Alcune tecniche astrologiche
1. Ci siamo fino ad ora occupati della storia dell'Astrologia intesa soprattutto come metodo oroscopico di predizione, ma non ci siamo ancora addentrati nell'esame di alcune delle sue tecniche, per quanto - anche dal punto di vista metodologico - nel corso dei secoli siano stati apportati moltissimi cambiamenti.
In ogni caso, nell'Europa rinascimentale, le procedure basilari di quella branca dell'Astrologia predittiva relativa all'esame del tema natale erano press'a poco quelle che sono ora: l'interpretazione di un oroscopo (o di una "figura" o di uno "schema") iniziava dal calcolo di una posizione per svariati astri, e - nello specifico caso di temi natali (detti anche temi di natività i geniture) - il primo passo era (ed è) la determinazione quanto più esatta possibile dell'anno, del giorno, dell'ora e del minuto della nascita del soggetto, insieme alla longitudine ed alla latitudine del luogo di nascita.
Nel corso degli anni cominciarono a diffondersi delle tavole numeriche, calcolate dagli Astronomi per determinati archi di tempo a seconda della longitudini e della latitudini (ed Astrologi diversamente orientati potevano usare tavole diverse), allo scopo di ottenere le posizioni dei pianeti (Sole e Luna compresi) e talvolta anche di alcune stelle, servendosi dell'ora locale e delle coordinate geografiche locali, il che consentì con una certa semplicità di assegnare ogni punto calcolato ad uno specifico grado di un determinato segno dello zodiaco. A questo scopo - come si è detto - il Sole e la Luna erano considerati pianeti, ed il Sole in particolare era considerato il più importante di tutti.
2. Lo Zodiaco, una fascia immaginaria che ha come centro l'eclittica - cioè il percorso annuale del Sole fra gli astri (il che equivale - in prospettiva eliocentrica - al movimento annuale della Terra intorno al Sole) - veniva e viene definito in modi diversi da Astrologi di correnti di pensiero diverse, ma nella sua versione occidentale più antica a livello popolare fu postulato come una fascia di 17° di ampiezza (più o meno), divisa in 12 zone o "segni", che derivavano nome e caratteristiche da alcune costellazioni, ed in particolare quelle che si giudicavano comprese in ciascuna delle dette zone.
Gli antichi Astrologi egizi usavano 36 decani di 10° ciascuno (e non 12 sezioni di 30° ciascuno), con un nome ed un simbolo diverso per ciascuno dei decani: alcune varianti di questo schema furono usate da molti Astrologi nel corso del Medio Evo ed in seguito, ma pare che abbiano un seguito piuttosto scarso tra gli Astrologi contemporanei [nota 202].
La zona dello Zodiaco in cui si trova il Sole alla nascita del soggetto o - secondo altri sistemi - il segno in cui si trovava il Sole al momento del suo concepimento venne detto "segno solare" (o semplicemente segno) di un soggetto: perciò si dice che il Tizio è Bilancia o della Bilancia quando è nato con il Sole che si trovava nella sezione zodiacale attribuita al segno della Bilancia.
Parimenti, a ciascun soggetto si iniziò ad attribuire un segno lunare (cioè il segno in cui si trovava la Luna al momento della sua nascita), e così via, calcolando la posizione zodiacale di ciascuno dei singoli pianeti, si parlava anche - sia pure meno frequentemente - di segno di Venere, segno di Marte etc.
3. L'Ascendente di un soggetto si può definire nel seguente modo: è il segno zodiacale che sorge all'Est del luogo e nel momento in cui il soggetto nasce, e che viene determinato dal movimento giornaliero delle stelle nel cielo (il che equivale a dire - in prospettiva eliocentrica - che è determinato dalla rotazione della Terra sul suo asse).
Il segno solare ed i segni planetari del soggetto si determinano sulla base dell'anno, del mese e del giorno della nascita, ma per il calcolo dell'Ascendente è necessario avere anche l'ora ed i minuti della nascita, oltre al luogo (indicato in termini di latitudine e di longitudine).
Molti Astrologi erano e sono dell'opinione che il segno dell'Ascendente fosse tanto importante e determinante quanto il segno solare.
Dato che lo Zodiaco era stato diviso in 12 segni, il movimento giornaliero apparente delle stelle venne diviso anche in 12 case, calcolate - di volta in volta - secondo un gran numero di diversi metodi e criteri di suddivisione, tanto in epoca antica quanto oggi; ed a ciascuna casa si attribuì il governo di un settore diverso della vita umana, In genere ciascuno di tali settori viene identificato da un numero che - secondo un determinato metodo - si assegnò alla casa procedendo nella direzione opposta rispetto al movimento delle stelle, a partire dall'Ascendente (o - più esattamente - dal grado dell'eclittica - secondo la suddivisione zodiacale - che al momento della nascita del soggetto stava sorgendo).
4. Per visualizzare graficamente i dati sopra elencati, in epoca relativamente recente è stato adottato un diagramma circolare, con lo zodiaco rappresentato su una fascia piuttosto stretta, delimitata dalla circonferenza esterna del cerchio astrologico ed una circonferenza più interna, all'interno della quale vengono tracciate i 12 settori delle case e le posizioni dei pianeti.
Prima di tale diagramma circolare (ed almeno fino al XVIII secolo),si usava un diagramma quadrato, con le case rappresentate da triangoli, uno su ogni lato di un quadrato interno ed altri due - adiacenti e capovolti rispetto a questi - per ciascun lato di un quadrato esterno, per un totale di tre triangoli per ogni lato del quadrato; all'interno dei triangoli venivano segnate le posizioni dei pianeti.
In entrambi i casi, calcolare un oroscopo significa calcolare e registrare i dati sopra detti su un grafico il cui nome è tema natale o carta del cielo.
Spesso sulla carta del cielo venivano segnati anche alcuni angoli - secondo valori più o meno approssimati - che i segni grafici attribuiti ai pianeti formavano l'un con l'altro rispetto al centro del grafico - ove si considerava la Terra: tali angoli si chiamano ancora oggi aspetti, e tra i più comuni sono compresi la congiunzione, l'opposizione, il trigono, il quadrato o quartile ed il sestile, corrispondenti ad angoli di separazione rispettivamente di 0°, 180°, 90° e 60°.
I calcoli necessari per poter disegnare un tema natale sono abbastanza complicati, e - a seconda delle preferenze dell'Astrologo - possono seguire tecniche anche molto diverse.
5. Oltre ai significati attribuiti a ciascuna posizione planetaria in ciascun segno zodiacale ed in ciascuna casa, ed oltre ai significati di ciascuno degli aspetti, è stato gradualmente sviluppato un intrigato insieme di parecchie altre attribuzioni astrologiche la cui fortuna varia di epoca in epoca: una certa quantità di queste attribuzioni è elencata da J. D. North nel suo studio sull'importanza del ruolo dell'Astronomia e dell'Astrologia nell'opera di Chaucer [nota 203].
6. A prescindere dalle loro posizioni in segni e case, anche ai pianeti, al Sole ed alla Luna vennero assegnate svariate caratteristiche: per esempio, a Saturno venne attribuito un significato quasi sempre negativo, secondo criteri ed in aree dettagliatamente specificati. Al Sole venne associata l'energia vitale, a Mercurio la vivacità e la capacità di intendere e così via.
Anche ai segni zodiacali - sulla base delle costellazioni a cui si riferivano - vennero assegnate svariate proprietà, a ciascuno le proprie; e - oltre a queste intrinseche caratteristiche essenziali di segni, pianeti ed aspetti - si assegnarono anche caratteristiche occasionali attribuibili a seconda della posizione. Per esempio, si determinarono almeno cinque livelli di importanza, detti dignità: domicili, esaltazioni, triplicità, termini e facies. Tali dignità, che risalgono all'epoca ellenistica se non ancora a prima, vengono spiegate ad una ad una dall'astrologo arabo Alkabicius in un trattato diffusissimo a partire dal Medio Evo, ed anche in seguito [nota 204].
7. Un domicilio (o domus, termine latino) di un pianeta è un segno dello zodiaco considerato dal pianeta una specie di casa propria: i domicili di Mercurio - ad esempio - sono Gemelli e Vergine, con il segno dei Gemelli definito come gaudium di Mercurio, o segno in cui Mercurio è in gioia, e la Vergine è definito come il segno in cui Mercurio è in regaudium, o nuovamente in gioia.
Due pianeti soltanto avevano un solo domicilio - poiché si prendevano in considerazione 12 segni e 7 pianeti; a tutti gli altri vennero assegnati due domicili ciascuno. [N.d.T. - si ricorda che - per brevità - anche il Sole e la Luna, più correttamente detti Luminari - vengono qui indicati con iul termine pianeti],
Il segno opposto ad un domicilio planetario venne definito detrimento o esilio, il che significa che detto segno ha caratteristiche particolarmente estranee al pianeta in questione.
Il termine esaltazione indicava invece una posizione particolarmente forte di un pianeta in un segno; e - sempre dal punto di vista di quel pianeta - il segno opposto ad un'esaltazione venne definito debilitazione o caduta.
La triplicità è un raggruppamento di tre segni alla volta, tali da formare un triangolo equilatero in un diagramma oroscopico.
Con termine o confine si alludeva ad un arco di circonferenza determinato da una suddivisione di ciascun segno dello zodiaco in cinque parti di ampiezza diversa l'una dall'altra, [ognuna delle quali venne assegnata ad uno dei pianeti caratteristici del segno in questione] ed infine con il termine facies si passò ad indicare una suddivisione di ciascun segno zodiacale in trenta parti uguali, tali da suddividere l'eclittica in 360 parti uguali equivalenti al numero dei giorni di un antico anno egizio): infatti il termine facies deriva dagli antichi decani egizi.
Tolomeo ci tramanda almeno tre diversi modi di calcolare i termini due dei quali dichiara di origine egizia ed il terzo invece di ideazione sua personale.
8. Oltre a queste dignità, si determinarono anche punti speciali, come ad esempio l'hyleg e l'alcochoden (o alchocoden), frutto di calcoli intesi a determinare l'aspettativa di vita del soggetto in termini cronologici; l'hyleg o afeta è un ruolo in più - quello di donatore della vita - attribuito ad uno dei pianeti del tema natale sulla base di calcoli abbastanza complicati, mentre l' alcochoden è il pianeta dotato di maggiore dignità nei confronti dell'hyleg.
Si determinò anche un complicato sistema di mansioni lunari, basato sulla divisione dell'eclittica in 27 o 28 parti uguali - dette appunto mansioni - corrispondenti alla quantità dei giorni in un mese lunare (circa 27 e mezzo giorni solari); e si cominciò anche a tenere conto delle fasi lunari (crescente, calante, piena, nuova etc.) in ciascuna mansione, e naturalmente anche della posizione della Luna nello zodiaco.
9. In Astrologia c'era e c'è molto di più da calcolare, ma quel che è appena stato detto dovrebbe essere sufficiente a mostrare quanto tale disciplina possa essere complessa e minuziosa.
L'assegnazione delle posizioni planetarie, delle case e degli aspetti in una carta astrologica del cielo è una sorta di osservazione astronomica applicata, nel senso moderno attribuito al termine Astronomia, ma questo non è che l'inizio: la specificità dell'Astrologia consiste nell'interpretazione di tutte queste posizioni, sulla base del postulato fondamentale in Astrologia, ossia che la posizione dei pianeti eserciti influenze [N.d.T. - o - quanto meno - secondo l'opinione della maggior parte degli Astrologi moderni, abbia valore simbolico] sul carattere e sulla sorte dei soggetti. La posizione del Sole, della Luna e di tutti gli altri pianeti alla nascita indicano determinate caratteristiche del soggetto, attribuite ad influssi planetari; ciascuna delle case governa uno specifico settore della sua vita, ed a questo si aggiunsero mano a mano le diverse dignità, le virtù e le manchevolezze attribuite alle posizioni planetarie, anche grazie agli aspetti - che, a seconda dei casi, furono classificati come armonici o disarmonici, sulla base delle caratteristiche intrinseche dell'aspetto, di quanto approssimato fosse il suo valore in gradi e di quanti e quali pianeti fossero coinvolti.
10. Sulla base del tema natale, gli Astrologi descrivevano e descrivono sia il carattere sia la sorte del soggetto; ma oltre a questi studi di natività presero campo anche oroscopi orari, calcolati per trovare risposta ad una specifica domanda, sulla base dei dati (giorno, mese, anno, ora e luogo) appropriati al momento in cui la domanda stessa veniva posta: tali oroscopi orari venivano correlarsi in svariati modi al tema natale del consultante, ed il risultato poteva essere considerato utile nella determinazione di predizioni allo scopo di scegliere i comportamenti o le azioni che il consultante aveva da compiere o meno (Astrologia elettiva), o allo scopo di ottenere risposte ad interrogativi su specifiche questioni, e così via.
L'Astrologia oroscopica, dunque, diventò gradualmente una tecnica molto complessa.
11. Accanto ad essa, comunque, si continuò a sviluppare l'Astrologia cosiddetta giudiziaria, non soltanto per la predizione del futuro ma anche per l'approfondimento del carattere del soggetto.
Seyyed Hossein Nasr - esponendo il punto di vista del moderno mondo islamico - scrive:
I tipi umani si possono dividere anche astrologicamente, ed in questo caso l'Astrologia deve essere considerata nel suo aspetto simbolico cosmologico piuttosto che in senso predittivo.
Le classificazioni astrologiche - tradizionalmente riferite alle classiche tipologie fisiche riconosciute in Medicina, si associano agli svariati aspetti dell'animo umano e rivelano il riflesso dell'archetipo umano sullo specchio del Cosmo in modo tale da associare minuziosamente le differenze in ogni rifrazione ad altrettanti riferimenti ei segni ed ai pianeti in tutte le loro possibili combinazioni.
L'Astrologia tradizionale - da un certo punto di vista - ha a che fare con il livello angelico dell'esistenza umana, ma può anche rivelare - se intesa nel senso simbolico che le è proprio - una tipologia strettamente legata alla differenziazione tipica della specie umana: le corrispondenze delle componenti astrologiche alle svariate parti del corpo, come pure ei processi mentali umani e l'intricato rapporto che si crea tra il movimento dei Cieli ed i più svariati comportamenti o componenti dell'attività umana e della sua vita di relazione sono anche un modo per definire il nesso che unisce l'uomo ed il microcosmo al macrocosmo. [nota 205]
12. Una sintesi dell'approccio di molti all'Astrologia giudiziaria, con particolare attinenza alla sua complessità, si trova in un brano di Stephen Leacock:
Sono nato a Swanmoor, Hants, Inghilterra, il 30 dicembre 1869. Non saprei dire se quel giorno vi sia stata una particolare congiunzione di pianeti, ma sarei propenso a pensare che sia estremamente probabile. [nota 206]
13. Io ho due semplici softwares astrologici di nome, rispettivamente, LodeStar ed HoroScopics, prodotti dalla Zephyr Services e rivolti al mercato dell'Astrologia dilettante [nota 207].
Il programma di nome Lodestar traccia il diagramma del cielo per alcune date comprese tra il 9999 a.C. ed il 9999 d.C. calcolando la posizione di oltre 9000 stelle, pianeti, galassie, e naturalmente del Sole e della Luna.
Il programma di nome HoroScopics calcola un tema di nascita completo, con case ed aspetti.
Non ho il codice sorgente di tali programmi, ma sembra che l'HoroScopics consista sostanzialmente di parte del codice di LodeStar a cui sono state aggiunte altre parti in codice con grafici oroscopici predefiniti invece che diagrammi del cielo, e con interpretazioni standardizzate per gruppi di caratteristiche dei basilari elementi astrologici. Naturalmente, al funzionamento di HoroScopics è necessaria solo una parte del codice di LodeStar, dal momento che per tracciare a grandi linee un'interpretazione è necessaria solo una minima parte degli astri calcolati.
In ogni caso, entrambi i programmi sono una delle possibili dimostrazioni di quanto l'Astronomia - così come oggi la concepiamo - sia fondamentale all'Astrologia, ma oggigiorno sia anche decisamente scindibile da essa.
14. Il segno solare, il segno lunare ed i segni planetari sono diversi da soggetto a soggetto, a seconda dei movimenti del Sole lungo lo zodiaco - equivalenti (da una prospettiva eliocentrica) alle rivoluzioni ellittiche (quasi circolati) della Terra intorno al Sole. Le case astrologiche invece si diversificano da soggetto a soggetto sulla base del movimento giornaliero dei Cieli - equivalente alla rotazione della Terra sul suo asse.
Vi è poi un altro movimento della Terra, detto precessione degli equinozi, equivalente ad una rivoluzione circolare dell'asse della terra lungo una linea centrale, una specie di andamento ondulatorio tale che le due metà (settentrionale e meridionale) dell'asse terrestre traccino un cono ciascuna. Questo movimento fa sì che gli osservatori posti sulla Terra vedano un lentissimo movimento di slittamento delle costellazioni rispetto allo zodiaco, a partire dai punti in cui l'eclittica - cioè la circonferenza al centro della fascia zodiacale, corrispondente all'apparente cammino del Sole lungo il cielo - incrocia l'equatore celeste, che è un'estensione immaginaria dell'equatore terrestre nella volta del cielo.
Questi due punti vengono chiamati rispettivamente equinozio di primavera ed equinozio d'autunno, ed è per questo che il loro slittamento all'indietro nello zodiaco celeste viene definito precessione degli equinozi, un movimento estremamente lento se misurato con i riferimenti cronologici della vita umana, visto che un punto impiega circa 25.920 anni per tornare nella stessa posizione.
Tenere conto di questo movimento della Terra - o dei Cieli, visti dalla Terra - è un problema che ha tormentato a lungo molti seri Astrologi.
15. La precessione degli equinozi potrebbe essere considerata superficialmente un problema di pura e semplice competenza degli Astronomi, o tutt0al più di coloro che hanno a che fare con calendari per lunghissimi archi di tempo.
Invece abbiamo una serie di prove relative all'enorme impatto che ha esercitato in molti ed impensabili campi fin dal momento della sua scoperta.
Nella Roma antica veniva praticata una religione - di nome Mithraismo - che ha suscitato l'interesse di molti Storici, se non altro perché è stata una delle maggiori antagoniste della Cristianità nell'impero romano. Ernest Renan ha scritto che se il Cristianesimo fosse stato bloccato sul nascere da una qualche malattia mortale, senza dubbio il mondo sarebbe divenuto mithraico. [nota 208]
Il Mithraismo rimane una delle più misteriose tra le religioni segrete, ed ancora oggi è difficile da interpretare. Per almeno 75 anni o giù di lì, l'interpretazione più accettata è stata quella di Franz Cumont, che la ha definita come un'importazione in ambiente romano del culto del dio iraniano (o persiano) Mithra; ma in seguito tale spiegazione è stata posta in dubbio, ed oggi si crede che il dio romano di nome Mithras corrisponda al dio iraniano Mithra solamente per quanto riguarda il nome, e che nome e dettagli in stile iraniano siano stati attribuiti alla divinità romana solamente allo scopo di conferirgli un colorito esotico ed esoterico.
David Ulansey sostiene che la religione Mithraica abbia le sue origini in un'interpretazione simbolica della scoperta della precessione degli equinozi ad opera dell'Astronomo greco Ipparco, intorno al 128 a.C. [nota 209].
16. La caratteristica fondamentale della religione Mithraica è il suo simbolo-base rappresentato da un uomo che uccide un toro. Semplicisticamente parlando, tale simbolo è per il Mithraismo quel che la croce è per il Cristianesimo.
Ovviamente il simbolo contiene, oltre a Mithras ed al toro, altri elementi tra i quali uno scorpione, un cane, un serpente, un corvo, un leone ed una coppa. Nel 1869, uno Studioso tedesco di nome K. B. Stark ipotizzò che il simbolo si poteva interpretare come una specie di uomo stellare, con Mithras identificato nella costellazione che in seguito venne chiamata Perseus - dato che era comunemente associata alla Persia - ed il toro ovviamente identificato nella costellazione del Toro. Tale interpretazione non è mai stata accettata dal Cumont, ma è stata recentemente riesumata da molti altri Studiosi.
Il significato dell'uccisione del toro - secondo Ulansey - sta nel tramonto eliaco della costellazione del Toro (l'ultimo giorno attribuito a tale segno zodiacale la costellazione del Toro è visibile all'orizzonte solamente dopo il tramonto), che viene indicato simbolicamente come l'uccisione del Toro da parte della costellazione immediatamente al di sopra di esso, cioè Perseus, o Mithras. Per molte migliaia di anni prima della scoperta della precessione degli equinozi, questo è stato associato all'equinozio di primavera, press'a poco coincidente cronologicamente, benché al tempo di Ipparco il tramonto eliaco del Toro avvenisse almeno un paio di settimane più tardi dell'equinozio primaverile.
17. Come mai dunque la scoperta della precessione ha avuto un impatto tanto importante?
Se si prende come punto di osservazione la Terra - che la maggior parte degli Astronomi dell'antichità giudicavano ferma - la precessione degli equinozi si può identificare in una graduale rotazione dell'intera volta celeste, mentre i punti equinoziali lentamente si muovono lungo l'equatore celeste; ed è chiaro che soltanto un dio molto potente avrebbe potuto generare questo immenso movimento, coinvolgente l'intera volta celeste.
Ulansey scrive:
Penso che l'iconografia mithraica sia stato un codice cosmologico creato da un circolo di Filosofi ad orientamento religioso-scientifico, allo scopo di rappresentare simbolicamente una conoscenza segreta: di fatto, la conoscenza di una divinità di recente scoperta, e di tale potenza che l'intero Cosmo ricadeva totalmente sotto il suo controllo.
Non è difficile comprendere fino a che punto una tale conoscenza possa aver contribuito a costituire un nucleo ad un autentico movimento religioso: l'essere partecipi di una conoscenza di questa portata, tanto accuratamente tenuta segreta e relativa ad una divinità tanto potente, avrebbe consentito agli adepti - che potevano verificarla personalmente grazie all'osservazione diretta - il conseguimento dei benefici che tale dio avrebbe potuto garantire, intesi come una specie di liberazione dalle forze del fato determinate dalle stelle, ed una sorta di protezione dell'anima dopo la morte, durante il viaggio attraverso le sfere planetarie. Se infatti si concepisce la salvezza offerta dalla divinità come la concessione di una promessa divina di sicurezza nel significato più profondo ed esteso, sia in vita sia dopo la morte, allora la divinità della quale si scorge la potenza oltre il velo dell'iconografia mithraica è particolarmente adatta ad esercitare il ruolo di salvatore. [nota 210]
A partire da ciò, il Mithraismo si è evoluto in una religione basata su concezioni gerarchiche del potere, che dunque esercitavano un fascino tutto speciale in coloro che partecipavano in qualche modo alla vita militare o erano essi stessi soldati.
18. Non è facile, per un lettore del XX secolo - comprendere il tipo di importanza esercitata dall'Astrologia oroscopica nel passato, soprattutto nel caso in cui il lettore di oggi abbia una conoscenza dell'Astrologia unicamente basata sugli oroscopi dei giornali e delle emittenti televisive, che tengono conto solamente della posizione del Sole nei segni, un sistema troppo semplicistico per chiunque intenda rapportarsi seriamente a tale disciplina.
In realtà, qualsiasi serio interprete di temi natali del passato o del presente basa la propria analisi caratteriale e le proprie previsioni su considerazioni di gran lunga più complesse, come è stato precedentemente osservato; inoltre il metodo astrologico non tiene generalmente conto solo delle osservazioni astronomiche del momento, ma anche di una messe di altre osservazioni e riferimenti che abbracciano lunghi archi di tempo.
Perciò l'Astrologia ha molte delle caratteristiche di una Scienza, e molti Studiosi intelligenti e riflessivi l'hanno considerata tale, comprendendola nella loro definizione di "scienza" (o - nei tempi antichi - di Filosofia della Natura).
19. Proprio per comprendere il ruolo dell'Astrologia nel passato, per lungo tempo si è pensato che fosse utile fare una netta distinzione tra Astrologia giudiziaria - così come la abbiamo fino ad ora definita - ed Astrologia naturale.
Hugh Dick scrive:
La principale fonte di confusione in ogni attuale dibattito virtuale sul ruolo dell'Astrologia [nel corso del Rinascimento] ha origine nella difficoltà di definizione dei termini e dei diversi tipi di concezioni.
Nel Rinascimento, questa pseudo-scienza era sostanzialmente suddivisa in due parti distinte: l'Astrologia naturale e l'Astrologia giudiziaria. Secondo le più antiche dottrine, i corpi celesti esercitavano determinati influssi sulla Terra, ma non tutti del tipo che noi oggi definiremmo occulti: ad esempio, credere al fatto che il Sole dona calore e luce alla Terra e che la Luna regola il movimento delle maree equivaleva ad accettare gli insegnamenti dell'Astrologia naturale, per quanto - prima ancora che la concezione della corrispondenza microcosmo-macrocosmo diventasse desueta - molti adepti fossero già andati oltre a tali principi.
D'altro canto, l'Astrologia giudiziaria non si occupava solamente dell'attività degli astri, ma anche della predizione delle tendenze e degli eventi, servendosi di una base cognitiva accumulata nel corso delle osservazioni. [nota 211]
20. Dick cita John Ferne, Studioso rinascimentale di Araldica e sostenitore di idee molto tradizionali sull'argomento:
Tra le discipline matematiche, la terza è l'Astronomia o Astrologia. [...]
L'Astronomia - così come la ho insegnata io stesso - si interessa alla rivoluzione dei Cieli ed al sorgere, al muoversi ed al tramontare delle Stelle, mentre l'Astrologia si divide in due parti, la prima detta naturale e l'altra superstiziosa [qui si allude all'Astrologia giudiziaria].
La parte detta naturale si interessa allo scorrere del tempo, ai percorsi della Luna e delle Stelle, mentre quella detta superstiziosa [...] insegna - grazie alla valutazione delle Stelle e degli astri - a fare previsioni sulle stagioni dell'anno, sulle caratteristiche della nascita e del destino degli esseri umani, cioè sulle sorti e su quel che riserva il futuro, sui regni, sui territori e sulle città, sugli stati e sulle condizioni di chi li abita, [nota 212]
21. Dick spiega poi che - malgrado quanto sopra detto - le concezioni dell'una e dell'altra branca dell'Astrologia hanno tracimato, rendendo estremamente difficile la demarcazione dell'una rispetto all'altra, per cui anche per i rinascimentali la dicotomia poteva essere solo apparente.
È possibile che ciò sia vero, ma non è detto che alla base della scelta della branca da scartare dell'Astrologia ci sia comunque stata tale distinzione: per altro, non sarebbe stato possibile accettare in toto l'Astrologia naturale e rifiutare quella giudiziaria. Per esempio, anche secondo le dottrine dell'Astrologia naturale (e non solo di quella giudiziaria) i corpi celesti esercitavano determinati influssi sulla Terra e sui suoi abitanti, e tali influssi non comprendevano solamente il calore e la luce del Sole o l'azione della Luna sulle maree, ma anche influssi che sono stati a lungo accettati, come determinate condizioni di competenza medica sul corpo umano.
Oggi l'affermazione che il Sole ci riscalda sembra incontestabile da ogni punto di vista, ed è anche possibile fare predizioni attendibili su quanto il Sole ci possa riscaldare: forse non sono tanto attendibili quanto le desidereremmo, ma in ogni caso le previsioni meteorologiche di oggi sono comunque utilissime per sapere in anticipo quanto varieranno le temperature e se pioverà oppure no.
Anche gli Astrofisici ed i Cosmologisti fanno previsioni a lungo termine sulla temperatura del Sole, sulla base della Termodinamica e dell'evoluzione delle stelle, mentre i periodici specializzati riportano comunemente la predizione delle ore di alta o bassa marea sulla base di osservazioni della Luna.
22. Tornando ai due casi prototipici di Astrologia, le componenti naturali e quelle giudiziarie sono indistricabilmente intrecciate, e possono entrambe vantare i propri successi: poco sopra abbiamo detto che le previsioni del tempo e delle maree sono comunque applicazioni dell'Astrologia, ed è proprio quel che la maggior parte della gente pensava che fossero nel corso del Rinascimento.
Le manifestazioni dell'influsso dei cieli sulle sorti umane e sugli eventi e la speciale branca dell'Astrologia giudiziaria concernente l'interpretazione del tema di nascita non sono mai state oggetto di verifica quanto le previsioni meteo oggi, e ciò risulta particolarmente vero anche nel caso dell'Astrologia riformata - basata cioè sull'esame degli aspetti planetari - che Keplero raccomandava, anche se (come è stato detto prima) i risultati di Michel Gauquelin in anni relativamente recenti hanno sollevato dubbi sul totale fallimento di questo tipo di Astrologia. In tal caso, però, non era stato preso in considerazione il soggiacente influsso planetario - cioè la componente dell'Astrologia naturale - e neppure la parte predittiva, dato che l'attenzione si è concentrata sulla componente giudiziaria.
Nel caso del clima dovuto al Sole o delle maree legate alla Luna, gli influssi determinanti - cioè la parte pertinente all'Astrologia naturale - sono oggi scientificamente documentate in termini gravitazionali, mentre i processi meteorologici - cioè la componente giudiziaria - vengono esaminati grazie a modelli matematici ed a complesse osservazioni.
23. Analogamente alla distinzione tra Astrologia naturale ed Astrologia giudiziaria, se ne potrebbe fare anche un'altra tra concezioni naturalistiche e concezioni magiche.
William Hine ha dichiarato che - se si affronta lo studio delle concezioni magiche ed astrologiche del XVII secolo e si tenta di scoprire il modo in cui possano essere scaturite dalle idee rinascimentali - sarebbe opportuno effettuare una distinzione tra quel che è propriamente magico, nella sua interpretazione da parte di personaggi di spicco della cultura rinascimentale, e quel che si potrebbe definire Naturalismo rinascimentale, indipendente dalla Magia ma non ancora al livello raggiunto dal Naturalismo galileiano o baconiano.
Hine basa la sua convinzione sull'opera di Marin Mersenne (vissuto tra il 1588 ed il 1648), un grande Scienziato e uomo di Chiesa, amico di Cartesio, che mantenne una vasta corrispondenza con altri Scienziati del suo tempo; nel suo Quaestiones celeberrime in Genesim, che risale al 1623, Mersenne fa la distinzione tra Maghi ed Atei, termine tardorinascimentale corrispondente a Naturalisti, che indicava Studiosi di discipline non-magiche.
I Naturalisti o Atei non riconoscevano l'importanza del ruolo di Dio nell'ordine del mondo, ed attribuivano ogni cosa alla sola Natura, mentre i Maghi erano adoratori di demoni ed attribuivano ad essi molte caratteristiche.
Da un lato, Mersenne intendeva sminuire la credibilità dei Maghi senza con questo sollevare dubbi sull'autenticità dei miracoli cristiani, la cui veridicità - sosteneva - era garantita dalla stessa autenticità del Cristianesimo; dall'altro era intenzionato a dimostrare che gli Atei si sbagliavano tentando di attribuire qualsiasi cosa all'opera della Natura, dal momento che - fra le altre cose - i miracoli cristiani non hanno nulla a che fare con la Natura ma (a sua opinione) sono autentici.
24. A titolo di esempio Mersenne analizza l'opera di Giulio Cesare Vanini, che era stato condannato con l'accusa di Ateismo e condannato al rogo sulla piazza di Tolosa; nell'opinione di Mersenne, l'esecuzione di Vanini è giustificabile, dal momento che Vanini non si era voluto piegare a riconoscere l'esistenza di Dio, degli angeli e dei demoni, ma attribuiva tutte le cose al fato, ed adorava la Natura in qualità di madre benevola e fonte di vita.
Vanini aveva dichiarato al processo che esistevano persone dotate del potere naturale di curare le malattie, con una proprietà analoga al magnetismo. Anche i Maghi dichiaravano di essere in analogia al magnetismo, ma che i loro poteri dipendevano dall'intervento di angeli o di demoni, o dipendevano da influssi celesti di natura astrologica.
Dunque Hine conclude: si comprende bene dunque come mai alcuni Scienziati successivi - come ad esempio Newton - abbiano visto nell'attrazione non la manifestazione di un segreto potere magico, ma di un potere naturale occulto. [nota 213]
25. A proposito del posto assegnato all'Astrologia in questa distinzione, Hine scrive:
Sia per i Naturalisti che per i Maghi, le stelle avevano un ruolo molto importante nella determinazione del mondo terreno: tuttavia per i primi l'influenza celeste non andava oltre una specie di determinismo che costituiva la fonte dell'Universo e ne garantiva ordine e regolarità. [...]
A differenza dei Naturalisti - che attribuivano massima importanza alle leggi di Natura ed affrontavano la sfida del determinismo in esse implicito - i Maghi si basavano su una particolare concezione della libertà umana.
Per il Mago infatti la questione non si pone mai nel dubbio che il destino umano sia determinato dall'uomo stesso o dalle stelle, ma piuttosto nel modo più efficace di scoprire l'effetto delle stelle, allo scopo di integrarlo nella propria vita o, se necessario, contrastarlo a proprio vantaggio. [nota 214]
Mersenne - nella sua opera dal titolo Quaestiones celeberrime in Genesim - scaglia un considerevole attacco contro l'Astrologia.
26. Nel corso del Rinascimento si è verificato un vero e proprio rifiorire dell'Astrologia.
Wayne Shumaker commenta alcune delle più importanti opere di argomento astrologico e magico dell'epoca [nota 215], offrendo - ad esempio - un'analisi delle seguitissime concezioni di Marsilio Ficino, come esposte nel suo De vita coelitus comparanda, scritto nel 1489 e considerato la terza parte dell'opera dal titolo De vita triplici).
Ficino - come tutti i Fisici del suo tempo - era molto interessato all'Astrologia, ed i suoi scritti - da Fisico che si rivolgeva ad altri Fisici - sono pieni zeppi di riferimenti astrologici. Eccone un brano, a titolo di esempio scrive:
Come è possibile scoprire a che cosa appartenga un suono o un insieme di suoni, si può scoprire anche quali caratteristiche appartengano agli specifici astri, ed il metodo per ottenerlo richiede per prima cosa che isoliamo il potere o l'effetto di una stella, o di una costellazione, o almeno di un aspetto, e che comprendiamo quali cose siano respinte o attratte da tale effetto.
Il passo successivo consiste nel comprendere quale astro domini quale luogo e quale essere umano, in modo da osservare i suoni e le tonalità che comporta, allo scopo di acquisire la capacità di usarli e di comprendere il significato implicito in essi. [...]
Infine si devono studiare le posizioni giornaliere e gli aspetti degli astri e - abbassando lo sguardo al di sotto di questi - scoprire le parole, i suoni, i movimenti ed i cambiamenti repentini (saltus) collegati ai comportamenti ed alle azioni secondo i quali gli uomini vengono mossi dagli astri, allo scopo di acquisire la capacità di imitarli con suoni da indirizzare verso una specifica parte del cielo. [nota 216]
Più sotto Ficino continua:
Inoltre le virtù occulte delle cose non hanno un'origine banale, ma piuttosto celeste. I raggi planetari e stellari sono vivi; scintillano - come hanno sempre fatto - dagli occhi di esseri viventi, ed offrono meravigliosi doni che provengono dall'immaginazione e dalla mente di esseri celesti. [nota 217]
Ciò non ostante, Ficino non era un fondamentalista dell'Astrologia, e nei suoi scritti successivi puntualizzò un gran numero di carenze nelle pratiche astrologiche del suo tempo.
Don Allen Cameron sottolinea che Ficino - ormai vecchio - giunse a dire che non sopportava più la gente che credeva nelle stelle invece che credere in Dio, ma che - se si trattava di dover affrontare un problema relativo agli affari - era comunque saggio consultare i cieli. [nota 218]
27. Ernst Cassirer ha analizzato le concezioni esposte da Pietro Pomponazzi nell'opera dal titolo De fato, libero arbitrio et praedestinatione (composta nel 1520). Per questo Studioso la precognizione divina non è necessariamente in conflitto con la libertà di scelta umana: l'uomo comprende il passato ed il presente senza alcun bisogno di mediazione, sulla base del come gli si mostrano, ma percepisce il futuro solo in proporzione alla propria capacità di comprendere il perché, dato che il futuro non gli viene senza mediazione, ma piuttosto si può considerare una deduzione da cause che lo determinano.
Però questa differenza tra quel che è senza mediazione e quel che invece è in qualche modo mediato, tra quel che viene assegnato e quel che si deve imparare a conoscere, non vale nel caso della conoscenza divina, dato che per essa non hanno valore le differenze cronologiche, che pure sono indispensabili alla nostra conoscenza del mondo.
La conoscenza divina non necessita di alcuna mediazione, di alcuna successione dialettica di condizioni in virtù delle quali il futuro giunge ad attuarsi.
28. Anche nel caso di un altro problema - quello della compatibilità dell'onnipotenza divina con la libertà e la responsabilità umane, Cassirer dice di Pomponazzi:
Benché non sia mai espressa in modo del tutto privo di ambiguità su questo punto, la concezione di Pomponazzi tende inequivocabilmente verso un rigido determinismo: nella sua opera sulla Filosofia naturale dal titolo - De naturalium effectuum admirandorum causis - la causalità degli eventi viene interpretata in senso rigorosamente astrologico, ed il mondo della Storia e quello della Natura sono entrambi considerati come i necessari risultati dell'influsso dei corpi celesti.
Ed anche in altre opere, laddove si trovi a parlare liberamente, Pomponazzi considera che il Fato in senso stoico sia la soluzione relativamente più soddisfacente e razionale: quel che rende tanto difficile l'accettare tale soluzione non è nulla di tanto logico quanto le obiezioni etiche.
Una cospicua parte dell'opera di Pomponazzi tende a controbattere tali obiezioni. [...]
Con piglio energico, Pomponazzi recide il legame che aveva fino ad allora unito indissolubilmente la Metafisica all'Etica: inizialmente ciascuna delle due è completamente scissa dall'altra, ed il nostro giudizio sul valore della vita umana non dipende affatto dalle nostre idee relative a quel che segue alla vita o all'immortalità dell'anima umana; e parimenti il valore (o il non-valore) delle nostre azioni deve essere calcolato a partire da un punto di vista diverso da quello adottato per valutare quel che ha causato tali azioni.
Non ha alcuna importanza il modo in cui decidiamo di affrontare il problema: il giudizio etico-pratico rimane libero, e questa libertà - e non una chimerica mancanza di causa - è proprio quello di cui abbiamo bisogno. [nota 219]
29. Eugenio Garin sostiene che Pomponazzi non ebbe alcun dubbio sulla derivazione celeste degli eventi, e dunque su un determinismo a base astrale, concernente tutti gli eventi umani.
Pomponazzi credeva che la totalità del mondo sorgesse e terminasse secondo cicli successivi, ed in De fato si è espresso in questo modo: "Così come vediamo che un lembo di terra prima fertile può diventare sterile, e che un grande e ricco personaggio può diventare un miserabile indigente, così il corso della Storia è determinato: abbiamo visto come i Greci abbiano esteso il loro dominio sui Barbari, e come ora i Barbari dominino i Greci, così ogni cosa si modifica e subisce cambiamenti.
Dunque è probabile che colui che oggi è re possa diventare un giorno uno schiavo, e viceversa. [...]
Se dunque qualcuno ti chiedesse che razza di gioco è mai questo,daresti prova di accortezza se tu rispondessi che si tratta del gioco di Dio".
Garin commenta:
Una volta accettata questa eterna ricorrenza universale delle cose, questo ciclo perenne di distruzione e costruzione, il revival dell'Astrologia con tutte le sue implicazioni non fu se non una logica conseguenza.
Ma Pomponazzi fece una netta distinzione tra Astrologia e Magia, in quanto disciplina rapportata al sovrannaturale: quel che gli interessa - sostiene Garin - è ricondurre qualsiasi fenomeno apparentemente fuori della norma alla spiegazione razionale basata su cause razionali. Dunque né demoni né miracoli, ma tensione nervosa, forza magnetica, poteri e qualità di tipo occulto non in quanto sovrannaturali ma in quanto non ancora abbastanza studiati e compresi razionalmente: queste sono le cause degli eventi che si definiscono comunemente miracolosi. [nota 220]
30. Il più elaborato e famoso fra i compendi di Magia rinascimentale è senza dubbio il De occulta philosophia libri tres (scritto nel 1531) di Enrico Cornelio Agrippa von Nettesheim.
Shumaker sintetizza il contenuto del primo di questi tre volumi, il cui argomento è La Magia Naturale e che tratta degli elementi, delle occulte virtù delle cose, delle simpatie e delle antipatie, del dominio delle superiora sulle inferiora, dei poteri e degli influssi dei pianeti, dei segni e di alcune stelle fisse; e poi spiega come volgere dalla propria parte l'energia divina che governa il mondo e coloro che la amministrano, cioè i demoni; ed ancora si parla di veleni, di fumigazioni, unguenti e filtri; ed infine di anelli, luci e colori, fascinazioni, divinazioni e profezie, omina e prodigi, geomanzia, idromanzia, aeromannzia e piromanzia(ossia delle arti divinatorie legate ciascuna ad uno degli elementi), della resurrezione dei morti, dei sogni delle passioni e dei loro effetti sul corpo, delle virtù delle parole - compresi i nomi propri - e di svariati tipi di incantesimi, del rapporto delle diverse lettere dell'alfabeto in lingue diverse (Ebraico, Caldeo, Greco e Latino) con i pianeti ed i segno zodiacali, e di molto altro ancora.
31. Nel primo libro si parla anche dei numeri, e Shumaker scrive che grazie ad esso veniamo informati sull'ordine, sul numero e sulla forma delle lettere dell'alfabeto, tutte componenti che non sono state scelte a caso e senza scopo (non fortuito, nec casu) o a capriccio di qualcuno, ma hanno ricevuto forma divina, in modo da riferirsi direttamente ai corpi celesti, cioè divini, ed alle loro virtù.
Fra tutte le lingue prese in esame, Agrippa sostiene che l'Ebraico è la sacratissima non soltanto per le forme attribuite alle lettere ma anche per gli spazi vuoti tra le parole e gli accenti; tale lingua infatti - consiste di materia, forma e spirito, e tutti e tre questi elementi sono derivati dalla sapienza del Dio che è nei Cieli, che si è basato sulla posizione delle stelle, [...]
Sostanzialmente, le lettere dell'alfabeto non sono - come oggi le consideriamo - simboli convenzionali scelti in un range di possibilità praticamente illimitate, ma sono state scelte apposta per rappresentare la natura e la forma dell'Universo, o delle sue parti, il che significa che farne uso consente di esercitare poteri magici.
Questa fede non ha bisogno di spiegazioni - secondo Agrippa - dal momento che è comunemente diffusa tanto tra gli illetterati quanto tra i bambini: infatti se ad esempio a qualcuno si spiega che eau significa acqua, si avrà come risposta ma proprio acqua veramente?
C. S. Lewis, nella sua trilogia cosmica, sostiene le stesse cose, anche se io non so a quale livello di serietà: in Out of the Silent Planet, Perelandra e That Hideous Strength - nei quali si sostiene che il Vecchio Solare non soltanto parla oltre la sfera della Luna, ma contiene la vera natura delle cose.
I 22 caratteri dell'alfabeto ebraico sono come segreti o sacramenti e sono veicoli - così come lo sono sempre stati - di ciò a cui sono stati riferiti e delle essenze e dei poteri che contengono. [...]
Per questo motivo Origene credeva che i nomi ebraici perdessero ogni loro potere, una volta tradotti: di conseguenza, le 22 lettere dell'alfabeto ebraico sono la base del mondo e di tutte le creature che esistono e che hanno ricevuto nome grazie ad esse. [nota 221]
32. Nel secondo dei tre libri di Cornelio Agrippa - che espone le caratteristiche della Magia Celeste - si tratta specificamente della Numerologia. I numeri - come ricorda Shumaker - sono alla base di tutte le discipline universitarie del Quadrivio: Aritmetica, Astronomia, Geometria e Musica (il che potrebbe generare equivoci, dal momento che le teorie e le osservazioni astronomiche, le astrazioni ed i diagrammi geometrici e la melodia ed i suoni armonici sono ancora più basilari dei numeri rispettivamente in Astronomia, Geometria e Musica).
In realtà il secondo libro di Filosofia Occulta di Agrippa si apre con un encomio alla Matematica e la dichiarazione che qualsiasi cosa degli affari terreni sia fatta dalle energie naturali è composta, gestita o governata dal numero, dalla dimensione, dalla misura, dall'armonia, dal movimento e dalla luce.
33. La Matematica di Agrippa - come la Matematica di Fludd - è soprattutto Numerologia. Shumaker riporta un certo numero di elaborati grafici di Fludd ed altri, fatti per evidenziare le armonie cosmiche ed i rapporti di numeri ai cieli, ed un esempio della Numerologia di Agrippa - tra quelle da lui riprodotte - consiste in una matrice detta scala novenarii (cioè scala dei nove) a 6 file ed 11 colonne, ad evidenziare i significati del numero 9. Così vengono evidenziati i nomi di Dio a nove lettere, i nove cori angelici ed i nove angeli che presiedono un cielo ciascuno, le nove sfere in movimento, i nove ordini di demoni del male e così via.
Agrippa prende in considerazione molti numeri: apprendiamo, ad esempio, che il feto umano diventa un corpo completo, pronto a ricevere un'anima responsabile, al quarantesimo giorno; una donna impiega quaranta giorni a riprendersi dopo il parto; un neonato non sorride prima del quarantesimo giorno dalla nascita; Cristo ha predicato per quaranta mesi ed è stato nel sepolcro quaranta ore, ascendendo al cielo quaranta ore dopo la sua Resurrezione.
Più sotto si può leggere una considerazione relativa alle figure geometriche, musicali e composte da altri suoni, ed armonie e proporzioni simili nel corpo e nell'anima umana, e si dice che le figure geometriche hanno un potere non inferiore a quello dei numeri in sé: il pentagono - che ha cinque angoli acuti e cinque ottusi, insieme a cinque triangoli - ha tutte le qualità del numero cinque, il che gli conferisce una grande potenza contro i demoni. Altri poligoni regolari hanno altre qualità e virtù.
Sulle armonie celesti, si dice che le proporzioni, le misure e l'armonia del corpo umano richiamano quelle dell'Universo; si dice infatti che ogni parte di ognuna delle membra dell'uomo corrisponde ad un segno, una stella, un'intelligenza, un nome divino [nota 222].
34. Nel terzo libro sulla Filosofia Occulta di Agrippa si parla della Magia Religiosa: vi si trova un'ampia trattazione sui nomi di Dio e sul loro uso in Magia, secondo concezioni cabalistiche. Si parla anche degli aiutanti e dei ministri di Dio: gli spiriti, i demoni e gli angeli, compresi quelli che governano i segni zodiacali, le stelle, i venti ed i quattro elementi, e quelli che anticamente erano detti fauni, satiri, pani, ninfe, naiadi, nereidi, driadi, muse, genÎ e lemuri, e di ciascuno di questi nomi si forniscono elaborate spiegazioni, oltre alle adatte istruzioni per evocare i buoni spiriti ed allontanare gli spiriti del male.
Si trovano poi trattazioni sulla divinità dei re, dei principi e dei pontefici; come i sette pianeti agiscano in qualità di strumenti per l'assegnazione delle virtù agli esseri umani; perché all'uomo è stato assegnato il potere su tutte le creature viventi e come eseguire svariati tipi di purificazioni, espiazioni, adorazioni, voti, sacrifici ed oblazioni.
35. Non si deve comunque pensare che l'Astrologia abbia incantato indiscriminatamente tutti gli Studiosi rinascimentali: Shumaker espone anche alcune delle confutazioni del tempo, come ad esempio l'opera dal titolo Disputationes adversus astrologiam divinatricem di Giovanni Pico della Mirandola (scritto nel 1495, mentre l'opera di Agrippa - ricordiamo - è del 1531).
Sembra che Pico abbia inizialmente creduto nella Magia, a cui si era avvicinato grazie ad un sommario del tipo di quello composto da Cornelio Agrippa, ma in seguito ebbe un appassionato voltafaccia. Tycho Brahe - Astronomo e mentore di Keplero - racconta che Pico fu indotto a questo attacco contro l'Astrologia dal fatto che ben tre Astrologi italiani gli avevano predetto che sarebbe morto in un certo giorno del suo 33° anno di vita: secondo il racconto di Brahe, la predizione si rivelò vera per quanto Pico si fosse chiuso in casa poco prima che scoccasse quell'ora. In ogni caso, Shumaker dice che Pico di fatto morì a 31 anni.
Un altro possibile motivo dell'attacco di Pico all'Astrologia potrebbe essere la sua ammirazione per Savonarola, che condannava l'Astrologia alla stregua di una superstizione, indegna dei buoni Cristiani.
36. Il trattato di Pico è lungo, ben documentato e completo, secondo la descrizione di Shumaker, che così lo sintetizza:
Ad un universo cosmico concepito animisticamente, nel quale i pianeti sono in gioia e sono in debilitazione,'si guardano l'un l'altro con sentimenti ora amichevoli ora ostili, e nelle loro inclinazioni nei confronti degli uomini variano dalla benevolenza alla malevolenza Pico vuole sostituire un universo in cui gli astri si muovono in assoluta indifferenza e senza incarnare nessun ruolo più o meno assegnato loro fin dall'inizio da un Dio-Creatore, che consente che il male - creato dall'uomo - causi infinite sofferenze e non mette nei cieli nessun tipo di potere che impedisca all'Umanità di comportarsi male e la spinga a comportarsi bene. [...]
Ad esempio - continua Pico - pensiamo ad Aristotele: la sua anima non viene dalle stelle perché - come ha dimostrato lui stesso - è immortale ed incorporea, e naturalmente neanche il suo corpo, creato allo scopo di servire l'anima, viene dalle stelle, [...] ma piuttosto dai suoi genitori. Come risultato delle capacità di scelta inerenti alla propria mente ed al proprio corpo, Aristotele ha liberamente scelto di fare il Filosofo, e la sua evoluzione gli è derivata dal proprio progetto di vita e dalle proprie capacità; ed il fatto che tali capacità siano state particolarmente raffinate è conseguenza dell'insegnamento dei suoi Maestri e della buona sorte generale dell'età in cui è vissuto, che gli ha consentito sia di avere una buona base di partenza sia i materiali che gli hanno consentito di costruire il perfezionamento della Filosofia. Dunque è stato superiore anche ai suoi allievi perché aveva non una buona stella ma un grande genio, la diretta fonte del quale è Dio.
Allo stesso modo, il più grande di tutti i Filosofi - cioè Socrate - deve la propria saggezza non a buoni Luminari ma allo spirito buono che gli è stato dato come compagno. [nota 223]
37. Comunque, Thorndike sostiene che il trattato di Pico contro l'Astrologia, nel suo complesso, è ondivago nella presentazione degli argomenti e poco convincente nella loro disamina; inoltre, nella prima parte, l'impegno con cui tenta di dimostrare che tutte le più grandi menti del passato hanno rifiutato l'Astrologia è fiacco e ben poco credibile per chiunque sia ben documentato sulla Storia relativa all'argomento: Pico infatti cita - sulla base di una selezione arbitraria arbitraria - solamente i soggetti e gli esempi che portano acqua al suo mulino, passando sotto silenzio qualsiasi prova del contrario, oppure deformando ad arte le concezioni di altri dei personaggi citati. [...]
Nel complesso, le sue argomentazioni sono tanto poco convincenti quanto quelle generalmente portate dagli Astrologi a difesa della propria arte: Pico aveva una vasta - per quanto non esaustiva - infarinatura degli scritti a lui precedenti sull'argomento, ma l'uso che ne fa è quello di un qualsiasi disputante dialettico - abbastanza allineato alle conoscenze del suo tempo - e non quello di un imparziale storico delle idee, come pretenderebbe di essere.
In linea di massima - nell'opinione di Thorndike - dall'esame di quest'opera non si può se non dedurre che l'importanza di Pico della Mirandola nella Storia delle Idee sia stata spesso grossolanamente esagerata. [nota 224]
38. Tuttavia lo storico Jacob Burckhardt ha definito lo scritto dal titolo Oratio de hominis dignitate - in cui Pico si cimenta con il problema del libero arbitrio - una delle più nobili eredità del Rinascimento, e così cita quel che Pico scrive a proposito di Dio:
Dio ha creato l'uomo secondo un modello generale che non prevede l'assegnazione di caratteristiche particolari e, ponendolo al centro del mondo, gli ha detto: Adamo, non ti ho dato alcun luogo specifico, nessuna forma particolarmente perfetta, nessuna speciale competenza, in modo che tu possa scegliere da solo il luogo che più ti piace, la forma ed i doni che preferisci scegliere, a seconda della tua personale volontà e del tuo criterio di giudizio. Tutte le altre creature hanno ricevuto una natura rigidamente sottoposta al determinismo, e sono da Me state create perché seguano rigidamente delle leggi deterministiche, ma tu - e tu solo - non hai alcun limite se non quelli che ti sceglierai di tua propria volontà, quella stessa volontà che ti ho dato Io.
Ti ho posto al centro del mondo in modo che ti possa guardarti attorno con maggiore facilità, e vedere bene qualsiasi cosa sia contenuta dal mondo stesso. Non ti ho creato né divino né terreno, né mortale né immortale, in modo che tu possa più facilmente gestirti e governarti, e scegliere a tuo piacimento quel che preferisci. Puoi degenerare alla bestialità o elevarti alla divinità. [...]
Gli animali ottengono dal corpo della loro madre tutto quel che è loro necessario a vivere, e gli spiriti più alti sono - fin dall'inizio o immediatamente dopo di esso - qualsiasi cosa decidano di essere per tutta l'eternità. Ma l'essere umano è colui al quale il Padre dona, al momento della nascita, i semi ed i germi di qualsiasi caratteristica della vita, quegli stessi semi e germi che egli coltiva, fa crescere dentro di sé e trasforma in frutti. Se sono semi di piante, sarà un vegetale; se segue i sensi diventerà un animale; se coltiverà il potere della ragione in lui contenuta, diventerà una creatura celeste; se seguirà l'intelligenza, diventerà un angelo figlio di Dio. [nota 225]
39. Qui Pico attribuisce all'uomo poteri magici: solamente l'uomo non ha una natura inesorabilmente determinata e non è soggetto ad alcuna legge deterministica, contrariamente a quel che sostenevano gli Stoici, soprattutto se Astrologi. Una persona può - secondo Pico - fare di sé qualsiasi cosa desideri fare; e questa è la principale differenza fra l'Astrologia e qualsiasi altro tipo di cultura magica, in quanto la Magia - parlando in generale - ha come scopo quello di conferire il potere e la conoscenza ai suoi Adepti, allo scopo di cambiare quel che ci si aspetterebbe secondo la conoscenza scientifica. L'Astrologia invece tenta di comprendere il modo in cui certe energie agiscano sulle persone, in modo che esse possano correre ai ripari oppure camminare in armonia con dette energie: nessun Astrologo o Astronomo si è mai sognato di poter cambiare il corso delle stelle.
40. Malgrado le confutazioni di Pico della Mirandola e di altri, l'interesse nei confronti dell'Astrologia non è venuto meno. Shumaker cita Paul Kocher [nota 226], che osserva che delle sei opere polemiche a tutto campo contro l'Astrologia pubblicate nell'Inghilterra elisabettiana, ben cinque - quelle di William Fulke, Giovanni Calvino, William Perkins, John Chamber e George Carleton - sono firmate da ecclesiastici [nota 227].
Oltre a queste, Dick elenca quelle di Thomas Cranmer, James Pilkington, Roger Hutchinson ed Andrew Willett, sottolineando che possono essercene state molte di più (Dick, loc. cit., p. 23-25.). Inoltre perfino l'amministrazione statale britannica promulgò svariati proclami e statuti contro la stregoneria, che si intendeva comprensiva anche delle predizioni astrologiche, in quanto si riconobbe ufficialmente che tali pronostici avrebbero potuto comportare disordini politici o sociali tra i sudditi reali.
Nella stessa opera in cui rivela di credere alle streghe - dal titolo Daemonolgies in Forme of a Dialogue (composta nel 1597) - il re Giacomo II in persona si scaglia contro l'Astrologia giudiziaria.
41. Dopo aver delineato le condizioni dell'Astrologia in epoca elisabettiana, Kocher aggiunge:
Chi - d'altro canto - alzò la voce in difesa dell'Astrologia? Malgrado il caos delle concezioni del tempo, lo fecero i più eminenti uomini di scienza del tempo, [...] un fronte particolarmente solido di Medici, Astronomi ed altri Filosofi della Natura, soprattutto coloro che godevano di maggiore stima per le loro conoscenze.
Questa affermazione sembra eccessiva, dato che molti dei Filosofi della Natura del tempo erano scettici nei confronti di molte asserzioni dell'Astrologia, ed al massimo propendevano a pensare che soltanto una parte di tale disciplina fosse degna di fiducia.
Si tratta di un atteggiamento comprensibile, visto che gli Scienziati sostenevano l'esistenza di leggi di Natura indipendenti dalla volontà umana e del caso. Ove è necessario scegliere -dice Shumaker - una legge causale potrebbe - in ultima analisi - essere migliore di raggi fisici emanati dai pianeti e dalle stelle, perché le leggi causali possono almeno essere osservate e comprese meglio delle magie dei numeri, delle formule verbali cabalistiche e dei diavoli. [nota 228]
In particolare i Medici erano - in epoca elisabettiana - propensi ad accettare le teorie astrologiche, in quanto esse costituivano una parte fondamentale della loro ordinaria preparazione professionale.
42. Keith Thomas spiega l'importanza ed il ruolo dei rapporti tra religione ed Astrologia nell'Inghilterra del XVI e XVII secolo, ed a proposito della religione scrive:
Come deduzione dalla fede nel fatto che la volontà sia necessariamente libera, la Chiesa reagì sostenendo che era impossibile predire un comportamento umano non ancora avvenuto: che gli Astrologi ci riuscissero era chiara dimostrazione e prova del loro patto con il diavolo. Le fascinazioni e gli incantesimi - disse il vescovo Carleton, nel 1624, erano gli strumenti elementari del Diavolo, mentre l'Astrologia giudiziaria era la vera e propria Università demoniaca, e gli Astrologi - essendo in tacita combutta con Satana - meritavano la sorte prescritta a tutti gli altri tipi di streghe, oltre ad essere sospetti anche per i loro calcoli matematici.
La memoria di Roger Bacon era stata pesantemente infamata dall'idea che la Matematica facesse parte delle arti demoniache, ed è noto che i riformatori di epoca edwardiana avevano dato alle fiamme i libri di Matematica della biblioteca di Oxford, sull'onda della convinzione che fossero libri di stregoneria: era sufficiente trovare una lettera dell'alfabeto scritta in inchiostro rosso o un diagramma matematico perché il libro venisse messo al rogo con l'accusa di essere o papista o diabolico (il che è una delle possibili cause della scomparsa - verificatasi in questo periodo - di praticamente tutta la biblioteca del Merton College, la nota scuola di Astronomia del XIV secolo).
43. Gli Storici moderni sono inclini a pensare che non pochi grandi scienziati di epoca elisabettiana siano stati candidati all'accusa di stregoneria: anche John Dee e Thomas Hariot subirono tali sospetti nei loro confronti, e - nel XVII secolo - John Aubrey riferì che l'Astrologo elisabettiano Thomas Allen venne calunniato con l'accusa diffusissima in quell'epoca oscura che un Astrologo fosse tutt'uno con un Matematico ed un sobillatore.
Durante il regno della regina Mary, un uomo di chiesa di nome William Living venne arrestato da un ignorante magistrato che lo aveva trovato in possesso di un libro dell'Astronomo John de Sacrobosco, e che nell'arrestarlo dichiarò: Non c'è da meravigliarsi che la Regina sia malata, vedendo che negli angolini del suo regno si nascondono tali congiurati; ma da ora in poi - ne sono certo - non ci saranno più congiure!
Anche un progettista di epoca elisabettiana, Edward Worsop, ebbe modo di esprimersi sulla diffusa opinione che i libri con croci, cerchi e termini geometrici greci fossero vere e proprie opere istigatrici alla congiura: questa sorta di pregiudizio sopravvisse fino al XVII secolo, alimentata ed universalmente diffusa dalla convinzione che qualsiasi cosa misteriosa non poteva non essere frutto del Diavolo. [...]
I censori che sequestrarono le carte del matematico Walter Warner, nel 1644, dichiararono di essersi sentiti veramente sconvolti alla vista di tante croci e circoli in quell'algebra superstiziosa ed in quella nera arte della Geometria. [nota 229]
44. Don Cameron Allen espone le opposte asserzioni di molti dei difensori e dei detrattori dell'Astrologia nell'Europa dei circa duecentocinquant'anni intercorsi tra il 1450 ed il 1700.
Fra le prime opere di scrittori italiani - accanto a quelle di Ficino (che fu particolarmente ambiguo proprio in relazione al funzionamento dell'Astrologia) e di Pico della Mirandola (che scagliò un violento attacco contro tale disciplina, poco tempo dopo aver composto un'opera in cui ne parla positivamente) - Allen analizza gli scritti di uno dei primi sostenitori, Giovanni Pontano: nel suo De fortuna (composto nel 1501), Pontano ha dedicato grande attenzione al rapporto tra il caso o la fortuna e gli influssi planetari, sostenendo che le influenze stellati ci inclinano verso questa o quella via, ma possono essere superate - per esempio - grazie alla prudenza ed al ragionamento (e dunque riprende una tesi molto antica, che risale almeno a Tolomeo di Alessandria).
45. Per Pontano, come si è detto, la nostra sorte viene dagli astri, ma il ragionamento e la prudenza sono talvolta utili a darle un diverso indirizzo: Allen commenta che la trave maestra della concezione di Pontano consiste nella sua opinione su chi sia realmente fortunato. La Natura - sostiene infatti - genera alcuni uomini in modo che siano fortunati fin da piccoli, e che quindi sono realmente figli della Fortuna, mentre altri non lo sono. L'uomo fortunato, al contrario dell'uomo virtuoso, non ha bisogno di seguire alcun codice di condotta; deve seguire soltanto i propri impulsi naturali, che saranno sufficienti a condurlo alle mete più alte.
Pontano ammette di non sapere come e perché questo accada; la ragione non può spiegarlo meglio di quanto possa spiegare come mai qualcuno vince ai dadi e qualcun altro perde: il fortunato è come i profeti, le sibille ed i poeti, che sono tutti dominati da uno speciale potere divino. Il ragionamento e lo studio non hanno niente a che fare con la loro fortunata vita; ed infatti non di rado il fortunato perde il proprio occulto potere quando tenta di imbrigliarlo con la ragione o di analizzarlo per comprenderlo [nota 230].
Quando un dotto frate si lagnò con Pontano dicendogli che nelle sue concezioni non era stato dato sufficiente spazio alla provvidenza divina, Pontano trovò la risposta nelle stelle. "Dio ha creato le stelle - gli disse - ed ha assegnato a loro il potere su ogni altra cosa sottostante ad eccezione che sulla volontà umana; perciò il fato è una specie di alleato della volontà umana nel governo delle faccende terrene". [nota 231]
46. Lo studio dell'Astrologia in Inghilterra raggiunse l'apice della rispettabilità e dell'influenza sull'opinione pubblica nel corso dell'epoca elisabettiana e stuartiana, cioè a partire dalla fine del XVI secolo al terzo venticinquennio del XVII secolo; e contemporaneamente subì un gran numero di attacchi su molti fronti.
Nella sua biografia di William Lilly, il più importante Astrologo del cinquantennio centrale del XVII secolo - Derek Parker cita ampiamente Shakespeare in qualità di fonte dalla quale attingere informazioni atte a valutare l'importanza che l'Astrologia aveva nella considerazione di molti Inglesi di epoca elisabettiana: Shakespeare fa infatti, tanto nelle opere teatrali quanto nei sonetti, molte allusioni all'Astrologia. Per esempio, nel Giulio Cesare, Cassio dice a Bruto: In certi periodi particolari gli uomini sono padroni del proprio fato, ma la colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle quanto in noi che ne siamo succubi. [nota 232].
Questi versi - sostiene Parker - sono stati spesso fraintesi, ma il significato corretto è che ci sono tempi in cui gli uomini sono più capaci di prendere in pugno le proprie sorti - e sono i periodi che un buon Astrologo potrebbe calcolare per loro - e che un uomo è un perdente se non agisce al momento opportuno, quando cioè le posizioni planetarie gli sono favorevoli. Dire che la colpa non è nelle stelle dei congiurati equivale a dire che le posizioni planetarie sono propizie all'assassinio di Cesare; c'è una certa forzatura in questo modo di vedere, nel contesto dell'intera opera, ed è tale da indicare una notevole fiducia nell'Astrologia, affiancata dall'opinione che gli astri inclinano ma non obbligano. [nota 233].
Nell'opera di Shakespeare si trovano numerosi passi che esprimono lo stesso giudizio nei confronti dell'Astrologia: per esempio Prospero, in La tempesta, parla come Cassio: ... secondo la mia divinazione, io vedo il mio zenith dominato da una stella molto favorevole, e se ora io trascurassi di seguire questa indicazione, le mie fortune non si riprenderebbero più.[nota 234]
Si potrebbe dire che Shakespeare si aspettava che questa fiducia nelle stelle fosse condivisa dal suo pubblico.
47. Parker cita un discorso di Ulisse tratto dal Troilo e Cressida che - a suo parere - mostra più chiaramente di qualsiasi altra testimonianza di facile accesso la concezione diffusa in età elisabettiana di un sistema parallelo nell'ordine celeste e terreno, e [...] della palpabile connessione tra i due ordini.
Il brano è il seguente:
I cieli stessi, i pianeti, e questo centro dell'universo, osservan grado, priorità, e posto, perseveranza, corso, proposizione, stagione, forma, ufficio, e costume, seguendo un preciso ordine; e perciò il magnifico pianeta Sole è in nobile eminenza installato e posto nella sfera tra gli altri: il cui occhio salutifero corregge i sinistri aspetti dei pianeti maligni, e come il bando d'un re, ingiunge senza intoppo a buoni e a malvagi; ma quando i pianeti in maligna mescolanza si sviano dal loro ordine, quali pestilenze, e quali portenti, quale tenzone, quale infuriar del mare e sussultar della terra, commozione di venti, paure, mutamenti, orrori, stornano e spaccano, lacerano e sradicano l'unità e il calmo connubio dei ceti dalla lor fissa condizione![nota 235].
Note
[ 202 ] - Cf. Wilhelm Gundel, Dekane und Dekanstern, Ein Beitrag zur Geschichte der Sternbilder der Kulturvölker, 1936.
[ 203 ] - J. D. North, Chaucer's Universe (1988); capitolo 5, "Some Generall Rewles of Theorike in Astrologie".
[ 204 ] - Alkabucius (al-Qabisi; fl. 950 A.D.), Introductorium ad scienciam astrologie judicialis.
[ 205 ] - Seyyed Hossein Nasr, Knowledge and the Sacred, 1981, p. 178-179.
[ 206 ] - Stephen Leacock, prefazione a Sunshine Sketches of a Little Town, 1912, p. vii.
[ 207 ] - On 5 1/4" floppies, if you remember those.
[ 208 ] - Ernest Renan, Marc-Aurèle et la fin du monde antique, 1923, p. 579.
[ 209 ] - David Ulansey, The Origins of theMithraic Mysteries, Cosmology and Salvation in the Ancient World, 1989.
[ 210 ] - Ulansey, ibid., p. 125.
[ 211 ] - Dall'introduzione di Hugh G. Dick a Albumazar: A Comedy (1615) a cura di Thomas Tomkis, edito da Dick, 1944, p. 18-19.
[ 212 ] - John Ferne, The Blazon of Gentrie, 1586, citato da Hugh Dick, loc. cit., p. 19; ho modernizzato alcune affermazioni, ma non il senso generale.
[ 213 ] - William L. Hine, "Mersenne: naturalism and magic", in Occult and scientific mentalities in the Renaissance, 1984, edito da Brian Vickers, p. 165-176.
[ 214 ] - Hine, ibid., p. 168.
[ 215 ] - Wayne Shumaker, The Occult Sciences in the Renaissance, A Study in Intellectual Patterns, 1972.
[ 216 ] - Shumaker, ibid., p. 133.
[ 217 ] - Shumaker, ibid.,, p. 129
[ 218 ] - Don Cameron Allen, The Star-Crossed Renaissance, The Quarrel about Astrology and Its Influence in England, 1941, p. 11.
[ 219 ] - Ernst Cassirer, The Individual and the Cosmos in Renaissance Philosophy, 1963, p. 82-83 della traduzione di Mario Domandi di Individuum und Kosmos in der Philosophie der Renaissance, 1927
[ 220 ] - Pietro Pomponazzi, citato da Eugenio Garin, Astrology in the Renaissance, 1983, p. 98-101, traduzione a cura di Lo Zodiaco della Vita, 1976.
[ 221 ] - Shumaker, ibid., p. 135-137
[ 222 ] - Shumaker, ibid., p. 137-146.
[ 223 ] - Shumaker, ibid., p. 16-27.
[ 224 ] - Lynn Thorndike, A History of Magic and Experimental Science, 1923-1958, v. IV, 1934, p. 532, 529-530, 485.
[ 225 ] - Pico della Mirandola, citato da Ernst Cassirer in The Individual and the Cosmos in Renaissance Philosophy (1927, 1963), p. 85-86.
[ 226 ] - Paul Kocher, Science and Religion in Elizabethan England, 1953.
[ 227 ] - Kocher, p.202; k'opera di Carleton è intitolata Astrologomania: The Madnesse of Astrologers, 1624.
[ 228 ] - Kocher, ibid., p. 54)
[ 229 ] - Keith Thomas, Religion and the Decline of Magic, 1971, p. 362-363
[ 230 ] - Don Cameron Allen, The Star-Crossed Renaissance, The Quarrel About Astrology and Its Influencein England, p. 42.
[ 231 ] - Allen, ibid., p. 43.
[ 232 ] - Giulio Cesare, I.ii, 140-141.
[ 233 ] - Derek Parker, Familiar to All, William Lilly and Astrology in the Seventeenth Century, 1975, p. 47-54.
[ 234 ] - La Tempesta, I.ii, 180-184.
[ 235 ] - The History of Troilus and Cressida, I, iii, 85-101
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