tra elemento corporeo, animico e spirituale si compie in modi diversi, i vari temperamenti rivelano altri aspetti dell’organizzazione umana.

In linea generale, comunque, si può affermare che a ogni età della vita corrisponde un temperamento per cui, il temperamento sanguinico si dimostra spiccato nell’infanzia, il collerico nell’adolescenza, il melanconico nella mezza età e il flemmatico nella vecchiaia.

Quello dei temperamenti rappresenta un campo di potenti forze e strutture di natura soprasensibile ed è per questo che risulta difficile influire sui comportamenti determinati dal temperamento che, spesso, si presentano in forme molto elementari. Tuttavia, ogni forma di unilateralità del temperamento porta alla patologia ed è per questo che conoscere le proprie “tendenze” più profonde è fondamentale per un cammino di conoscenza interiore e per un percorso di autoeducazione. 



Concludo citando una poesia di Rudolf Steiner che ben coglie l'essenza dei quattro temperamenti :



“ I 4 temperamenti”

Salta il sanguinico sopra la pietra

Lieve, ardito e con grazia.

Anche se inciampa

Nulla gliene importa.

Truce, da parte la scaccia

Del collerico il forte passo,

E del bel risultato si rallegra

Il suo occhio balenante.

Giunge il flemmatico

Con suo lento andare:



-Se il mio passo ostacola,

Se non si scansa dalla strada mia,

lo aggirerò.-



Silenzioso, presso il sasso stando,

Medita il malinconico

Col volto insoddisfatto

Sulla sua sfortuna eterna…



Bibliografia:




  • “ Il segreto dei temperamenti umani” - R.Steiner

  • “ I quattro temperamenti sulla strada dell' autoconoscenza” - N.Glas

  • “L'Astrologia e I quattro elementi” S.Arroyo 

  • “I quattro temperamenti: una via per l’ autoconoscenza” - G.Mortini

  • “I 4 temperamenti psicologici di Rudolf Steiner. La soluzione è l’equilibrio”  - V.Montuori

  • “La teroria dei temperamenti” -  Padre Antonio Royo Marin ( articolo riportato)

  • “ I quattro apostoli” - Wikipedia


 

 
 
 
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